Caro lettore,

dal benedetto giorno in cui ho incontrato Tonino Guerra (era il 1989, lo cercai a Pennabilli per un articolo su Airone che dirigevo) fino alle ultime ore della sua vita (21 marzo 2012, quando gli consegnai la prima copia del suo libro che avevo curato per Bompiani, Polvere di sole) ho goduto della vicinanza amichevole e maestra di quel poeta e sceneggiatore romagnolo che tanto onore ha dato all’Italia nel mondo.

Lunedì 16 marzo 2020 ricorreva il centenario della sua nascita. Tutti gli eventi, unificati nel titolo “Il viaggio luminoso”, previsti in Romagna per quel giorno e oltre tra Santarcangelo e Pennabilli, sono stati annullati, tranne l’emissione di un francobollo commemorativo emesso da Poste Italiane. L’annuncio è stato dato insieme all’augurio per il presidente onorario dell’Associazione Tonino Guerra, Luis Sepulveda, attualmente ricoverato in isolamento in Spagna con la sposa Carmen Yanez dopo che sono risultati positivi al coronavirus. Sepulveda e Yanez avrebbero dovuto partecipare il 20, 21 e 22 marzo prossimi al primo degli eventi organizzati nel 2020. E a me affiora alla memoria il bellissimo testo che Sepulveda mandò per il libro curato dal sottoscritto e da Rita Giannini per gli 85 anni di Tonino (lo riproduco di seguito).

Sono slittati a data da stabilire, tra l’altro, l’assegnazione del premio “Alla poesia Tonino Guerra” nell’Ateneo di Urbino e la visita a Pennabilli del regista tedesco e premio Oscar Werner Herzog per ritirare il premio per la regia “L’orma dei bardi”. Il comune di Santarcangelo, capofila dei festeggiamenti costruiti su tre momenti principali (poesia, cinema e paesaggio), con il comitato scientifico (Andrea Guerra, figlio di Tonino e presidente dell’Associazione, la moglie Lora Guerra, con lo scrittore Luca Cesari e Massimo Pulini, pittore e storico dell’arte) stanno valutando l’attivazione di nuove formule di condivisione tramite mezzi digitali.

Intanto io credo di fare cosa gradita alla comunità dei naviganti su Giannella Channel dando la parola, da oggi in poi per tutto il corso dell’anno, ai singoli cittadini che l’hanno conosciuto: chiederò loro di voler raccontare esperienze e conoscenze in comune, i giorni che hanno contato in modo da raccontare una vita. Per dirla con Tonino, “la memoria ci farà compagnia”.

Do la parola per primo a uno storico locale: Edoardo Turci, di Sant’Angelo di Gatteo, da dove proveniva la madre di Tonino. Il suo profilo biografico e i tanti suoi libri di storia romagnola sono elencati a questo link.

Turci, giornalista pubblicista, bibliotecario dell’antica Accademia dei Filopatridi di Savignano sul Rubicone, è attualmente impegnato, oltre che a dirigere la polizia locale di Cesenatico, a scrivere il nuovo volume dedicato a un “fedele amico delle cose Patrie”: Luigi Renato Pedretti, definito dall’archeologo Amedeo Maiuri “infaticabile apostolo degli ipogei tufacei di Santarcangelo”. A lui la parola per questo primo dei contributi che raccoglieremo. Una curiosità: la via natale di Tonino è anche la via dove vennero al mondo altri artisti e personaggi illustri santarcangiolesi: i pittori Federico Moroni (link) e Giulio Turci (link), Alfonso Giorgetti, artista dell’arte fabbrile e in casa Guerra si riuniva anche il “circolo del giudizio”. Suggerisco alla brava sindaca Alice Parma di arricchire i muri di quella via di una poetica targa che reiteri il ricordo di questa eccellenza romagnola. (s. g.)

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Tonino Guerra

Tonino Guerra (1920-2012), poeta e sceneggiatore.

