Caro Salvatore,

Felicia Impastatoleggo nel sottotitolo del tuo blog “da dove andremo a ricominciare” e una delle prime risposte che mi viene alla mente è: dal coraggio delle donne, donne come Felicia, la madre del giovane Peppino Impastato (ucciso il 9 maggio 1978 a Cinisi per mano della cosca mafiosa di Gaetano Badalamenti) che, con la sua intelligenza impavida, non si rassegnò e decise di gridare al mondo i nomi dei colpevoli. Su di lei è stato girato un film per la televisione (regista Gianfranco Alfano, Felicia è interpretata da Lunetta Savino) che andrà in onda su Rai Uno venerdì 22 maggio, alle 21.25. Credo di fare cosa utile alla comunità del tuo blog invitandolo alla visione di questa fiction che rinnova il ricordo di una grande donna (foto a destra) e che speriamo abbia una audience adeguata al coraggio civile dimostrato dalla Rai nel produrlo e nel darlo in prima serata.

Un abbraccio da remoto,

Roberto De Martin, Bressanone (Bolzano)

Caro Roberto,

avevo segnato in agenda questo appuntamento con la prima serata Rai, ma le tue righe (che mi evocano la comunità del Club alpino italiano, da te diretta per anni, e del Premio letterario Mazzotti che ora guidi) mi incoraggiano a rendere pubblico questo invito alla visione che arriva in prima serata venerdì 22, il giorno prima del 28° anniversario della strage di Capaci (23 maggio 1992, ricordo un tuo editoriale sulla rivista nazionale del Cai al quale dette adeguata eco il presidente del Cai di Palermo).

E lo faccio integrando l’invito con la riproposizione dell’intervista che nel 2015 feci all’attrice Giuliana De Sio per la serie “Il mio eroe” curata per Sette: feci 252 dialoghi, in cinque anni, per quello storico magazine del Corriere della Sera allora diretto da Pier Luigi Vercesi, una prima selezione di 67 di essi è stata raccolta e potenziata nel libro “In viaggio con i maestri”, Edizioni Minerva, 2018. In quel numero dell’11 settembre 2015 l’attrice napoletana mi indicò, come suo spirito guida, proprio Peppino Impastato e sua madre Felicia Bartolotta. Ecco quell’intervista.

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L’attrice Giuliana De Sio (Salerno, 2 aprile 1956), sorella minore della cantante Teresa De Sio, ha vinto due David di Donatello
per la migliore attrice protagonista, per Io, Chiara e lo Scuro (1983) e per Cattiva (1992).

(CREDIT Giacomo Giannella / Streamcolors)

Cara De Sio, un’estate piena di riconoscimenti, da Gallipoli a Positano, e di progetti di vita e di lavoro. La so innamoratissima sotto il sole di Fregene e alle prese con le prove del recital di musica e di poesie napoletane che porterà in autunno in alcune piazze italiane.

«Sì, in questa estate tutto procede bene. Anche se con qualche spiacevole e imprevisto incontro».

La vedo intristirsi. Che cosa le è successo di sgradevole?

«Ieri sera sono andata a fare una passeggiata per rilassarmi su una strada dietro casa mia. A un certo punto mi sono trovata faccia a faccia con cinque giovani ubriachi che mi hanno circondata e aggredita con gesti e parole non ripetibili. Malgrado ciò sono riuscita con un atteggiamento sapiente a scansare la violenza che si sarebbe abbattuta su di me solo se avessi mosso un dito. Stamattina mi sono ricordata della lezione del mio eroe personale, Peppino Impastato, che diceva:

Se si insegnasse la bellezza alla gente, le si fornirebbe un’arma contro l’ignoranza e la rassegnazione, la paura e la povertà.

E ho cercato su YouTube quella meraviglia che è il ballo di Fred Astaire con Ginger Rogers (link). Peccato, ho pensato, che quei cinque non l’abbiano mai visto, non ne conoscano l’esistenza come non conoscono l’esistenza di un altro giovane che ha pagato con la vita il suo coraggioso desiderio di vedere un’Italia migliore, libera finalmente da tutte le mafie, dalle paure, dai bisogni».

