Ho avuto la fortuna di nascere e vivere a Pennabilli, un tranquillo paesino, culla dei Malatesta, a 40 chilometri da Rimini, scelto da Tonino per la nascosta bellezza, completamente immerso nel verde incantato del Montefeltro.
Non ho detto “scelto da Tonino Guerra” perché a Pennabilli Tonino è sempre stato, familiarmente, solo e soltanto “Tonino”.
Per un pennese (abitante di Pennabilli) era normale incontrarlo e fermarsi a parlare e io, come insegnante, ho avuto molte volte l’occasione di vederlo in azione all’interno della scuola o all’inaugurazione delle varie attività culturali alle quali partecipava sempre attivamente.
All’inizio di luglio del 1991, in piazza, gli ho chiesto di getto: “Tonino, inaugureresti il mio museo di informatica e storia del calcolo?” e lui: “Certo, Renzo”.
Una premessa è necessaria per capire il subitaneo “sì” di Tonino: un anno prima, nel luglio 1990, avevo allestito la mostra “Dall’abaco al computer: le macchine da calcolo” per presentare l’idea e la possibilità di allestire un “museo didattico di informatica” a Pennabilli.
Il Magnifico Rettore Fabio Roversi Monaco, dell’Università di Bologna, era a Pennabilli per inaugurare la famosa Mostra d’Antiquariato e, avendo visto prima la mia sulle macchine da calcolo, meravigliato ed entusiasta per l’idea, ne ha parlato positivamente, durante l’inaugurazione, all’Amministrazione e alle autorità presenti, fra cui Tonino.
Grazie a questo intervento provvidenziale, il sindaco mi ha messo a disposizione il seminterrato di 700 mq della scuola materna e in un anno di lavoro diuturno e solitario il museo era pronto.
Così, il 13 luglio 1991, a Pontemessa, una frazione di Pennabilli, Tonino ha inaugurato il museo (il video dell’inaugurazione è presso Il mondo di Tonino Guerra a Pennabilli, ToninoGuerra.org: e la presentazione di Salvatore Giannella è a questo link).
Tonino ha esordito dicendo che si sentiva un po’ fuori posto:
Sapendo poi del mio lavoro solitario e silenzioso mi ha gratificato con una bella immagine che porto dentro di me e che mi ripaga della tanta fatica:
Mi sono commosso perché Tonino non era uso fare grandi complimenti!
Durante la visita al museo ho detto, fra l’altro, a Tonino che su un raggio di luce 1+1=1 e che la sua frase 2 + 2 = 5 campeggia nell’atrio di una famosissima università americana (con l’aggiunta “per 2 sufficientemente grande”).
Ricordando poi la sua famosa farfalla che, nel lager, per fame, avrebbe voluto mangiare, gli ho ricordato che le farfalle sono presenti anche in matematica, nella teoria del caos, facendogli l’esempio dell’effetto farfalla di Konrad Lorenz: “Può il battito d’ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas?”.
Annuendo poi a una sua affermazione sulla poesia che parla della bellezza gli ho, cautamente, fatto presente che in matematica esiste una proporzione, un numero (1.618…) che viene chiamato d’oro, molto presente in natura, perché rappresenta il simbolo dell’armonia e della bellezza dell’universo.
Alla fine, molto soddisfatto della visita al museo e dei discorsi fatti mi ha detto in dialetto: “Renzo, ti invidio; avrei voluto farlo io un museo così”. Da quel momento ci siamo sempre guardati, culturalmente, con rispetto e stima.
Ho un solo rammarico: non aver fatto in tempo a comunicargli che, secondo un recente studio medico scientifico, le zone del cervello stimolate da un poeta o da un matematico, sono le stesse; ma, secondo me, Tonino lo aveva già intuito.
A PROPOSITO / UN TESTO CLASSICO DA ASCOLTARE
Il numero ideale per Tonino?
Sette, come i messaggi al sindaco
del mio paese e a tutti gli altri
A Pennabilli, superata la porta Malatesta e imboccato il sentiero che si trova davanti alla loggia rinascimentale, si arriva al “Santuario dei pensieri”. Le mura perimetrali identificano un’area un tempo dimora malatestiana, che accoglie tuttora sette sculture in pietra, i “sette specchi opachi per la mente”. Ogni scultura invita alla meditazione e all’introspezione, in questo percorso caratterizzato dal silenzio.
