Il mosaico dell’umana sostenibilità firmato da Brunello Cucinelli

Dopo lo storico dell’arte tedesco Roland Guenter, la Climate leader Claudia Laricchia, l’architetto Alessandro Bisagni, la pioniera delle bioplastiche Catia Bastioli e Oscar Farinetti, ambasciatore del cibo e della sostenibilità Made in Italy, abbiamo intervistato l’imprenditore del cashmere Brunello Cucinelli, con una forte passione per la filosofia e pioniere di un capitalismo ispirato all’umanità.

Friendly, dialoghi per un futuro amico e sostenibile (6)

intervista di Salvatore Giannella -
ritratto digitale di Giacomo Giannella /Streamcolors

Caro Brunello, uso un confidenziale tu, data la frequenza dei nostri incontri pubblici. Nell’ottobre 2022 nell’Aula magna dell’Università romana della Sapienza hai ricevuto un nuovo prestigioso riconoscimento: il dottorato honoris causa in gestione d’impresa, scienze bancarie e commerciali ‘per aver saputo coniugare una storia imprenditoriale di successo con il rispetto della vocazione del territorio e dei valori sociali, dando vita a un nuovo umanesimo dell’impresa’. E in questa occasione (come quando sei stato chiamato a parlare ai leader mondiali nel G20 di Roma) hai sottolineato agli studenti, grazie alle tappe della tua esperienza umana e professionale, l’importanza della ‘umana sostenibilità e capitalismo umanistico’.

Cucinelli:

Come sai, avendone parlato insieme in conferenze pubbliche che abbiamo tenuto in Toscana e in Veneto, considero l’umana sostenibilità una voce chiave del futuro dell’umanità e mi sorprende che se ne parli così poco.

Brunello Cucinelli con Salvatore Giannella nell’Aula magna dell’Università romana della Sapienza dopo aver ricevuto, nell’ottobre scorso, il dottorato honoris causa in gestione d’impresa, scienze bancarie e commerciali. Nato nel 1953 a Castel Rigone (Perugia) da una famiglia contadina, nel 1978 ha fondato un’impresa con l’idea di colorare il cashmere, coltivando fin dall’inizio l’ideale di un lavoro rispettoso della dignità morale ed economica dell’uomo.
Per il suo capitalismo umanistico ha ricevuto molti riconoscimenti in Italia e all’estero. Ha scritto Il sogno di Solomeo (Feltrinelli, 2018). Quotata in Borsa dal 2012, l’azienda esporta all’estero l’85% della sua produzione. Sposato nel 1982 con Federica Benda, due figlie: Camilla e Carolina.

Contribuiamo ad aumentarne l’ascolto. La sostenibilità è un’idea che tu scomponi in varie dimensioni, parlando non di formule economiche o di numeri (eppure avresti avuto l’occasione per annunciare gli eccellenti risultati della tua azienda anche nel 2022: +28% del fatturato), ma di uomini, di dignità del lavoro, di tradizioni antiche, di ideali. Parole che fanno della tua persona e della tua impresa modelli sostenibili, da imitare.

Io credo che la bussola del futuro, all’insegna del sano e giusto profitto, si possa sintetizzare in un mosaico di quattro tessere: del Creato (rispetto per l’ambiente), economica (attenzione alle condizioni di chi lavora in azienda), morale (rispetto delle leggi) e culturale (valore dell’ingegno, delle arti, della cultura, del lato umano), spirituale.

Mi piace pensare che c’è una sostenibilità della materia e una sostenibilità dello spirito. La prima è quella che abbiamo più in attenzione pratica, ed è giusto che sia così, perché mancare lo sguardo delle cose materiali non è accettabile. Ma al tempo stesso penso che i valori spirituali, anche se a volte li si notano di meno perché il rumore della vita vissuta li confonde, non sono però meno urgenti e meno importanti per la salute della persona umana, e per questo la loro sostenibilità la considero vitale come quella della materia.

Come antico direttore di Airone, cominciamo dalla sostenibilità ambientale, fattore più urgente e decisivo per la dovuta transizione ecologica.

Il tema ambientale è ben sintetizzato dal nostro “Progetto per la Bellezza”, presentato nel 2018 a Solomeo, il borgo umbro trecentesco che ha dato i natali a mia moglie Federica, compagna di viaggio in questa nostra impresa. Qui, dove prima c’erano opifici dismessi, oggi ci sono parchi e vigneti, frutteti e prati, un campo da calcio come luogo di svago e di aggregazione per la comunità. E in questo grande paesaggio sta prendendo forma anche la mia ultima opera visionaria, quella Biblioteca Universale ispiratami da Tolomeo I di Alessandria e dall’imperatore Adriano quando dice: ‘I libri mi hanno indicato la via della vita; da grande, la vita mi ha fatto comprendere il contenuto dei libri. Chi costruirà biblioteche, avrà costruito granai pubblici per le future generazioni’.

