Dall’archivio dell’Associazione Tonino Guerra, in Pennabilli, affiora questa garbata e ironica lettera a Tonino, datata Ferrara 13.11.2010, a firma dell’allora arcivescovo di Ferrara-Comacchio, monsignor Paolo Rabitti, già vescovo di San Marino e Montefeltro dal 1995 al 2004 con sede a Pennabilli (l’antica Penna). Evocando la poetica invenzione di Tonino dell’Angelo con i baffi (link), monsignor Rabitti scriveva: “Al carissimo Angelo con i baffi che ha saputo imprimere sapore antico e nuovo con la sua penna alla nostra PENNA e poesia geniale alle sue immagini, giunga l’augurio di quel Paolo che ebbe in dono un prezioso volume di Lui la cui dedica era principalmente questa: «GUERRA AL VESCOVO!». Lo stesso Paolo risponde ora per le rime: «PACE A GUERRA», uomo di buona volontà. Buon compleanno ora e fra 10 anni”. Monsignor Rabitti ha voluto delineare, con questo suo ricordo, un’altra tessera dello straordinario mosaico umano che stiamo ricostruendo di Tonino nel centenario della sua nascita. (s.g.)

monsignor Paolo Rabitti e Palmiro Ucchielli

Pennabilli: monsignor Paolo Rabitti, nella sua veste di arcivescovo di San Marino e Montefeltro, interviene all’inaugurazione del municipio restaurato. A destra si riconosce il senatore Palmiro Ucchielli, che è stato presidente
della Provincia di Pesaro e Urbino dal 1999 al 2009.

Nei piccoli borghi v’è una regola diffusa, già celebrata dal libro biblico Ecclesiaste:

 
 

La terra resta sempre la stessa.
Nihil sub sole novum

(Qoel. 3, 4 e 9)

Tutti si conoscono; i mestieri sono ridotti; i caseggiati sono condensati; gli umori sono alquanto uniformi e la convinzione diffusa è che nulla di speciale può scaturire da tale agglomerato.

Così, se nel borgo spunta il pensatore, lo si definisce subito “platonico”; se scaturisce l’inventore, lo mettono in rima con il sognatore; se emerge qualche impresario, più che alle capacità si pensa alle di lui manovre; se fiorisce qualche predicatore, succede come a Gesù:

Da dove gli vengono queste qualità, non è egli il figlio del fabbro?

(Mt. 13,59)

monsignor rabitti e tonino guerra

(Qui e in apertura.) Pennabilli, 5 agosto 1995: monsignor Paolo Rabitti e Tonino Guerra all’inaugurazione
della chiesetta della Madonna del rettangolo di neve.

Pennabilli, trenta chilometri nell’entroterra di Rimini, era ed è un piccolo borgo. Anche se investito dalla storia di qualità sproporzionate che, da borgo, lo hanno definito “Diocesi”, e da sperduto villaggio è entrato nei registri delle città episcopali.

E la psicologia dei feretrani conserva l’abitudine a non trascendere le proprie abitudini, le proprie visuali, la collaudata misura delle proprie esigenze, nonché una certa qual diffidenza verso chi viene e passa con ostentazione di forme e con sussiego autoreferenziale.

E allora perché nella terza fase della sua vita Tonino Guerra, lasciata Roma e Cinecittà, è salito a Pennabilli e ha deciso di diventare pennese?

Era certamente un pensatore, o meglio un poeta, negli occhi, nella penna e nel pennello.

Fu anche inventore, con lineamenti inediti nelle proprie opere.

Qualche vena di “predicatore” si era pure sviluppata in lui quando auspicava più ordine e più onestà nel mondo.

Fu “visionario” di cose belle e moderne, non ovvie o manieristiche; cose ritenute utopie dai quietisti mentali; e realtà scopribili, invece, da chi ha il debito interruttore per accendere la luce del proprio profondo.