Per Tonino Guerra, spirito zen, il numero sette è ricorrente: sette sono i luoghi dell’anima di Pennabilli, sette le meridiane, sette gli specchi opachi, sette i tappeti nel giardino pietrificato. E sette i memorabili messaggi al sindaco del mio paese, testo con cui Tonino si rivolgeva al primo cittadino di Santarcangelo, esprimendo la sua idea di cittadinanza universale. Il testo è stato scritto per un manifesto dell’editore Maggioli nel 1988 e poi pubblicato nel volume Le lucciole. Tonino Guerra, Rimini, Provincia di Rimini, 2009. La Regione Emilia-Romagna ha scelto queste parole dall’alto valore poetico e civile, oggi tratte dal libro L’infanzia del mondo. Opere (1946-2012) (a cura di Luca Cesari, Milano, Bompiani – Giunti Editore, 2018). Le letture sono state fatte da Pier Paolo Paolizzi e le musiche sono di Giulio Faini (registrazioni originali conservate dal Comune di Santarcangelo di Romagna) e di Federico Mecozzi (dall’album Awakening). A cura di Vittorio Ferorelli (Istituto Beni Culturali Regione Emilia-Romagna) e Rita Giannini (Regione Emilia-Romagna). I sette messaggi possono essere ascoltati online su: radioemiliaromagna.it
Da “Tonino Guerra 100: stop agli eventi ma non ai ricordi”:
- Edoardo Turci e l’infanzia del poeta. Uno storico locale di Sant’Angelo di Gatteo (da dove proveniva la madre di Tonino) rievoca i primi anni della grande firma del cinema in coincidenza con il centenario della sua nascita. È il primo dei contributi che leggerete su Giannella Channel. A seguire: un testo ritrovato di Sepulveda, al quale auguriamo una completa guarigione
- La scintilla poetica scoccata nel lager. La prigionia in Germania vede Tonino farsi Omero per i suoi compagni di sventura che con lui condividono il dialetto romagnolo. Per fortuna un medico ravennate, Gioacchino Strocchi, scriverà un diario dettagliato di quei giorni insieme, annotando i testi poetici che Antonio crea e recita ai compagni. Al ritorno in Romagna quei testi diventano un libro e la poesia resta in lui un nutrimento per l’anima
- Il giorno che disse grazie, dopo 66 anni, a un angelo di Verona. Nella Giornata della poesia, dieci anni fa, fui testimone di una storia degna di un film di Tonino e Fellini. Dalle fila di un teatro veronese si concretizzò a sorpresa la figura di una pasticcera che, a suo rischio, aveva portato dolciumi e sapone a Tonino prigioniero dei nazifascisti in quella città veneta, in attesa di essere trasferito via treno nel lager
- Il giorno in cui mi presentò Eliseo, il Socrate della Valmarecchia. Un noto fotoreporter accompagna il cantore della valle all’incontro con il saggio curatore di un orto. E le ore si riempirono di poesia e di ironia in questa quarta puntata del viaggio per il centenario di Tonino Guerra (testo e foto di Vittorio Giannella per Giannella Channel)
- Il giorno in cui accese il fuoco del teatro alle porte di Milano. Il fondatore e direttore di Emisfero Destro Teatro risponde al nostro appello rievocando il festival e l’incontro a Cassina de’ Pecchi che illuminò il futuro artistico suo e di tanti altri giovani di quel borgo lombardo
- Il giorno in cui donò, a me regista, la neve sul fuoco. Marco Tullio Giordana doveva girare, nel film “La domenica specialmente”, l’episodio più poetico, tra fascino della sensualità e tristezza della solitudine. Ma quel titolo era appesantito da un mattone. Un viaggio a Pennabilli e da Tonino nasce un’idea e un incontro con due donne straordinarie: Maddalena Fellini, sorella di Federico il Grande, e per il provino, Monica Bellucci
- Il giorno in cui mi ricordò che un paese ci vuole. Valentina Galli si stava laureando a Bologna e la tentazione di restare in città era forte. Ma l’incontro con Tonino le fece cambiare idea e ora insegna nella sua Valmarecchia
- Il giorno in cui il poeta si mise a dare i numeri. Il direttore del Museo del calcolo Renzo Baldoni rievoca l’inaugurazione delle stanze dedicate al far di conto. Con un rammarico: non aver potuto dirgli che le zone del cervello stimolate da un poeta o da un matematico, sono le stesse
- Il giorno in cui insegnò a noi tedeschi come rendere poetico il paesaggio. Roland Guenter, storico dell’arte da Eisenheim, racconta i festeggiamenti virtuali per il centenario nel parco creato sul Reno nel nome di Tonino e rievoca le lezioni di architettura poetica ricevute da lui e da altri studenti a Pennabilli, decisive per dare alla Ruhr un volto seducente per i turisti culturali
- Il giorno in cui mi parlò di Serafim, il santo che dava miele agli orsi. A Gianfranco Angelucci, scrittore e sceneggiatore amico di Fellini, il centenario del poeta del cinema che stiamo festeggiando sul blog, ispira un emozionante video e una lettera aperta a Tonino, con una inedita rivelazione spirituale
- Il giorno in cui mi regalò la sua gigantesca anima. Enrica, moglie di Michelangelo Antonioni, rievoca il primo e l’ultimo giorno in cui, tra rumori sapori e ricordi, incontrò il poeta del cinema
