Arrivo a Cesenatico e mi capita di accompagnare una famiglia di turisti australiani a visitare eccellenze storiche e culturali sui due lati del porto canale leonardesco. Utili si rivelano, per noi come per centinaia di migliaia di turisti della Riviera romagnola, i due traghetti, “Mirko” e “Giovanna d’Arco”. Della loro storia, ricostruita attraverso le parole del padre Elviro soprannominato “Mazzini” e dello zio Sante Zoffoli “Miciol” (entrambi marinai conosciuti e rispettati, non c’è donna che dal primo non abbia ricevuto complimenti e racconti di microstoria locale, di quando la riviera richiamava frotte di turiste del Nord Europa) ci parla, salendo idealmente sullo sgabello domenicale di Giannella Channel, una donna appassionata di poesia e di storia di quel borgo romagnolo dove è nata e vive: Sabrina Bartoli. (s. g.)

Il traghetto Mirko in attesa di ricevere i tanti turisti che, ad ogni ora,
attraversano Porto Canale a Cesenatico.
Il porto canale di Cesenatico, detto leonardesco in quanto Leonardo da Vinci nel settembre 1502 studiò le strutture del porto e disegnò migliorie e varianti successivamente adottate, fa sì che il borgo si divida in due lati chiamati Ponente e Levante. Nel lato Ponente si trovavano i quartieri della Valona e la Malghera, agglomerati di case di pescatori; lo squero (cantiere per riparazioni e protezione delle piccole barche); lo scalo merci (dove i pescatori tornati dalla pesca scaricavano il pescato); il teatro comunale, il municipio con adiacente la casa del poeta nativo di Cesenatico, Marino Moretti. Il lato Levante ha avuto una maggiore espansione a prevalenza turistico – alberghiera con insediamenti commerciali, come il mercato ittico all’ingrosso ed edifici di carattere socioculturale come la casa del fascio, attuale biblioteca comunale.
Con l’aumento dei turisti, sorse la necessità di collegare i due quartieri con una struttura mobile, allo scopo di rendere più agevole lo spostamento e superare le difficoltà di transito causate dall’unico passaggio consentito dai due ponti fissi posti a monte (il Garibaldi e il San Giuseppe, soprannominato Ponte del Gatto). Per questo motivo ad Aldo Bartoli detto “Bicci” nacque l’idea di realizzare un traghetto a mare e fu così che alla fine degli anni ’40 fece domanda alla Capitaneria di porto per la concessione di una licenza di trasporto persone, con mezzo privato, da un lato all’altro del canale, limitatamente alla stagione estiva. Nacque così il primo traghetto di Cesenatico, battezzato Giovanna d’Arco, sito all’altezza del ristorante Da Urbano a Ponente e dell’Hotel Miramare a Levante. Gli operatori furono quattro fratelli: oltre ad Aldo, il traghetto era gestito dai suoi fratelli Aristodemo (“Demo”), Mario e Terzo.

I quattro fratelli Bartoli, operatori del primo traghetto azionato con la fune tirata a mano. (dal libro “La storia del traghetto di Cesenatico coincide con la storia del suo porto”, di Sabrina Bartoli).
E venne Mirko, dopo Giovanna d’Arco
Nel 1957, più a monte, fu realizzato un secondo traghetto, il Mirko, posto a fianco dello squero a Ponente e di Piazza Ciceruacchio a Levante. Il Mirko prese il nome dal figlio di un commerciante, Guido Sabbadini, che sul lato Levante aveva una bottega di generi alimentari e a Ponente la sua casa. Sabbadini istituì il traghetto Mirko ma non esercitò mai il lavoro di traghettatore. Lo concesse a vari gestori: il primo fu Primo Vincenzi, poi a seguire Salvatore Montevecchi, Enrico e i fratelli Aldo e Severino Ballerini fino al 1978, poi fu acquistato dai Bartoli e dagli Zani.
La sfortuna di Merope
Negli anni ’60 fu realizzato un terzo traghetto, il “Merope”, collocato tra i due esistenti, gestito prima da Guglielmo Ballerini, poi da Gino Zani con il figlio Diego. L’attività del “Merope” fu breve a causa della pericolosità riscontrata per il transito dei natanti in quel tratto di canale.
Traghettatori del terzo millennio: Alfiero e il figlio Michele
Con la morte di Aldo Bartoli il primo traghetto fu ceduto ad altri, sicché Aristodemo Bartoli, Gino Zani e il figlio Diego rimasero disoccupati. Fu così che Gino Zani, insieme a Elviro Bartoli (figlio di Aristodemo) acquistarono il traghetto Mirko. Con il trascorrere degli anni Gino Zani cedette l’attività al figlio Diego, Elviro Bartoli alla figlia Sabrina e al genero Alfiero Agazzi. Alfiero e Diego lavorarono insieme sul traghetto Mirko per oltre 20 anni, con grande dedizione e collaborazione fino al 2005, data in cui Diego finì l’attività per intraprendere altre vie. Con il trascorrere degli anni sul traghetto Mirko sono state applicate migliorie per rendere il lavoro meno faticoso. Quindi la fune tirata a mano è stata sostituita da un verricello meccanico e ogni qualvolta doveva passare un’imbarcazione si sfilava la fune facendola calare sul fondo del canale. Ogni giorno, ai tempi nostri, il traghetto funziona con un sistema a catena elettrico, è dotato di cancellini, corpetti salvagente, rampa per portatori di handicap e quant’altro previsto dalle norme vigenti, rendendo il servizio più sicuro e veloce.
Tuttora i traghetti sono due e vivono due realtà diverse in quanto quello posto a mare, il Giovanna d’Arco, ha mantenuto un servizio limitato alla stagione estiva mentre il Mirko è operativo 365 giorni all’anno.
Alfiero, comandante del Mirko, racconta:
Il traghetto Mirko opera da oltre mezzo secolo offrendo un importante servizio alla viabilità cittadina, da sempre gestito dai Bartoli che sono i “traghettatori storici della città”. Attualmente sul Mirko lavora Alfiero Agazzi con il figlio Michele, ma non manca mai la presenza del nonno “Mazzini” che, con la sua simpatia, è diventata una figura indispensabile e insostituibile. (Tanto che capita di vedere gente che prende il traghetto non per attraversare il porto canale ma per fare due chiacchiere con il cantastorie Elviro, che ha il profumo della Cesenatico che molti vorrebbero ritrovare).
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Grazie Salvatore Giannella è un onore aver ricevuto tanta attenzione sul mio libro da una persona colta e illustre quale tu sei..
(via mail)
Accogliente Cesenatico…