«Con Oriana Fallaci amore e liti, ma in orbita portai le sue poesie. Ora, dal 1° novembre, vado in pensione»: Paolo Nespoli, in un’intervista del 28.10.2018 a Elvira Serra (inviata del Corriere della Sera a Padova), ribadisce quanto lui ebbe a raccontarmi per Oggi n. 15 dell’aprile 2007. Qui di seguito i brani “fallaciani” dell’intervista di Elvira seguiti dal mio testo su Oggi.
Andò in Libano e lì incontrò Oriana Fallaci. L’aiutò a realizzare il sogno di diventare astronauta. Cos’era per lei?
«Una cosa complessa. Avevamo un rapporto poliedrico, multiforme, sentimentale, camaleontico. A volte diventava una relazione madre figlio, altre il contrario. Per lei sono stato compagno, amico. Era molto sola».
Non era una donna facile.
«Non le ho mai dato ragione perché era Oriana Fallaci, come facevano gli altri. Però litigavamo, eccome. Era intrigante, stimolante, vulcanica, impossibile da gestire, a volte volevo buttarla dalla finestra».
A un certo punto Oriana non ha più voluto vederla.
«Avevamo un obiettivo comune: per lei il libro Insciallah, per me gli studi a New York. Quando nel ’91 vinsi il concorso dell’Esa per addestrare gli astronauti a Colonia dovetti lasciare New York. Disse: se esci da quella porta non ti conosco più. Non pensavo che fosse seria. Non mi ha mai più voluto sentire».
Cosa ha provato quando è scomparsa, nel 2006?
«Quando sono andato in missione sulla Iss la prima volta, l’anno dopo, ho portato a bordo due poesie che mi aveva dedicato: le ho fotografate con la Terra sullo sfondo».
Incontrai Paolo Nespoli, l’astronauta italiano con il record di permanenza nello spazio (174 giorni) alla vigilia del suo primo volo, quando alla Nasa gli diedero il permesso di raggiungere la casa materna in Brianza. E lì, a sorpresa, raccolsi queste parole: “Fu proprio la grande giornalista, che conobbi in Libano quando ero sergente dell’Esercito, a spingermi a coltivare il sogno di volare tra le stelle. E ad aiutarmi negli studi, in America”
Era l’aprile del 2007: taccuino alla mano andai, per Oggi n. 15, in una villa a Verano Brianza, alle porte di Milano. Lì mi aspettava Paolo Nespoli, alla vigilia del suo ritorno “in isolamento” a Houston per poi affrontare il primo volo cosmico.
Oriana? E che c’entra la scrittrice e giornalista de L’Europeo famosa nel mondo, scomparsa sette mesi prima, con questo militare brianzolo, classe 1957, ex paracadutista e incursore del battaglione d’assalto Col Moschin? C’entra, c’entra. Lui, Paolo Nespoli, quinto italiano sulla rampa di lancio della Nasa, confessa che deve proprio a Oriana se è diventato astronauta. La sua è una storia straordinaria che sembra una favola: una storia dentro la quale trovi di tutto, il Caso e il Coraggio, la Volontà e la Guerra, la Fatica e la Determinazione, quella titanica volontà che fa concretizzare qualsiasi utopia. Una testimonianza che ogni genitore e maestro, in questi tempi grigi e nemici dei sogni, dovrebbe leggere ai suoi figli o allievi.
In principio fu la missione italiana in Libano
A Beirut Paolo, sergente di 25 anni, viene chiamato a fare da “guardiaspalle” del generale Franco Angioni e fotografo ufficiale della squadra con le stellette. Siamo nel 1982, nel vicino Oriente c’è appena stato il massacro nei campi profughi palestinesi di Sabra e Chatila e l’Italia invia un contingente militare in Libano: è la prima missione militare italiana all’estero dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Cediamo la parola a lui:
Il pieno di umanità
L’esperienza oltreconfine si rivela fruttifera per il giovane sergente che fa il pieno di umanità.
Oriana aveva un amico italiano a New York, George Pugliarello, rettore della Polytechnic University, che avrebbe potuto aiutarlo.
Tanti successi e un fallimento
Qui il curriculum di Paolo si infittisce di straordinari, ravvicinati successi. 1988, master in Scienza e Ingegneria Aerospaziale. 1989, l’ateneo di Firenze gli dà una laurea in Ingegneria Meccanica. Nel capoluogo toscano trova lavoro in un laboratorio di ricerca nel settore spaziale. Nel ’91 partecipa a un concorso dell’Agenzia Spaziale Italiana ma qui c’è il primo, umano stop: Nespoli arriva ottavo e non viene selezionato.
Come provano il suo bel libro Se il Sole muore dedicato ai cosmonauti e l’intervista al “padre dei razzi”, von Braun.
Un amore a Mosca
Dal silenzio di Oriana ai giorni nostri, le tappe della carriera di Paolo si susseguono a ritmo incalzante:
Peccato che l’Alieno (così la Fallaci chiamava il cancro) abbia spento Oriana prima di questo volo di Paolo tra le stelle. Avrebbe scritto un altro dei suoi libri di successo, la storia del sergente sognatore che invita i giovani a puntare sempre più in alto:
A PROPOSITO
L’addio dallo spazio alla madre
Dopo aver perduto il padre nel 2007, Paolo Nespoli ha subìto il grave lutto della perdita della madre Maria Motta di 78 anni il 2 maggio 2011, durante il periodo di permanenza sulla Stazione Spaziale Internazionale.
Durante i funerali, avvenuti nel primo pomeriggio del 4 maggio, nel momento di un transito della Stazione Spaziale Internazionale sull’Italia (a 400 chilometri dalla Terra, a una velocità di 28.500 km/h), è stato osservato per l’occasione un minuto di silenzio e di sospensione di tutte le attività di bordo.
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