Nome | Teresa |
Cognome | De Luca |
Data di nascita | 1899 |
Luogo di nascita | Sasso di Castalda |
Data di morte | 1986 |
Nazionalità | Italo-americana |
Caro sindaco Nardo,
nel borgo da Lei amministrato, Sasso di Castalda, ci sono già meritatamente due agganci alla Luna: la piazza intitolata a Rocco Petrone, già direttore della NASA a capo dell’Operazione Apollo che portò l’uomo sulla Luna il 20 luglio del 1969, e lo spettacolare ponte alla Luna, inaugurato nel 2017 che porta, in tempi non pandemici, un flusso di viaggiatori curiosi nelle vostre strade. Le chiediamo un impegno supplementare per dedicare una strada a una donna: Teresa De Luca, vedova di Antonio Petrone e madre di Rocco, protagonista lucana di una vicenda umana che meriterebbe ben oltre che l’attenzione della commissione toponomastica del suo Comune (e, augurabilmente, degli altri comuni della Basilicata). Fossimo a Hollywood, la sua storia avrebbe già convinto produttori e registi a dedicargli un film. Il perché è presto detto. Partiamo dall’inizio.
Siamo nei primi anni del Novecento, Teresa e Antonio sono una giovane coppia lucana. La loro è una unione fatta di amore e semplicità. Antonio, 24 anni, veste la divisa di carabiniere, Teresa, 21, è una contadina. Si sposano il 17 aprile 1920, alle ore 17.40 annota con precisione e grafia elegante l’impiegato dell’anagrafe comunale. Il periodo, però, è difficile e i due giovani sposi decidono di seguire la via dell’emigrazione, con il carico di sogni per una vita migliore per loro ma soprattutto per i loro due figli.
Giungono ad Amsterdam, Stato di New York. Qui Antonio trova lavoro presso una compagnia ferroviaria, come casellante. Teresa diventa mamma del suo terzo figlio. Il 31 marzo 1926 nasce Rocco Anthony. La scelta del nome del bambino fa ben comprendere il carattere della giovane coppia ma anche come sia forte il legame con il paese di origine. Il bambino si chiama Rocco come il Santo patrono di Sasso di Castalda, il doveroso omaggio alle radici lucane e Anthony, come papà Antonio, quasi un ringraziamento alla terra che li ha accolti. Teresa inoltre viene assunta in una fabbrica tessile.
L’avventura americana dei Petrone, ricostruita con impeccabile precisione da Renato Cantore in Dalla Terra alla Luna. Rocco Petrone, l’italiano dell’Apollo 11 (Rubbettino Editore, 2019), sembrava cominciare nel migliore dei modi. Il lavoro non mancava e la famiglia cresceva: in cinque anni erano arrivati tre figli.
Rocco ha appena sei mesi quando un drammatico incidente sconvolge la vita della famiglia: Antonio sta attraversando i binari al passaggio chiamato Di Caprio’s Crossing ma quella mattina non s’accorge di un treno in arrivo. Per Antonio non c’è scampo. Il sogno della famiglia Petrone si trasforma in incubo.
Quale destino può aspettarsi una giovane vedova venuta da tanto lontano, con tre bimbi, il più grande dei quali non aveva ancora l’età per andare a scuola?
Chiunque sarebbe tornato al paese di origine, ma Teresa no. Determinata a dare una vita migliore a quei bambini, stringe i denti e cresce da sola tra mille difficoltà i suoi piccoli, soprattutto Rocco, il più dotato.
La biografia di Teresa non è ricca di episodi particolari. La straordinarietà della sua storia si può riassumere in due parole: sacrifici e amore.
Teresa fa mille lavori, più di uno al giorno, per permettere soprattutto al suo ragazzo di crescere al meglio e soprattutto dargli la possibilità di essere un uomo buono, onesto e migliore, così come voleva il suo Antonio.
