Come faccio a raccontare un solo giorno trascorso con Tonino, ho passato la mia intera vita con lui, allora racconto il primo e l’ultimo giorno che l’ho visto.

Il primo veramente non me lo ricordo. Ero così giovane, 18 anni. Non ero consapevole dell’importanza di quell’incontro e non è rimasto nella mia memoria. Come quando con Michelangelo abbiamo passato la frontiera cinese, nel 1972, per andare a girare il suo documentario. Era un momento così importante, eppure io dormivo, sul treno che ci portava in un paese impossibile da visitare allora, se non invitati dal governo. Le persone della troupe, e soprattutto Furio Colombo che ci accompagnava, mi hanno sempre preso in giro per questo.

I fatti straordinari della mia vita, e sono tantissimi, sono stati i momenti che più ho vissuto con naturalezza, come se mi appartenessero di diritto.

Mi domando adesso quale approccio Michelangelo avesse pensato per presentarmi a Tonino. Un po’ di imbarazzo deve averlo avuto a dichiarare che si era messo con una ragazza di 18 anni, lui ne aveva 59, ma la competitività fra i due era così forte che immagino avesse anche soddisfazione a raccontare della sua conquista.

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Una delle prime foto di Enrica, ventenne, fatta da Michelangelo Antonioni. Siamo in Sardegna, Costa Paradiso, febbraio 1972. Nella foto d’apertura: Tonino Guerra con Michelangelo Antonioni (a sinistra), ripresi ai piedi della millenaria Torre di Bascio, frazione di Pennabilli, nel Montefeltro (foto di Piero Marsili Libelli, per il libro “L’aquilone”, Editoriale Delfi di Salvatore Giannella, 1996).

Penso che il primo giorno che ho visto Tonino sia stato a casa di Michelangelo. Certamente un invito a mangiare. Era la cosa che maggiormente li univa e mangiare cibo emiliano, anzi romagnolo era una ricorrenza molto frequente. Tonino faceva venire da Santarcangelo di Romagna suo fratello Dino con sua moglie Maria. Arrivavano carichi di ogni ben di Dio. Naturalmente le tagliatelle fatte da Maria, col ragù, i tortelli, i tortellini, il brodo, i passatelli, i polli, le anatre, le oche, tutto già cucinato, l’erba di campo, i salami, il formaggio, i dolci, il nocino e una quantità di vino. Mangiavamo per un intero week end, finché tutto il cibo era finito. Era una tale festa che dovevamo mettere due tavoli in salotto disposti a elle per invitare gli amici più cari. Una vera goduria, io poi avevo sempre fame e a quell’età potevo mangiare a non finire.

Dino, Maria e Tonino Guerra

Tonino Guerra con il fratello Dino (a sinistra) accompagnato da sua moglie Maria.
“Dino e Maria arrivavano da Santarcangelo carichi di ogni ben di Dio da mangiare”, ricorda Enrica.

Tonino deve aver apprezzato la mia buona forchetta e io la sua gioia nel mangiare e nel raccontare. Era così divertente Tonino, ci ha fatto ridere sempre e incantare. Era la prima volta che incontravo un poeta, Tonino mi ha fatto capire che la poesia si associa alla vita, all’intuizione, allo scavare nell’anima, con naturalezza e semplicità.

I rumori e i ricordi della vita

Prima che ci lasciasse sono andata a trovarlo molte volte. L’ultima volta, a Santarcangelo. Si era voluto trasferire in città, per sentire i rumori della vita, per essere vicino ai medici se ce ne fosse stato bisogno, per non morire sepolto dalla neve che era caduta a Pennabili in quattro metri e mezzo. Penso sempre a quel suo ultimo viaggio. Hanno dovuto scavare nella neve per portarlo via e in quelle trincee bianche e gelate può aver percorso i ricordi di tutta la sua vita, la guerra, la Russia, ma anche ritrovare la fantasia che gli ha permesso di attrarre a sé eventi sempre straordinari. Si dice che si muore come si ha vissuto.

La sua camera da letto era inondata di musica, musica pugliese, la taranta ricca di allegria. Anche le tende delle finestre si muovevano al vento, ballavano. Dalla piazza venivano su i rumori del paese e si sentiva l’affetto delle persone che da sotto volevano essere presenti e tenergli compagnia.

