Acqua, un pianeta agli sgoccioli. Il nuovo libro di Salvatore Giannella visto da "Famiglia Cristiana"

Ci riempiamo la bocca di parole come “cambiamento climatico”, “sostenibilità”, “buone pratiche”, ma comprendiamo realmente le sfide legate a una gestione sostenibile ed equa delle risorse naturali? Risponde Salvatore Giannella, con “Acqua ultima chiamata”, il secondo volume della serie ambientale (dopo “Terra ultima chiamata” del 2020) che raccoglie un grido a più voci

Ambiente & Sostenibilità

testo di Francesca Fiocchi / Famiglia Cristiana¹

Acqua, un pianeta agli sgoccioli. Il nuovo libro di Salvatore Giannella visto da "Famiglia Cristiana"

Ci riempiamo la bocca di parole come “cambiamento climatico”, “sostenibilità”, “buone pratiche”, ma comprendiamo realmente le sfide legate a una gestione sostenibile ed equa delle risorse naturali? Risponde Salvatore Giannella, con "Acqua ultima chiamata", il secondo volume della serie ambientale (dopo "Terra ultima chiamata" del 2020) che raccoglie un grido a più voci

Ambiente & Sostenibilità

testo di Francesca Fiocchi / Famiglia Cristiana¹

Un pianeta senza risorse idriche? In un racconto del 1958 Gabriel Garcia Marquez descrive una Caracas senza acqua: da una parte la città è bloccata, alcuni temono di morire di sete e altri per gli incendi, altri ancora, però, continuano a sprecarla innaffiando i loro giardini. Paradossi di ieri e di oggi, da romanzo e da realtà. Il nostro pianeta è un po’ come la città raccontata da Marquez. Ci riempiamo la bocca di parole come “cambiamento climatico”, “sostenibilità”, “buone pratiche”, ma comprendiamo realmente le sfide legate a una gestione sostenibile ed equa delle risorse naturali?

Salvatore Giannella, "Acqua ultima chiamata" (Antiga Edizioni).

Il libro Acqua ultima chiamata (appena pubblicato dalla veneta Antiga Edizioni), di Salvatore Giannella, lampadiere dell’ambiente ed ecologista erede spirituale del visionario Giuseppe Mazzotti, è un grido d’allarme a più voci. Nel libro si inquadra dal punto di vista scientifico il cambiamento climatico in atto, delineandone sviluppi futuri e richiamando il senso individuale e collettivo di responsabilità, ma al tempo stesso si cercano soluzioni per ridurre gli sprechi e fronteggiare l’emergenza idrica planetaria, sottolineando come questa sia prima di tutto un’emergenza sociale. Con un linguaggio accessibile ai giovani della generazione Greta. E con una finalità didattica nelle scuole medie superiori del Veneto e oltre.
 
«Come ha ben detto Luca Mercalli nel convegno sul cambiamento climatico tenutosi per iniziativa dell’Associazione Premio Letterario Gambrinus Giuseppe Mazzotti, noi queste cose le dicevamo già quarant’anni fa ed eravamo tacciati come cassandre, ma spesso le cassandre hanno ragione», racconta lo scrittore Salvatore Giannella, autore di una collana di libri legata ai temi ambientali, che nasce dai seminari organizzati nel contesto del premio letterario. «Mi piace pensare che i temi cari a Giuseppe Mazzotti siano gli stessi che hanno spinto me a imboccare la strada dell’ambientalismo scientifico con L’Europeo prima e, a metà degli anni Ottanta, con Airone.
 
Il lampadiere dell’ambiente è colui che indica una direzione. Il termine l’ho preso in prestito da uno dei miei viaggi in Cina, dove vive e lavora mia figlia Valentina. Un giorno, ripercorrendo i luoghi della Lunga Marcia di Mao Zedong, mi è stato spiegato che i passaggi da una vallata all’altra i partigiani di Mao li facevano di sera, ricorrendo alla conoscenza del territorio di una persona del posto, che portava in spalla un bastone con appesa una lampada e tutti gli altri, uno dietro l’altro come brave formichine e con la mano sulla spalla di chi precedeva, lo seguivano. Una lunga striscia umana che usufruiva di una guida sicura. Era il lampadiere. Mi si è accesa una lampadina e ho creato questo titolo per un riconoscimento che è utile per dare un tocco di contemporaneità all’antico premio letterario. Purtroppo capita che i lampadieri dell’ambiente abbiano scarsa attenzione da parte degli altri».
 
Uno dei focus del libro è l’acqua come bene primario arrivato a essere bene negoziabile alla Borsa di Wall Street. «L’urlo di Alex Zanotelli, cui è dedicato un capitolo, sull’acqua che è entrata in Borsa, come se chi non avesse possibilità economiche potesse esserne escluso, è preoccupante. L’acqua sta diventando un bene di lusso, qualcuno la definisce oro blu e la porta a Wall Street. Dobbiamo considerare l’acqua un bene pubblico, che richiede un buon governo per la sua gestione, intelligenze, tecnologie e risorse affinché non possa più capitare che un improvviso, e previsto, abbassamento della capacità idrica in seguito al riscaldamento del pianeta porti a situazioni emergenziali. Bisogna pensare al rappezzamento degli acquedotti, dove ci sono perdite notevoli. Serve un’attenzione studiosa. Secondo il ricercatore Edoardo Borgomeo, la disattenzione verso la risorsa acqua deriva dal fatto che non ha un valore economico essendo disponibile per tutti. Paradossalmente, il mondo si accorgerà del suo valore quando bisognerà acquistarla».
 
