La prima volta che l’ho visto rivoltava delle pere/ per metterle con la pancia al sole/ nel punto dov’erano ammaccate./ Si chiamava Eliseo e aveva ottant’anni e più./ Era restato solo a vivere col suo orto/ a Ranco, una borgata di case abbandonate/ dove in ottobre se tira vento/ piovono le noci sui coppi/ e dentro le camere vuote/ capitano per sbaglio i calabroni/ che poi non sono più capaci di trovare/ le nuvole e i raggi del sole.”
(Da “L’orto di Eliseo”)
Sono un fotoreporter che ha conosciuto una straordinaria quantità e diversità di mondi, personaggi e storie naturali, ma se dovessi indicare una giornata indimenticabile nella mia vita professionale non ho esitazioni: l’incontro con Tonino Guerra per il servizio che pubblicò Airone con il titolo “Nella valle del poeta” e, all’interno di quelle ore, l’incontro di Tonino con Eliseo, il saggio Socrate della Valmarecchia. Andò così.
Arrivai a Pennabilli per la prima volta col buio, in quel febbraio del 1993, L’indomani io e il giornalista avevamo appuntamento, in quel borgo annidato attorno alla sua rupe, alle 9 con Tonino e Gianni Giannini, il suo fidato accompagnatore, grande conoscitore di quest’angolo di Romagna che si affaccia sulle Marche e sulla Toscana. Quella notte prometteva bufera, e il vento freddo intonava già il suo concerto fra le fessure delle finestre di legno della locanda il Poggetto, cosa che agevolò molto l’arrivo del ristoratore sonno. La mattina vidi il risultato che gli elementi naturali avevano preparato: uno spettacolo meraviglioso con gli alberi carichi di neve e il borgo trasformato in un presepe.
L’appuntamento con Tonino era in piazza, dai monti attorno scendeva un vento che pareva volesse andare al mare, e poco dopo strinsi la mano, emozionato, allo sceneggiatore dei tanti film di grandi registi, avvolto nel suo grande sciarpone. L’avventura ebbe inizio. Dopo una breve visita al piccolo museo, dove lo fotografai davanti alla tela dell’Angelo coi baffi, salimmo nella mia Renault 4 con Gianni alla guida, inevitabile su queste strade rese scivolose dal ghiaccio: la nostra meta era Ranco, una frazione di Badia Tedalda (Toscana) dove viveva Eliseo, che Tonino aveva soprannominato il Socrate della valle, un uomo che era nato e vissuto tra quelle montagne e che sapeva tutto di natura, foglie e fiori, diventato anche il personaggio di un suo libretto: l’Orto di Eliseo edito nel 1989 dal riminese Maggioli.
Viaggiammo fra piccole fabbriche e case nella pianura della Marecchia, per arrivare dopo un’ora lassù, salendo curva dopo curva, finché ci apparve nella nebbia, come un miraggio, Ranco: “Un angolo nascosto bello come un ramo di ciliegio fiorito”, commentò Tonino.
Feci meravigliose scoperte in quel viaggio, con i racconti senza tempo del poeta, ma nel vortice dei ricordi che si scatena quando penso alla Valmarecchia l’aver conosciuto Eliseo mi emoziona ancora. Se li portava bene i suoi ottant’anni Eliseo, ma, oltre all’orto, doveva potare la vigna, gli alberi da frutto ma anche tener conto degli acciacchi che l’età da tempo gli aveva presentato.
(Alla talpa è dedicato il ricordo di Tonino, più in basso. Ndr)
Prima di andare via, Tonino gli ha chiesto se credeva o no che ci fosse il Signore. Eliseo, che non si aspettava una domanda così, si è messo a rifare il nodo ai lacci delle scarpe. Ma quando stavamo ormai sull’uscio della porta, quel vecchio saggio diede a Tonino la risposta:
Purtroppo due mesi dopo il nostro incontro Gianni mi avvisò che Eliseo se n’era andato con i suoi saperi, testimone di tante avventure, mentre sui coppi della sua casa cadevano le noci, e che da ora in poi controllerà il suo orto e la sua valle da lassù, sopra le nuvole.