Quando mi ha visto avvicinarmi al suo letto mi ha guardato a lungo, voleva sapere come stavo e ha certamente capito che sarebbe stata l’ultima volta che ci saremmo incontrati. “Non voglio piangere”, ha detto a Lora che era in piedi, in fondo al letto. Neanche io volevo piangere, ma l’emozione era fortissima. Poi mi ha guardato e per congedarmi in modo definitivo mi ha detto: “Ti amo”. Poi ha guardato Lora, testimone di quel momento assoluto e anche a lei ha detto: “Ti amo”. Non abbiamo pianto e il cuore scoppiava. Quel ti amo, detto in punto di morte, come faceva Michelangelo, quando sembrava che tutto fosse finito, è stampato dentro di me e mi dà ancora certezza dell’amore.

Questi due uomini, Tonino e Michelangelo, pur avendo avuto così grande difficoltà a esprimere il proprio amore, per rigore, per l’educazione che avevano ricevuto, sono stati per me i veri maestri in amore. Alla fine della loro lunga vita, nel loro ultimo respiro, non c’era più nessuna barriera a mostrare il proprio essere, l’essenza della loro gigantesca anima.

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Enrica Fico Antonioni (Cavi di Lavagna, Genova, 1952), figlia del partigiano Eraldo Fico, è assistente alla regia, produttrice e regista. Ha iniziato la sua carriera come assistente di Michelangelo Antonioni per Chung Kuo – Cina (1972), Professione: reporter (1974), Il mistero di Oberwald (1980), Identificazione di una donna (1982), Ritorno a Lisca bianca (1983), Roma (1990), Noto, mandorli, Vulcano, Stromboli, Carnevale (1992). Ha debuttato dietro la cinepresa nel 1982 con 9 videoclip per Mister Fantasy e due anni più tardi ha firmato il video Ballami di Gianna Nannini. Ha diretto il documentario su S. Francesco di Assisi Lux Orientis (1992), Fare un film è per me vivere (1995) making-of di Al di là delle nuvole di Antonioni e Con Michelangelo (2005), un documentario su Antonioni pittore. Sempre per Antonioni ha prodotto Kumbha Mela (1989) e Sicilia (1997) e firmato la collaborazione artistica per i suoi ultimi film Al di là delle nuvole (1995), Eros (2004) e Lo sguardo di Michelangelo (2004). Ha curato le mostre di pittura di Antonioni Le montagne incantate a Palazzo dei Diamanti di Ferrara nel 1993 e Il silenzio a colori.

A PROPOSITO/ Nel “Polverone” (prima edizione: 1992)

DINO: così Tonino

vedeva il fratello

Dino Guerra, fratello di Tonino

Dino Guerra, fratello di Tonino.

Mio fratello che aveva i baffetti e che ballava il tango

adesso vive con quattromila anatre

che sguazzano dentro il fiume

tra le canne.

 

Se lo chiamo da Roma

arriva con due foglie d’insalata

come se fossi

un canarino in gabbia.

 

E tutte le volte che ci vediamo

anche se passa un anno

ci diamo la mano e basta.

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A proposito di Enrica Fico Antonioni, leggi anche:

Da “Tonino Guerra 100: stop agli eventi ma non ai ricordi”:

