“America Oggi” ha compiuto un quarto di secolo. Il primo e unico quotidiano in lingua italiana degli Stati Uniti ha spento ieri, giovedì 14 novembre, venticinque candeline. Il fondatore e direttore Andrea Mantineo ha voluto celebrare la ricorrenza con un editoriale in prima pagina dal titolo “Gioia e preoccupazione, ma l’impegno continua”, in cui ha ricordato quando, il 14 novembre del 1988, il giornale apparve per la prima volta in edicola. Il giornale nacque dopo che nel giugno dello stesso anno il “Progresso Italoamericano”, storico quotidiano in lingua italiana degli Stati Uniti, licenziò tutti i dipendenti e 23 di loro – giornalisti, amministrativi e poligrafici – si riunirono in cooperativa e fondarono America Oggi. Allora, scrive Mantineo, “c’era un misto di gioia e preoccupazione” perché “il giornale nasceva senza padroni ma anche senza fondi, tranne i pochi ‘spiccioli’ racimolati tra i risparmi dei soci”.
La crescita di America Oggi è stata però costante. “I lettori, comprando in giornale in edicola, e la comunità imprenditoriale, utilizzandolo come veicolo per raggiungere il mercato italoamericano, ci hanno dato ragione”, scrive ancora il direttore, aggiungendo che “dopo un quarto di secolo, la gioia c’è ancora ogni sera, quando le prime copie escono dalla rotativa”. Tuttavia, “in parte, c’è anche la preoccupazione” perché “la grande recessione provocata cinque anni fa dalla bolla dei mutui subprime ha fatto da catalizzatore per la crisi del settore editoriale. E’ un problema che riguarda tutte le nazioni industrializzate, a cominciare dagli Stati Uniti, dove anche i più autorevoli quotidiani stanno attraversando momenti difficili”.
“Ma il nostro impegno continua”, conclude Mantineo, sottolineando che l’obiettivo è sempre quello di “offrire agli italiani d’America un giornale al passo con i tempi, integrando l’informazione cartacea con quella del sito internet”.
La diffusione del quotidiano interessa maggiormente la popolazione italo americana della parte a nord est degli Stati Uniti ma viene distribuito anche in altre importanti città come Chicago e in Florida. Attualmente la testata conta circa 40 dipendenti in cui trovano spazio circa 18 giornalisti che hanno dato il loro concreto contributo al raggiungimento di una diffusione sempre maggiore: circa 30.000 copie giornaliere vendute, che arrivano a ben 60.000 durante le festività e la domenica. In particolare il settimanale dedicato alla domenica esce con la dicitura “Oggi 7” a cui viene allegato anche il quotidiano US Italia Weekly che è completamente in lingua inglese.
La sede principale della redazione è situata a Westwood, New Jersey, Bergenline Avenue 55. Infine citiamo l’ottimo sito internet americaoggi.info sempre aggiornato e ben strutturato, in grado di fornire un importante punto di incontro tra la comunità italiana e quella americana. Viene data inoltre la possibilità di scaricare gratuitamente (in formato pdf) la prima pagina dello stesso quotidiano.
A PROPOSITO / L'editoriale integrale per il primo quarto di secolo di attività
I nostri 25 anni.
Gioia e preoccupazione,
ma l’impegno continua
Ricordiamo come fosse oggi: quando, il 14 novembre del 1988, il giornale apparve per la prima volta in edicola, in tutti noi, giornalisti, poligrafici e amministrativi c’era un misto di gioia e preoccupazione. Il giornale nasceva senza padroni ma anche senza fondi, tranne i pochi “spiccioli” racimolati tra i risparmi dei soci che si erano imbarcati in un’avventura disperata ma necessaria.
I lettori di vecchia data ricordano la vicenda. Per quelli che hanno conosciuto America Oggi di recente basta dire in poche parole che il giornale è nato per “necessità”: era l’unico modo per consentirci di continuare a fare il lavoro che per tanti anni avevamo fatto al Progresso Italoamericano.
I lettori, comprando in giornale in edicola, e la comunità imprenditoriale, utilizzandolo come veicolo per raggiungere il mercato italoamericano, ci hanno dato ragione.
Dopo un quarto di secolo, la gioia c’è ancora ogni sera quando le prime copie escono dalla rotativa. E’ la gioia di poter offrire ai lettori un’informazione quanto più possibile aggiornata e imparziale. In tutti questi anni, sette giorni alla settimana (tranne nel caso di eventi catastrofici come Sandy), America Oggi è stato un compagno fedele, una voce indipendente degli italiani d’America. La sua crescita è stata costante, sia per quanto riguarda i contenuti giornalistici che per la tecnica di stampa.
Ma, in parte, c’è anche la preoccupazione. La grande recessione provocata cinque anni fa dalla bolla dei mutui subprime ha fatto da catalizzatore per la crisi del settore editoriale. E’ un problema che riguarda tutte le nazioni industrializzate, a cominciare dagli Stati Uniti, dove anche i più autorevoli quotidiani stanno attraversando momenti difficili. Per non parlare dell’Italia. E riguarda soprattutto un giornale “etnico” come il nostro.
