Manhattan, undicesimo piano di un elegante palazzo a due passi da Central Park, il “polmone verde” di New York: mercoledì 14 gennaio 2015 è festa grande in casa Tusiani. Il patriarca della casa, Joseph, scrittore poeta e traduttore di fama, compie 91 anni e alla gioia della famiglia si aggiunge l’emozione per l’ennesimo dono arrivato dal lontano paese natale: San Marco in Lamis, tra le colline del Parco nazionale del Gargano, in provincia di Foggia. La foto di rito rivela, sul mobile vicino alla torta, l’astuccio con della terra:

È terra del Gargano che mi fa compagnia da quando sono sbarcato in America. Mi attenua la nostalgia per il borgo dove nacqui e mi battezzarono Giuseppe.

È una vita lunga e straordinaria, quella di Joseph (ritratto in alto da Guy Michel Bassac). E lui, all’amica poetessa rimasta in Puglia e per una volta trasformatasi in cronista, la racconta con la sua voce.

Conosce il padre a 23 anni

Il 14 gennaio 1924 (il re d’Italia è Vittorio Emanuele III, capo del governo e ministro degli Interni ed Esteri è Benito Mussolini, Giovanni Gentile ministro della Pubblica Istruzione) una “pia sartina”, Maria Pisone, partorisce Giuseppe mentre il marito Michele, calzolaio, è lontano, in America, emigrato in cerca di lavoro. Cresce quel bimbo con l’affetto immenso della madre, che fa mille sacrifici, cucendo fino a notte, per tirarlo su. La sua intelligenza si manifesta ben presto splendida, luminosa come i riccioli biondi della sua chioma. Dall’asilo alle elementari (qui suo maestro è Luigi Martino, amante di poesia e autore di raccolte di versi), alle medie e al liceo classico è un crescendo di acume; preparatissimo giunge a Napoli per frequentare la facoltà di Lettere presso l’Università Federico II, da cui esce brillantemente laureato summa cum laude a 23 anni nel 1947 con una tesi sul poeta William Wordsworth. Un anno, questo, molto importante, in cui con la mamma raggiunge il padre a New York, nel Bronx.

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Joseph Tusiani a 23 anni, con la madre, a bordo della nave Saturnia. La foto è scattata durante la traversata per New York, dove sbarcherà il 6 settembre 1947.

Con quel padre, conosciuto soltanto da una fotografia e incontrato all’età di 23 anni al molo 86 del porto di New York, il rapporto è strano e difficile (ne parlerà molto ampiamente nel trittico autobiografico La parola difficile, La parola nuova, La parola antica, uscito con il bravo editore Schena di Fasano tra il 1988 e il 1992: e lo rievoca, con parole sue nel video in basso).

L’impatto con il padre e con il mondo americano è sicuramente traumatico; è stato un doloroso sradicamento e ci vorrà del tempo perché, con un lentissimo processo, giunga alla “americanità”.

Intanto deve trovare lavoro e in effetti lo trova e insegna Letteratura italiana al College of Mount Saint Vincent, nel Bronx. Scrive e vedono la luce alcune sue pubblicazioni e intanto frequenta lo scultore Onorio Ruotolo e il suo studio, dove conosce il poeta e sindacalista Arturo Giovannitti e la scrittrice e biografa Frances Winwar (Francesca Vinciguerra), figlia di emigrati italiani. Una conoscenza, quella  della Winwar, che sarà determinante per la sua vita. Avrà con lei un incontro romantico; Giuseppe la raggiunge in un albergo con fiori e versi galanti… Inizierà così una stagione di grande intesa e di entusiastica collaborazione. E’ Frances a dirgli che, senza indugiare, deve cambiare il suo nome di battesimo Giuseppe in Joseph e che, subito, deve imparare perfettamente l’inglese. A lui non rimane che seguire i consigli di quella donna dalla vivace intelligenza, che lo introduce negli ambienti culturali più qualificati di New York. Divenuto ottimo conoscitore della lingua inglese, si appassiona, febbrilmente, al lavoro di traduzione, che gli varrà una miriade di riconoscimenti e premi.

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Frances Winwar, pseudonimo di Francesca Vinciguerra (1900-1985).

M’ascolti tu, mia terra?