- Il giorno in cui giocò con la mia Gatta Danzante. Il pittore bolognese dei giardini Antonio Saliola, con rifugio creativo nella Valmarecchia, rievoca la favola di un pomeriggio in cui, sotto i suoi occhi stupiti, il suo felino fece le fusa al poeta del cinema, volteggiando come non mai. A seguire, un singolare documento: i pizzini di Tonino a Lora, sua signora, sulla legione di gatti in casa
- Il giorno in cui capii come nacque l’urlo in Amarcord “Voglio una donna!”. Uno storico romagnolo, Davide Bagnaresi, rievoca un incontro con Tonino Guerra in piazza a Bologna sui retroscena del film da Oscar e svela il ritaglio di cronaca che diede vita alla scena con Ciccio Ingrassia. A seguire, i consigli di Tonino per i bravi sceneggiatori
- Il giorno in cui assistetti all’incontro tra due grandi italiani: Tonino Guerra ed Enzo Biagi. Rita Giannini, biografa del poeta del cinema, rievoca l’inedito faccia a faccia nello studio in Galleria, a Milano, del popolare giornalista: due emiliani romagnoli, nati entrambi nel 1920, emozionati e liberi di raccontarsi a ruota libera
- Il giorno in cui fece cadere la pioggia sulla riviera bollente. Un grande giornalista romagnolo, Giancarlo Mazzuca, rievoca l’incontro a Cervia con il poeta solare fino al midollo che sapeva anche essere l’uomo della pioggia. A seguire: il regalo iridato di Tonino al fotoreporter Daniele Pellegrini
- Il giorno in cui conquistò il cuore di medici e infermieri. Il noto pediatra Italo Farnetani rievoca le parole con cui Tonino Guerra commosse 1.200 congressisti a Rimini, richiamando da poeta del cinema l’insegnamento di Ippocrate
- Il giorno in cui Sergio Zavoli lo salutò con parole eterne. Del grande giornalista appena scomparso ricordiamo lo speciale addio che diede a Tonino una primavera del 2012 a Santarcangelo
Altre letture correlate:
- Tonino Guerra, il poeta che ci invita ad affrontare le sfide con la sua arma preferita, la parola, e a creare un Museo sospeso in ogni paese con pochi soldi
- Nel mare di terra della riviera: intervista sulla Romagna misteriosa tra streghe buone, rocche e tesori nascosti
- Da Rimini a Pennabilli sulle tracce di Fellini e di Tonino Guerra: paesaggio con poeta
- Torna a vivere la Torre di Pietra che stimolò la creatività di Tonino Guerra, nomade in Puglia. Sul litorale tra Margherita di Savoia e Manfredonia torna a vivere un gioiello di pietra che aveva ispirato il poeta e sceneggiatore romagnolo per l’ultimo film (mai nato) ambientato su un pianeta fantastico, Verna
- E il ministro pose gli occhi sulla mia casa dove Tonino Guerra arrotolava le parole con gli spaghetti alle vongole. Una visita di Dario Franceschini al suggestivo centro storico di Cesenatico. La targa che suscita la sua curiosità. Una risposta a sorpresa nelle pagine del volume del giornalista caporedattore della TV di San Marino
- (Scritto il 21/03/2016) Quattro anni fa ci lasciava Tonino Guerra: ricordo poetico di Gianfranco Angelucci
Bello l’esempio della goccia formata da 2 gocce.
Ho sempre ritenuto che 1+1 non possa fare mai 2. È una astrazione che nella realtà non esiste.
Mi è rimasto nella memoria, quando da bambino mi mettevano sul tavolo 1 chicco di granturco e quindi a fianco un altro per insegnarmi che 1+1 fa 2.
Strano! Quei due chicchi erano diversi, non potevano fare 2
In tutto l’universo non possono esistere due chicchi di granturco uguali (di origine, di sviluppo, di forma, ecc.) da sommare a 2. E forse la vita stessa si avvia e si sviluppa da ciò.
Un giorno ero con un mio collaboratore e chiesi a sua moglie insegnante di matematica, come riusciva a spiegare agli alunni l’1+1 uguale 2. Lei mi rispose: prendo una mela e la metto nel frullatore, ne aggiungo un’altra, aziono il frullatore ed ecco fatto, 1+1=2. Restai un po’ perplesso, perché certo aveva messo assieme due mele. Ma poi le dissi: no, tu hai fatto 1+1=1, non due.
Peraltro, è comprensibile che la poesia e la matematica stimoli la stessa zona del cervello, perché anche la poesia è oltre la realtà, è vita della mente.
Risponde Salvatore Giannella.
Accolgo con piacere queste righe di commento che arrivano da un architetto e restauratore famoso per le sue campagne in Egitto e in Medio Oriente e che un giorno mi accolse al Cairo e mi fece da guida nel cantiere di restauro, da lui diretto, nel complesso architettonico dei Dervisci Mevlevi, nel centro storico del Cairo. Nella capitale egiziana Fanfoni nel 1983 ha fondato il Centro Italo-Egiziano per il Restauro e l’Archeologia, il cui cantiere-scuola di specializzazione è a tutt’oggi attivo. Per le attività di restauro nel 1989 ha ricevuto la Nomination for the Aga Khan Award for Architecture e nel 2007 ha ricevuto il “Premio di Merito” dell’Unione delle Università Arabe. Nel 2012 ha ricevuto il Premio Rotondi – Salvatore dell’Arte, Sezione Mondo.