E adesso che le scuole non riapriranno più il 3 aprile che si fa? “Facciamo come il Piccolo Principe e la volpe” risponde Maria Rita Parsi, psicologa e psicoterapeuta. In che senso? “Dobbiamo imparare ad addomesticare” continua in una conversazione con Formiche.net la presidente della Fondazione Fabbrica della Pace e Movimento bambino onlus**, nota al grande pubblico per le sue numerose pubblicazioni di tipo scientifico e divulgativo, e di libri come “Le parole dei bambini”, “Manuale anti ansia per i genitori” e “Generazione H”. Per l’ultimo, di grande attualità: “Manifesto contro il potere distruttivo” (Chiarelettere), scritto con Salvatore Giannella.
È dura in quest’epoca da fobia per il coronavirus…
“All’inizio i bambini sono molto contenti di rimanere in casa, sembra il week end, una domenica di festa. Ma piano piano che si va avanti loro si renderanno conto che è un’emergenza che preoccupa i genitori. Loro vivono di luce riflessa il comportamento degli adulti e, in questa fase, dobbiamo evitare che la pandemia diventi emozionale”.
Quindi recuperare il senso degli affetti, come ha detto anche papa Francesco…
“Esatto. In questa situazione di emergenza si possono avere due comportamenti, quello del padre siriano che mentre venivano giù le bombe aveva inventato un gioco per far ridere la sua bambina di 3 anni, come nel film di Benigni “La vita è bella”, oppure un atteggiamento che diventa una pandemia emozionale”.
Come si fa?
“Gli adulti, per primi, non devono cedere al panico e all’ansia. È normale che i bambini adesso cominceranno a desiderare di uscire, vedere i loro compagni, riprendere le loro abitudini, il gioco all’aperto”.
Le pareti di casa, la convivenza forzata, nasconde una paura del futuro…
“Di più, non solo del futuro ma anche del presente. Se ai bambini elimini le abitudini che sono un contenitore che li organizza anche a livello di educazione gli stai togliendo certezze. Le abitudini, i ritmi quotidiani, per loro sono delle garanzie di guida. La scuola, i compagni, i compiti, la tv, i videogiochi, lo sport pomeridiano sono degli appuntamenti troppo importanti nella crescita di un minore”.
È un discorso che riguarda tutti, penso, non solo i bambini. Giusto?
“Certo, pensiamo agli adolescenti che stanno perdendo molte attività d’incontro, di innamoramento. Ho telefonate disperate di ragazzini di 15 anni che non possono vedere il loro fidanzatino perché a ballare non possono andare più e non ci sono più occasione per incontrarsi. Pensiamo alle feste di compleanno in solitudine”.
E come ne usciamo, non abbiamo strumenti…
“Ce li abbiamo eccome. Dobbiamo affrontare il disagio e il cambiamento interiore. Gli esseri umani devono imparare ad affrontare il distacco. Già nascere è un distacco, poi c’è quello della mamma che va fuori per lavorare o a fare la spesa e poi ritorna, poi i nonni che non li vedono più o molto poco. In più con il coronavirus c’è anche il problema di mantenere la promessa”.
Che vuol dire?
“Che se tu dici a un bambino: stiamo un mese in casa e poi si riparte ma poi non è così, diventa dura. Allora per questo dobbiamo fare come il Piccolo Principe e la volpe. Dobbiamo imparare ad addomesticarci, far capire che ci vogliono dei passaggi e dei tempi prima che tutto torni alla normalità. E ricordarsi che il bello del deserto, come dice il Principe, è che nasconde da qualche parte un pozzo”.
Cioè la speranza che tutto finisca…
“Di più, dobbiamo mettere nella condizione per i nostri figli che questo sia un momento geniale, di ricordare questi giorni passati in casa come si faceva durante la guerra, come qualcosa di unico nella loro vita. Adesso quello che sicuramente non va fatto è evitare il contagio emotivo. La pausa serve per capire sé stessi e gli altri e anche con la propria spiritualità, per chi crede. Non c’è solo l’economia da salvare, ma anche quella dell’anima”.
Professoressa però la paura è un sentimento antico, qui il problema è che il nemico è invisibile?
“È vero, il mondo è una pandemia. La madre di tutte le angosce umane è l’angoscia di morte. Sappiamo quando nasciamo ma non quando moriremo, può capitarti per una malattia, un incidente, per vecchiaia, perché decidi di non andare avanti. La morte è il vero nemico invisibile. Noi dobbiamo educare le persone e noi stessi ad affrontare questa angoscia. E il coronavirus ripropone perfettamente questa angoscia di morte su cui è costruita ogni difesa umana”.