Due anni fa, in occasione del premio avuto a Treviso dall’Associazione Mazzotti, accennasti già al necessario recupero degli opifici dismessi: ebbene, sai quanti sono i capannoni degradati in quella regione che, grazie soprattutto a Venezia e al suo patrimonio di Ville Venete, è prima nella classifica dell’economia turistica italiana? Li hanno contati: sono 11 mila.

C’è da augurarsi che funzioni il piano per mapparli e rivitalizzarli in senso estetico. Anche noi in Umbria abbiamo moltissimi opifici non utilizzati che risalgono agli anni Sessanta, Settanta, Ottanta. E in un incontro con l’allora presidente del Consiglio Mario Draghi ho caldeggiato l’idea che, per il futuro delle nostre imprese, nel rispetto della Bellezza del nostro Paese, dobbiamo provare a dare forme e funzioni diverse a questi luoghi, investendo nel loro recupero, magari con un’agevolazione introdotta dal governo per 15 anni, invece di edificarne altri. Dobbiamo tornare ad avere rispetto per l’humus, la buccia fertile della Terra, che si riduce di anno in anno.

E’ una proposta che guarda lontano. Speriamo che amministratori locali e nazionali la facciano propria. Passiamo dal suolo all’aria. L’industria della moda rappresenta da sola quasi il 10% delle intere emissioni di gas serra, più del trasporto aereo e di quello navale messi insieme. A dirlo è l’UN Alliance for Sustainable Fashion, organizzazione delle Nazioni Unite nata nel 2019 per monitorare l’impatto di questo settore e trovare, insieme agli scienziati e alle industrie, soluzioni compatibili con l’Agenda 2030 dell’ONU e con la riduzione dei gas a effetto serra.

Ho sotto gli occhi i numeri che concretizzano lo sforzo della nostra azienda per mitigare questo problema. Applicando i princìpi della Science Based Targets Initiative (SBTi), il nostro impegno ci porterà entro il 2028 a ridurre le emissioni di questi gas del 60% in termini di intensità economica, e (chiedo scusa se uso termini tecnici, indicando le tre macro-classi delle fonti emissive) in valore assoluto del 70% per le emissioni SCOPE 1 (emissioni dirette) e SCOPE 2 (emissioni indirette da consumo energetico) e del 22,5% per le emissioni SCOPE 3 (cioè altre emissioni indirette delle attività a monte e a valle dell’impresa).

Mettiamo da parte i pur necessari tecnicismi e affrontiamo questa materia con un taglio a te più familiare e ai lettori più compensibile.

Ogni giorno nel tragitto che da casa mi porta al lavoro, passo attraverso il profumo dei campi, l’odore della legna che arde nei camini, accompagnato dal canto degli uccelli e dal quieto scorrere dell’acqua nel fiumicello Caina. Questa serenità di vita campestre appare al mio animo come un simbolo amabile della sostenibilità ambientale. Penso a volte che tutto quello che noi oggi facciamo per un ambiente migliore, sia per certi versi come la partenza ideale verso un mondo dove la comunità internazionale torni a Rigenerare, a Riutilizzare, a Riparare, a Recuperare (la formula delle quattro R raccomandate dall’Unione Europea). E io aggiungo: e a Ritrovare quella serenità che ci fa sentire parte e custodi della Madre Terra: come dice il poeta e filosofo greco Senofane, ‘dalle Terra tutto deriva’. Questo è un obiettivo da perseguire insieme.


Fotogallery da Solomeo

Un borgo, un’azienda, un progetto
nel cuore verde dell’Umbria

Il tuo convincimento forse è stato influenzato dalla prima parte della tua vita felice, trascorsa in campagna. Il racconto che fai della tua gioventù (fatta di buona terra, buona famiglia e buoni sentimenti) arriva alla mente e al cuore di chi ti ascolta.

Facevamo i contadini, eravamo una famiglia numerosa e gioiosa, non ho mai visto i genitori litigare. Si lavorava, si pregava ed era forte il concetto di speranza. Non avevamo la luce elettrica, coltivavamo i campi con gli animali, raccoglievamo l’acqua piovana, avevamo un grande rispetto per la terra. Ricordando ancora Senofane, noi vivevamo in armonia con il Creato. La prima balla di grano andava alla comunità per volere di mio nonno. Lui, alzando gli occhi al cielo, spesso ripeteva un’affascinante frase: ‘Che Dio ci mandi la giusta acqua, la giusta neve, il giusto vento’. Da lì ho appreso il concetto universale della mia vita: il giusto equilibrio che deve esistere tra profitto e dono. Quel periodo della mia vita è ancora oggi come un dono per la mia anima, il seme e poi il germoglio del capitalismo umanistico.

