Nei giorni che contano, quelli con cui voglio scandire nel 2020 la vita di Tonino Guerra, e in attesa dei contributi di amici e conoscenti, aggiungo un tassello speciale ambientato a Verona. Era venerdì 19 marzo 2010, vigilia della Giornata della poesia, e l’Accademia Mondiale della poesia aveva voluto premiare il poeta del cinema con una cerimonia che mi vide coordinatore. Arrivammo tutti (la moglie Lora, il figlio Andrea diventato uno dei migliori musicisti per il cinema, io e Manuela) il giorno prima, in tempo per assistere all’intervista di Tonino da parte di una brava cronista del quotidiano veronese L’Arena, Alessandra Galetto. Ripesco quel ritaglio dal catturante incipit: “Non ricorda i nomi, Tonino Guerra, e a 90 anni lo si può scusare, ma quei due volti femminili restano impressi nella sua memoria con il nitore che assumono certi ricordi quando il tempo, anziché annebbiarne i contorni, li rende più vividi, come attribuendo una dimensione di maggiore autenticità a episodi e persone, che nella vita passata, hanno avuto un significato speciale, hanno segnato momenti cruciali, occasioni rare dell’esistenza…”.

Tonino ricordava grato Verona per quelle due giovani commesse della pasticceria Lovato ai Portoni della piazza Bra (dove oggi c’è la Farmacia Internazionale) che, quando prestava servizio militare come allievo ufficiale alla caserma Conceria Rosa, gli servivano con gentilezza la colazione, scambiando quelle quattro chiacchiere che il vedersi ogni mattina per l’appuntamento del caffè rende piacevole consuetudine quotidiana.

Tonino Guerra e la coraggiosa pasticcera Maria Antonietta Bronzato

Verona, marzo 2010. L’incontro commosso tra Tonino Guerra e la coraggiosa pasticcera, Maria Antonietta Bronzato, che lo aiutò 66 anni prima, quando era prigioniero dei nazifascisti.

Quelle due giovani ricomparvero quando il poeta tornò a Verona all’inizio della sua odissea di prigioniero politico: catturato dai fascisti nel 1944 a Santarcangelo (aveva dei volantini della Resistenza) fu mandato al campo di concentramento di Fossoli (frazione di Carpi, Modena) e poi a Verona, in transito per il lager di Troisdorf in Germania. E a Verona, mentre era in cella, le due ragazze lasciarono la pasticceria per portargli in cella qualcosa che in quella circostanza era preziosissima:

Una saponetta, un pezzo di pane, una pasta e un sorriso”. “Peccato”, concluse Tonino nell’intervista, “che non abbia potuto dire grazie a quelle ragazze coraggiose che in passato mi aveva riservato tanta attenzione e un’amicizia generosa, rimasta per me senza nome”.

Poco dopo la pubblicazione sull’Arena, mi raggiunse una telefonata. Era di una signora, Claudia Bronzato, che mi preannunciava una bella notizia: “Era stata mia madre Maria Antonietta a portare cibo e sapone a Tonino”. Piacevolmente sorpreso, le risposi: “Ma sua madre è ancora viva?”. “Certo, ha 89 anni, e volentieri domani la porto alla Giornata della poesia, nella sala Maffeiana del Teatro Filarmonico”.

Il giorno dopo, nella festa per Tonino tra dibattiti e proiezioni, presenti grandi firme della poesia, come Andrea Zanzotto e Francesco Barilli, e del cinema come Theo Anghelopulos e Wim Wenders, capitò a me di scandire periodicamente la sequenza degli incontri con una frase: “Prego i presenti di non allontanarsi per un perdersi il colpo di scena finale di questa giornata”. E colpo di scena fu: alla fine degli interventi, con Tonino che incantava i presenti con le parole che salvano (“Quando sono stato operato al cervello a Mosca, il chirurgo mi disse: ‘Tonino, se tu mi aiuti io ti aiuto’ e quando mi risvegliai, vedendo una giovane infermiera che aveva a che fare con tanto dolore, e le chiesi perché facesse quel lavoro duro, lei mi rispose ‘È bello veder tornare a vivere un uomo’”), invitai la signora Maria Antonietta, presente in sala con figlie e nipoti (tra i quali Alberto, attore e regista della compagnia Estravagario), a farsi avanti sul palcoscenico.

Il moderno cantore omerico sembrò colto di sorpresa. Abbracciò la signora, 89enne. A me che ero vicino sembrò di vedere occhi di Tonino insolitamente commossi e di ascoltare con nitidezza le sue parole:

Finalmente signora posso abbracciarla e dirle grazie”. Poi aggiunse: “Mi permette di baciarla. Non abbia paura, non la metto incinta”.

