“Lo sapevate che uno dei tre astronauti dell’Apollo 11 era un italiano? Difficile a credersi, vero?”: esordisce così Umberto Brindani, direttore responsabile del settimanale Oggi, in uno dei suoi sempre stimolanti editoriali (per chi volesse ritrovare le altre sue parole, rimando al blog: blog.oggi.it/direttore). La spiegazione arriva subito dopo:
Il nome di Collins affiora tra gli undicimila nomi famosi nella storia del mondo (803 sono italiani: per i particolari, Pantheon Project su Google). Con sorpresa di molti, ma non per me che avevo saputo di Collins l’italiano dal conduttore radiofonico Filippo Solibello, il creativo inventore dell’iniziativa M’illumino di meno. Sono andato a rileggermi l’intervista, per molti versi attuale, che mi concesse per Sette, lo storico magazine del Corriere della Sera (numero del 13 maggio 2016, allora era direttore Pierluigi Vercesi).

Filippo Solibello (Milano, 1972), conduttore radiofonico di Caterpillar AM su Radio 2 e ideatore di eventi. Ha firmato, con Massimo Cirri, “Nostra eccellenza” (Chiarelettere), un viaggio-reportage nell’Italia che funziona.
(CREDIT Giacomo Giannella / Streamcolors)
Caro Solibello, complimenti per il recente successo di Radiocity, il primo festival mondiale della radio a Milano, tua nuova bella idea come M’illumino di meno, la campagna di sensibilizzazione sul cambiamento climatico e sul risparmio energetico inventata nel 2005 per la trasmissione radiofonica Caterpillar…
“A me piacciono i personaggi che danno luce senza chiedere di essere illuminati. Per esempio, l’astronauta Michael Collins. Invano lo cercherai nell’elenco dei 12 astronauti sbarcati sulla Luna. Eppure era quello dei tre che arrivarono per primi fino al nostro satellite, a quasi 400 mila chilometri dalla Terra. Era la missione Apollo 11, quella in cui Neil Armstrong e Buzz Aldrin, nella notte del 22 luglio 1969, scesero sul suolo lunare mentre Collins orbitava nel modulo a dieci chilometri d’altezza, in attesa di ripescarli, come fosse un tassista”.
Un tassista spaziale con l’Italia sul passaporto: perché era nato a Roma, dove il padre lavorava in quell’anno, 1930, come addetto militare nell’ambasciata statunitense.
“E italiano era il direttore della missione Apollo, l’impresa tecnologica più complessa messa su nella storia dell’umanità: Rocco Petrone, figlio di un carabiniere lucano (anche mio nonno era lucano, di Rapolla) passato nel giro di una generazione dai Sassi di Matera (il paese di laggiù, Sasso di Castalda) ai sassi della Luna”. (La sua storia è raccontata da Renato Cantore in un intrigante libro appena ricevuto: “Dalla Terra alla Luna”, Rubbettino Editore, 2019, Ndr)

Michael Collins (Roma, 1930) ex astronauta che prese parte ai programmi Gemini e Apollo. Nel 1970, pensionato dalla Nasa, è stato chiamato a dirigere il National Air & Space Museum a Washington. Sulla sua esperienza ha scritto un libro: Carrying the Fire.
(CREDIT Giacomo Giannella / Streamcolors)
Come nasce questa tua predilezione per Collins?
“Sono sempre stato appassionato di spazio e fantascienza. La missione Apollo 11 è quella che più mi ha affascinato. Ho letto e riletto le pagine di quei giorni, ho ascoltato i retroscena da Piero Angela e Tito Stagno, ho ricercato i filmati. All’interno di un video ho trovato la frase che da allora mi porto dietro. Alla domanda che gli rivolge un giornalista (‘Ma lei non c’è rimasto male a restare a girare sul modulo spaziale senza mai posare piede sulla Luna, mentre gli altri due allunavano entrando così nella Storia?’), lui risponde sereno: ‘Io non mi vedo come il terzo che non è sceso sulla Luna, ma come il primo che è arrivato in orbita, scelto dopo aver superato nella selezione migliaia di altri candidati’. Come dire: non stiamo a guardare il bicchiere mezzo vuoto ma quello mezzo pieno, che a volte è veramente pieno e non ce ne rendiamo conto. Ecco, questo cambio di prospettiva, questo osservare le cose da un altro punto di vista, vedere quello che abbiamo e non quello che ci manca: questo me lo rende un maestro di vita, insieme a un suo collega italiano, Luca Parmitano, che (da me intervistato in radio) ha spronato i giovani d’oggi a coltivare sogni grandissimi. Ritrovare lo spirito di questi navigatori spaziali farebbe bene agli italiani”.