A far le spese, in questo periodo di limitazioni forzate per l’emergenza coronavirus è, in un certo senso, anche il grande Tonino Guerra per il quale non sarà possibile festeggiare degnamente il suo centenario della nascita: 16 marzo 1920. In un periodo in cui Santarcangelo di Romagna veniva governato da una giunta socialista (siamo in pieno “biennio rosso”) e nella casa di via Verdi 31 (comprata dai suoi genitori nel 1916, ora di proprietà di Enrica Giorgetti) che costeggia i portici Torlonia, cento anni fa venne alla luce “Toni dla Penelina”. Penelina era il nome della mamma, Penelope all’anagrafe, alla quale Tonino era molto legato. Una donna retta, dritta, un’azdoura ad fer. A lei dedica una poesia in dialetto “I sacrifici”, qui tradotta in italiano:

Se ho studiato lo devo alla mia mamma

che fa una croce invece del suo nome.

 

Se conosco tutte le città in capo al mondo

è stato per mia mamma

che non ha mai viaggiato.

 

E ieri l’ho portata a fare due passi

che quasi non vede più niente.

“Sedete qui. Cosa volete? Volete un bignè?”

Tonino Guerra - I Sacrifeizi

Di quella madre Tonino dirà poi:

Era analfabeta, però serviva a messa perché era una terziaria, cioé una specie di monaco, serviva a messa all’ospedale, soltanto diceva tutte le parole in latino. Tutte le parole le diceva in dialetto e le trasformava in latino. Chessò: “Andeamus”, finiva in us e io le dicevo: “Ma, mamma, non ti capisce nessuno se parli così”. Lei mi guardava perché era molto intelligente, con degli occhi appena annebbiati, ma sorridenti, e mi rispondeva: “Guarda, mi capisce Lui lassù”.

Prima di morire, Penelina fece sapere ai figli che avrebbe lasciato al marito tutto quello che aveva: un vaso di fiori, di ciclamini rossi.

Biondo, con i capelli lunghi a boccoli, quando nacque Tonino pesava quasi 6 chili e sua sorella Maria ricordava che si mangiò tre mele cotte. Da bambino era molto vivace:

Ero un ragazzo con la fionda, con la fionda sì. Amavo le strade selvagge, amavo scoprire i ramarri verdi lungo il fossato. Io appartengo alla civiltà contadina. Sono stato un cacciatore di lucertole e me ne vergogno.

Iniziò presto a camminare, a parlare e a far valere le sue ragioni. Sapeva quello che voleva e sapeva come ottenerlo. Del suo primo giorno di scuola elementare ricordava la paura del maestro De Girolami, figura autorevole e diligente, nel caso si fosse accorto della mani sporche che avevano lui e i suoi compagni dopo avere giocato con i ghecc (le palline della gazzosa) attorno ai tigli di Piazza Ganganelli prospiciente al plesso scolastico. Tonino raccontava di essersi emozionato quel giorno tenendo lo sguardo rivolto sul banco, nero, scrostato e vecchio, su cui (come ha scritto Rita Giannini, biografa ufficiale di Tonino) erano incise due iniziali A.L..

E Tonino pensava al nome Alba cercando di rappresentare con la fantasia, un volto di una bambina, che aveva occupato in passato quel banco e che allora poteva essere già una ragazza. Anche in quel primo giorno di scuola Tonino ha potuto vincere l’emozione scrutando la realtà delle cose e traendo da esse lo spunto “per volare via”. Qualche tempo dopo i primi segnali del suo modo d’essere: “Ho preso zero a scuola e sono contento” gridava per la via (talvolta cantava a squarciagola con disapprovazione da parte del padre Edoardo), tornando a casa da scuola. Non era sfrontatezza, più semplicemente il desiderio di far sapere a tutti che il suo profitto scolastico poteva dipendere solo da lui, perché a scuola andava benissimo.

