Volentieri, come direttore artistico di Emisfero Destro Teatro, rispondo all’appello lanciato da Giannella Channel per festeggiare il centenario di Tonino Guerra. Il mio ricordo mi porta a tempi lontani. Ero appena tornato da due esperienze teatrali che mi avevano arricchito e anche un po’ provato, perché ero stato nei forti del Trentino a dare vita a uno spettacolo sulla prima guerra mondiale che vedeva la regia di Marco Baliani (“Terra dove non annotta”) e nei castelli di Brescia e Bellinzona con “Sogno di una notte di mezza estate” di Maurizio Schmidt. Inoltre, in quello stesso anno (era il 1996) partecipai con un piccolo ruolo al film di Gianni Amelio “Così ridevano” che vinse l’anno dopo il Leone d’oro alla mostra cinematografica di Venezia.
Tornai a Cassina de’ Pecchi, alle porte di Milano, galvanizzato da quelle esperienze. Ma non sapevo che mi attendeva un incontro che avrebbe significato davvero tanto per il mio futuro e per tutto il mio lavoro, e che avrebbe lasciato un segno indelebile sul tutto il territorio a est di Milano: la Martesana.
Avevamo deciso di far partire il primo Festival sul cortometraggio italiano e mi rivolsi, come spesso mi capita di fare quando mi serve un consiglio illuminato e competente, a Salvatore Giannella che aveva da poco lasciato la decennale direzione della rivista Airone e creato la bottega editoriale Delfi. Gli spiegai il progetto e lo pregai di presiedere la giuria di valutazione dei corti. Mentre parlavamo sul divano bianco di casa sua che ha visto nascere tanti progetti (per la verità io più che altro ascoltavo) dalla cucina si levò la voce di Manuela Cuoghi, sua moglie:
“Tonino?”, pensai. All’inizio non capii a chi si stava riferendo ma appena ne ebbi consapevolezza mi sembrò davvero incredibile che avesse potuto aiutarci.
Sta di fatto che per due anni consecutivi, generosamente e in maniera appassionata e assolutamente gratuita, Tonino Guerra non solo venne a presenziare, dare consigli e lanciare input (nella fotogallery in basso trovate il sottoscritto al microfono e, seduta accanto a lui, mia moglie Manuela e colleghe docenti, Ndr) ma portò del materiale preziosissimo come il suo corto di animazione “Il leone dalla barba bianca” (realizzato da una sua favola dal regista russo Andrej Khrjanovsky) e i disegni di Federico Fellini che, animati dallo stesso Khrjanovsky, sfociarono in un cortometraggio straordinario. Inutile dire che la presenza di Tonino Guerra polarizzò verso il festival prestigiosi nomi del panorama cinematografico italiano e che “Immagini Controvento”, rassegna del cortometraggio italiano, fu un enorme successo confluendo sulle pagine nazionali di cultura dei principali giornali italiani, Corriere della Sera e Repubblica in testa.
In quegli anni ebbi molte occasioni di bere alla fonte della saggezza e dell’esperienza di quel mostro sacro della poesia, ascoltando storie, aneddoti che trasformavano un pranzo, una cena o una passeggiata in un’esperienza di immersione nella bellezza e nell’arte della narrazione.
Ci fu però un pomeriggio in particolare che rimarrà impresso nella mia memoria e in quello dei miei compagni di viaggio come uno di quei ricordi che si custodiscono con cura in quel luogo della nostra memoria che ha una stretta relazione con il nostro cuore. Eravamo in un vecchio seminterrato, sotto la biblioteca comunale di Cassina de’ Pecchi a provare uno spettacolo teatrale sulla scoperta dell’America: ecco che, chiedendo permesso, il poeta entra accompagnato come sempre da Manuela e altre persone e ci chiede se può assistere alle prove.
Potete immaginare cosa si possa vivere nel muovere il corpo e lasciare fluire le azioni, il testo e l’emotività dei vari personaggi davanti a colui che aveva scritto alcune delle pagine più significative del cinema mondiale ed era stato fianco a fianco con i più grandi registi di tutti i tempi…
Stette lì per quasi un’ora, senza dire una parola, e quando finimmo fu lui che per lo stesso tempo ci disse cosa pensava del nostro lavoro. Parlammo di coloritura del testo, di partiture fiati, di Shakespeare e di Cocteau, di scuola e di laboratori teatrali e non so spiegarmi perché, tra le tante cose di cui discutemmo, mi riaffiora alla mente che ci rivelò che Marcello Mastroianni avrebbe voluto fare un film su un Tarzan ormai vecchio. Ogni tanto mi capita di ripensarci.