Rocco cresce bene nonostante i tanti pregiudizi nei confronti degli immigrati italiani. Ricordato come il migliore allievo all’high school, Rocco trascorre la mattina come studente modello, il pomeriggio a vendere il ghiaccio per strada per aiutare mamma Teresa, e di tanto in tanto gioca con gli aquiloni che si perdevano nel cielo: e lei, Teresa, a rassicurarlo esortandolo a studiare e lavorare sodo perché un giorno, forse, l’avrebbe ritrovato, quell’aquilone, magari perché incaricato come pilota dell’aeronautica di trasportare gli ultimi cittadini del pianeta Terra verso un pianeta nuovo, ricco di acqua, risorse ed energia (singolare coincidenza: è questa la trama dell’Aquilone, romanzo sceneggiato di Michelangelo Antonioni e Tonino Guerra, Editoriale Delfi di Salvatore Giannella, Cassina de’ Pecchi, 1996). Rocco frequenta per meriti scolastici l’Accademia di West Point fino a laurearsi in ingegneria meccanica al Mit, Massachusetts Institute of Technology, a Cambridge (USA), una delle più importanti università del mondo.
Dopo una breve carriera nell’esercito, nel 1960, Petrone viene assunto alla NASA, diventa il braccio destro di Wernher von Braun (1912-1977), l’ingegnere tedesco capostipite del programma spaziale americano, e nel 1966 viene promosso “direttore delle operazioni di lancio” del centro spaziale Kennedy a Cape Canaveral, sull’isola Merritt in Florida. Il suo contributo è fondamentale nella missione APOLLO 11 che porta il primo uomo sulla Luna.
Con queste parole Isom “Ike” Rigell, ingegnere capo del Kennedy Space Center, ricorderà Rocco Petrone. Timido e solitario, inflessibile e dinamico, dagli occhi profondi e distaccati, con un fisico imponente da ex giocatore di football, un metro e 90 di altezza per un quintale di peso, Rocco era temuto e ammirato, al punto di guadagnarsi il soprannome di “tigre di Cape Canaveral”.
Teresa adesso è felice, guarda il proprio figlio e ciò che ha fatto e comprende che tutti quei sacrifici sono serviti. I valori in cui ha sempre creduto, insieme a suo marito, sono gli stessi che segnano la vita dei suoi tre figli.
Prima dell’allunaggio, il nostro satellite, ha ispirato per secoli la fantasia di scrittori e poeti come Dante, Ariosto, Leopardi, D’Annunzio, Pirandello e molti altri. Anche un Papa, Giovanni XXIII nel 1962 ne farà oggetto di un famosissimo discorso, passato alla storia appunto come il “discorso alla luna”.
Sbarcando sulla Luna l’uomo ha realizzato un sogno antico e Rocco Petrone, figlio dell’ex contadina lucana, ne è stato uno degli artefici.
Perché Teresa
La Storia però, quella con la S maiuscola, spesso è fatta di scelte che nessuno conosce e alle quali probabilmente nessuno dà peso perché prese da uomini o donne che non sono direttamente protagonisti. Teresa De Luca con la sua scelta in qualche modo scriverà la Storia.
Teresa sceglie la strada più difficile. Lei, vedova, scelse di restare in un paese che non conosce, di cui non conosce la lingua, da sola con tre figli, e lo fa proprio per amore verso di loro, per dar loro una opportunità. Teresa fa quello che fanno le donne, prendono decisioni di pancia. Nulla è calcolato, nulla è lasciato al caso. È solo amore. È per amore dei propri figli che Teresa decide di mettersi in gioco, di annullarsi quasi, di lavorare fino allo sfinimento per dare loro una possibilità di felicità. E può orgogliosamente assistere alla straordinaria avventura di quello sbarco sulla Luna coordinato da terra dal figlio Rocco. Brava, mamma Teresa. La storia tua e di Rocco, suggellata da un abbraccio sulla tribuna di Cape Canaveral (vedere testimonianza a seguire di Renato Cantore), è una storia umana e professionale dovrebbero conoscerla in tutte le scuole: perché è la prova che, nel giro di una generazione, si può passare, guidati dalla curiosità e dalla formazione, dalla campagna più arsa e più povera d’Italia alla direzione della più grande impresa organizzativa dell’umanità. Dai Sassi di Matera ai sassi della Luna. E fino ai sentieri dell’Infinito.