Fotogallery
Quel giorno la valle
era carica di neve
Il museo con un quadro solo,
il convento di clausura e il tappeto
di Bascio dedicato a Buonconte
A PROPOSITO
La guerra di Eliseo con la talpa
La nuova “guerra di Troia” (copyright del poeta bolognese Roberto Roversi) tra il Eliseo e la talpa “guastatrice” del suo orto, all’epoca pubblicata su Airone, costituisce uno dei capitoli de L’Infanzia del mondo. Opere 1946-2012, Bompiani, 2018, vol. I, pag. 374 e sgg. “L’orto è subito una città assediata, il vecchio non è il re Priamo solo bagnato di saggezza e di anni ma Ulisse assai poco rassegnato, che non cerca neanche il sonno. E la talpa, oh la talpa è come uscita dalla fantasia di Ariosto o di Rabelais. Passano giorni di sole e vento, notti di luna calma e respirante, indefinibili silenzi di acqua e della pianura, mezzogiorni di fuoco, ma la battaglia fra il vecchio e la talpa non si quieta…” (Roversi). Tutto si storce in ironia, in poesia. Ecco il brano centrale di quel racconto,
Quando ha saputo che le talpe sbucano fuori di notte, lui si era messo a dormire di giorno e tutte le sere fino la mattina presto girava nell’orto con una candela e con le tasche piene di fiammiferi che accendeva di colpo quando sentiva smuovere tra l’erba.
Una notte, finalmente, ha visto una macchia nera sopra una foglia d’una zucca: una cosa morbida che rosicchiava l’aria.
Dato che la talpa è cieca, si è seduto poco lontano da lei e ha acceso la capocchia di un fiammifero per metterle il fuoco tra il pelo e bruciarla.
Piano piano, la mano con la fiamma si avvicinava alle foglie delle zucche, ma l’ombra della talpa si ingigantiva contro il muro della stalla e lui ha preso paura anche perché ha sentito che ansimava, un fiato puzzolente che ha spento il fiammifero, e si è trovato al buio.
Adesso erano ciechi tutti e due: lui e la talpa.
Da “Tonino Guerra 100: stop agli eventi ma non ai ricordi”:
- Edoardo Turci e l’infanzia del poeta. Uno storico locale di Sant’Angelo di Gatteo (da dove proveniva la madre di Tonino) rievoca i primi anni della grande firma del cinema in coincidenza con il centenario della sua nascita. È il primo dei contributi che leggerete su Giannella Channel. A seguire: un testo ritrovato di Sepulveda, al quale auguriamo una completa guarigione
- La scintilla poetica scoccata nel lager. La prigionia in Germania vede Tonino farsi Omero per i suoi compagni di sventura che con lui condividono il dialetto romagnolo. Per fortuna un medico ravennate, Gioacchino Strocchi, scriverà un diario dettagliato di quei giorni insieme, annotando i testi poetici che Antonio crea e recita ai compagni. Al ritorno in Romagna quei testi diventano un libro e la poesia resta in lui un nutrimento per l’anima
- Il giorno che disse grazie, dopo 66 anni, a un angelo di Verona. Nella Giornata della poesia, dieci anni fa, fui testimone di una storia degna di un film di Tonino e Fellini. Dalle fila di un teatro veronese si concretizzò a sorpresa la figura di una pasticcera che, a suo rischio, aveva portato dolciumi e sapone a Tonino prigioniero dei nazifascisti in quella città veneta, in attesa di essere trasferito via treno nel lager
- Il giorno in cui mi presentò Eliseo, il Socrate della Valmarecchia. Un noto fotoreporter accompagna il cantore della valle all’incontro con il saggio curatore di un orto. E le ore si riempirono di poesia e di ironia in questa quarta puntata del viaggio per il centenario di Tonino Guerra (testo e foto di Vittorio Giannella per Giannella Channel)
- Il giorno in cui accese il fuoco del teatro alle porte di Milano. Il fondatore e direttore di Emisfero Destro Teatro risponde al nostro appello rievocando il festival e l’incontro a Cassina de’ Pecchi che illuminò il futuro artistico suo e di tanti altri giovani di quel borgo lombardo
- Il giorno in cui donò, a me regista, la neve sul fuoco. Marco Tullio Giordana doveva girare, nel film “La domenica specialmente”, l’episodio più poetico, tra fascino della sensualità e tristezza della solitudine. Ma quel titolo era appesantito da un mattone. Un viaggio a Pennabilli e da Tonino nasce un’idea e un incontro con due donne straordinarie: Maddalena Fellini, sorella di Federico il Grande, e per il provino, Monica Bellucci