Perché a Pennabilli? E Pennabilli fu certamente, per Tonino, l’opposto di una… “Caprera”!

Tonino era rimasto, sotto le sue onde increspate, un semplice, un romagnolo verace; e Pennabilli è capace di ospitare siffatti uomini.

Paolo Rabitti - Teatro della Vittoria (Pennabilli)

Pennabilli: nella splendida cornice del Teatro Vittoria il saluto delle autorità e dei cittadini pennesi al loro vescovo Paolo Rabitti
chiamato dopo nove anni a nuovo incarico, il 2 ottobre 2004, di arcivescovo di Ferrara-Comacchio.

Paolo Rabitti - Teatro della Vittoria (Pennabilli)

Tonino, nel suo pensiero esuberante, ma limpido in radice, si sintonizzava bene con un cielo terso e sconfinato e una natura non guastata o appesantita da uomini sofisticati; e Pennabilli è proprio limpida, tersa, sconfinata: verde, fiumi, sole, albe, tramonti.

Tonino aveva un cuore che si chiudeva quando presentiva o riscontrava sentimenti malavitosi, ma sprigionava simpatia ed entusiasmo quando intuiva orizzonti limpidi, aperti e indicati da labbra d’accordo con il rispettivo proprio cuore; e a Pennabilli Tonino trovò tali cuori.

Ben venga dunque il ricordo di quest’Uomo complesso e semplice, e la riflessione sulla sua genialità e genuinità.

Pennabilli resta e resterà borgo, ma sappia sempre scoprire le genuine vene del proprio sistema circolatorio, così da autenticare coloro che, a loro volta, hanno autenticato la più profonda fisionomia pennese.

I Pennesi non valutino secondo formule stantie quanti non riescono subito a capire e a interpretare, ma abbiano occhio per vedere, cuore per intravvedere e labbra per illustrare la bellezza delle risorse che l’arricchiscono.

Tonino Guerra gioì assai quando udì un’affermazione biblica che si accorse poteva anche riguardarlo; e la fece subito sua in latino, in italiano, in russo e in romagnolo:

Et radicavi in populo honorificato

(Sirac. 24,16)

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¹ Monsignor Paolo Rabitti (Castellarano, Reggio Emilia, 28 ottobre 1936) è arcivescovo emerito di Ferrara-Comacchio. Il 26 maggio 1995 era stato eletto alla sede vescovile di San Marino-Montefeltro ed è stato consacrato vescovo il 24 giugno successivo, a Bologna, dal cardinale Giacomo Biffi. Già membro della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa dal 1995 al 2008; già presidente della Commissione Episcopale della CEI per il Laicato dal 2001 al 2010. Già membro della Sacra Congregazione dei Vescovi. Contatto: p.rabitti@chiesacattolica.it

A PROPOSITO/ TONINO, LA MADRE E IL SIGNORE

Mi capisce lui

Ada Casalini, gatto, genitori e Tonino Guerra

Un‘immagine tratta dall’album di famiglia Guerra: da sinistra, Ada Casalini, mamma Penelina (diminuitivo di Penelope), babbo Edoardo e il giovane Tonino.

Quando, coperto di vecchi panni, riuscii ad arrivare con un carro merci alla stazione del mio paese (Santarcangelo di Romagna, ndr), non sapevo se quelli della mia famiglia erano ancora vivi. Di mia madre, Penelope, ricordavo l’ultimo incontro prima che i fascisti mi prendessero per consegnarmi ai tedeschi. Voleva che leggessi il testamento che aveva scritto, dato che il fronte si avvicinava con cattiveria. Era analfabeta, però serviva messa alle quattro della mattina nella chiesa dell’ospedale. Parlava il suo latino fatto di parole in dialetto che terminavano tutte in “us”.

