A Doha, nel Qatar, con il Thirteenth United Nations Congress on Crime Prevention and Criminal Justice, l’ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine ha recentemente chiamato a raccolta più di settemila persone da tutto il mondo: dalle sue agenzie, da delegazioni dei paesi membri o da altre agenzie e organizzazioni, governative e non governative.
Tonio Dell’Olio, don Tonio Dell’Olio c’era. Pugliese di Bisceglie, lui che è responsabile dell’area internazionale di Libera – associazioni nomi e numeri contro le mafie oltre che membro dell’ufficio di presidenza di questa associazione di promozione sociale che coordina a sua volta il lavoro di circa 1500 gruppi, c’era.
Anche perché Libera dal 2005 ha ottenuto lo Special Consultative Status presso l’ONU per l’azione di contrasto, appunto, alla criminalità organizzata.
Autore di numerosi testi pubblicati su riviste di settore e non, direttore di collane, editorialista, già direttore, redattore per la rivista Mosaico di Pace, promossa dal movimento cattolico internazionale per la pace Pax Christi fondato da don Tonino Bello, don Tonio Dell’Olio quando non è in giro per il mondo- raramente- vive ad Assisi, dove fa parte della Pro Civitate Christiana, comunità cuore del cattolicesimo progressista.
“Con altri amici”, spiega, “abbiamo scelto la definizione di preti di strada: noi questo siamo. Guardiamo in faccia la gente del mondo, il carico di problemi e di speranze che ha. Perché in genere la figura del sacerdote è invece associata a una comunità parrocchiale, un modello abbastanza stereotipato in cui non mi riconosco”.
“FLARE” – Freedom Legality And Rights in Europe – è la rete europea di organizzazioni contro le mafie di cui lei ha promosso la nascita. Qual è il senso?
“In giro per l’Europa, in giro per l’America Latina, negli ultimi dieci anni, con il settore internazionale di Libera stiamo cercando di intercettare esperienze associative, di movimenti, fondazioni, ricerche anche in ambito universitario che danno un contributo nella lotta alla mafia. Significa lotta a una cultura, a un modo di pensare, a una presenza pesante soprattutto in alcuni territori. Penso al Messico, alla Colombia, al Guatemala, all’Honduras. E allora sia la rete FLARE che la rete ALAS (America Latina Alternativa Social) rispondono in qualche modo a questa esigenza. Se siamo stati utili lo dicono i risultati. Vite umane che in qualche modo riusciamo a proteggere e quindi a salvare con delle azioni che proviamo a mettere in moto tempestivamente”.
Considerati gli ambiti in cui si muove, come se la cava rispetto al sentimento della paura? Non le viene in mente?
“Intanto me lo fanno venire in mente gli altri. Perché quando sono in territori come alcune zone della Colombia, ad esempio, ma è capitato anche in Honduras, gli amici di quelle zone mi indicano delle precauzioni da prendere, mi dicono quali sono i rischi che è chiaro che ci sono. Ma noi abbiamo imparato una lezione importante in Sicilia, soprattutto dal pool antimafia: a un certo punto quei magistrati hanno iniziato a lavorare insieme condividendo le informazioni. Per cui fermare una persona non avrebbe comportato il fermarsi di un’attività. Alla stessa maniera, per quel che riguarda Libera, non c’è una persona ma come dice spesso Luigi Ciotti, c’è il noi che vince, il noi che va avanti”.
E la mafia pugliese dal suo osservatorio privilegiato che ruolo ha oggi sulla scena internazionale?
“Quando si dice che la Sacra Corona Unita ormai non esiste più ci si sbaglia nel senso che anche la SCU spesso ha delocalizzato. Lo dicono alcuni arresti di pugliesi aderenti a organizzazioni criminali, avvenuti in giro per il mondo e parlo soprattutto del Brasile oltre che dell’altra sponda del Mediterraneo, penso al Montenegro, al Kossovo. Ma soprattutto all’America Latina. Quindi, evidentemente ci sono dei grossi interessi e forse l’esperienza della SCU in questo momento viene messa al servizio di altre organizzazioni criminali”.
Dalla collana “Il mio eroe”:
- Giovanni Palatucci (1909-1945), scelto da Ennio Di Francesco, già commissario di Polizia e fautore del Movimento democratico della riforma della polizia
- Giuseppe Caronia (1884-1977), grande pediatra che salvò molti ebrei e antifascisti a rischio della sua vita, è l’eroe scelto da Italo Farnetani, il medico dei piccoli
- Roberto Baggio sceglie il maestro buddhista Daisaku Ikeda, che ha dedicato la vita a sradicare le cause della violenza
- E Gianni Boncompagni scelse Arturo Benedetti Michelangeli, il più grande pianista del mondo tifoso di Enzo Ferrari e Topolino
- Nerio Alessandri: quel giorno nella vita di mr. Technogym, il romagnolo che fa muovere il mondo: “Il mio eroe? Un altro innovatore che, come me, partì da un garage: Steve Jobs“
- Dario Fo elogia il Ruzzante: “Fu un vero rivoluzionario, l’unico che, in forma satirica, ha parlato del suo tempo”
- Urbano Cairo: “Se scalo le montagne lo devo a un filosofo-faro: Napoleone”
- Antonio Cederna, giornalista e battagliero difensore della città, del paesaggio, della bellezza italiana
- Brunello Cucinelli dona bonus culturale ai suoi 1.450 dipendenti e sceglie Marco Aurelio
- E don Ciotti mi indicò il suo eroe: Tonino Bello, vescovo degli ultimi
- Michael Collins: era italiano il gregario spaziale rimasto a orbitare intorno alla Luna. Ecco chi me lo raccontò
- Zorro, cent’anni fa nasceva la leggenda del giustiziere mascherato (l’eroe di Etro)
- Un eroe e un amore che, mi confidò, abitavano nella mente di Luciano De Crescenzo
- Rossana e Carlo Pedretti: le loro vite nel segno di quel genio di Leonardo
- E Roberto Bolle mi confidò: “Il mio eroe? Adam, bambino soldato d’Africa”
- Fabrizio Barca: “il mio uomo faro? Amartya Sen. Quell’economista e Nobel indiano ha dato una risposta alle paure e alla arida globalizzazione”
- Raffaella Carrà: “Felicità è aver avuto una nonna come Andreina mia maestra in una Romagna che era piena di note e di libertà”
- Lo spirito guida di Massimo Giletti? Toro Seduto, un leader lontano da potere e profitto
- E Mauro Corona mi confessò: “Devo a Mario Rigoni Stern la mia rinascita”
- Quando Maria Rita Parsi mi illuminò il suo spirito guida: Giovanni Bollea, esploratore delle menti bambine
- Giuseppe Masera: “per chi come me ha dedicato una vita nella battaglia alla leucemia infantile, la figura di Giovanni Verga assume i contorni di un gigante”
- Nel glossario di Andrea Camilleri inserite la voce: Mandrake, l’idolo che mi confessò
- Quando il grande giornalista Enzo Bettiza mi indicò il suo eroe vivente: Mario Draghi, italiano europeo che punta su competenza e controllo