Venuto in Italia nel 1954 con la Winwar (impegnata a scrivere la biografia di D’Annunzio), trascorre giorni nel suo solare, azzurro Gargano, a San Marco in Lamis, dove compone il poemetto The Return (da lui volto nell’italiano M’ascolti tu, mia terra?). La Winwar, a sua insaputa, lo manda in Inghilterra per un concorso e Joseph lo saprà quando gli verrà comunicato di essere risultato vincitore del prestigiosissimo Greenwood Prize della Poetry Society of England per la poesia. È il primo poeta d’America che vince quel premio. Fervono intanto le sue importanti collaborazioni, gli incarichi lusinghieri, le pubblicazioni e ancora premi. Traduce un numero impressionante di autori della letteratura italiana da San Francesco a Marinetti e, caso unico, il Morgante del Pulci, mai tradotto prima completamente in inglese (1982). Nello stesso anno, 1982, oltre a tradurre e a scrivere in inglese, pubblica opere in latino. Nel 1983 lascia l’insegnamento. Il Lehman College gli conferisce il titolo di Professor emeritus e istituisce il Joseph Tusiani Scolarship Fund per borse di studio a italoamericani che si distinguano. Intanto lavora, ancora più intensamente, a tradurre, a comporre e a narrare in italiano, in latino, in inglese e persino nel suo dialetto, il dialetto garganico.

Nel 1984 gli viene conferita la Congressional Medal of Merit del Parlamento americano.

Fratello petroliere

Dopo l’arrivo dall’Italia in America la madre di Joseph, mamma Maria, è incinta. Darà alla luce Michel Dante, un fratellino di 24 anni più piccolo, americano a tutti gli effetti, che crescerà, studierà, conseguirà la laurea e diventerà uno dei più prestigiosi petrolieri del mondo. Nel 1997 Joseph lascia il Bronx per Manhattan dove vive tuttora. Dal 1992 al 2008 il professore, tra maggio e giugno, viene ogni anno in Italia e risiede a San Marco in Lamis, dove ha comprato una casa molto vicina alla modesta casa in cui aveva abitato con sua madre. I due mesi che trascorre in Italia sono densissimi di appuntamenti e incontri. Nelle scuole, presso le associazioni, in casa di amici è attesissimo e graditissimo ospite che, con la luce della sua immensa cultura, la voce ammaliante e il piacente aspetto, viene quasi conteso. Le sue letture poetiche lasciano il segno nel cuore di tutti e tutti sperano di poterlo incontrare nella primavera dell’anno successivo.

Quando viene in Italia sente il desiderio (ma anche il dovere) di recarsi a Lecce dove, presso l’Università, nel Dipartimento di Scienze dell’Antichità, con l’impegno del prof. Emilio Bandiera, è stato costituito il Fondo librario Tusiani che raccoglie le sue opere. Da Lecce si recherà a Melpignano, dove risiede il prof. Bandiera, traduttore ufficiale della produzione tusianea in latino.

Il 1998 è il triste anno in cui il poeta perde la mamma, a cui era legatissimo, ma è anche l’anno in cui esce la versione in inglese del Morgante.

Riceve nell’anno successivo, dal Governatore di New York, il Governor’s Award of Excellence, un premio istituito per gratificare gli italoamericani eccellenti per studi e lavoro. A San Marco, con il patrocinio del Comune, si svolge una giornata di studio sulle sue opere, con la presenza di studiosi americani ed europei. Si istituisce intanto, nella stessa sua città natale, un Fondo Tusiani presso la Biblioteca comunale.

Nel 2004 (compie ottant’anni) l’Università degli Studi di Foggia gli conferisce la Laurea honoris causa in Lettere e Filosofia. Legge la laudatio in lingua latina il prof. Giovanni Cipriani, mentre il prof. Francesco De Martino declama le motivazioni per le quali l’Università di Foggia ha deciso di conferire la laurea al poeta sammarchese, il quale conclude la cerimonia con la Lectio Doctoralis sul tema Notiunculae apulae. La Regione Puglia gli attribuisce il Premio Puglia, destinato ai pugliesi famosi nel mondo. A Roma gli viene consegnato il Premio Italiani nel mondo. IV Edizione. Seguono anni di lavoro e di gratificazioni. Come egli stesso dirà, gli editori lo pregano di dare loro i suoi scritti da pubblicare. È considerato, ormai, uno dei traduttori più validi e prolifici nella storia della nostra letteratura. Nel 2007 riceve a Firenze il Giglio d’argento. Nel 2009, in omaggio ai suoi 85 anni, l’Accademia belgica di Roma organizza il convegno internazionale La poesia latina di Joseph Tusiani. Nel 2011 una giovane regista di Cerignola, Sabrina Digregorio, realizza il film documentario Finding Joseph Tusiani – The poet of two lands con Atena films, presentato da Furio Colombo, che viene proiettato a New York, a Roma e a San Marco in Lamis e poi a Cerignola…

