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โ€œContrabbandoโ€, di Alcide Pancot, contrada Santa Maria, 2002. Questo murale รจ di particolare importanza per lโ€™artista, perchรฉ descrive scene di contrabbando e imboscate di finanzieri a lui familiari, essendo stato Pancot finanziere del soccorso alpino per 23 anni. I finanzieri in primo piano sono ispirati allโ€™immagine dellโ€™artista stesso, e il sasso rappresentato รจ realmente esistente, situato allโ€™imbocco della Val Belviso e denominato โ€œcorna di finanserโ€.

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Vittorio Giannella, fotografo ufficiale del Nuovo atlante dei paesi dipinti, e Benedetta Rutigliano di fronte al murale โ€œLโ€™epilobioโ€, realizzato da Alcide Pancot nel 2003 in contrada del Dosso, quella dedicata alla flora. Qui lโ€™artista, oltre alla flora, aggiunge il bestiame in omaggio al padrone di casa che allevava anche mucche.

Per coronare lโ€™itinerario tra i paesi dipinti di Lombardia ci avventuriamo, nella cornice di un paesaggio unico, per le nevi e le strade della provincia di Sondrio: meta, Aprica. In questo comune montano sospeso tra la Valtellina e la Valcamonica, le due valli alpine piรน importanti della regione, il turismo si รจ affermato verso la fine del XIX secolo, quando sotto il governo austro-ungarico si fece costruire lโ€™attuale strada statale 39 che collegรฒ, proprio tramite il passo dell’Aprica, Edolo e la Val Camonica con Tresenda e la Valtellina, facilitando ulteriormente le vie di comunicazione. Giร  in epoca carolingia, infatti, cโ€™era una struttura per alloggiare ad Aprica: nella contrada di San Pietro, originariamente chiamata per lโ€™appunto Ospitale, esisteva uno xenodochio, ospizio per viandanti, pellegrini e soldati.

I segreti di un successo. Il nome Aprica sembra derivare dal verbo latino โ€œaperireโ€, cioรจ aprire, usato per descrivere un luogo aperto, soleggiato, esposto al sole, come raccontano Marco Della Moretta, presidente della Pro Loco di Aprica, e Laura Caspani dellโ€™Ufficio Turistico. Il clima รจ un fattore piรน che favorevole in questo comune montano che, nonostante i 1.200 metri di quota e la presenza della neve da dicembre ad aprile (mediamente), vanta inverni secchi ed estati ventilate. Un clima salubre, adatto a chi cerca tranquillitร , a chi scia, ma anche a chi ama perdersi in itinerari naturalistici (sono tracciati oltre 200 chilometri di sentieri). Tra i fedelissimi di Aprica, in passato, anche il rettore dell’Universitร  di Pavia Camillo Golgi, primo premio Nobel italiano (per la medicina, 1906), originario della vicina Cรณrteno, che trascorse le sue estati in questo luogo ameno dal 1880 al 1913. Aprica fa parte inoltre del Parco delle Orobie Valtellinesi, e la sua fortunata posizione permette il facile collegamento con i comuni della Valtellina, della Valcamonica, e con la Svizzera.

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Il presidente della Pro Loco di Aprica, Marco Della Moretta, di fronte al dipinto murale realizzato da Alcide Pancot nella contrada Santa Maria nel 2001. Il murale rappresenta โ€œI primi sciatoriโ€, momento chiave per il turismo di Aprica: lโ€™allieva e il maestro (ad Aprica il primo maestro ufficiale di sci fu Achille Cioccarelli) discendono da una pista ancora priva di impianti, molto diversa da quelle attrezzate di oggi.

Da Aprica la via di fuga per trecento ebrei. Una nota storica: proprio la vicinanza con Svizzera facilitรฒ le gesta di Don Giuseppe Carozzi (1918-1955), originario della vicina Motta di Villa Tirano (Sondrio), che ad armistizio annunciato (8 settembre 1943), al termine del secondo conflitto mondiale, condusse fuori confine quasi trecento ebrei, prigionieri internati allโ€™Aprica in quanto deportati dai territori jugoslavi annessi allโ€™Italia. Tutto anche grazie alla collaborazione di Don Cirillo Vitalini, parroco di Bratta, e della Guardia di Finanza di Madonna di Tirano dalla quale dipendevano anche le stazioni di Campione, Lughina e Sasso del Gallo. Per questโ€™opera Carozzi fu costretto a rifugiarsi in Svizzera, ma non cessรฒ le sue azioni a favore della Resistenza.