Così è dura, però…
“È la realtà, il coronavirus lo ha solo reso manifesto. Le nostre difese quali sono? C’è quella spirituale: morirò ma ho un’altra vita. Quella demografica: morirò ma i miei figli continueranno. Quella estetica: morirò ma la bellezza, l’arte, la musica, la poesia, il teatro non moriranno mai. Quella scientifica: morirò ma gli scienziati proseguiranno a scoprire il segreto della vita. Quella distruttiva: morirò ma con me tutti quanti e così divento il Signore della Morte. Il coronavirus non è niente di nuovo rispetto a tutto questo, ci sta solo facendo aprire gli occhi, proprio per cercare quel pozzo nel deserto”.
* Formiche è un progetto culturale ed editoriale fondato da Paolo Messa nel 2004 e animato da un gruppo di trentenni con passione civile e curiosità per tutto ciò che è politica, economia, geografia, ambiente e cultura. Nato come rivista cartacea, oggi l’iniziativa Formiche è articolata attraverso il mensile (disponibile anche in versione elettronica), la testata quotidiana on-line formiche.net, la testata specializzata in difesa e aerospazio “Airpress” (airpressonline.it), una collana di libri con la casa editrice Marsilio, un programma di seminari a porte chiuse “Landscapes”. Direttore responsabile Formiche.net: Valeria Covato.
** La Fondazione Fabbrica della Pace Movimento Bambino onlus (via Giulio Caccini 3, 00198 Roma, tel. 06.85304778) ha l’obiettivo di lavorare con i bambini per costruire un mondo di tolleranza e di accoglienza. Più info sul canale youtube della fondazione.
A PROPOSITO/ Un brano dal “Manifesto contro il potere distruttivo”
Una volta superata la crisi,
mettiamo la Scuola al centro
Superata la crisi, è il pensiero di Maria Rita Parsi espresso nel recente libro “Manifesto contro il potere distruttivo”, con Salvatore Giannella, editore Chiarelettere), bisogna porre la Scuola – dal Nido all’Università – al “centro” di ogni possibile, benefica, salutare azione informativa e formativa per strutturare e realizzare quei positivi, necessari cambiamenti e accordi di conoscenza, scambio, convivenza, integrazione e inclusione di cui, soprattutto oggi, tutte le società umane necessitano, per poter continuare a sopravvivere.
“La scuola, seconda agenzia educativa, dovrebbe diventare, ovunque, oltre che il privilegiato luogo di aggregante socializzazione, di realizzazione dei programmi didattici e di apprendimento delle modalità della ricerca e del sapere classico e scientifico, una realtà costantemente e quotidianamente aperta al territorio. Anche, soprattutto e proprio, in ragione del collegamento che, strutturalmente, la scuola opera tra la famiglia, prima agenzia educativa, i ragazzi, gli insegnanti, il sociale e le istituzioni.
E, anzi, ognuna delle 41mila scuole d’Italia dovrebbe essere pensata, attivata, e gestita come un “Centro Culturale Polivalente con Biblioteca e Polo Museale annessi”. Un luogo, dunque, aperto, dalla mattina alla sera, a programmata e sistematica disposizione anche del territorio e delle sue realtà sociali, sanitarie, culturali, spirituali, lavorative, associative, ricreative e sportive. Così da poter ospitare emettere in circuito, nel suo spazio – ovvero nello spazio fisico di ogni scuola laddove sia comunque, possibile – attività culturali, informative, formative, creative, di ricerca scientifica e sociologica. E, ancora, laboratori – oggi, primariamente rivolti al corretto uso del “virtuale” –, mostre, corsi, seminari, ricerche, convegni, concerti, proiezioni di film, presentazioni di libri, e attivazione di “poli museali”. E, infine, manifestazioni, premi, gare sportive, momenti di rilievo artistico, di celebrazione e di rivisitazione delle identitarie tradizioni locali. Ogni Scuola, poi, dovrebbe stabilmente avere, al suo interno e, in collegamento con le realtà sanitarie, scientifiche e associative del territorio, una “Equipe Interdisciplinare Medico-Psicopedagogica” (che può formata da psicopedagogisti, pediatri, neuropsichiatri infantili, psicologi, mediatori culturali, psicoterapeuti dell’età evolutiva, sociologi, antropologi, assistenti sociali) collegata ed interattiva con le realtà sanitarie e culturali del territorio.
Questa squadra dovrebbe provvedere a svolgere alcuni fondamentali compiti informativi, formativi, di mediazione culturale e terapeutica, di ‘sostegno alla diversabilità’ e di “prevenzione del disagio” psicologico, educativo, culturale e sociale. Sia degli allievi, anche in relazione alle loro famiglie e all’ambiente da cui provengono, sia del personale, docente e non docente, delle scuole”.