La cosa che mi colpì particolarmente di quell’incontro fu la dolcezza con la quale ci diceva le cose: mi colpì perché tutte le volte che lo avevo incontrato la dolcezza non era mai stata una sua caratteristica così prevalente anzi, se posso dire, ho sempre avvertito in lui una certa severità, un atteggiamento tipico di quel mondo contadino, un po’ burbero che diceva le cose in maniera schietta e diretta, alternandole a momenti di pura poesia dove simboli e metafore danzavano nelle immagini.
Quel giorno, però, mostrò tutta la sua sensibilità: forse capì che con una parola avrebbe potuto distruggere i sogni di quei giovani artisti che avevano bisogno delle sue carezze. E quel pomeriggio fummo accarezzati e quella inusuale dolcezza ci spinse ad andare avanti in quello scantinato nel quale Tonino Guerra, per citare il titolo del suo ultimo libro curato da Salvatore Giannella, lasciò un po’ di “Polvere di sole” che illuminò in futuro il nostro cammino artistico e alimentò il fuoco del teatro in quel piccolo borgo alle porte di Milano.
Grazie Tonino a nome di tutta Cassina de’ Pecchi per quello che ci hai regalato e che attraverso i tuoi scritti continui a donarci.
Fotogallery
Quel giorno di festa per il “cortobello” a Cassina de’ Pecchi
A PROPOSITO/ Un ricordo del regista Testaguzza
Quei viaggi silenziosi che faceva con Adrio
Immagini Controvento, la rassegna cinematografica dedicata al cortometraggio italiano svolta per due anni a Cassina (1996-1997) ottenne successo immediato grazie anche a un padrino d’eccezione, Tonino Guerra. Vi parteciparono molti artisti tra cui: Ivano Marescotti con la memorabile giornata di un fabbro; Stefania Sandrelli, Benedetta Mazzini, Alessandro Bergonzoni, Sandro Curzi, Silvio Orlando; Silvio Soldini, Alessandro Haber, Isa Barzizza, Moni Ovadia, Daniela Poggi…
Tonino e il giornalista Salvatore Giannella misero in piedi una giuria di tutto rispetto composta da: Raffaele Fiengo, allora responsabile della pagina cultura del Corriere della Sera; Don Dario Viganò, responsabile dell’ACEC e del settore cinema dell’Arci Diocesi di Milano; Giuseppe Colangelo, critico cinematografico di Airone e titolare della libreria presso l’Arcadia Multiplex di Melzo; Rinalda Barzaghi, consulente cinematografico presso ITI, settore cinema; Valerio Finessi, regista e documentarista e Adrio Testaguzza, regista del quale, coincidenza, ricorreva il 16 marzo scorso (lo stesso giorno della scomparsa di Tonino) l’anniversario della sua morte. Adrio, nato a Corinaldo (Ancona) s’era formato alla Scuola Superiore di Giornalismo presso l’Università degli Studi di Urbino. S’era trasferito a Roma dove s’era iscritto, primo “laico”, alla Facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense. Nel 1969 aveva pubblicato un saggio critico sull’opera letteraria di Carlo Levi.
A Roma aveva frequentato gli ambienti cinematografici e letterari più vitali e produttivi dell’epoca, stringendo proficui rapporti di collaborazione e di amicizia con Visconti, Rossellini, Lizzani, Comencini, Blasetti, Nelo Risi, Anthony Burgess. Nel 1977 è direttore dei programmi per l’emittente televisiva romana GBR. Nel 1978 collabora alla realizzazione di due inchieste per la seconda rete tv in otto puntate: “Viaggio nella Chiesa che cambia” ed “Evangelizzazione e Promozione umana”. Nel 1981 “rientra” nelle Marche e collabora come programmista-regista con la Terza Rete Televisiva per alcuni programmi di cultura e turismo (memorabili i documentari con Tonino Guerra Viaggio luminoso e Le porte del silenzio e nel 2006 il pluripremiato in Italia e nel mondo Puglia Imperiale. Quattro passi nelle terre di Federico II con Tonino Guerra.
