La lezione di Eugenio Scalfari, Maestro anche mio (e le lettere che mi mandava per lavorare meglio)

L’avventura professionale di “Genius”, il mensile scientifico dell’”Espresso”, che fui chiamato a dirigere nel 1984-85

Storia del giornalismo italiano

La lezione di Eugenio Scalfari, Maestro anche mio (e le lettere che mi mandava per lavorare meglio)

L’avventura professionale di "Genius", il mensile scientifico dell’"Espresso", che fui chiamato a dirigere nel 1984-85

Storia del giornalismo italiano

Esaurita l’ondata di emozioni per la scomparsa di un gigante del giornalismo italiano, provo ad aggiungere un tassello al mosaico dei ricordi di un maestro professionale che un giorno capitò di incontrare. Era il 1984, avevo 35 anni e lavoravo a Milano come vicedirettore nel settimanale L’Europeo quando mi arrivò la convocazione a Roma da parte di Eugenio Scalfari e di Carlo Caracciolo (nella foto in apertura). I due protagonisti dell’editoria di qualità (Repubblica e L’Espresso) mi avevano scelto, su indicazione del caro Giovanni Valentini destinato a dirigere il settimanale di via Po, per curare il mensile scientifico del Gruppo L’Espresso, quello che avremmo chiamato Genius (va letto così, alla latina, e non all’inglese: prendeva il nome dall’angelo custode laico evocato anticamente da Orazio: era favorevole agli ottimisti e sereni, contrario ai tetri e agli avari).
 
Breve, meno di un anno, fu quell’esperienza volta a illuminare le nuove frontiere dell’intelligenza nell’era elettronica e della civiltà del computer (anche perché mi arrivò la proposta di tornare in via Rizzoli, questa volta come direttore dell’amato Europeo) ma grande la lezione che mi rimase impressa dal dialogo con Scalfari. Le uscite del mensile erano accompagnate da suoi commenti, sempre generosi e utili e mai supponenti come poteva permettersi quell’uomo colto e dalla forte personalità, per migliorare costantemente il giornale.
 
Ho rintracciato in archivio qualcuna delle sue lettere. Mi piace presentare le prime due.

Eugenio Scalfari (Civitavecchia, 1924 – Roma, 2022).

Roma, 2 ottobre 1984

Caro Giannella,

vorrei sottoporti qualche osservazione che mi viene da un’attenta analisi del vostro primo numero di Genius. E anzitutto una conferma che già ti ho detto per telegramma e per telefono: l’impianto è buono, quasi tutti i servizi sono azzeccati, eccellente la copertina e il formato. Trattandosi di un primo numero, con tutte le difficoltà di un’iniziativa del tutto nuova nel suo genere, potete essere e possiamo essere largamente soddisfatti.

Ciò non significa, ovviamente, che il prodotto non meriti alcune critiche e che non vi siano parecchi aspetti da correggere: ed è appunto su questa parte critica che voglio scriverti. Preferisco l’uso della lettera anziché della conversazione di modo che le poche cose che ti dirò possano essere da te eventualmente discusse con gli altri colleghi, sempre ammesso e non concesso che le mie riflessioni colgano qualche aspetto di verità.

  1. Il difetto maggiore che colgo in questo numero riguarda la grafica e l’uso eccessivo del colore. Il colore è troppo denso, e questo è un fatto di stampa che bisogna assolutamente correggere. Ma oltre alla densità tipografica, c’è un uso smodato del colore: troppi fondi colorati, troppi richiami colorati e perfino troppi fotocolor in pagina. Ne emerge un’impressione complessiva di una tavolozza più che d’un quadro. Genius deve essere una rivista certamente gradevole e certamente a colori, ma è anche una rivista impegnata, fondata sulla qualità dei testi e sulla buona scelta degli argomenti. Trasformare i contenuti in una tavolozza di colori ha come conseguenza quella di soffocare l’importanza dei servizi. A mio avviso bisogna giocare di più sul bianco e nero, sui bianchi come fatto grafico, sulle pagine scritte con testi su sfondo bianco e non colorato. Per quanto riguarda l’uso delle fotografie a colori, eviterei di metterne troppe sulla doppia pagina, col rischio che si “ammazzino” vicendevolmente. Mi pare insomma – per concludere su questo punto – che il tuo art director abbia ancora un bel da fare.
  2. Quest’uso eccessivo del colore fa sì che anche la scansione tra le varie sezioni e tra i vari argomenti non risulti sufficientemente “staccata”. E’ vero che le varie sezioni sono distinte da una testatina, e da un segno di colore, ma a mio avviso questi segnali di riapertura rischiano di perdersi. Metterei la massima cura nell’assicurare una scansione più netta tra le varie sezioni.
  3. I vari servizi – salvo quello d’apertura su Leonardo che ha una vasta estensione di pagine – sono un po’ troppo omogenei per quanto riguarda lo spazio a ciascuno di essi riservato. Ciò fa sì che il lettore non distingua con facilità il diverso peso dei vari argomenti e che quindi ci sia un effetto di “appiattimento”. È inutile raccomandare che il cocktail di argomenti contenuti in ciascun numero sia il più possibile equilibrato tra servizi “comportamentali”, servizi di futurologia, servizi più specificamente tecnologici, notiziari utili, segnalazioni di personaggi, servizi didascalici. Quest’assortimento, per quanto vedo dal primo numero, è complessivamente soddisfacente, ma naturalmente si tratta di un equilibrio da realizzare mese dopo mese, seguendo un filo di discorso che il lettore finirà col percepire quanto più la direzione della rivista segua un disegno coerente e una sua linea di politica culturale ben chiara.

Ti confermo la piena fiducia nelle vostre capacità di rendere il prodotto sempre migliore e più vicino alle aspettative.

Ancora complimenti e molti auguri di buon lavoro.

Eugenio Scalfari

Genius - Gruppo L'Espresso
Genius - Gruppo L'Espresso
Nella seconda delle lettere indirizzatemi da Scalfari in corso di Porta Nuova 13 a Milano, le righe si sono ridotte a sette. Tutte qui:
 
Roma, 27 ottobre 1984

Caro Giannella,

ho letto con attenzione il secondo numero di Genius e debbo dirti che ne sono profondamente soddisfatto. Avete mantenuto quanto di valido c’era già nel numero 1 e avete corretto tutti gli errori che nel numero 1 apparivano. Mi pare che ci siamo, anche se tutto è perfettibile nel nostro mestiere.

Un caro saluto a te e a tutti voi.

Eugenio Scalfari

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