  1. Edoardo Turci e l’infanzia del poeta. Uno storico locale di Sant’Angelo di Gatteo (da dove proveniva la madre di Tonino) rievoca i primi anni della grande firma del cinema in coincidenza con il centenario della sua nascita. È il primo dei contributi che leggerete su Giannella Channel. A seguire: un testo ritrovato di Sepulveda, al quale auguriamo una completa guarigione
  2. La scintilla poetica scoccata nel lager. La prigionia in Germania vede Tonino farsi Omero per i suoi compagni di sventura che con lui condividono il dialetto romagnolo. Per fortuna un medico ravennate, Gioacchino Strocchi, scriverà un diario dettagliato di quei giorni insieme, annotando i testi poetici che Antonio crea e recita ai compagni. Al ritorno in Romagna quei testi diventano un libro e la poesia resta in lui un nutrimento per l’anima
  3. Il giorno che disse grazie, dopo 66 anni, a un angelo di Verona. Nella Giornata della poesia, dieci anni fa, fui testimone di una storia degna di un film di Tonino e Fellini. Dalle fila di un teatro veronese si concretizzò a sorpresa la figura di una pasticcera che, a suo rischio, aveva portato dolciumi e sapone a Tonino prigioniero dei nazifascisti in quella città veneta, in attesa di essere trasferito via treno nel lager
  4. Il giorno in cui mi presentò Eliseo, il Socrate della Valmarecchia. Un noto fotoreporter accompagna il cantore della valle all’incontro con il saggio curatore di un orto. E le ore si riempirono di poesia e di ironia in questa quarta puntata del viaggio per il centenario di Tonino Guerra (testo e foto di Vittorio Giannella per Giannella Channel)
  5. Il giorno in cui accese il fuoco del teatro alle porte di Milano. Il fondatore e direttore di Emisfero Destro Teatro risponde al nostro appello rievocando il festival e l’incontro a Cassina de’ Pecchi che illuminò il futuro artistico suo e di tanti altri giovani di quel borgo lombardo
  6. Il giorno in cui donò, a me regista, la neve sul fuoco. Marco Tullio Giordana doveva girare, nel film “La domenica specialmente”, l’episodio più poetico, tra fascino della sensualità e tristezza della solitudine. Ma quel titolo era appesantito da un mattone. Un viaggio a Pennabilli e da Tonino nasce un’idea e un incontro con due donne straordinarie: Maddalena Fellini, sorella di Federico il Grande, e per il provino, Monica Bellucci
  7. Il giorno in cui mi ricordò che un paese ci vuole. Valentina Galli si stava laureando a Bologna e la tentazione di restare in città era forte. Ma l’incontro con Tonino le fece cambiare idea e ora insegna nella sua Valmarecchia
  8. Il giorno in cui il poeta si mise a dare i numeri. Il direttore del Museo del calcolo Renzo Baldoni rievoca l’inaugurazione delle stanze dedicate al far di conto. Con un rammarico: non aver potuto dirgli che le zone del cervello stimolate da un poeta o da un matematico, sono le stesse
  9. Il giorno in cui insegnò a noi tedeschi come rendere poetico il paesaggio. Roland Guenter, storico dell’arte da Eisenheim, racconta i festeggiamenti virtuali per il centenario nel parco creato sul Reno nel nome di Tonino e rievoca le lezioni di architettura poetica ricevute da lui e da altri studenti a Pennabilli, decisive per dare alla Ruhr un volto seducente per i turisti culturali
  10. Il giorno in cui mi parlò di Serafim, il santo che dava miele agli orsi. A Gianfranco Angelucci, scrittore e sceneggiatore amico di Fellini, il centenario del poeta del cinema che stiamo festeggiando sul blog, ispira un emozionante video e una lettera aperta a Tonino, con una inedita rivelazione spirituale
  11. Il giorno in cui mi regalò la sua gigantesca anima. Enrica, moglie di Michelangelo Antonioni, rievoca il primo e l’ultimo giorno in cui, tra rumori sapori e ricordi, incontrò il poeta del cinema
  12. Il giorno in cui giocò con la mia Gatta Danzante. Il pittore bolognese dei giardini Antonio Saliola, con rifugio creativo nella Valmarecchia, rievoca la favola di un pomeriggio in cui, sotto i suoi occhi stupiti, il suo felino fece le fusa al poeta del cinema, volteggiando come non mai. A seguire, un singolare documento: i pizzini di Tonino a Lora, sua signora, sulla legione di gatti in casa
  13. Il giorno in cui capii come nacque l’urlo in Amarcord “Voglio una donna!”. Uno storico romagnolo, Davide Bagnaresi, rievoca un incontro con Tonino Guerra in piazza a Bologna sui retroscena del film da Oscar e svela il ritaglio di cronaca che diede vita alla scena con Ciccio Ingrassia. A seguire, i consigli di Tonino per i bravi sceneggiatori
  14. Il giorno in cui assistetti all’incontro tra due grandi italiani: Tonino Guerra ed Enzo Biagi. Rita Giannini, biografa del poeta del cinema, rievoca l’inedito faccia a faccia nello studio in Galleria, a Milano, del popolare giornalista: due emiliani romagnoli, nati entrambi nel 1920, emozionati e liberi di raccontarsi a ruota libera
  15. Il giorno in cui fece cadere la pioggia sulla riviera bollente. Un grande giornalista romagnolo, Giancarlo Mazzuca, rievoca l’incontro a Cervia con il poeta solare fino al midollo che sapeva anche essere l’uomo della pioggia. A seguire: il regalo iridato di Tonino al fotoreporter Daniele Pellegrini
  16. Il giorno in cui conquistò il cuore di medici e infermieri. Il noto pediatra Italo Farnetani rievoca le parole con cui Tonino Guerra commosse 1.200 congressisti a Rimini, richiamando da poeta del cinema l’insegnamento di Ippocrate
  17. Il giorno in cui Sergio Zavoli lo salutò con parole eterne. Del grande giornalista appena scomparso ricordiamo lo speciale addio che diede a Tonino una primavera del 2012 a Santarcangelo