Tra gli artisti conquistati, il veneto Alcide Pancot. Riguardo ai fatti storici e alle tradizioni di Aprica, sono le immagini dipinte sui muri a prendere voce, specialmente quelle riprodotte sulle abitazioni della contrada Santa Maria, nucleo antico assieme a quella di San Pietro. Risale al 2000 lโ€™iniziativa dellโ€™amministrazione comunale di abbellire le strade del borgo con dipinti murali, sedici per ognuna delle tre contrade, Santa Maria, Dosso e San Pietro (questโ€™ultima da terminare), rispettivamente decorate con storia e tradizioni di Aprica, esempi di flora alpina e di fauna delle cime. La mano creatrice di queste opere dai colori vividi e con scene cosรฌ vicine al reale รจ quella dellโ€™artista Alcide Pancot (Vittorio Veneto, 1948), che si รจ unito alla nostra visita descrivendo il suo amore per questโ€™area, nonostante la terra dโ€™origine sia il Veneto. Nato da una famiglia di artisti, pittori, scultori e decoratori, Pancot comincia a dipingere come autodidatta, utilizzando (come tuttora fa) solamente i colori di base. Finanziere del soccorso alpino per ventitrรฉ anni, lavora tra il Bernina e il lago di Como e si appassiona cosรฌ alla montagna, a quella vegetazione e quella fauna cosรฌ varie, e allo sci (รจ maestro di questa disciplina, che insegna nella stagione invernale sulle attrezzate piste di Aprica). Questo amore lo porta a trasferirsi definitivamente nella provincia di Sondrio dal 1979. Accidentalmente comincia lโ€™avventura di pittore dellโ€™Aprica, in seguito alla richiesta da parte di un privato di realizzare unโ€™opera per il proprio figlio: il talento mostrato in questa commissione fa sรฌ che si sparga la voce della sua bravura, e da allora Pancot diventa il pittore di tutto il borgo. Realizza i murales sulle due torri del centro direzionale di Aprica, i quadri della sala del consiglio in municipio ed รจ richiestissimo da famiglie e da gestori di bar e locali.

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Chiesa di S. Maria Assunta, del XVI secolo, nella contrada Santa Maria, osservata da Laura Caspani, dellโ€™Ufficio turistico di Aprica.

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ll murale, sito in contrada Santa Maria, rappresenta lโ€™albergo Negri, il primo albergo di Aprica, attivo dal 1873 al 1919 e gestito da Elena Sinistri e Carlo Negri. Con questa struttura e le nuove vie di comunicazione comincia la fortuna turistica di Aprica. Ad ammirarlo Laura Caspani, dellโ€™Ufficio turistico di Aprica, con il costume tipico.

I murales di Santa Maria. Nel giugno 2002 si inaugurano cosรฌ i murales della contrada di Santa Maria, area di casupole in pietra, organizzate per accogliere, in passato, anche il bestiame e il raccolto. Si comincia cosรฌ a raccontare la storia e le tradizioni di Aprica con la vicenda dellโ€™uccisione dellโ€™ultimo orso, avvenuta nel comune orobico nel 1892. Lโ€™orso era molto rispettato in passato dalla gente locale, ma esistevano anche molti cacciatori dellโ€™animale bruno. Attualmente ad Aprica, allโ€™interno dellโ€™Osservatorio Eco-Faunistico Alpino di cui parleremo piรน avanti, vive lโ€™orso Orfeo, amatissimo dagli aprichesi e attrattiva per i visitatori. Tornando ai muri dipinti, si passa poi alla descrizione della transumanza (dalla bergamasca alla Svizzera e dal paese al Bernina), segue il trittico che descrive la produzione del carbone di legna (procedimento complesso illustrato nelle stazioni collocate lungo il โ€œsentiero del legnoโ€ che collega Malga, Magnolta e Palabione), la rappresentazione della โ€œsรผรจndaโ€, ovvero il tracciato per condurre il legname dal bosco al piano, lโ€™allevamento del bestiame sullโ€™alpe Palabione e il Belvedere dโ€™Aprica, che negli anni Trenta comprendeva la cantoniera, un ristorante e due abitazioni.