Quando le dissi: “Ma il vostro latino non lo capisce nessuno”, lei mi guardò con dolcezza e indicando con un dito il cielo mi rispose:

Mi capisce Lui.
famiglia Tonino Guerra

Una foto della famiglia di Tonino Guerra scattata nel 1925 a Santarcangelo di Romagna, in occasione della visita dall’America del fratello di Penelope Carabini, Eugenio. In piedi da sinistra: Penelope Carabini e Odoardo Guerra, genitori di Tonino; Guerrina Guerra, sorella; Giuseppe Rosati, Maria Guerra, Dante Rosati. Seduti, da sinistra: Luisa Baldoni e Luisa Perazzini (nonne di Tonino), Odoardo (Dino) Guerra fratello di Tonino, Eugenio Carabini con in braccio Tonino Guerra di 5 anni, e la sorella di Penelope Carabini. (Grazie per la collaborazione a Leonardo Blanco).

Tra l’altro la mia Penelope non sapeva neanche l’italiano e io le insegnavo a leggere e a scrivere. Quando mi chiese di guardare la pagina che mi aveva consegnato con il suo testamento ho avuto l’impressione di avere tra le mani una lapide romana. Così era scritto:

Lasio tutti i miei beni a mio marito da fare tutto quello che vole.

(Tonino Guerra, da Polvere di sole)

Da “Tonino Guerra 100: stop agli eventi ma non ai ricordi”:

  1. Edoardo Turci e l’infanzia del poeta. Uno storico locale di Sant’Angelo di Gatteo (da dove proveniva la madre di Tonino) rievoca i primi anni della grande firma del cinema in coincidenza con il centenario della sua nascita. È il primo dei contributi che leggerete su Giannella Channel. A seguire: un testo ritrovato di Sepulveda, al quale auguriamo una completa guarigione
  2. La scintilla poetica scoccata nel lager. La prigionia in Germania vede Tonino farsi Omero per i suoi compagni di sventura che con lui condividono il dialetto romagnolo. Per fortuna un medico ravennate, Gioacchino Strocchi, scriverà un diario dettagliato di quei giorni insieme, annotando i testi poetici che Antonio crea e recita ai compagni. Al ritorno in Romagna quei testi diventano un libro e la poesia resta in lui un nutrimento per l’anima
  3. Il giorno che disse grazie, dopo 66 anni, a un angelo di Verona. Nella Giornata della poesia, dieci anni fa, fui testimone di una storia degna di un film di Tonino e Fellini. Dalle fila di un teatro veronese si concretizzò a sorpresa la figura di una pasticcera che, a suo rischio, aveva portato dolciumi e sapone a Tonino prigioniero dei nazifascisti in quella città veneta, in attesa di essere trasferito via treno nel lager
  4. Il giorno in cui mi presentò Eliseo, il Socrate della Valmarecchia. Un noto fotoreporter accompagna il cantore della valle all’incontro con il saggio curatore di un orto. E le ore si riempirono di poesia e di ironia in questa quarta puntata del viaggio per il centenario di Tonino Guerra (testo e foto di Vittorio Giannella per Giannella Channel)
  5. Il giorno in cui accese il fuoco del teatro alle porte di Milano. Il fondatore e direttore di Emisfero Destro Teatro risponde al nostro appello rievocando il festival e l’incontro a Cassina de’ Pecchi che illuminò il futuro artistico suo e di tanti altri giovani di quel borgo lombardo
  6. Il giorno in cui donò, a me regista, la neve sul fuoco. Marco Tullio Giordana doveva girare, nel film “La domenica specialmente”, l’episodio più poetico, tra fascino della sensualità e tristezza della solitudine. Ma quel titolo era appesantito da un mattone. Un viaggio a Pennabilli e da Tonino nasce un’idea e un incontro con due donne straordinarie: Maddalena Fellini, sorella di Federico il Grande, e per il provino, Monica Bellucci
  7. Il giorno in cui mi ricordò che un paese ci vuole. Valentina Galli si stava laureando a Bologna e la tentazione di restare in città era forte. Ma l’incontro con Tonino le fece cambiare idea e ora insegna nella sua Valmarecchia
  8. Il giorno in cui il poeta si mise a dare i numeri. Il direttore del Museo del calcolo Renzo Baldoni rievoca l’inaugurazione delle stanze dedicate al far di conto. Con un rammarico: non aver potuto dirgli che le zone del cervello stimolate da un poeta o da un matematico, sono le stesse
  9. Il giorno in cui insegnò a noi tedeschi come rendere poetico il paesaggio. Roland Guenter, storico dell’arte da Eisenheim, racconta i festeggiamenti virtuali per il centenario nel parco creato sul Reno nel nome di Tonino e rievoca le lezioni di architettura poetica ricevute da lui e da altri studenti a Pennabilli, decisive per dare alla Ruhr un volto seducente per i turisti culturali
  10. Il giorno in cui mi parlò di Serafim, il santo che dava miele agli orsi. A Gianfranco Angelucci, scrittore e sceneggiatore amico di Fellini, il centenario del poeta del cinema che stiamo festeggiando sul blog, ispira un emozionante video e una lettera aperta a Tonino, con una inedita rivelazione spirituale
  11. Il giorno in cui mi regalò la sua gigantesca anima. Enrica, moglie di Michelangelo Antonioni, rievoca il primo e l’ultimo giorno in cui, tra rumori sapori e ricordi, incontrò il poeta del cinema
  12. Il giorno in cui giocò con la mia Gatta Danzante. Il pittore bolognese dei giardini Antonio Saliola, con rifugio creativo nella Valmarecchia, rievoca la favola di un pomeriggio in cui, sotto i suoi occhi stupiti, il suo felino fece le fusa al poeta del cinema, volteggiando come non mai. A seguire, un singolare documento: i pizzini di Tonino a Lora, sua signora, sulla legione di gatti in casa
  13. Il giorno in cui capii come nacque l’urlo in Amarcord “Voglio una donna!”. Uno storico romagnolo, Davide Bagnaresi, rievoca un incontro con Tonino Guerra in piazza a Bologna sui retroscena del film da Oscar e svela il ritaglio di cronaca che diede vita alla scena con Ciccio Ingrassia. A seguire, i consigli di Tonino per i bravi sceneggiatori
  14. Il giorno in cui assistetti all’incontro tra due grandi italiani: Tonino Guerra ed Enzo Biagi. Rita Giannini, biografa del poeta del cinema, rievoca l’inedito faccia a faccia nello studio in Galleria, a Milano, del popolare giornalista: due emiliani romagnoli, nati entrambi nel 1920, emozionati e liberi di raccontarsi a ruota libera
  15. Il giorno in cui fece cadere la pioggia sulla riviera bollente. Un grande giornalista romagnolo, Giancarlo Mazzuca, rievoca l’incontro a Cervia con il poeta solare fino al midollo che sapeva anche essere l’uomo della pioggia. A seguire: il regalo iridato di Tonino al fotoreporter Daniele Pellegrini
  16. Il giorno in cui conquistò il cuore di medici e infermieri. Il noto pediatra Italo Farnetani rievoca le parole con cui Tonino Guerra commosse 1.200 congressisti a Rimini, richiamando da poeta del cinema l’insegnamento di Ippocrate
  17. Il giorno in cui Sergio Zavoli lo salutò con parole eterne. Del grande giornalista appena scomparso ricordiamo lo speciale addio che diede a Tonino una primavera del 2012 a Santarcangelo
  18. Il giorno in cui mi disse: “Amico poliziotto, scrivi le tue storie gigantesche”. Uno 007 dell’Antidroga, Nicola Longo, incontra il poeta che lo esorta a pubblicare le sue avventure, consegnandogli le chiavi di casa per scriverle. E lo presenta a Fellini intenzionato a girare, dopo la Dolce vita, un film sulla Mala vita