Nelle classifiche sulle crescite di fatturato e sul trattamento riservato ai 2.500 lavoratori interni e agli oltre 7.000 collaboratori esterni in 110 negozi, la Cucinelli Spa (quotata in Borsa, fattura oltre 900 milioni di euro annui ed esporta l’85% della produzione che è interamente italiana) occupa da anni i primi posti. E’ un’azienda con l’anima, che distribuisce valore e produce generosi profitti anche in era post-Covid.

Questa attenzione alle condizioni del primo patrimonio aziendale, i lavoratori, rientra nel capitolo della sostenibilità economica. Nella nostra azienda vogliamo che il cashmere sia un manufatto italiano e che rappresenti grande qualità, artigianalità, manualità, esclusività e speriamo creatività. Per fare questo abbiamo bisogno di mani sapienti che ricevano dignità morale ed economica dal lavoro. Per questo da noi non timbriamo i cartellini ma tutti rispettiamo con rigore l’orario. Si inizia alle 8.00 e non si può lavorare dopo le 17.30, con un’amabile pausa pranzo come quella in famiglia. Non si può essere connessi dopo le 17.30, né sabato né domenica. Non si possono fare e-mail se non lo stretto necessario. Se ti faccio lavorare troppo è come se ti avessi rubato l’anima. Amiamo pensare che la vita debba essere larga, oltre che lunga. Vogliamo che gli stipendi siano leggermente più alti. I luoghi di lavoro sono immersi nei giardini e nel paesaggio, che a Solomeo sono presenti ovunque grazie a grandi vetrate che rendono tutto visibile e attuale.

Sviluppo sostenibile, garbato e costante… Anche questo, essendo a mia volta figlio di chi con la sua intelligenza creativa sapeva far fiorire di frutti la terra salda del Tavoliere pugliese, è un insegnamento che proviene dalla vita contadina.

Chi lavora la terra sa che le grandi accelerazioni e i grandi raccolti non possono diventare regola perché così facendo verrebbe danneggiata la grande armonia della natura. La stessa natura ci insegna a non avere mai troppa paura degli eventi dolorosi, che spesso sono maestri, come diceva sant’Agostino, e di seguitare il passo regolare della nostra azione. Una tempesta di grandine non può interessare tutta la campagna, ma soltanto una parte; una crisi finanziaria non può durare tanto a lungo, quali che ne siano le cause. E, proprio come Ulisse, basta tenere diritto il timone fino a quando non finisce la tempesta, dopo la quale torna sempre il sole.

La terza tessera del tuo personalissimo mosaico riguarda la sostenibilità morale, che ha a che fare con la dignità del lavoro e il rispetto delle leggi.

Mi aiuta, nel chiarire questo aspetto, un meraviglioso libro del Quattrocento intitolato Elogio del mercante onorevole, scritto da Benedetto Cotrugli, uno di quegli spiriti universali che ho sempre riguardato come maestro. E’ un piccolo manoscritto di importanza capitale, da poco ristampato con una mia introduzione, dove Cotrugli afferma che ogni cosa andrebbe comprata e venduta al giusto prezzo. Lui è certamente un mercante umanista, forse il primo in senso stretto, e in tal senso, rispetto alla storia, quasi un pacifico rivoluzionario, che proprio per questo ha ancora molto da dire al nostro tempo, specie quando tratta l’etica degli affari e sottolinea la ‘volontà e desiderio d’acquistare roba con honore et senza ofendere Dio et lo proximo’. Il suo manifesto intento di non recare danno né a Dio né al prossimo mi pare di una bellezza commovente, e con umiltà ho cercato di farlo mio nel lavoro di ogni giorno. Ancora oggi, se sappiamo essere suoi eredi morali, sapremo che la produzione deve avere un giusto prezzo e un giusto profitto.

E una giusta ricaduta fiscale. Voce dolente per l’Italia. Siamo i primi in Europa per l’evasione dell’Iva, i dati più attendibili indicano 35,4 miliardi di euro evasi ogni anno, vale a dire 12 in più rispetto alla Germania e quasi 23 miliardi all’anno in più rispetto alla Francia.

In un tempo non troppo lontano, l’evadere il fisco poteva essere da alcuni riguardato quasi come un’azione astuta, da furbetti, e a volte generava desiderio di imitazione. Oggi non è più così, le cose mi sembrano diverse. Pagare le tasse è un valore, un dovere e al tempo stesso un atto di riguardo verso la società della quale facciamo parte, verso il nostro prossimo. Proprio com’è per il profitto, che va commisurato armonicamente. Come possono essere giustificati i profitti eccessivi? Io non ne desidero alcuno, e cerco ogni singolo giorno di porre la massima attenzione a che il guadagno sia conforme alla moralità della mia attività imprenditoriale e all’alta qualità del mio prodotto. Sono convinto che tale visione del mondo riecheggi in ogni persona umana, e specialmente nei giovani, ai quali tanto dobbiamo e nei quali riponiamo ogni nostra speranza per il futuro amico che ci attende. Oggi, con la tecnologia, tutti possono sapere tutto di ognuno, e la consapevolezza di un’azienda che fa giusti profitti, distribuendo il beneficio nell’equilibrio tra profitto e dono, crea un’atmosfera generale di fiducia, stima e serenità.