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Qui e in apertura: Peppino Impastato (Cinisi, 5 gennaio 1948 – 9 maggio 1978). Alla vita di Peppino è dedicato il film I cento passi di Marco Tullio Giordana, con Luigi Lo Cascio nel ruolo di Impastato. I “cento passi” del titolo sono quelli che separavano casa sua da quella del boss Tano Badalamenti: non sono solo una metafora usata dal regista, ma è effettivamente la distanza tra quella che era
la casa di Peppino e la casa del boss (bene confiscato alla mafia e affidata a Giovanni Impastato).

(CREDIT Giacomo Giannella / Streamcolors)

Parla di Impastato come se l’avesse conosciuto.

«Effettivamente da giovane ho lasciato Roma per la Sicilia e ho vissuto in una comunità hippy a Terrasini, quella comune che mostra il regista Marco Tullio Giordana nel suo film I cento passi. Sia pur per pochi mesi, ho abitato vicino alla casa di Peppino, a Cinisi, e alla radio dalla quale seguivo il suo programma “Onda pazza”, con cui sbeffeggiava mafiosi e politici locali. Qualche volta l’ho anche incrociato. Ero affascinato dalla tenacia del suo giornalismo d’inchiesta, dalle sue parole e dalla sua figura di eroe romantico. Aveva rotto con il padre, che lo aveva cacciato di casa, e con altri parenti fiancheggiatori di mafiosi. Il suo cadavere fu trovato il 9 maggio del 1978 straziato dal tritolo, sui binari della ferrovia, in modo tale da far pensare a un attentato così da distruggerne anche l’immagine. Sua madre Felicia, che non si era arresa con l’altro figlio Giovanni alla prima ricostruzione dei fatti, raccomandava:

Tenete alta la testa e la schiena dritta. E abbiate voglia di cambiare!

Che lezione di civiltà!»

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Salvatore Giannella, giornalista che ha ideato e cura con passione questo blog che vuole essere una bussola verso nuovi orizzonti per il futuro, ha diretto il mensile scientifico del Gruppo L’Espresso Genius, il settimanale L’Europeo, il primo mensile di natura e civiltà Airone (1986-1994), BBC History Italia e ha curato le pagine di cultura e scienza del settimanale Oggi (2000-2007). Ha scritto libri (“Un’Italia da salvare”, “L’Arca dell’arte”, “I Nicola”, “Voglia di cambiare”, “Operazione Salvataggio: gli eroi sconosciuti che hanno salvato l’arte dalle guerre”, “Guida ai paesi dipinti di Lombardia”, “In viaggio con i maestri. Come 68 personaggi hanno guidato i grandi del nostro tempo” e, a quattro mani con Maria Rita Parsi, “Manifesto contro il potere distruttivo”, Chiarelettere, 2019), curato volumi di Tonino Guerra ed Enzo Biagi e sceneggiato docu-film per il programma Rai “La storia siamo noi” (clicca qui per approfondire).

Dalla collana Storie di Donne non comuni,

  1. Lo sguardo negato di Věra Caslavska, ginnasta di Praga in dissenso contro l’Urss
  2. Onore ad Anna Kuliscioff, signora del socialismo che migliorò l’Italia
  3. Franca Viola, la donna che tutte le donne italiane dovrebbero ringraziare
  4. Grazie a Tina Anselmi, madre del Servizio Sanitario che il mondo ci invidia
  5. Riscopriamo Laura Conti, partigiana e pioniera dell’ambientalismo scientifico
  6. Quella ribelle Alfonsina Strada, prima e unica Lei a correre il Giro d’Italia
  7. Invito alla visione: Felicia Impastato, una serata in Tv con la madre coraggio dell’eroico Peppino
  8. Renata Fonte, vita e morte di una eroina ambientalista che difendeva il Salento
  9. Ridiamo l’onore a Eleonora Fonseca Pimentel, eroina di Napoli contro i Borbone
  10. Angela Casella, madre coraggio che vive nei cuori di tutti gli italiani
  11. Riannodiamo il filo nel nome di Maria Lai, artista sarda, bambina antichissima
  12. Per la medicina del territorio ispiriamoci alla romagnola Isotta Gervasi, prima donna medico condotto, angelo in bici
  13. Cari sindaci lucani, intitolate una via a Teresa De Luca Petrone che ha portato il figlio Rocco dai sassi di Matera ai sassi della Luna

Dalla collana Il mio eroe: