Nei giorni della visita di Papa Francesco in Puglia nel nome di don Tonino Bello, “profeta di speranza per il Mediterraneo che sia un’arca di pace”, rileggiamo le parole che mi concesse don Ciotti su questo vescovo di Molfetta suo “maestro d’impegno perché incarnava la Chiesa del servizio”. Il dialogo fa parte del libro “In viaggio con i maestri” in uscita da Minerva Edizioni, che raccoglie le principali interviste da me fatte per Sette, lo storico magazine del Corriere della Sera

Don Luigi Ciotti (Pieve di Cadore, 1945) ha da anni un ruolo molto attivo nel sociale. Ispiratore e fondatore dapprima del Gruppo Abele, come aiuto ai tossicodipendenti, quindi nel 1995 dell’Associazione Libera, coordinamento di circa 1.500 realtà contro i soprusi delle mafie e per promuovere una cultura della legalità.
Don Luigi, in interventi pubblici hai evocato l’alleanza tra Vangelo e Costituzione. Qual è un tuo spirito guida che incarna questo binomio?
I “poveri cristi”, i loro volti e loro storie Sono loro, incontrati sulla strada, ad avermi indicato la strada. Un maestro e un amico, don Tonino Bello, vescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi, diceva:
Lui incarnava la Chiesa della prossimità, dell’accoglienza. La Chiesa del servizio. La Chiesa per i poveri e dunque essa stessa povera; è stato per tanti di noi un maestro d’impegno.

Don Tonino Bello (Alessano, 1935 – Molfetta, 1993), è stato un vescovo, presidente di Pax Christi, il movimento cattolico internazionale per la pace. La Congregazione per le cause dei Santi ha avviato il processo di beatificazione.
Don Tonino ha operato nella mia terra. Ammiravo le sue prese di posizione coraggiose: contro le guerre, per la diversità che mai deve diventare avversità e per aver lasciato sempre aperti gli uffici del palazzo vescovile a chiunque volesse parlargli e ai bisognosi che chiedevano di passarvi la notte.
“Sono tanti, e indimenticabili, gli incontri con i poveri (poveri come quel Bartolo che dormiva a Roma in una scatola di cartone, più volte evocato da don Tonino come “portatore di frammenti di santità”) che mi hanno segnato e arricchito. Ad esempio l’incontro con Pierluigi, figlio di mamma detenuta: nasce di fatto in carcere e in carcere – il “minorile” Ferrante Aporti di Torino – lo incontro negli anni ‘60. È un ragazzino irrequieto, intelligente, pieno di rabbia repressa, sballottato in strutture impreparate ad accogliere storie nate dall’emarginazione, dall’immigrazione, da un boom economico che crea tante opportunità ma pure tante sofferenze. Dalla vicenda di Pierluigi nasce l’idea delle prime case-alloggio, delle prime comunità. E l’idea che accogliere non basta: bisogna rimuovere le cause dell’emarginazione, costruire una società più giusta. La storia del Gruppo Abele e di Libera è fatta dei tanti Pierluigi che ci hanno indicato l’orizzonte”.
Come le idee di don Tonino possono aiutare gli italiani a ripartire?
“La crisi è economica negli effetti ma, nelle cause, è etica e politica. Crisi di un sistema che premia non la qualità e l’impegno, ma la forza, il potere, la frode. Con i risultati sotto gli occhi di tutti: disoccupazione, povertà, disperazione. Dobbiamo decidere se costruire un società fondata sul privilegio o sulla giustizia sociale, preso atto che la prima strada è un vicolo cieco. Non possiamo però aspettarci che qualcuno lo faccia al posto nostro. Non è più tempo di eroi. Per uscire dalla crisi serve il noi, la corresponsabilità, il coraggio ordinario di rispondere alla propria coscienza”. (Fonte: da “Sette”, lo storico magazine del “Corriere della Sera”, 11 ottobre 2013.)
Dalla collana “Il mio eroe”:
- Giovanni Palatucci (1909-1945), scelto da Ennio Di Francesco, già commissario di Polizia e fautore del Movimento democratico della riforma della polizia
- Giuseppe Caronia (1884-1977), grande pediatra che salvò molti ebrei e antifascisti a rischio della sua vita, è l’eroe scelto da Italo Farnetani, il medico dei piccoli
- Roberto Baggio sceglie il maestro buddhista Daisaku Ikeda, che ha dedicato la vita a sradicare le cause della violenza
- E Gianni Boncompagni scelse Arturo Benedetti Michelangeli, il più grande pianista del mondo tifoso di Enzo Ferrari e Topolino
- Nerio Alessandri: quel giorno nella vita di mr. Technogym, il romagnolo che fa muovere il mondo
- Dario Fo elogia il Ruzzante: “Fu un vero rivoluzionario, l’unico che, in forma satirica, ha parlato del suo tempo”
- Urbano Cairo: “Se scalo le montagne lo devo a un filosofo-faro: Napoleone”
- Antonio Cederna, giornalista e battagliero difensore della città, del paesaggio, della bellezza italiana
- Brunello Cucinelli dona bonus culturale ai suoi 1.450 dipendenti e sceglie Marco Aurelio
- Michael Collins: era italiano il gregario spaziale rimasto a orbitare intorno alla Luna. Ecco chi me lo raccontò
- Zorro, cent’anni fa nasceva la leggenda del giustiziere mascherato (l’eroe di Etro)
- Un eroe e un amore che, mi confidò, abitavano nella mente di Luciano De Crescenzo
- Rossana e Carlo Pedretti: le loro vite nel segno di quel genio di Leonardo
- E Roberto Bolle mi confidò: “Il mio eroe? Adam, bambino soldato d’Africa”
- Fabrizio Barca: “il mio uomo faro? Amartya Sen. Quell’economista e Nobel indiano ha dato una risposta alle paure e alla arida globalizzazione”
- Raffaella Carrà: “Felicità è aver avuto una nonna come Andreina mia maestra in una Romagna che era piena di note e di libertà”
- Lo spirito guida di Massimo Giletti? Toro Seduto, un leader lontano da potere e profitto
- E Mauro Corona mi confessò: “Devo a Mario Rigoni Stern la mia rinascita”
- Giuseppe Masera: “per chi come me ha dedicato una vita nella battaglia alla leucemia infantile, la figura di Giovanni Verga assume i contorni di un gigante”
- Nel glossario di Andrea Camilleri inserite la voce: Mandrake, l’idolo che mi confessò