A PROPOSITO/ IL BELLO DELLA MEMORIA
Quell’abbraccio di Teresa e Rocco
sulla tribuna di Cape Canaveral,
sotto gli occhi del presidente Usa
testimonianza di Renato Cantore
Centro spaziale Kennedy di Cape Canaveral, mezzogiorno del 16 luglio 1969. Il lancio dell’Apollo 11 è avvenuto con assoluto tempismo alle 9,32. Il grande viaggio verso la Luna è cominciato, e da qualche minuto il comandante della missione Neil Armstrong ha ricevuto dalla sala controllo il via libera per accendere i motori del terzo stadio che spingeranno la navicella spaziale verso l’orbita lunare.
Rocco Petrone più finalmente lasciare la sua postazione al centro della firing room dalla quale ha diretto tutte le operazioni di lancio con il suo team di quasi cinquecento ingegneri. Ora si può concedere qualche momento di relax mentre si lascia accarezzare dai raggi del sole della Florida e si dirige verso la tribuna dei giornalisti dove è atteso da una conferenza stampa per raccontare i dettagli del lancio e le prossime fasi della missione.
Prima però deve passare dalla tribuna delle autorità. Non per salutare il vice presidente Spiro Agnew, l’ex presidente Lyndon Johnson (il presidente Richard Nixon seguì la spedizione lunare dallo Studio Ovale della Casa Bianca), la vedova di John Kennedy Jacqueline, o qualcun altro tra le decine di ministri, ambasciatori, star dello spettacolo. Rocco deve rendere omaggio a una persona davvero speciale, che ha avuto un ruolo non secondario in questa avventura: è mamma Teresa, la sua mamma coraggio, che non si è fatta prendere dallo scoramento quando è rimasta vedova con questo figlio di appena sei mesi, e ha deciso che lui e i suoi fratelli, figli di poveri emigranti, dovevano vivere fino in fondo il loro sogno americano.
Rocco aveva insistito molto perché mamma Teresa e la sorella Rosaria, un’altra persona che aveva contato molto nella sua infanzia, arrivassero fino a Cape Canaveral da Amsterdam (New York), anche se sapeva che avrebbe potuto dedicare loro solo qualche minuto.
Era davvero importante che ci fossero anche loro, proprio lì, in quella giornata memorabile. E anche nelle successive tappe della missione Apollo, nella tribuna del centro spaziale ci sarebbe stato sempre un posto in prima fila per mamma Teresa.
Un legame speciale, quello tra Rocco e la mamma, che non si era mai spezzato, anche quando questo figlio destinato a passare alla storia era preso da un lavoro che occupava totalmente le sue giornate. Almeno una volta l’anno Rocco riusciva sempre a trovare il tempo per passare qualche giorno ad Amsterdam, nello stato di New York, dove era nato e dove Teresa ha vissuto fin dal suo arrivo in America da giovane sposa.
Quando lo raggiunse in Florida la notizia della morte di mamma Teresa, era il novembre del 1986, Rocco andò di corsa all’aeroporto più vicino, dove scoprì che i voli per New York erano stati cancellati per una forte ondata di maltempo. Non riuscì a darle l’ultimo saluto e a partecipare al suo funerale. E questo fu per lui il più grande cruccio.
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(via email)
Gentilissimo signor Giannella,
anzitutto La ringrazio per l’inedita foto di Rocco Petrone con mamma Teresa. Le assicuro che porterò il tema all’attenzione della Giunta e certamente, inseguito all’attenzione del Consiglio comunale.
Immagino che gli assessori e l’intero Consiglio comunale saranno entusiasti di questa sua idea di celebrare e ricordare cotanta donna. La saluto cordialmente.
Lettere come questa del primo cittadino del Comune lucano rendono più lieve il lavoro, volontario e gratuito, mio e dei collaboratori di Giannella Channel.
Caro Giannella, uomo straordinario; una ne fai e cento ne pensi. Tutto bello e interessante quello che fai
Ti saluto caramente con un abbraccio on line.
Italo Zandonella Callegher
(via email)
Aderisco volentieri all’appello del giornalista Salvatore Giannella di dedicare una strada di tutti i Comuni lucani a Teresa Petrone, madre di Rocco, che da Sasso di Castalda raggiunse l’Agenzia spaziale americana per mettersi alla guida della missione Apollo che ha portato nel ’69 il primo uomo sulla Luna. Una storia da cui abbiamo tanto da imparare, come persone e come uomini.
Vito Bardi, Presidente Della Regione Basilicata, Potenza