Caro Fo, la trovo qui in pieno agosto al Bragozzo di Cesenatico in veste di pittore. Sta partendo per presentare nelle piazze un nuovo libro e per calcare i palcoscenici con lo spettacolo per San Francesco. Il suo eroe è un artista, un letterato o un attore?
“Il mio spirito guida è Angelo Beolco, detto il Ruzzante. Questo straordinario uomo di teatro, nato a fine ‘400, l’ho scoperto tardi, quando già ero capocomico con Franca e avevo già scritto molte commedie. Misconosciuto dall’élite culturale, il Ruzzante è in realtà un rivoluzionario, uno dei pochi uomini di cultura che abbia trattato temi vicini alla realtà del popolo, perché ne faceva parte. Lui era figlio naturale di un medico che mise incinta una servetta di casa, oltretutto minorenne”.
Mi colpì l’accenno che ne fece nel ricevere il Nobel, quando citò come “ingiustamente disprezzati” Ruzzante e Molière…
“Ruzzante è l’unico che in una forma satirica ha parlato del suo tempo. Per esempio, nell’elogio al cardinal Cornaro, recitato dal Beolco a vent’anni davanti al grande prelato, egli mette in campo dei temi che nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di presentare. Siamo in piena Controriforma, un tempo in cui non ci voleva niente per essere bruciato vivo. Uno dei temi fondamentali che Ruzzante affronta è lo sfruttamento dei contadini, costretti a pagare le decime e altre gabelle e a vivere in una situazione tragica. Basti pensare a come si definiva il contratto fra il proprietario delle terre e il villano: l’angheria. Ruzzante ha ammirazione per gli uomini di campagna. Sono loro, ci ricorda, che producono i mezzi di sostentamento per tutti, che hanno inventato tutto quello che ci serve a sopravvivere (la ruota, l’aratro, i mulini a vento e ad acqua, la fusione dei metalli) e invece di essere onorati da chi vive in città vengono vilipesi”.
Si batté pure contro il celibato dei preti…
“Nella stessa occasione egli hiede al cardinale che si dia la possibilità ai preti di prendere moglie, anzi che si imponga loro di ammogliarsi. Infatti, dice, uno non si può chiamare padre se non si rende conto in prima persona di cosa significa avere dei figli da allevare e una moglie da rispettare. Poi Ruzzante parla dell’amore come del centro fondamentale di tutta la vita. ‘Ahi amor’, esclama, ‘no ghe saresse el mondo senza amor’. E ai preti, prosegue, viene proibito di provare amore. È vero che possono amare Dio, possono amare il creato, possono amare perfino la Chiesa, ma questo non ha lo stesso valore dell’amore verso una donna, che è uno straordinario dono che ci fece il Creatore permettendo a noi, i suoi indegni figli, di essere eterni attraverso le generazioni che si susseguono all’infinito”.
A PROPOSITO
E al “Bragozzo”, sul porto canale leonardesco, in casa dell’amico artista Berico, sono sbarcate le tele del pittore Dario Fo
Il pittore Berico al “Bragozzo”, nel ristorante di famiglia affacciato sul quello straordinario salotto che è il porto canale leonardesco di Cesenatico, ha ospitato un evento che ha dell’impensabile, con l’esposizione delle tele del pittore Dario Fo. In luglio e agosto lo straordinario uomo di teatro, il mattatore del palcoscenico al quale nel 1997 andò il Premio Nobel per la letteratura, si è raccontato attraverso la pittura. Non è un caso che il linguaggio della pittura, la rappresentazione di scena lo abbiano sempre accompagnato nella sua produzione artistica e teatrale, addirittura a precederla.
A presentare la mostra “in casa” dell’amico e collega Berico, l’artista di stretta discendenza “pescatoria”, che ha il merito di aver reinventato e riutilizzato in chiave artistica le stoffe logore di quelle che un tempo erano le vecchie vele spanciate dal vento, è lo stesso maestro Dario Fo, cittadino onorario di Cesenatico da ormai quattro lustri, allorquando motiva il suo collegamento con la pittura: “Io dico sempre”, racconta, “che mi sento un attore dilettante e un pittore professionista. Se non possedessi questa facilità naturale del raccontare attraverso le immagini, sarei un mediocre scrittore di testi teatrali, ma anche di favole e di grotteschi satirici”.
Al “Bragozzo” ci sono state una dozzina di opere originali dell’autore del “Mistero buffo”, tra le quali un autoritratto, una rara tela a olio dipinta nello studio di Berico e una vela “al terzo”, quelle della tradizione adriatica, donatagli dal maestro non prima di averla tramutata in un’opera d’arte.
Il Nobel fa spesso visita a “Casa Bartolini”, a Enrico Bartolini, in arte Berico, in via Marino Moretti e questi ricambia le visite a Sala, la frazione di Cesenatico dove ha casa il Maestro. Il loro rapporto di amicizia è intessuto in stima, riconoscenza, riserbo, semplicità.
Dario ed Enrico si conobbero negli anni Sessanta, con il passare del tempo il legame si è consolidato tanto da rendere possibile iniziative come questa. Fuori dalla norma, dai cliché, dai luoghi “aulici” ove si pensa stiano i grandi artisti e si vorrebbe rincorrere nascosta la cultura.
Come è nata l’idea della mostra al “Bragozzo”? Risponde Berico: “Non ci crederete, è stata un’idea di Dario. Sono stati lui e il suo staff a decidere, perché qui si sentono come a casa… E poi il ‘Bragozzo’ rievoca un passato. Era il nome della galleria d’arte del Palazzo del Turismo, dove hanno esposto artisti di fama quali Treccani, Zancanaro, De Pisis, Cappelli, Morlotti, Rosai…”.
Dalla collana “Il mio eroe”:
- Giovanni Palatucci (1909-1945), questore eroe “Giusto tra le Nazioni” che salvò molti ebrei dai lager nazisti. Scelto dal “commissario scomodo” Ennio Di Francesco
- Giuseppe Caronia (1884-1977), grande pediatra che salvò molti ebrei e antifascisti a rischio della sua vita, è l’eroe scelto da Italo Farnetani, il medico dei piccoli
- Roberto Baggio sceglie il maestro buddhista Daisaku Ikeda, che ha dedicato la vita a sradicare le cause della violenza
- E Gianni Boncompagni scelse Arturo Benedetti Michelangeli, il più grande pianista del mondo tifoso di Enzo Ferrari e Topolino
- Nerio Alessandri: quel giorno nella vita di mr. Technogym, il romagnolo che fa muovere il mondo
- Urbano Cairo: “Se scalo le montagne lo devo a un filosofo-faro: Napoleone”
- Antonio Cederna, giornalista e battagliero difensore della città, del paesaggio, della bellezza italiana
- Brunello Cucinelli dona bonus culturale ai suoi 1.450 dipendenti e sceglie Marco Aurelio
- E don Ciotti mi indicò il suo eroe: Tonino Bello, vescovo degli ultimi
Sono senza parole,grazie ,
Berico