Negli anni successivi ha realizzato e prodotto circa 90 produzioni video con il marchio ATES. Il suo testimone è stato raccolto dal suo costante collaboratore Emanuele Severi. Più info: atesvideo.com
Da “Tonino Guerra 100: stop agli eventi ma non ai ricordi”:
- Edoardo Turci e l’infanzia del poeta. Uno storico locale di Sant’Angelo di Gatteo (da dove proveniva la madre di Tonino) rievoca i primi anni della grande firma del cinema in coincidenza con il centenario della sua nascita. È il primo dei contributi che leggerete su Giannella Channel. A seguire: un testo ritrovato di Sepulveda, al quale auguriamo una completa guarigione
- La scintilla poetica scoccata nel lager. La prigionia in Germania vede Tonino farsi Omero per i suoi compagni di sventura che con lui condividono il dialetto romagnolo. Per fortuna un medico ravennate, Gioacchino Strocchi, scriverà un diario dettagliato di quei giorni insieme, annotando i testi poetici che Antonio crea e recita ai compagni. Al ritorno in Romagna quei testi diventano un libro e la poesia resta in lui un nutrimento per l’anima
- Il giorno che disse grazie, dopo 66 anni, a un angelo di Verona. Nella Giornata della poesia, dieci anni fa, fui testimone di una storia degna di un film di Tonino e Fellini. Dalle fila di un teatro veronese si concretizzò a sorpresa la figura di una pasticcera che, a suo rischio, aveva portato dolciumi e sapone a Tonino prigioniero dei nazifascisti in quella città veneta, in attesa di essere trasferito via treno nel lager
- Il giorno in cui mi presentò Eliseo, il Socrate della Valmarecchia. Un noto fotoreporter accompagna il cantore della valle all’incontro con il saggio curatore di un orto. E le ore si riempirono di poesia e di ironia in questa quarta puntata del viaggio per il centenario di Tonino Guerra (testo e foto di Vittorio Giannella per Giannella Channel)
- Il giorno in cui accese il fuoco del teatro alle porte di Milano. Il fondatore e direttore di Emisfero Destro Teatro risponde al nostro appello rievocando il festival e l’incontro a Cassina de’ Pecchi che illuminò il futuro artistico suo e di tanti altri giovani di quel borgo lombardo
- Il giorno in cui donò, a me regista, la neve sul fuoco. Marco Tullio Giordana doveva girare, nel film “La domenica specialmente”, l’episodio più poetico, tra fascino della sensualità e tristezza della solitudine. Ma quel titolo era appesantito da un mattone. Un viaggio a Pennabilli e da Tonino nasce un’idea e un incontro con due donne straordinarie: Maddalena Fellini, sorella di Federico il Grande, e per il provino, Monica Bellucci
- Il giorno in cui mi ricordò che un paese ci vuole. Valentina Galli si stava laureando a Bologna e la tentazione di restare in città era forte. Ma l’incontro con Tonino le fece cambiare idea e ora insegna nella sua Valmarecchia
- Il giorno in cui il poeta si mise a dare i numeri. Il direttore del Museo del calcolo Renzo Baldoni rievoca l’inaugurazione delle stanze dedicate al far di conto. Con un rammarico: non aver potuto dirgli che le zone del cervello stimolate da un poeta o da un matematico, sono le stesse
- Il giorno in cui insegnò a noi tedeschi come rendere poetico il paesaggio. Roland Guenter, storico dell’arte da Eisenheim, racconta i festeggiamenti virtuali per il centenario nel parco creato sul Reno nel nome di Tonino e rievoca le lezioni di architettura poetica ricevute da lui e da altri studenti a Pennabilli, decisive per dare alla Ruhr un volto seducente per i turisti culturali
- Il giorno in cui mi parlò di Serafim, il santo che dava miele agli orsi. A Gianfranco Angelucci, scrittore e sceneggiatore amico di Fellini, il centenario del poeta del cinema che stiamo festeggiando sul blog, ispira un emozionante video e una lettera aperta a Tonino, con una inedita rivelazione spirituale
- Il giorno in cui mi regalò la sua gigantesca anima. Enrica, moglie di Michelangelo Antonioni, rievoca il primo e l’ultimo giorno in cui, tra rumori sapori e ricordi, incontrò il poeta del cinema