Continua Giannella: «Piccoli e grandi fiumi dell’Africa stanno scomparendo e ciò porterà, come ci ha raccontato il metereologo e Premio Nobel per la Pace, il docente keniota Richard Samson Odingo, all’aumento dell’aggressività intraspecifica, cioè tra animali ma anche tra uomini.
 
L’emergenza idrica non è solo relativa all’acqua, ma è prima di tutto umana. Sembra che nel mondo sia scomparsa la capacità previsionale, quella che ci aiuta a prevenire le emergenze. Porto un esempio dall’India, che sta costruendo dighe lungo i fiumi che scendono dall’Himalaya, dighe che diminuiscono l’afflusso di acqua nel vicino Pakistan. Oggi serve un intermediario forte per evitare una guerra futura tra i due Paesi. L’Onu dovrebbe funzionare con più efficacia e non girarsi dall’altra parte. Questa emergenza idrica prossima ventura va risolta in pace perché le due potenze sono dotate di armi nucleari. L’Onu dovrebbe fare da arbitro nelle complesse questioni del mondo prima che scoppino le guerre. Occorre intervenire al più presto tra India e Pakistan, così come si dovrebbe fare in Medio Oriente, dove le acque del Tigri e dell’Eufrate, un tempo fertili, sono oggi fiumi che evocano guerre.
 
La mia delusione personale in questi due anni di emergenza è legata al difettoso funzionamento dell’Onu (dove basta il no di una delle cinque superpotenze per porre il veto al governo-arbitro del mondo) e dell’Oms: questi due grandi organismi planetari dovrebbero essere revisionati per ottimizzare i loro meccanismi».
 
I dati dell’emergenza ambientale in corso fanno seriamente riflettere. Cinquantun miliardi di tonnellate di gas serra sono emesse annualmente nell’atmosfera; 2,3 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua; le zone aride rappresentano oltre il 40% della superficie terrestre; l’Italia spreca nove litri su dieci di pioggia che non viene trattenuta; ogni italiano consuma 229 litri di acqua in media al giorno, sessantaquattro in più della media europea; l’agricoltura è responsabile del 75% del prelievo idrico mondiale. Come se non bastasse entro il 2050 la popolazione stimata sul pianeta è di oltre nove miliardi. «Il biologo Paul Dickinson diceva che se il cambiamento climatico fosse uno squalo, l’acqua rappresenterebbe i suoi denti. Bisogna intervenire affinché il morso sia il meno dannoso possibile. Non vorrei che scattasse da parte del lettore l’idea che questi siano problemi complessi dai quali tirarsi fuori. Servono controllo, rigore, comportamenti trasparenti, buon governo e azioni collettive, ma servono anche esemplari azioni individuali. Nel libro cito la storia di un piccolo imprenditore balneare romagnolo che tre anni fa ha eliminato la plastica nel suo bagno e per l’acqua utilizza contenitori d’acciaio che si ricaricano come fossero cellulari. Così facendo ha impedito di versare nei rifiuti tremilacinquecento bottiglie di plastica a stagione. Da Rimini a Cesenatico ci sono settecento bagni, quindi se moltiplichiamo il numero capiamo l’impatto sull’ambiente di questa operazione virtuosa».
 
Sulla copertina del libro spicca l’orologio dell’apocalisse ideato nel 1947 dagli scienziati dell’università di Chicago, che misura il pericolo di una ipotetica crisi mondiale da big bang per la concatenazione delle crisi esistenti.
 
Conclude Giannella: «Ogni fine anno gli scienziati aggiornano l’orologio, posizionato nel 1947 sulle 23,30, trenta minuti dall’ora X, l’apocalisse, portando indietro o avanti le lancette a seconda degli eventi positivi o negativi che si sono verificati durante l’anno.
 
Ci sono stati momenti in cui quell’orologio si è trovato a un quarto d’ora dalla mezzanotte, ad esempio con la crisi di Cuba, la guerra della Corea, la disdetta del trattato nucleare.
 
L’anno scorso abbiamo raggiunto la vicinanza massima alla mezzanotte, appena cento secondi, e proprio in conseguenza di questo siamo partiti con i nostri libri. Ricordando don Helder Camara:

Quando si sogna da soli non è che un sogno, ma quando si sogna in tanti è l’inizio di una nuova realtà.

¹ testo sull’edizione del 15 luglio 2022. Il libro è arricchito dal Manifesto di Treviso per la difesa dell’acqua, di Pier Francesco Ghetti, ecologo, presidente del Premio letterario Gambrinus Mazzotti, già Magnifico Rettore dell’Università Ca’ Foscari di Venezia; e dalla geo-mappa tracciata da Eriberto Eulisse, direttore del Centro Internazionale Civiltà dell’Acqua e della Rete Mondiale Unesco dei Musei dell’Acqua.

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