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Categoria: Storia del giornalismo

La lezione di Eugenio Scalfari, Maestro anche mio (e le lettere che mi mandava per lavorare meglio)

Esaurita l’ondata di emozioni per la scomparsa di un gigante del giornalismo italiano, provo ad aggiungere un tassello al mosaico dei ricordi di un maestro professionale che un giorno capitò di incontrare. Era il 1984, avevo 35 anni e lavoravo a Milano come vicedirettore nel settimanale “L’Europeo” quando mi arrivò la convocazione a Roma da parte di Eugenio Scalfari e di Carlo Caracciolo. I due protagonisti dell’editoria di qualità (“Repubblica” e “L’Espresso”) mi avevano scelto, su indicazione del caro Giovanni Valentini destinato a dirigere il settimanale di via Po, per curare il mensile scientifico del Gruppo L’Espresso, quello che avremmo chiamato “Genius” (va letto così, alla latina, e non all’inglese: prendeva il nome dall’angelo custode laico evocato anticamente da Orazio: era favorevole agli ottimisti e sereni, contrario ai tetri e agli avari).

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In volo con Egidio Gavazzi, fondatore di “Airone”. Il ricordo del fotoreporter Daniele Pellegrini

Sabato 19 giugno 2021 giornali e tv hanno riportato la notizia che l’editore ambientalista Egidio Gavazzi, di 84 anni, era morto schiantandosi con il suo aereo da turismo, da lui stesso pilotato, mentre era in fase di atterraggio sull’aeroporto di Padova. Le cause dell’incidente, incerte, verranno chiarite dalle indagini in corso. Quello che è certo è che Gavazzi, fin da bambino, aveva il volo nel sangue e per tutta la vita aveva coltivato questa passione pilotando aerei di molti tipi, anche acrobatici. Di questa passione, e di tante altre, è stato testimone il grande fotoreporter Daniele Pellegrini, ben conosciuto anche dalla comunità di “Giannella Channel” perché fu un suo stretto collaboratore in campo editoriale negli anni che più lo resero famoso. Questo è il suo ricordo di Gavazzi, integrato dal primo editoriale firmato da Gavazzi in occasione della nascita di “Airone”.

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Un secolo fa nasceva Mario Cervi, braccio destro (e sinistro) di Montanelli. Con lui ha scritto la Storia d’Italia. Così lo ricorda un cronista che gli era vicino

In tempi difficili per il giornalismo comprensibile vale la pena di illuminare figure esemplari che hanno contribuito a dare lustro alla nostra professione, “ossatura della società: dà uno sguardo al mondo e ne offre agli altri la lettura. Un compito affascinante” (Sergio Mattarella, presidente della Repubblica)

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Così Oriana Fallaci mi raccontò Oriana

Nel suo ultimo viaggio da New York a Roma, sull’aereo con il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini, Oriana Fallaci (avendo percepito l’avvicinarsi della morte che pochi giorni dopo, il 15 settembre 2006, se la sarebbe portata via, a 77 anni) aveva espresso un suo timore all’uomo politico: “Mi dispiace non poter leggere i “coccodrilli”, gli articoli sulla mia scomparsa. Descriveranno come io non ero…”. Com’era veramente Oriana? Sono stato collega della Fallaci al settimanale «L’Europeo» tra gli anni Settanta e Ottanta e un giorno lo chiesi proprio a lei. Arrivavano in redazione numerose lettere di ragazzi, scuole, famiglie che chiedevano informazioni sulla giornalista e scrittrice italiana più letta e discussa al mondo. Li accontentavamo con una serie di ritagli, ma sarebbe stato bello, dissi a Oriana, una sera che mi accolse come ospite nella sua casa di Greve in Chianti, se lei stessa avesse potuto raccontare in breve la sua vita a quei lettori esigenti. E Oriana accettò. Nel giro di qualche settimana mandò da New York (dall’ufficio della Rizzoli Corporation al 712 della Fifth Avenue in cui mi capitò più volte di incontrarla nei miei viaggi oltreoceano) le sei cartelle fitte fitte, battute con la sua Olivetti 32, scritte con la consueta passione e minuzia, le imprecisioni corrette con il bianchetto, riga dopo riga, ricche di particolari e di dettagli curiosi.

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Milano al tempo di Rizzoli: era la stampa, bellezza!

I giornali e chi li fa sono sempre stati in cima alle curiosità studiose e rigorose di Pier Luigi Vercesi scrittore di libri, nei rari momenti di pausa concessi dal Vercesi giornalista preparato e innovatore (ha fondato e diretto Il Nuovo, primo giornale telematico italiano nato direttamente su Internet). Adesso Sellerio manda nelle librerie un intrigante saggio di storia del giornalismo (dopo Storia del giornalismo americano e Dal nostro inviato speciale). Il titolo promette tutto quello che le pagine mantengono: Ne ammazza più la penna. Storie d’Italia vissute nelle redazioni dei giornali, una storia d’Italia nelle sue tappe principali, dalla caduta di Napoleone fino agli anni Sessanta del Novecento, attraverso i giornalisti italiani, da Ugo Foscolo (messo a libro paga dagli austriaci) alla rivoluzione editoriale partita dalla Milano del dopoguerra.

Giornalisti avventurieri, giornalisti scandalosi, giornalisti venduti e comprati, giornalisti eroici, svelatori di luminose verità oppure occultatori di vergogne nazionali. Pagina dopo pagina, la storia d’Italia e quella dei giornalisti si dipana con un cura minuziosa, ricca di fatti e aneddoti fino all’ultimo capitolo (che vede dominante la figura di Angelo Rizzoli senior, 1889-1970) che qui di seguito ho condensato. C’è chi ha scritto: “Questo libro riesce a riflettere, come uno specchio, il carattere nazionale nella minuta vicenda di ascese e cadute personali, con la concertazione vera e piacevole di una commedia di costume”. Ben detto. (s. g.).

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CHI SONO

Salvatore Giannella

Storie e idee, modelli e valori nel blog, volontario e gratuito, di giornalismo partecipativo ideato e curato da Salvatore Giannella: da L’Europeo a Genius, da Airone a Oggi all’intelligenza collettiva nello spazio infinito del web

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