Da bambino, quando nevicava, andava sul colle più alto di Santarcangelo per guardare i fiocchi di neve che, in basso, imbiancavano via via tutta la pianura.

Il professor Augusto Campana, illustre santarcangiolese, lo definì “studente originalissimo” (siamo nel 1931-32) e lo aveva colpito per il suo modo di esprimersi, di manifestarsi … trasfigura tutto poeticamente, secondo i suoi modi, quelli che fanno parte della sua poetica…

Ha anche avuto una parentesi di calciatore nella squadra locale e conobbe anche il periodo buio della prigionia in Germania, a Troisdorf, che superò quando, a liberazione avvenuta, come raccontò in una celebre poesia, vide una farfalla e non sentì il bisogno di mangiarla.

Poi la laurea. Dopo dieci anni di insegnamento nel 1956, concluse questa esperienza (a sua sorella Maria disse: “Ma chi ha mai detto che io voglio fare l’insegnante?”) e smise anche di firmarsi Antonio Guerra (così all’anagrafe) diventando, da quel momento Tonino Guerra (Toni per la mamma, la famiglia, gli amici). Quell’anno partì per Roma, lasciando definitivamente Santarcangelo, dove iniziò a lavorare con Giuseppe De Sanctis alla preparazione del film “Uomini e lupi” (la sua prima sceneggiatura).

Viveva a Roma e ogni tanto tornava a casa. Continuava a essere se stesso. Semplice, alla buona, restio a raccontare dei suoi successi e dei premi vinti. Uno dei segreti è stato quello di non avere mai detto, e non avere mai fatto capire gli anni che aveva; il “segreto di essere giovani” (preferiva dire, come usava sua madre: “ho 20 anni e molti mesi”) che ha custodito così gelosamente da trasformarlo in un viaggio senza tempo… quello della sua straordinaria poesia. Un poeta senza età…

Si potrebbe continuare… coinvolgendo magari Rita Giannini (ha raccolto tante notizie su di lui, comprese alcune in parte citate) per un “omaggio virtuale” in occasione del centenario, in questo tempo dove la “distanza” fra le persone non permette questo pubblico ricordo. Ricordo necessario, in quanto Tonino è stato un autentico testimone di valori intensi, genuini, profondi della terra di Romagna nel mondo. (e.t.)

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A PROPOSITO/ Il testo ritrovato

E Sepulveda gli fece gli auguri sotto forma di una sceneggiatura: “Il risveglio degli dei”

Luis-Sepulveda

Lo scrittore, regista e attivista cileno Luis Sepúlveda Calfucura (Ovalle, 1949).

In occasione dell’85° compleanno io e Rita Giannini curammo un volume (85 e più pensieri per Tonino, Edizioni Arti Grafiche della Torre) con 85 pensieri di amici, di altri poeti, di scrittori, di artisti che hanno lavorato con lui, di cineasti che si sono avvalsi delle sue idee. Tra le testimonianze raccolte, la più singolare fu quella che mi mandò sotto forma di una mini sceneggiatura da Gijòn (porto marittimo della Spagna nordoccidentale, posta nelle Asturie, sul golfo di Biscaglia) Luis Sepulveda (attuale presidente onorario della Associazione Tonino Guerra). Rieccola.