- Il giorno in cui giocò con la mia Gatta Danzante. Il pittore bolognese dei giardini Antonio Saliola, con rifugio creativo nella Valmarecchia, rievoca la favola di un pomeriggio in cui, sotto i suoi occhi stupiti, il suo felino fece le fusa al poeta del cinema, volteggiando come non mai. A seguire, un singolare documento: i pizzini di Tonino a Lora, sua signora, sulla legione di gatti in casa
- Il giorno in cui capii come nacque l’urlo in Amarcord “Voglio una donna!”. Uno storico romagnolo, Davide Bagnaresi, rievoca un incontro con Tonino Guerra in piazza a Bologna sui retroscena del film da Oscar e svela il ritaglio di cronaca che diede vita alla scena con Ciccio Ingrassia. A seguire, i consigli di Tonino per i bravi sceneggiatori
- Il giorno in cui assistetti all’incontro tra due grandi italiani: Tonino Guerra ed Enzo Biagi. Rita Giannini, biografa del poeta del cinema, rievoca l’inedito faccia a faccia nello studio in Galleria, a Milano, del popolare giornalista: due emiliani romagnoli, nati entrambi nel 1920, emozionati e liberi di raccontarsi a ruota libera
- Il giorno in cui fece cadere la pioggia sulla riviera bollente. Un grande giornalista romagnolo, Giancarlo Mazzuca, rievoca l’incontro a Cervia con il poeta solare fino al midollo che sapeva anche essere l’uomo della pioggia. A seguire: il regalo iridato di Tonino al fotoreporter Daniele Pellegrini
- Il giorno in cui conquistò il cuore di medici e infermieri. Il noto pediatra Italo Farnetani rievoca le parole con cui Tonino Guerra commosse 1.200 congressisti a Rimini, richiamando da poeta del cinema l’insegnamento di Ippocrate
- Il giorno in cui Sergio Zavoli lo salutò con parole eterne. Del grande giornalista appena scomparso ricordiamo lo speciale addio che diede a Tonino una primavera del 2012 a Santarcangelo
Altre letture correlate:
- Tonino Guerra, il poeta che ci invita ad affrontare le sfide con la sua arma preferita, la parola, e a creare un Museo sospeso in ogni paese con pochi soldi
- Nel mare di terra della riviera: intervista sulla Romagna misteriosa tra streghe buone, rocche e tesori nascosti
- Da Rimini a Pennabilli sulle tracce di Fellini e di Tonino Guerra: paesaggio con poeta
- Torna a vivere la Torre di Pietra che stimolò la creatività di Tonino Guerra, nomade in Puglia. Sul litorale tra Margherita di Savoia e Manfredonia torna a vivere un gioiello di pietra che aveva ispirato il poeta e sceneggiatore romagnolo per l’ultimo film (mai nato) ambientato su un pianeta fantastico, Verna
- E il ministro pose gli occhi sulla mia casa dove Tonino Guerra arrotolava le parole con gli spaghetti alle vongole. Una visita di Dario Franceschini al suggestivo centro storico di Cesenatico. La targa che suscita la sua curiosità. Una risposta a sorpresa nelle pagine del volume del giornalista caporedattore della TV di San Marino
- (Scritto il 21/03/2016) Quattro anni fa ci lasciava Tonino Guerra: ricordo poetico di Gianfranco Angelucci
(via mail)
Cari Salvatore Giannella e Massimo Greco, ricordare quei momenti del 1996, quei momenti in cui Tonino Guerra accese il fuoco del teatro nella nostra comunità, è una situazione straordinaria. Ricordo anch’io l’emozione che provai al cospetto del Maestro. Immodestamente e impropriamente (solo perché allora ero un “piccolo” Consigliere comunale nell’illuminata Amministrazione di Giovanni Mele) mi trovai a far parte di quella giuria dove probabilmente non preferii giudizi. Sta di fatto che quei momenti rimangono scolpiti nella mia memoria quali tra i più belli della mia vita! Grazie Massimo Greco per questo bellissimo ricordo. Grazie Salvatore Giannella per saper tenere vivo in ogni momento “il bello” che ci salverà… come dice Manuela Cuoghi!
Post scriptum. Il corto che mi piacque di più fu CLINICAMENTE FABBRO, interpretato magistralmente da Ivano Marescotti!
(via mail)
E chi non se la ricorda la magistrale interpretazione di Marescotti?
(via mail)
Caro Marco Gusti, sono felice che quei ricordi sono ancora così vivi in te e pieni di emozione. Questo dimostra di quanto sia stato importante condividere momenti legati all’arte e alla bellezza. E credo che questi ricordi ci debbano spingere a resistere proprio per tornare al più presto a riviverli insieme.