Una lucciola sol…

Il 16 marzo 2012 rilascia ad Alessia Massa una lunga intervista, alla cui ultima domanda (A giorni si terrà la Giornata Mondiale della Poesia, istituita dall’UNESCO. Se le chiedessi di scegliere dei suoi versi che la rappresentino o ai quali si sente profondamente legato, quali sceglierebbe?) il poeta risponde:

Sa che l’UNESCO ha iscritto il mio libro The Complete Poems of Michelangelo nella Serie permanente dei Classici in Traduzione? Ebbene, proprio Michelangelo, la cui poesia io ho fatto conoscere al mondo anglosassone, ha un verso stupendo che potrebbe essere il migliore augurio che si possa fare per il successo della Giornata Mondiale della Poesia: Una lucciola sol gli può far guerra. Come una sola lucciola può far guerra alla notte e sconfiggerla, possa la poesia, se non debellare, almeno dissipare l’enorme tenebra del male umano.

Il 14 gennaio 2014, in ricorrenza del suo novantesimo genetliaco, si svolgono a Manhattan i festeggiamenti all’insegna della commozione e della cultura. Sono arrivati da San Marco parecchi amici, una delegazione venuta dall’Italia per onorare il grande concittadino, la scuola “Balilla” (da lui frequentata ai tempi delle elementari) gli dedica un calendario.

Non passa molto tempo da quell’evento di festa che, improvviso e minaccioso, un ictus colpisce Joseph. Con l’immediato intervento dei nipoti, viene tempestivamente ricoverato in un ospedale di New York, dove non mancano di curarlo a dovere. Egli si riprende e stupisce tutti per la lucidità di mente, per fortuna non intaccata. Ha bisogno, però, di cure per la riabilitazione motoria.

Al ritorno a casa la Poesia è già tornata in lui più forte e prepotente che mai. Joseph Tusiani scrive, scrive, scrive instancabilmente nelle sue amate quattro lingue. Quando si sente solo, sa bene che il toccasana alla sua solitudine è la Musica: la musica lirica che, quando è possibile, segue con entusiasmo nelle magnifiche rappresentazioni al Metropolitan. A proposito della musica, egli ama citare due versi della Francesca da Rimini di D’Annunzio:

Fin dall’infanzia prima

la musica piegò l’anima nostra

come l’acqua del rivo piega l’erba:

dolce cantare spegne ciò che nuoce.

A Joseph Tusiani poeta, scrittore, romanziere, traduttore non è mancato nulla nel lungo scorrere del quasi settantennio americano: brillante carriera accademica, splendide affermazioni letterarie sia in America che in Europa e in Italia (qui si segnalano, per la competenza con cui ne parlano, docenti universitari e studiosi come Cosma Siani, Emilio Bandiera, Sergio D’Amaro, Martino Marazzi), fecondità poetica incredibile, una lunga registrazione di suoi testi poetici alla Casa Bianca con il presidente John Fitzgerald Kennedy; un tutto che fa di lui un personaggio straordinario, che vale assolutamente la pena conoscere. Si tratta dunque di un uomo estremamente poliedrico, sicché pare giusto concludere con pochi suoi versi tratti dalla poesia “Testamento”:

[…] ho conosciuto un solo monte

ma ho cantato tutte le vette,

ho visto solo una valle, ma ho celebrato

ogni profondità […]

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* Grazia Stella Elia, poetessa e scrittrice, è nata a Trinitapoli, nel Tavoliere pugliese. Ha insegnato per molti anni, trasmettendo ai suoi alunni l’amore per la poesia e il teatro. Si è impegnata, sin da giovanissima, nello studio del suo dialetto (“casalino”). Ha operato nel campo della cultura, organizzando convegni ed incontri.

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