Caro, carissimo Tonino

  1. Gijòn, in una casa di fronte all’oceano Atlantico. Interno notte. Il vento muove la finestra. Un gatto seduto sul sofà medita sulla bontà del riscaldamento. Il cognac si muove nel bicchiere. Il fumo di una sigaretta si unisce alle nuvole di un temporale. Qualcuno scrive: “Caro, carissimo Tonino”…
  2. Gijòn. Sul lungomare. Esterno giorno. Il temporale ha lasciato molti oggetti sulla spiaggia, tronchi di legno puliti dal mare, alghe che appaiono come la scapigliatura disordinata della medusa, gusci vuoti di vongole, però la cosa più affascinante è vedere la spiaggia liscia, senza nemmeno un’orma umana, che si trasforma in uno schermo nel quale si vedono le nuvole. In lontananza del cielo azzurro, alcuni gabbiani affamati, un apatico cormorano, e a me sembra che tutto questo faccia parte di un film scritto da Tonino Guerra e che potrebbe intitolarsi Il risveglio degli dei.
  3. Gijòn. In una casa vicina al mare. Interno notte. Su alcuni improvvisati scaffali si vedono alcune videocassette di film che più amo. La tua presenza, Tonino, occupa gran parte dello scaffale. Alla mia memoria ritorna il piacere dello studente con il quale ho visto quasi tutti i film tratti da Tue sceneggiature, a tutto quello che ho appreso da loro. Accanto alle cassette c’è un block-notes con le annotazioni di tutte e di ciascuna lezione che Tu mi hai dato. Lo riguardo e scopro che è quasi una novella. Grazie una volta di più, caro Maestro.
  4. Gijòn. In un bar del porto. Varie persone sono sedute al bancone: bevono vino, sidro o birra. I bar dell’Asturia sono una festa eterna. Chiedo un buon vino della Rioja e brindo alla tua salute.

Buon compleanno! Che tu possa continuare a compiere gli anni, che Tu li possa compiere tutti, e che tutti gli Dei ti benedicano.

Ti abbraccio con infinito affetto, tuo amico e discepolo

Luis Sepulveda

Da “Tonino Guerra 100: stop agli eventi ma non ai ricordi”:

  1. Edoardo Turci e l’infanzia del poeta. Uno storico locale di Sant’Angelo di Gatteo (da dove proveniva la madre di Tonino) rievoca i primi anni della grande firma del cinema in coincidenza con il centenario della sua nascita. È il primo dei contributi che leggerete su Giannella Channel. A seguire: un testo ritrovato di Sepulveda, al quale auguriamo una completa guarigione
  2. La scintilla poetica scoccata nel lager. La prigionia in Germania vede Tonino farsi Omero per i suoi compagni di sventura che con lui condividono il dialetto romagnolo. Per fortuna un medico ravennate, Gioacchino Strocchi, scriverà un diario dettagliato di quei giorni insieme, annotando i testi poetici che Antonio crea e recita ai compagni. Al ritorno in Romagna quei testi diventano un libro e la poesia resta in lui un nutrimento per l’anima
  3. Il giorno che disse grazie, dopo 66 anni, a un angelo di Verona. Nella Giornata della poesia, dieci anni fa, fui testimone di una storia degna di un film di Tonino e Fellini. Dalle fila di un teatro veronese si concretizzò a sorpresa la figura di una pasticcera che, a suo rischio, aveva portato dolciumi e sapone a Tonino prigioniero dei nazifascisti in quella città veneta, in attesa di essere trasferito via treno nel lager
  4. Il giorno in cui mi presentò Eliseo, il Socrate della Valmarecchia. Un noto fotoreporter accompagna il cantore della valle all’incontro con il saggio curatore di un orto. E le ore si riempirono di poesia e di ironia in questa quarta puntata del viaggio per il centenario di Tonino Guerra (testo e foto di Vittorio Giannella per Giannella Channel)
  5. Il giorno in cui accese il fuoco del teatro alle porte di Milano. Il fondatore e direttore di Emisfero Destro Teatro risponde al nostro appello rievocando il festival e l’incontro a Cassina de’ Pecchi che illuminò il futuro artistico suo e di tanti altri giovani di quel borgo lombardo
  6. Il giorno in cui donò, a me regista, la neve sul fuoco. Marco Tullio Giordana doveva girare, nel film “La domenica specialmente”, l’episodio più poetico, tra fascino della sensualità e tristezza della solitudine. Ma quel titolo era appesantito da un mattone. Un viaggio a Pennabilli e da Tonino nasce un’idea e un incontro con due donne straordinarie: Maddalena Fellini, sorella di Federico il Grande, e per il provino, Monica Bellucci
  7. Il giorno in cui mi ricordò che un paese ci vuole. Valentina Galli si stava laureando a Bologna e la tentazione di restare in città era forte. Ma l’incontro con Tonino le fece cambiare idea e ora insegna nella sua Valmarecchia
  8. Il giorno in cui il poeta si mise a dare i numeri. Il direttore del Museo del calcolo Renzo Baldoni rievoca l’inaugurazione delle stanze dedicate al far di conto. Con un rammarico: non aver potuto dirgli che le zone del cervello stimolate da un poeta o da un matematico, sono le stesse
  9. Il giorno in cui insegnò a noi tedeschi come rendere poetico il paesaggio. Roland Guenter, storico dell’arte da Eisenheim, racconta i festeggiamenti virtuali per il centenario nel parco creato sul Reno nel nome di Tonino e rievoca le lezioni di architettura poetica ricevute da lui e da altri studenti a Pennabilli, decisive per dare alla Ruhr un volto seducente per i turisti culturali
  10. Il giorno in cui mi parlò di Serafim, il santo che dava miele agli orsi. A Gianfranco Angelucci, scrittore e sceneggiatore amico di Fellini, il centenario del poeta del cinema che stiamo festeggiando sul blog, ispira un emozionante video e una lettera aperta a Tonino, con una inedita rivelazione spirituale
  11. Il giorno in cui mi regalò la sua gigantesca anima. Enrica, moglie di Michelangelo Antonioni, rievoca il primo e l’ultimo giorno in cui, tra rumori sapori e ricordi, incontrò il poeta del cinema
  12. Il giorno in cui giocò con la mia Gatta Danzante. Il pittore bolognese dei giardini Antonio Saliola, con rifugio creativo nella Valmarecchia, rievoca la favola di un pomeriggio in cui, sotto i suoi occhi stupiti, il suo felino fece le fusa al poeta del cinema, volteggiando come non mai. A seguire, un singolare documento: i pizzini di Tonino a Lora, sua signora, sulla legione di gatti in casa
  13. Il giorno in cui capii come nacque l’urlo in Amarcord “Voglio una donna!”. Uno storico romagnolo, Davide Bagnaresi, rievoca un incontro con Tonino Guerra in piazza a Bologna sui retroscena del film da Oscar e svela il ritaglio di cronaca che diede vita alla scena con Ciccio Ingrassia. A seguire, i consigli di Tonino per i bravi sceneggiatori
  14. Il giorno in cui assistetti all’incontro tra due grandi italiani: Tonino Guerra ed Enzo Biagi. Rita Giannini, biografa del poeta del cinema, rievoca l’inedito faccia a faccia nello studio in Galleria, a Milano, del popolare giornalista: due emiliani romagnoli, nati entrambi nel 1920, emozionati e liberi di raccontarsi a ruota libera
  15. Il giorno in cui fece cadere la pioggia sulla riviera bollente. Un grande giornalista romagnolo, Giancarlo Mazzuca, rievoca l’incontro a Cervia con il poeta solare fino al midollo che sapeva anche essere l’uomo della pioggia. A seguire: il regalo iridato di Tonino al fotoreporter Daniele Pellegrini
  16. Il giorno in cui conquistò il cuore di medici e infermieri. Il noto pediatra Italo Farnetani rievoca le parole con cui Tonino Guerra commosse 1.200 congressisti a Rimini, richiamando da poeta del cinema l’insegnamento di Ippocrate
  17. Il giorno in cui Sergio Zavoli lo salutò con parole eterne. Del grande giornalista appena scomparso ricordiamo lo speciale addio che diede a Tonino una primavera del 2012 a Santarcangelo

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