A PROPOSITO
Il decalogo di “M’illumino di Meno”
per il risparmio energetico
e per uno stile di vita sostenibile
- Spegnere le luci quando non servono.
- spegnere e non lasciare in stand by gli apparecchi elettronici.
- sbrinare frequentemente il frigorifero; tenere la serpentina pulita e distanziata dal muro in modo che possa circolare l’aria.
- mettere il coperchio sulle pentole quando si bolle l’acqua ed evitare sempre che la fiamma sia più ampia del fondo della pentola.
- se si ha troppo caldo abbassare i termosifoni invece di aprire le finestre.
- ridurre gli spifferi degli infissi riempiendoli di materiale che non lascia passare aria.
- utilizzare le tende per creare intercapedini davanti ai vetri, gli infissi, le porte esterne.
- non lasciare tende chiuse davanti ai termosifoni.
- inserire apposite pellicole isolanti e riflettenti tra i muri esterni e i termosifoni.
- utilizzare l’automobile il meno possibile, condividerla con chi fa lo stesso tragitto. Utilizzare la bicicletta per gli spostamenti in città.
Dalla collana “Il mio eroe”:
- Giovanni Palatucci (1909-1945), scelto da Ennio Di Francesco, già commissario di Polizia e fautore del Movimento democratico della riforma della polizia
- Giuseppe Caronia (1884-1977), grande pediatra che salvò molti ebrei e antifascisti a rischio della sua vita, è l’eroe scelto da Italo Farnetani, il medico dei piccoli
- Roberto Baggio sceglie il maestro buddhista Daisaku Ikeda, che ha dedicato la vita a sradicare le cause della violenza
- E Gianni Boncompagni scelse Arturo Benedetti Michelangeli, il più grande pianista del mondo tifoso di Enzo Ferrari e Topolino
- Nerio Alessandri: quel giorno nella vita di mr. Technogym, il romagnolo che fa muovere il mondo
- Dario Fo elogia il Ruzzante: “Fu un vero rivoluzionario, l’unico che, in forma satirica, ha parlato del suo tempo”
- Urbano Cairo: “Se scalo le montagne lo devo a un filosofo-faro: Napoleone”
- Antonio Cederna, giornalista e battagliero difensore della città, del paesaggio, della bellezza italiana
- Brunello Cucinelli dona bonus culturale ai suoi 1.450 dipendenti e sceglie Marco Aurelio
- E don Ciotti mi indicò il suo eroe: Tonino Bello, vescovo degli ultimi
- Zorro, cent’anni fa nasceva la leggenda del giustiziere mascherato (l’eroe di Etro)
- Un eroe e un amore che, mi confidò, abitavano nella mente di Luciano De Crescenzo
- Rossana e Carlo Pedretti: le loro vite nel segno di quel genio di Leonardo
- E Roberto Bolle mi confidò: “Il mio eroe? Adam, bambino soldato d’Africa”
- Fabrizio Barca: “il mio uomo faro? Amartya Sen. Quell’economista e Nobel indiano ha dato una risposta alle paure e alla arida globalizzazione”
- Raffaella Carrà: “Felicità è aver avuto una nonna come Andreina mia maestra in una Romagna che era piena di note e di libertà”
- Lo spirito guida di Massimo Giletti? Toro Seduto, un leader lontano da potere e profitto
- E Mauro Corona mi confessò: “Devo a Mario Rigoni Stern la mia rinascita”
- Giuseppe Masera: “per chi come me ha dedicato una vita nella battaglia alla leucemia infantile, la figura di Giovanni Verga assume i contorni di un gigante”
- Nel glossario di Andrea Camilleri inserite la voce: Mandrake, l’idolo che mi confessò