- Il giorno in cui mi ricordò che un paese ci vuole. Valentina Galli si stava laureando a Bologna e la tentazione di restare in città era forte. Ma l’incontro con Tonino le fece cambiare idea e ora insegna nella sua Valmarecchia
- Il giorno in cui il poeta si mise a dare i numeri. Il direttore del Museo del calcolo Renzo Baldoni rievoca l’inaugurazione delle stanze dedicate al far di conto. Con un rammarico: non aver potuto dirgli che le zone del cervello stimolate da un poeta o da un matematico, sono le stesse
- Il giorno in cui insegnò a noi tedeschi come rendere poetico il paesaggio. Roland Guenter, storico dell’arte da Eisenheim, racconta i festeggiamenti virtuali per il centenario nel parco creato sul Reno nel nome di Tonino e rievoca le lezioni di architettura poetica ricevute da lui e da altri studenti a Pennabilli, decisive per dare alla Ruhr un volto seducente per i turisti culturali
- Il giorno in cui mi parlò di Serafim, il santo che dava miele agli orsi. A Gianfranco Angelucci, scrittore e sceneggiatore amico di Fellini, il centenario del poeta del cinema che stiamo festeggiando sul blog, ispira un emozionante video e una lettera aperta a Tonino, con una inedita rivelazione spirituale
- Il giorno in cui mi regalò la sua gigantesca anima. Enrica, moglie di Michelangelo Antonioni, rievoca il primo e l’ultimo giorno in cui, tra rumori sapori e ricordi, incontrò il poeta del cinema
- Il giorno in cui giocò con la mia Gatta Danzante. Il pittore bolognese dei giardini Antonio Saliola, con rifugio creativo nella Valmarecchia, rievoca la favola di un pomeriggio in cui, sotto i suoi occhi stupiti, il suo felino fece le fusa al poeta del cinema, volteggiando come non mai. A seguire, un singolare documento: i pizzini di Tonino a Lora, sua signora, sulla legione di gatti in casa
- Il giorno in cui capii come nacque l’urlo in Amarcord “Voglio una donna!”. Uno storico romagnolo, Davide Bagnaresi, rievoca un incontro con Tonino Guerra in piazza a Bologna sui retroscena del film da Oscar e svela il ritaglio di cronaca che diede vita alla scena con Ciccio Ingrassia. A seguire, i consigli di Tonino per i bravi sceneggiatori
- Il giorno in cui assistetti all’incontro tra due grandi italiani: Tonino Guerra ed Enzo Biagi. Rita Giannini, biografa del poeta del cinema, rievoca l’inedito faccia a faccia nello studio in Galleria, a Milano, del popolare giornalista: due emiliani romagnoli, nati entrambi nel 1920, emozionati e liberi di raccontarsi a ruota libera
- Il giorno in cui fece cadere la pioggia sulla riviera bollente. Un grande giornalista romagnolo, Giancarlo Mazzuca, rievoca l’incontro a Cervia con il poeta solare fino al midollo che sapeva anche essere l’uomo della pioggia. A seguire: il regalo iridato di Tonino al fotoreporter Daniele Pellegrini
- Il giorno in cui conquistò il cuore di medici e infermieri. Il noto pediatra Italo Farnetani rievoca le parole con cui Tonino Guerra commosse 1.200 congressisti a Rimini, richiamando da poeta del cinema l’insegnamento di Ippocrate
- Il giorno in cui Sergio Zavoli lo salutò con parole eterne. Del grande giornalista appena scomparso ricordiamo lo speciale addio che diede a Tonino una primavera del 2012 a Santarcangelo
Altre letture correlate:
- Tonino Guerra, il poeta che ci invita ad affrontare le sfide con la sua arma preferita, la parola, e a creare un Museo sospeso in ogni paese con pochi soldi
- Nel mare di terra della riviera: intervista sulla Romagna misteriosa tra streghe buone, rocche e tesori nascosti
- Da Rimini a Pennabilli sulle tracce di Fellini e di Tonino Guerra: paesaggio con poeta
- Torna a vivere la Torre di Pietra che stimolò la creatività di Tonino Guerra, nomade in Puglia. Sul litorale tra Margherita di Savoia e Manfredonia torna a vivere un gioiello di pietra che aveva ispirato il poeta e sceneggiatore romagnolo per l’ultimo film (mai nato) ambientato su un pianeta fantastico, Verna
- E il ministro pose gli occhi sulla mia casa dove Tonino Guerra arrotolava le parole con gli spaghetti alle vongole. Una visita di Dario Franceschini al suggestivo centro storico di Cesenatico. La targa che suscita la sua curiosità. Una risposta a sorpresa nelle pagine del volume del giornalista caporedattore della TV di San Marino
- (Scritto il 21/03/2016) Quattro anni fa ci lasciava Tonino Guerra: ricordo poetico di Gianfranco Angelucci