Anni fa un poeta amico e maestro, Tonino Guerra, fu operato da un neurochirurgo a Mosca. Quando si riprese dall’anestesia, vedendosi ripulire da una giovane bionda, le disse: “Ma chi te lo fa fare, tu giovane e bella, a star dietro a un vecchio come me?”. Lei rispose: “È così bello vedere un uomo che torna a vivere”. Quelle parole dell’angelo biondo di Tonino mi sono tornate alla mente ai primi di febbraio, quando nella cerchia degli amici e degli ammiratori di Joseph Tusiani, il poeta garganico che ha conquistato l’America (e anche i lettori di Giannella Channel, grazie alle parole incisive della “poetessa degli ulivi” Grazia Stella Elia: i link a suoi tre interventi precedenti sono indicati a fondo pagina) è circolata la voce di un delicato intervento chirurgico cui Tusiani era stato sottoposto a New York.
L’eccezionale fibra di Joseph e la forza della poesia, consolazione delle genti, ha superato anche questo difficile ostacolo. Il 30 gennaio 2018, informa Vincenzo D’Acquaviva su Oggi 7 (testata che, curiosamente, racchiude in una simbiosi i due settimanali che hanno segnato l’ultima parte della mia attività professionale) proprio dal letto d’ospedale, una volta tornato a vivere, Joseph ha trovato la forza di scrivere una poesia inedita intitolata come il libro appena stampato dall’editore Gianni Cavalli (Levante, Bari, a cura di Emilio Bandiera): Lux vicit – Carmina Latina, che raccoglie 83 poesie latine.
Questi i versi raccolti da D’Acquaviva:
“La luce ha vinto”, dice il nuovo libro,
tutto latino e per fortuna mio.
Solo che non rammento di aver mai
lottato con la tenebra natale
o ben ricorderei le forze avverse
che fecero notturni i giorni miei.
Or tutto grida unanime a me intorno:
“La luce ha vinto”. Voglio sol comprendere
la vittoria cos’è: fors’è sentirla?
Qual cosa duttile al tatto che sale
lieve al pensiero dove il cuor s’accende.
La bocciatura di Dante
D’Acquaviva, che con Levante ha pubblicato un suo bel libro che in questi giorni freddi mi tiene compagnia (Il mondo nuovo), cita il capitolo che, poesie a parte, lo ha più colpito: “Dante esaminato da Dante”. Il sommo poeta fiorentino partecipa a un avviso pubblico per l’insegnamento, presso un liceo privato, della Divina Commedia, di cui si richiedeva una profonda conoscenza. Ebbene, Dante viene esaminato da una commissione composta da quattro docenti (un professore e tre professoresse ‘dantiste’) con un esito disastroso. Va da sé che alla fine del colloquio Dante viene congedato dalla brava esaminatrice con queste parole: “Mi dispiace. Può andare. La Divina Commedia non è per lei”.
Al curatore di un blog dove compare la rubrica “W la bibliodiversità” dedicata ai piccoli editori di qualità, non può sfuggire la chiusura che Tusiani fa nell’introduzione al volume:
A colpi di latino
Il libro di Tusiani (pubblicato in una collana prestigiosa come Kleos che può vantare autori come Marianne McDonald, Yasmin Haskell, Philip Hardie, Francesco De Martino, Giovanni Cipriani, Elia Borza, Vicente Banuls, Losada Goya e tanti altri) rappresenta un nuovo, fondamentale capitolo dell’immensa produzione del poeta. Qui D’Acquaviva cita una figura nota ai nostri lettori:
Sono parole della scrittrice-poetessa Grazia Stella Elia che ha stilato a tempo di record la prima recensione del libro, apparsa sul Giornale di Puglia (qui il testo completo).
Quo vadimus?
Una recensione che si conclude così:
Quante volte si incontra la parola lux? Tante, tantissime volte. È la parola splendida che Tusiani usa in tutte le accezioni, a illuminare i suoi versi. Così, procedendo nella coinvolgente lettura, si giunge alle due ultime pagine con le due poesie Hilaris hora e Quo vadimus? (“Momento di allegria” e “Dove andiamo?”), l’una allegramente ironica, arguta, l’altra che si conclude con la richiesta, alla “terra crudele”, di essere inviato “alle stelle, dove pura luce è sempre più splendente”. (Viene in mente l’espressione latina “Per aspera ad astra”, letteralmente “attraverso le asperità, alle stelle”, ovvero la strada che porta alle cose virtuose e gloriose è piena di ostacoli: quella frase nasce dalla mitologia, secondo cui essere un eroe voleva dire aver compiuto grandi imprese e solo gli eroi avevano l’onore di poter essere accolti tra gli dei, sull’Olimpo, Ndr).
Un importante elemento da sottolineare è l’aspetto ritmico dell’opera, frutto della metrica, elemento basilare nel mondo antico, valido a distinguere la poesia dalla prosa, oltre che a conferire bellezza. Questo libro andrebbe letto da molti, specialmente dai giovani liceali, i quali potrebbero farne tesoro ai fini di una più profonda conoscenza del mondo antico, fatto di regole precise da osservare per la scrittura e la lettura ritmica. Potrebbero anch’essi confermare, con il poeta italo- americano e pugliese verace, che la luce, intesa soprattutto come cultura, è sempre vincente.
* Fonti: Oggi7, che ha accolto la pagina di Vincenzo D’Acquaviva, è il magazine culturale, curato da trent’anni da Franco Borrelli, pubblicato all’interno di America Oggi, unico quotidiano in italiano pubblicato al di fuori dell’Italia. Qui il mio testo scritto per i suoi primi 25 anni di attività.
Entrambi, il quotidiano e il settimanale, sono visitabili in internet: americaoggi.it, e/o americaoggi.us. D’Acquaviva è originario di Mola di Bari, come il regista e scrittore Felice Laudadio, del quale segnalo un ulteriore intervento su Tusiani sulla rivista Pentagrammi.
I precedenti testi di Grazia Stella Elia su Giannella Channel riguardanti Tusiani sono a questi tre link (nell’ultimo, anche un invito alla visita di Renzo Arbore nella terra d’origine del poeta, il Gargano):