Ma il nostro impegno continua. L’obiettivo è quello di offrire agli italiani d’America un giornale al passo con i tempi, integrando l’informazione cartacea con quella del sito internet (americaoggi.info) e trasformando, come abbiamo fatto da alcuni mesi, Radio Icn in un’emittente web in modo da raggiungere l’audience potenziale degli italofoni di tutto il mondo.
È questa la promessa che facciamo nel giorno della festa del nostro venticinquesimo compleanno.
Andrea Mantineo
(via mail)
America Oggi è un esempio vincente
di Niccolò d’Aquino
Caro Salvatore, permettimi con un certo ritardo di fare seguito con qualche breve nota personale all’ottimo spazio che hai riservato su Giannella Channel ai 25 anni di America Oggi.
Il mio legame con Andrea Mantineo e Massimo Jaus, direttore e vicedirettore del quotidiano, e con il resto della redazione risale a ben più del quarto di secolo. Li ho conosciuti nei primi anni Ottanta, quando tutti lavoravano al Progresso e il sottoscritto era un giovane corrispondente dell’agenzia Ansa da New York. Ora il mio ruolo si è invertito: sono sempre corrispondente, ma questa volta dall’Italia.
Niccolò d’Aquino
Potrei raccontarti tante cose: lo scoramento dopo la fine ingloriosa e truffaldina del vecchio giornale che aveva lasciato 45 famiglie senza più il principale mezzo di sostentamento, la voglia di reagire, le speranze, i dubbi prima di iniziare la nuova avventura mettendoci i soldi iniziali di tasca propria, le battaglie, i consigli a “lasciar perdere”, qualche inevitabile delusione, le spalle voltate anche da parte di chi (singole persone e cosiddette autorità) avrebbero potuto e dovuto guardare con interesse al progetto di dar vita al principale quotidiano italiano fuori d’Italia e in una piazza fondamentale come New York. E poi… i primi successi, il riconoscimento da parte dei lettori e infine quello delle istituzioni. Fino all’accordo commerciale con Repubblica, di cui ogni giorno il mio giornale allega all’interno l’edizione internazionale. Un accordo conveniente per entrambi le parti.
Ma voglio dirti altro.
Per me America Oggi è un esempio vincente di caparbietà e di solidarietà, che cito sempre ai colleghi italiani; molti dei quali mi sembrano ancora persi dietro modelli, anche sindacali e vetero corporativi, ormai superati. Il giornale è nato dalla voglia di reagire al disastro/truffa che aveva fatto finire davvero male il vecchio Progresso, per mano – ormai è acqua passata ma vale la pena non dimenticarlo – non di un editore americano ma di uno italiano, letteralmente sparito con la cassa.
All’epoca non lavoravo ancora per America Oggi ma ricordo molto bene, con ammirazione, i primi mesi quando – terminata la composizione del giornale – tutti insieme, giornalisti e impiegati, si trasformavano in … spedizionieri, confezionando e impacchettando le copie e poi portandole al distributore e persino ad alcune edicole. È lo stesso spirito di solidarietà che, pochi anni fa, ha permesso di reagire e resistere alla grave crisi economica e alla cancellazione dei contributi dall’Italia. Una cancellazione – decisa dal governo Berlusconi – davvero strana, visto che è stata persino retroattiva. E che ha messo in seria difficoltà il giornale: stavamo investendo, comprando una nuova sede, macchinari di stampa all’avanguardia, persino una stazione radio. I conti erano stati fatti all’osso, indebitandoci con le banche americane: la parte finale e minore ma indispensabile avrebbe dovuto invece essere coperta dai finanziamenti che, annualmente, venivano stanziati dal governo italiano. Non sono arrivati e ce la siamo vista brutta. Ma abbiamo reagito come, ammetto, nemmeno io avrei pensato che saremmo riusciti a fare: taglio degli stipendi per tutti i dipendenti non azionisti (circa 25), cancellazione fino a nuovo ordine – furono tre lunghi mesi – degli stipendi per gli azionisti (siamo in venti, tra giornalisti e “poligrafici”). Il tutto senza licenziare nessuno. Una situazione allarmante dal punto di vista economico che, purtroppo, non si è ancora risolta. Ma che non ha impedito a Mantineo e agli altri di continuare a guardare avanti e di investire. Ecco perché credo, come dicevo, che questa storia andrebbe fatta sapere a tanti – giornalisti e editori – che lavorano nel mondo della comunicazione italiana.
Per me questo giornale, oltre all’affetto, alla stima e all’amicizia che provo per le persone che vi lavorano, ha rappresentato e rappresenta un ponte fra un’esperienza decennale a New York e il ritorno in Italia. Forse ho sopportato meglio le non sempre edificanti vicende italiche sapendo che il legame con l’America non era stato troncato. È esagerato dire che lungo tutti questi anni America Oggi mi ha aiutato a vivere un’Italia a volte pesante? Con il legame con il giornale, per esempio, ho sentito mie le vittorie del presidente Obama.
Insomma: la frase sarà un po’ a effetto, lo ammetto, ma con America Oggi mi sento cittadino del mondo vecchio e nuovo.
Niccolò d’Aquino, corrispondente
dall’Italia di America Oggi
Qualche volta la volonta’ e l’impegno superano tutti gli ostacoli. Bravo,
Direttore. Brava l’intera redazione. Ad majora.
Benny Manocchia