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(Qui e in apertura) Antonio Saliola
con Tonino Guerra.

Caro Salvatore,
Tonino Guerra aveva scoperto il mio Quasi Orto nel Montefeltro e veniva volentieri a trovarmi, in quel Borgo del Sole e della Luna che è Petrella Guidi, nella valle del Marecchia. Le sue visite avevano l’intensità di una visita papale: lui accarezzava le cose, gli oggetti: un vecchio vaso, un muretto cadente, un cancelletto agonizzante: celebrava il valore delle piccole cose. Magicamente i suoi sentimenti diventavano visibili. Mi aveva donato la sua amicizia perché, oltre che l’artista, apprezzava la mia figura di uomo affezionato alla vita animale.

Io ho sempre amato i cani e i gatti, sin da piccolo quando, durante la guerra eravamo sfollati in campagna in un piccolo paese dove mia madre era la maestra elementare (alla Mary Poppins) e io (sono del ’39), avevo una vecchia palla e cani e gatti erano i miei compagni di gioco.
Allora dicevo:

Bobi, vedi la palla?, adesso io la lancio e tu corri a prenderla e me la riporti.
Quadro di Antonio Saliola: “Natale tribolato per due piccoli topi mendicanti”, 2002

Qui e a seguire, opere di Antonio Saliola: “Natale tribolato per due piccoli topi mendicanti”, 2002.

Il cane sogna di di essere al servizio dell’uomo e di rendersi utile. Dopo un secondo me la riportava con la lingua penzoloni in attesa della carezza. Ma se dicevo la stessa cosa al gatto lui continuava a fare le fusa e poi mi rispondeva:

Prenderò in considerazione la tua proposta e ti farò sapere.

Adesso capisco perché tenevo in braccio o sulla mia spalla il malcapitato gatto e tentavo invano di suonare Mozart con la sua coda. Ovviamente del cane amavo la sua dedizione assoluta e la cieca obbedienza, del gatto la misteriosa figura e l’enigmatico sguardo.
Il cane abbaia per te. Il gatto fa le fusa per sé.

Quadro di Antonio Saliola - 'Le favole del quotidiano', 2019

“Le favole del quotidiano”, 2019.

La favola del Montefeltro

I sognatori cercano prima o poi un nascondiglio per sfuggire alla volgarità del mondo reale. Da tempo, con Cristina, abbiamo scelto il Montefeltro. Ci è parso tutto speciale: la luce, i colori, il paesaggio, la gente, e quell’aria di leggenda tra boschi e castelli. Ho riconosciuto la messinscena dei miei quadri e ho ritrovato i miei animali: cani e gatti.

La mia favola, le mie Visioni, i miei Animali. Nel Montefeltro ho fatto il nido in un piccolo borgo millenario (medievale) chiamato Petrella Guidi dove mi travesto da eremita a oltranza protetto da una nobile quiete.

Ho dato alla luce anche, dopo aver dipinto giardini per decenni, un giardino reale chiamato il Quasi Orto, usando piante, fiori e muretti, per una passeggiata in otto stanze. Di fronte a me sta Pennabilli dove viveva il mio amico Tonino e tutto parlava di lui: monumenti, fontane, affreschi, meridiane, mobili, dipinti, orti magici. Io andavo a trovarlo nella sua bella residenza ricca di cimeli e di segnali. Purtroppo c’era da superare il contingente e gli autografi olezzanti di una quarantina di gatti che lì avevano dimora. Capisco perché Tonino veniva volentieri a trovarmi nel Quasi Orto.

Quadro di Antonio Saliola: “I padroni della notte”, 1996

“I padroni della notte”, 1996.

Lilla, reincarnazione di una lupa

Tonino, come ho detto prima, aveva scoperto il mio Quasi Orto e veniva volentieri a trovarmi. Davanti alla porticina d’ingresso attendevamo l’arrivo di Tonino, io e la mia fedele gatta Lilla, la reincarnazione felina di una lupa straordinaria che ebbi anni fa, anch’essa di nome Lilla. Poi procedevamo lentamente verso la sua stanza preferita: la stanza della Cortesia. Evidentemente in quella stanza c’è un campo magnetico particolare per cui le cose o le persone possono trasformarsi. C’è una vecchia panchina rossa, appartata e discreta come un confessionale, e lì ci sedevamo sempre Tonino primo (lui) e Tonino secondo (io), come due guardiani di favole.

La gatta Lilla che ci aveva accompagnato docilmente, a questo punto, come i fanciulli che davanti all’ospite reclamano e pretendono attenzione, in preda a un attacco di Toninite, si trasformò in una gatta danzante volteggiando e miagolando si arrampicò acrobaticamente su piante, rami e muretti. Tonino, incuriosito ma non stupito, continuava a parlare. L’ora era propizia alla magia dei pensieri che diventavano visibili. L’orto dipingeva con colori irreali che sceglieva nella sua tavolozza.

Quadro di Antonio Saliola: “Il guardiano”, 2019

“Il guardiano”, 2019.

Realtà e Fantasia se ne andavano a braccetto mentre la gatta Lilla zufolava per l’orto. Sognavo di fare le fusa.
Ma chi raccontava la Favola? La Lilla, Tonino o il Quasi Orto?
Inconsapevolmente in silenzio ci avviammo all’uscita.
La gatta Lilla nel frattempo era tornata normale.
Sulla soglia, per il commiato, lanciai l’ultima provocazione:

E non ti sognare di scritturare la Lilla per il tuo circo felino a Pennabilli.

Non mi rispose perché stava già risalendo la china rimbrottando l’autista che si era fermato troppo in su.

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Antonio SaliolaAntonio Saliola (Bologna, 1939) è un artista che ha fatto della tematica dei giardini e delle biblioteche la sua cifra stilistica. Contatto: via Garofalo, 6, 40124 Bologna. Telefono: 051 238122. Mail: lacompagniadelquasiorto@gmail.com

Nella fotogallery qui in basso, alcuni delle originali incisioni eseguite da Tonino Guerra con la tecnica della puntasecca o dell’acquaforte. Fonte: I libri d’artista di Tonino Guerra. Edizione in tiratura limitata (cento esemplari) su carta pregiata. Stamperia d’arte Federico Santini, Udine. Il libretto-calendario è stato curato da Rita Giannini.

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A PROPOSITO/ UN SINGOLARE DOCUMENTO

Dieci pizzini di Tonino

alla sua signora Lora,

sui 40 gatti invasori

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Quaranta gatti in casa non sono pochi. Devi stare attento a camminare e a sedere sui divani. Avendo l’età che ho, se inciampo mi rompo un femore o anche tutti e due. So che tu li proteggi in un modo morboso e e anch’io ogni tanto ho dei momenti di simpatia.

Ti confesso che quando una gattina miagola dispiaciuta, perché non trova i suoi piccoli, io l’accompagno. Spesso ricevo delle sue occhiate imploranti come se pensasse che io li ho uccisi.

Insomma l’aria della casa è piena dei loro problemi e dei loro odori sgradevoli.

Visto che non mi ascolti quando ti parlo, ho pensato di lasciarti dei ‘pizzini’, come usava fare in Sicilia un capo mafioso, per dare ordini ai suoi affiliati.

Ti prego, fa in modo che diminuiscano i gatti. Quaranta sono troppi.
Un signore di Saludecio vorrebbe due gatti per i suoi nipoti. Dì a Gianni di portargliene subito quattro.
Un vecchio di San Marino è disposto a custodirne almeno una decina. Si accontenta di 100 euro al mese. Accetto.
Consiglio di addormentarne altri dieci e portarli non lontano dalla grande trattoria “Il sottobosco”, quasi in cima a Viamaggio, e mollarli lì.
Per lo meno adesso, che arriva la buona stagione, cominciamo a tenerli tutti fuori casa.
Se entri nel mio studio ci sono sei gattini nati dietro la Divina Commedia.
So che sono morti due gatti e tu li hai fatti seppellire sotto la roccia che potrebbe essere anche il futuro sepolcro delle mie ceneri.
Volevo accarezzare la tua gatta preferita, che ho trovato nel giardino, e lei mi ha graffiato. Con chi posso lamentarmi?
O trovi una maniera per decimare questa invasione, o me ne vado a vivere a Santarcangelo.
Sono ancora in attesa di una tua risposta, accetto anche tuoi pizzini.

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Da “Tonino Guerra 100: stop agli eventi ma non ai ricordi”:

  1. Edoardo Turci e l’infanzia del poeta. Uno storico locale di Sant’Angelo di Gatteo (da dove proveniva la madre di Tonino) rievoca i primi anni della grande firma del cinema in coincidenza con il centenario della sua nascita. È il primo dei contributi che leggerete su Giannella Channel. A seguire: un testo ritrovato di Sepulveda, al quale auguriamo una completa guarigione
  2. La scintilla poetica scoccata nel lager. La prigionia in Germania vede Tonino farsi Omero per i suoi compagni di sventura che con lui condividono il dialetto romagnolo. Per fortuna un medico ravennate, Gioacchino Strocchi, scriverà un diario dettagliato di quei giorni insieme, annotando i testi poetici che Antonio crea e recita ai compagni. Al ritorno in Romagna quei testi diventano un libro e la poesia resta in lui un nutrimento per l’anima
  3. Il giorno che disse grazie, dopo 66 anni, a un angelo di Verona. Nella Giornata della poesia, dieci anni fa, fui testimone di una storia degna di un film di Tonino e Fellini. Dalle fila di un teatro veronese si concretizzò a sorpresa la figura di una pasticcera che, a suo rischio, aveva portato dolciumi e sapone a Tonino prigioniero dei nazifascisti in quella città veneta, in attesa di essere trasferito via treno nel lager
  4. Il giorno in cui mi presentò Eliseo, il Socrate della Valmarecchia. Un noto fotoreporter accompagna il cantore della valle all’incontro con il saggio curatore di un orto. E le ore si riempirono di poesia e di ironia in questa quarta puntata del viaggio per il centenario di Tonino Guerra (testo e foto di Vittorio Giannella per Giannella Channel)
  5. Il giorno in cui accese il fuoco del teatro alle porte di Milano. Il fondatore e direttore di Emisfero Destro Teatro risponde al nostro appello rievocando il festival e l’incontro a Cassina de’ Pecchi che illuminò il futuro artistico suo e di tanti altri giovani di quel borgo lombardo
  6. Il giorno in cui donò, a me regista, la neve sul fuoco. Marco Tullio Giordana doveva girare, nel film “La domenica specialmente”, l’episodio più poetico, tra fascino della sensualità e tristezza della solitudine. Ma quel titolo era appesantito da un mattone. Un viaggio a Pennabilli e da Tonino nasce un’idea e un incontro con due donne straordinarie: Maddalena Fellini, sorella di Federico il Grande, e per il provino, Monica Bellucci
  7. Il giorno in cui mi ricordò che un paese ci vuole. Valentina Galli si stava laureando a Bologna e la tentazione di restare in città era forte. Ma l’incontro con Tonino le fece cambiare idea e ora insegna nella sua Valmarecchia
  8. Il giorno in cui il poeta si mise a dare i numeri. Il direttore del Museo del calcolo Renzo Baldoni rievoca l’inaugurazione delle stanze dedicate al far di conto. Con un rammarico: non aver potuto dirgli che le zone del cervello stimolate da un poeta o da un matematico, sono le stesse
  9. Il giorno in cui insegnò a noi tedeschi come rendere poetico il paesaggio. Roland Guenter, storico dell’arte da Eisenheim, racconta i festeggiamenti virtuali per il centenario nel parco creato sul Reno nel nome di Tonino e rievoca le lezioni di architettura poetica ricevute da lui e da altri studenti a Pennabilli, decisive per dare alla Ruhr un volto seducente per i turisti culturali
  10. Il giorno in cui mi parlò di Serafim, il santo che dava miele agli orsi. A Gianfranco Angelucci, scrittore e sceneggiatore amico di Fellini, il centenario del poeta del cinema che stiamo festeggiando sul blog, ispira un emozionante video e una lettera aperta a Tonino, con una inedita rivelazione spirituale
  11. Il giorno in cui mi regalò la sua gigantesca anima. Enrica, moglie di Michelangelo Antonioni, rievoca il primo e l’ultimo giorno in cui, tra rumori sapori e ricordi, incontrò il poeta del cinema
  12. Il giorno in cui giocò con la mia Gatta Danzante. Il pittore bolognese dei giardini Antonio Saliola, con rifugio creativo nella Valmarecchia, rievoca la favola di un pomeriggio in cui, sotto i suoi occhi stupiti, il suo felino fece le fusa al poeta del cinema, volteggiando come non mai. A seguire, un singolare documento: i pizzini di Tonino a Lora, sua signora, sulla legione di gatti in casa
  13. Il giorno in cui capii come nacque l’urlo in Amarcord “Voglio una donna!”. Uno storico romagnolo, Davide Bagnaresi, rievoca un incontro con Tonino Guerra in piazza a Bologna sui retroscena del film da Oscar e svela il ritaglio di cronaca che diede vita alla scena con Ciccio Ingrassia. A seguire, i consigli di Tonino per i bravi sceneggiatori
  14. Il giorno in cui assistetti all’incontro tra due grandi italiani: Tonino Guerra ed Enzo Biagi. Rita Giannini, biografa del poeta del cinema, rievoca l’inedito faccia a faccia nello studio in Galleria, a Milano, del popolare giornalista: due emiliani romagnoli, nati entrambi nel 1920, emozionati e liberi di raccontarsi a ruota libera
  15. Il giorno in cui fece cadere la pioggia sulla riviera bollente. Un grande giornalista romagnolo, Giancarlo Mazzuca, rievoca l’incontro a Cervia con il poeta solare fino al midollo che sapeva anche essere l’uomo della pioggia. A seguire: il regalo iridato di Tonino al fotoreporter Daniele Pellegrini
  16. Il giorno in cui conquistò il cuore di medici e infermieri. Il noto pediatra Italo Farnetani rievoca le parole con cui Tonino Guerra commosse 1.200 congressisti a Rimini, richiamando da poeta del cinema l’insegnamento di Ippocrate
  17. Il giorno in cui Sergio Zavoli lo salutò con parole eterne. Del grande giornalista appena scomparso ricordiamo lo speciale addio che diede a Tonino una primavera del 2012 a Santarcangelo

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