Nel saluto che hai fatto agli studenti della Sapienza, dopo l’invito a scrollarsi di dosso l’obbligo di avere paura e liberarsi del culto dell’impazienza, hai illuminato la sostenibilità culturale, cioè il valore dell’ingegno, delle arti, della cultura, del lato umano.

La filosofia ci offre uno scenario di pensiero spesso animato da idee diverse tra loro: sono poche le cose sulle quali vi è un sostanziale identico modo di vedere. Una di queste, però, è proprio il fatto che esiste un forte legame tra la cultura e la salute dell’anima. A Solomeo noi facciamo in modo che la cultura sia alla portata di tutti. È il nostro modo di contribuire a quella connessione fisica e spirituale senza la quale la cultura rimarrebbe un’isola sconosciuta, quindi inutile all’umanità, e questo non ci piace. A Solomeo vi sono un Teatro, un’Accademia, una Scuola di alto artigianato contemporaneo per le arti e i mestieri e la Biblioteca Universale: tutti luoghi liberamente aperti a chiunque, proprio per favorire quell’incontro di prossimità dal quale scocca la scintilla che fa fruttificare la cultura e la rende sostenibile rispetto all’anima umana.

A proposito della tua Biblioteca Universale: quali sono tre autori di libri classici che inviti a ripescare in questo particolare momento storico?

Io sono sempre stato affascinato da Immanuel Kant, avevo 17 anni quando m’imbattei nelle famose parole di quel filosofo tedesco: ‘Il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me’. Oggi preferisco ricordare: ‘Agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo’. Kant è stato difficilissimo allora, difficile oggi ma affascinante. In Kant ho ritrovato quella legge morale di cui mio babbo mi ha sempre parlato.

Poi ho in mente un altro grande maestro, Marco Aurelio imperatore, che mi ha rubato l’anima, perché vive in un momento storico un po’ come ai giorni nostri. Aveva intorno la peste, aveva la guerra contro i Germanici, aveva la crisi economica…e ricorda a se stesso ‘Vivi secondo natura, datti pace, asseconda l’umanità’… Guarda, sono parole sante per questo momento storico.

Metterei poi la grande Marguerite Yourcenar che ha dato la voce all’altro mio maestro, Adriano imperatore. Le sue parole sono state importanti per costruire i sentieri della mia vita: umanità, stima, rispetto, tolleranza, spiritualità. Qualità di cui, dopo la pandemia che ha portato a un’insicurezza crescente, noi italiani abbiamo più bisogno.

Noi italiani che, per lo straordinario patrimonio culturale e artistico ereditato, dobbiamo tornare a sentirci, per dirla con le parole del tuo Adriano, ‘responsabili della bellezza del mondo’…

Ricordiamoci che, oltre alla bellezza, abbiamo il miglior stato sociale al mondo. Dobbiamo migliorare nel bilanciare scienza e anima. E tornare a investire sul genius loci, l’angelo custode laico di una persona, di una famiglia, di una comunità, che era favorevole agli ottimisti e ai sereni, e contrario ai tetri e agli avari. Sì, sicuramente quel libro del venosino Orazio troverà un posto centrale tra i mille volumi della nostra Biblioteca Universale. Torniamo a innamorarci, responsabilmente, della vita e della bellezza. ()

Caro Salvatore,
ho letto con grande entusiasmo il bell’articolo che hai voluto dedicarmi e vorrei spendere due parole per ringraziarti di cuore per il meraviglioso ritratto che hai realizzato su di me e sulla realtà di Solomeo.

Ti ringrazio per aver dato così ampio spazio alla mia voce e al racconto della mia esperienza imprenditoriale e di vita. Ho molto apprezzato le varie sfaccettature del tuo scritto e il modo sapiente in cui sei riuscito a dipingermi. Ti sono davvero grato per il tuo supporto.

È stato bello averti a Roma lo scorso ottobre, in un momento così speciale e significativo per me.

Mi auguro di vederti presto.

Che il Creato illumini il nostro Cammino,

Brunello Cucinelli, Solomeo (Perugia)

Valcucine

(Sesta puntata – segue). Questa intervista fa parte di una serie che confluirà nel nuovo libro di Salvatore Giannella (scrittore, giornalista ed ex direttore di “Genius”, “L’Europeo” e “Airone”), in collaborazione con Valcucine, in uscita nel 2023. Versione in italiano e in inglese delle interviste a questo link

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