Il grande Joseph Tusiani, il poeta che continua a dare lustro all’Italia ed all’America, raggiunge i 93 anni.
Vive nel cuore di Manhattan con il cuore che batte per la sua Italia e per la terra di origine: l’amatissima San Marco in Lamis, nel Gargano da lui cantato in versi sublimi ed eterni. L’ictus, che qualche anno fa lo colpì, è valso a intensificare in maniera esponenziale la sua attività di poeta nelle quattro predilette lingue: italiano, inglese, latino e dialetto garganico.
Scrive, scrive, scrive… I versi fioriscono come ninfee nel lago luminoso della sua mente e lui generosamente li offre in lettura a noi amici, che amiamo leggerli, ammirandone la valenza classica e lo stile legati ai canoni della musicalità derivanti da studi lunghi e profondi.
Libri di recente pubblicazione di lui e su di lui (Dante in licenza, a cura di Delio De Martino, Levante editori, Bari 2015 e In una casa un’altra casa trovo, autobiografia di un poeta di due terre, a cura di Raffaele Cera e Cosma Siani, Bompiani, Milano 2016) testimoniano la vivacità di una immensa intelligenza, tuttora fresca e produttiva.
Tanto gli si deve. Molto gli dobbiamo tutti. Gli auguriamo pertanto anni sereni di sempre nuovo, creativo lavoro.
A Joseph Tusiani per il suo
novantatreesimo compleanno
(14 gennaio 2017)
Non è forse un prodigio
la tua longevità intellettuale,
che poeta ti rende speciale?
Unico, certamente,
per prolificità
e pluralità di temi,
carezze dell’amata Musa.
Nella metropoli che non dorme mai
mai non dormi neanche tu,
solitario messaggero di Poesia
nella plenitudine della parola.
A PROPOSITO
Quando mi alimentavo
dei suoi versi e biscotti.
Firmato: Furio Colombo *
Un frammento di memoria del noto giornalista che, nel suo periodo newyorkese, incontrava Tusiani e gustava le delizie culinarie preparate dalla madre
Joseph Tusiani è il “poeta ufficiale” dello Stato di New York (New York State Poet Laureate Emeritus)… È poco conosciuto il fatto che negli Stati Uniti esista e venga pubblicamente annunciata, la figura del “poeta laureato” di ogni anno (che diventa emeritus se si decide che mantenga il suo titolo per sempre). Tusiani, con la nomina ricevuta dal governatore di New York, viene riconosciuto come un grande americano che rappresenta culturalmente il Paese. È di Tusiani, poeta americano, la scelta di tenere ben teso e rilevante il filo che lo lega all’Italia, quello che lo lega alla classicità e il rapporto di affetto filiale per San Marco in Lamis, sul Gargano, il suo piccolo e splendido luogo d’origine personale e familiare.
Del resto quando, negli Anni Settanta e Ottanta, io lo incontravo nella sua casa (che allora era nel Bronx, vicino alla sua Università) era la madre a portarci dei suoi biscotti indimenticabili dopo la lettura di qualcuna delle ultime poesie, con una sua voce che lo aveva reso celebre e cercato nelle affollate letture in pubblico.
Tusiani appartiene all’America perché la lingua inglese è stata per lui uno strumento prezioso e unico per entrare nella poesia con una grandiosa facilità che sarebbe stata pascoliana (il Pascoli della maturità, sempre più lontano dal fanciullino) se non avesse, anche, risposto al tratto collettivo e pubblico della poesia americana, che è non è mai un viaggio nell’intimo alla ricerca di se stessi, ma un muoversi insieme per scoprire e descrivere il mondo.
ALBUM
Il Gargano di Tusiani
per il verso giusto
“Dove nascere è bello io sono nato!”… partendo dalle rime dell’Ode al Gargano, M’ascolti tu, mia terra? Il fotoreporter Vittorio Giannella si mette in cammino, da San Marco in Lamis, sulle orme del poeta. A questo link la poesia integrale.
LA GEOGRAFIA DEL CUORE
Il Gargano di Renzo Arbore
Questi i luoghi che il famoso showman sceglie
per rigenerarsi tra natura e storia
delle terre di Tusiani
Scendo gli 89 gradini della grotta di San Michele Arcangelo, antico luogo di culto a Monte Sant’Angelo, riconosciuta dal National Geographic nel 2014 come una delle grotte più belle del mondo.
Percorro i sentieri della Foresta Umbra, polmone verde del Parco nazionale del Gargano, e ne ascolto la musica.
Guardo l’infinito del mare, ai Faraglioni della Baia delle Zagare, che non sta dentro i miei occhi e allarga e profuma i miei orizzonti.
Capisco, guardando le saline e la zona umida di Margherita di Savoia, come l’ingegno dell’uomo ha saputo piegare l’acqua del mare, nel definitivo segno architettonico del Vanvitelli.
Entro nel grembo materno del Tavoliere, rappresentato dagli Ipogei di Trinitapoli, per trovare il senso dell’umano cerchio della vita e del mio viaggio. Ma è nei piatti locali di terra e di mare che riconosco sapori, storia e sapienza di questo angolo di terra. I miei preferiti: Gegé Mangano, chef della cucina creativa de Li Jalantuumene (alla lettera: “I Galantuomini”) a Monte Sant’Angelo. O la Trattoria dalla Nonna tra ulivi secolari a Mattinata. O Al Trabucco da Mimì, a Peschici.