I LIBRI CHE FANNO COMPAGNIA
Due, tre cose sul suo urlo
contro il potere distruttivo
dalla recensione di Laura Tussi / Peacelink
Il libro di Maria Rita Parsi, scritto in collaborazione con Salvatore Giannella, vuole identificare le radici del potere distruttivo e dare consigli utili per trascenderlo, come afferma lo storico della pace Johan Galtung, e alimentare il potere costruttivo. Il Manifesto contro il potere distruttivo è stato pensato e scritto contro tutti i potenti e soprattutto contro tutti i dittatori e gli sfruttatori criminali che ancora perseguitano e opprimono moltissimi esseri umani in questo nostro martoriato pianeta al collasso con un’umanità al tracollo: un libro pensato e scritto, in modalità collettiva, con l’aiuto di molti intellettuali, per denunciare non solo i dittatori, ma anche tutti gli psicopatici – con tutto rispetto per chi soffre per malattia e disagio mentale e dolorosi mali oscuri della psiche- e tutti i narcisisti maligni e gli accumulatori insaziabili e seriali di territori, beni comuni, armi, denaro ossia i signori della guerra che innescano e alimentano conflitti (sono 42 le guerre locali oggi nel mondo e l’orologio dell’Apocalisse che tengono aggiornati 18 Premi Nobel a Chicago indica che nel 2020 siamo ad appena cento secondi dalla mezzanotte, dato che includeva le varie crisi prima dell’emergenza coronavirus), odio, orrori, miserie, pericoli nella nostra tanto bistrattata umanità.
Il potere distruttivo rappresenta e esprime nel microcosmo familiare e nel macrocosmo sociale e comunitario, un disagio psicologico dettato dall’onnipotenza, dalla frustrazione, dalla rabbia, dalla paura, dall’angoscia di morte e dal senso di prevaricazione di chi lo accetta e lo sostiene facendolo esercitare ad altri.
Al contrario il potere personale costruttivo e creativo appartiene a colui che si sente in equilibrio con sé stesso, in interazione e in contatto con gli altri, senza scadere nell’isolamento e nel terrore dell’angoscia di morte. Il potere costruttivo è in grado di coniugare corpo, mente e immaginario in modo armonico e privo di contrasti e pulsioni negative, nel ricercare invece la crescita personale e collettiva tramite l’empatia e la responsabilità di un potere condiviso.
In contrasto netto con il potere personale costruttivo e creativo è il potere distruttivo che viene ingenerato dall’angoscia di morte e dalla propensione dell’autorità a innescare conflitti e guerre, e ingenerare istinti predatori e persecutori, come le persecuzioni antisemite di ieri e di oggi…
Dunque per coloro che hanno una visione diversa, creativa e costruttiva del mondo e dell’umanità che lo abita, per chi è in cerca di un futuro amico e depurato dall’insicurezza e dalle paure dei potenti, per tutti quelli che amano attraversare il tempo della vita con la felicità dell’essere liberi e responsabili, è il momento di mobilitarsi contro il potere distruttivo, partendo dal sostegno alla femminilità e all’infanzia in primis. Nel segno della giovane Greta Thunberg e di Stéphane Hessel, autore di Indignatevi! best seller con cui il partigiano e deportato a Buchenwald chiede all’umanità di recuperare ambizioni e volontà di cambiamento di una società arrivata al bivio tra follia negativa e salvezza.
Altre letture su Maria Rita Parsi:
- “Nessuno escluso” e altre 4 mostre virtuali raccontano com’è cambiata la scuola italiana. E come potrebbe cambiare secondo un’idea di Maria Rita Parsi. Cinque mostre virtuali sul sito dell’Indire raccontano la storia della scuola italiana dalle leggi razziali a oggi, passando per l’alluvione di Firenze e il Sessantotto. E un progetto di Alta formazione per il futuro, che parte dalla psicoterapeuta e scrittrice Maria Rita Parsi e dalla Fondazione Fabbrica della Pace: le 41.000 Scuole al Centro, per farle diventare Centri Culturali Polivalenti
- La paura e la speranza: da Amatrice la voce di Arianna. Arianna ha 18 anni, vive a Roma e frequenta il liceo scientifico. Quella notte del 24 agosto era a passare le vacanze a Collalto, frazione di Amatrice, quando la terra ha ruggito. Ecco un condensato del suo racconto per Giannella Channel, diviso in tre parti (prima, durante e dopo il terremoto) preceduto da una riflessione della nota psicoterapeuta Maria Rita Parsi sul valore terapeutico dello scrivere un diario (e sulla necessità che alla ricostruzione edilizia si aggiunga quella umana).
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- Marzo 2020: il dono di una poetessa, le lacrime di un sindaco, l’augurio di Einstein. Una riflessione sulla fragilità della condizione umana, sui ritmi innaturali che adesso siamo obbligati a rivedere. La poetessa cesenate Mariangela Gualtieri, fondatrice del Teatro Valdoca, ha regalato al pubblico un componimento ispirato all’emergenza. Lo associamo agli auguri del sindaco di Bari, Antonio Decaro, e a una riflessione del grande scienziato
(via mail)
A proposito del libro Manifesto contro il potere distruttivo (di Parsi e Giannella, Chiarelettere, 2019): per chi non ha Facebook o non ha incontrato il testo sui social, condivido un testo di riflessione per chi non lo ha incontrato. In fondo anche i riferimenti.