Lei rievocò quei giorni di Tonino militare:

Nel caffè lavoravo con mia cugina, i proprietari erano sfollati. E c’era sempre lo spunto per fare anche belle chiacchierate. La ricordo sempre allegro, parlava tanto, quasi sempre delle sue passioni, la filosofia e la letteratura, tanto che io dicevo se non poteva accennare a qualche argomento più leggero. E poi la seconda puntata veronese di Tonino, questa volta da prigioniero vicino a Porta Vescovo”.

Un bacio non formale chiuse quello straordinario incontro.

Ho cercato Maria Antonietta in questi giorni di silenzio malsano per l’emergenza sanitaria. Non c’è più, mi ha informato sua figlia Claudia, insegnante di matematica e scienze da poco andata in pensione. Tre anni dopo quell’abbraccio pubblico nella Sala Maffeiana il cuore coraggioso di quell’angelo di Verona si è fermato per sempre. Se n’è andata a 92 anni, la stessa età che aveva Tonino quando è stato colpito dal dardo della morte. Una storia degna di Amarcord.

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A PROPOSITO

Quella lezione di poesia

ai bambini (e non solo)

Tonino Guerra, poeta e sceneggiatore

Tonino Guerra (1920-2012), poeta e sceneggiatore.

C’erano tanti bambini in sala, a Verona, quel giorno di marzo 2010, nell’evento organizzato da Giuseppe Saponara e da Laura Troisi. E ai piccoli, a sorpresa, si rivolse Tonino:

Bambini, sappiate che io ho raccontato l’infanzia mia e di Federico Fellini, cioè di due ragazzi cresciuti in Romagna. L’infanzia è poesia, ha una voce per tutti. Sapete che cos’è la poesia? Bisogna fare qualcosa di più della banale perfezione. Bisogna fare l’errore, questa è la poesia. Vi recito una mia poesia, L’aria, che è piaciuta al regista russo Andrej Tarkovskij, l’ha usata alla fine del suo film. Prima ve la dico in italiano, ma io l’ho scritta in dialetto, e poi capirete perché.

 

«L’aria è quella roba leggera

che ti gira intorno alla testa

e diventa più chiara quando ridi.»

 

Però ascoltatela in dialetto:

 

«L’aria l’è cla ròba lizìra

ch’la sta datònda la tu tèsta

e la dvénta piò cèra quant che t’ròid.»

 

Sentite la differenza? Leggera diventa lizìra, e in lizìra si sente la zanzara.

Adesso parlo da professore di pedagogia: posso, sono titolato, ho preso la laurea a Urbino. Fate guardare ai bambini le foglie, fate loro amare la terra. Mettete un orto in ogni scuola, che vedano crescere l’erba. Bisogna ritrovare la poesia, l’amore. Tutto dipende da noi. Faccio un po’ paura. Ve lo dico da cattivo: dobbiamo essere salvati.

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Da “Tonino Guerra 100: stop agli eventi ma non ai ricordi”:

  1. Edoardo Turci e l’infanzia del poeta. Uno storico locale di Sant’Angelo di Gatteo (da dove proveniva la madre di Tonino) rievoca i primi anni della grande firma del cinema in coincidenza con il centenario della sua nascita. È il primo dei contributi che leggerete su Giannella Channel. A seguire: un testo ritrovato di Sepulveda, al quale auguriamo una completa guarigione
  2. La scintilla poetica scoccata nel lager. La prigionia in Germania vede Tonino farsi Omero per i suoi compagni di sventura che con lui condividono il dialetto romagnolo. Per fortuna un medico ravennate, Gioacchino Strocchi, scriverà un diario dettagliato di quei giorni insieme, annotando i testi poetici che Antonio crea e recita ai compagni. Al ritorno in Romagna quei testi diventano un libro e la poesia resta in lui un nutrimento per l’anima
  3. Il giorno che disse grazie, dopo 66 anni, a un angelo di Verona. Nella Giornata della poesia, dieci anni fa, fui testimone di una storia degna di un film di Tonino e Fellini. Dalle fila di un teatro veronese si concretizzò a sorpresa la figura di una pasticcera che, a suo rischio, aveva portato dolciumi e sapone a Tonino prigioniero dei nazifascisti in quella città veneta, in attesa di essere trasferito via treno nel lager
  4. Il giorno in cui mi presentò Eliseo, il Socrate della Valmarecchia. Un noto fotoreporter accompagna il cantore della valle all’incontro con il saggio curatore di un orto. E le ore si riempirono di poesia e di ironia in questa quarta puntata del viaggio per il centenario di Tonino Guerra (testo e foto di Vittorio Giannella per Giannella Channel)
  5. Il giorno in cui accese il fuoco del teatro alle porte di Milano. Il fondatore e direttore di Emisfero Destro Teatro risponde al nostro appello rievocando il festival e l’incontro a Cassina de’ Pecchi che illuminò il futuro artistico suo e di tanti altri giovani di quel borgo lombardo
  6. Il giorno in cui donò, a me regista, la neve sul fuoco. Marco Tullio Giordana doveva girare, nel film “La domenica specialmente”, l’episodio più poetico, tra fascino della sensualità e tristezza della solitudine. Ma quel titolo era appesantito da un mattone. Un viaggio a Pennabilli e da Tonino nasce un’idea e un incontro con due donne straordinarie: Maddalena Fellini, sorella di Federico il Grande, e per il provino, Monica Bellucci
  7. Il giorno in cui mi ricordò che un paese ci vuole. Valentina Galli si stava laureando a Bologna e la tentazione di restare in città era forte. Ma l’incontro con Tonino le fece cambiare idea e ora insegna nella sua Valmarecchia
  8. Il giorno in cui il poeta si mise a dare i numeri. Il direttore del Museo del calcolo Renzo Baldoni rievoca l’inaugurazione delle stanze dedicate al far di conto. Con un rammarico: non aver potuto dirgli che le zone del cervello stimolate da un poeta o da un matematico, sono le stesse
  9. Il giorno in cui insegnò a noi tedeschi come rendere poetico il paesaggio. Roland Guenter, storico dell’arte da Eisenheim, racconta i festeggiamenti virtuali per il centenario nel parco creato sul Reno nel nome di Tonino e rievoca le lezioni di architettura poetica ricevute da lui e da altri studenti a Pennabilli, decisive per dare alla Ruhr un volto seducente per i turisti culturali
  10. Il giorno in cui mi parlò di Serafim, il santo che dava miele agli orsi. A Gianfranco Angelucci, scrittore e sceneggiatore amico di Fellini, il centenario del poeta del cinema che stiamo festeggiando sul blog, ispira un emozionante video e una lettera aperta a Tonino, con una inedita rivelazione spirituale
  11. Il giorno in cui mi regalò la sua gigantesca anima. Enrica, moglie di Michelangelo Antonioni, rievoca il primo e l’ultimo giorno in cui, tra rumori sapori e ricordi, incontrò il poeta del cinema
  12. Il giorno in cui giocò con la mia Gatta Danzante. Il pittore bolognese dei giardini Antonio Saliola, con rifugio creativo nella Valmarecchia, rievoca la favola di un pomeriggio in cui, sotto i suoi occhi stupiti, il suo felino fece le fusa al poeta del cinema, volteggiando come non mai. A seguire, un singolare documento: i pizzini di Tonino a Lora, sua signora, sulla legione di gatti in casa
  13. Il giorno in cui capii come nacque l’urlo in Amarcord “Voglio una donna!”. Uno storico romagnolo, Davide Bagnaresi, rievoca un incontro con Tonino Guerra in piazza a Bologna sui retroscena del film da Oscar e svela il ritaglio di cronaca che diede vita alla scena con Ciccio Ingrassia. A seguire, i consigli di Tonino per i bravi sceneggiatori
  14. Il giorno in cui assistetti all’incontro tra due grandi italiani: Tonino Guerra ed Enzo Biagi. Rita Giannini, biografa del poeta del cinema, rievoca l’inedito faccia a faccia nello studio in Galleria, a Milano, del popolare giornalista: due emiliani romagnoli, nati entrambi nel 1920, emozionati e liberi di raccontarsi a ruota libera
  15. Il giorno in cui fece cadere la pioggia sulla riviera bollente. Un grande giornalista romagnolo, Giancarlo Mazzuca, rievoca l’incontro a Cervia con il poeta solare fino al midollo che sapeva anche essere l’uomo della pioggia. A seguire: il regalo iridato di Tonino al fotoreporter Daniele Pellegrini
  16. Il giorno in cui conquistò il cuore di medici e infermieri. Il noto pediatra Italo Farnetani rievoca le parole con cui Tonino Guerra commosse 1.200 congressisti a Rimini, richiamando da poeta del cinema l’insegnamento di Ippocrate
  17. Il giorno in cui Sergio Zavoli lo salutò con parole eterne. Del grande giornalista appena scomparso ricordiamo lo speciale addio che diede a Tonino una primavera del 2012 a Santarcangelo

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