I muri raccontano la storia del turismo. Importante il murale che rappresenta lโ€™albergo Negri, il primo albergo di Aprica, attivo dal 1873 e gestito da Elena Sinistri e Carlo Negri. La sua fortuna coincise (oltre che con il miglioramento delle vie di comunicazione) con lโ€™arrivo di una comitiva di milanesi in viaggio verso St. Moritz che, fermatisi solo per un momento di ristoro, decisero di soggiornarvi piรน a lungo, invogliati dallโ€™ospitalitร  e dal luogo. Tornarono anche negli anni successivi, cosรฌ come molti altri viaggiatori di passaggio divenuti ospiti abituali. Lโ€™albergo cessรฒ lโ€™attivitร  nel 1919, donato alla Croce Rossa gestita da un ordine di suore di Brescia. Seguono poi tre dipinti con le tre contrade principali (S. Maria, Dosso e S. Pietro), un accampamento militare che ricorda la prima guerra mondiale (il fronte, lโ€™Adamello, non distava molto da Aprica), e la rappresentazione di un altro momento importante per il turismo di Aprica, ovvero lโ€™avvento dei primi sciatori: lโ€™allieva e il maestro (il primo maestro di sci ufficiale fu Achille Cioccarelli) discendono da una pista ancora priva di impianti, molto diversa da quelle attrezzate di oggi. Nei dipinti successivi si ricordano i mulini (ad Aprica erano in funzione cinque mulini, per macinare grano e castagne), la costruzione della diga di Frera (1957-1959), la prima seggiovia, quella del Palabione, costruita nel 1947, che incrementรฒ ulteriormente il turismo nel comune montano. Importante, soprattutto per lโ€™artista Pancot, anche il murale che descrive il fenomeno del contrabbando ad Aprica: il pittore, in passato finanziere, racconta di aver vissuto in prima persona scene come quella descritta, e cosรฌ si rappresenta in primo piano, nelle due figure dei finanzieri appostati vicino al sasso denominato โ€œcorna di finanserโ€ (situato allโ€™imbocco della Val Belviso) per sorprendere i contrabbandieri di caffรจ e tabacco. Lโ€™edificio su cui รจ dipinto questo murale era una volta una caserma della finanza.

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Il pittore Alcide Pancot, autore di tutti i murales dโ€™Aprica, di fronte al dipinto murale โ€œIl rododendro irsutoโ€ realizzato su una casa situata nella contrada del Dosso nel 2002.

Alla scoperta di fiori e piante. La contrada Dosso, da cui si gode bene della vista dellโ€™Adamello, รจ stata la seconda a essere stata affrescata, e si distingue per la sua particolare esposizione al sole, che tra lโ€™altro fa brillare ancora di piรน i colori della flora rappresentata con tanta cura da Pancot, contestualizzata in ambienti talvolta esistenti, talvolta immaginari, ma sempre realistici. Ecco la viola di Comolli, tipica delle Orobie (cresce a 2000 metri), il giglio martagone, soggetto a tutela integrale, la stella alpina, il pino silvestre tra i laghi di Torena, nella Val Belviso. A incorniciare il lago entro cui si rispecchia il Palabione (che รจ visibile di fronte) ecco il rododendro irsuto. Seguono i bucaneve, i primi a spuntare dopo lโ€™inverno, la carlina bianca, che pare prendere il nome dallโ€™uso che i militari di Carlo Magno ne fecero per uscire dalla pestilenza, lโ€™epilobio, la genziana punteggiata, inserita in una scena dove un ragazzino, il figlio del proprietario della casa, munge la capra. E ancora il botton dโ€™oro, il ranuncolo glaciale, ovvero il fiore dei camosci, infatti presenti nella raffigurazione (e omaggio al proprietario della casa, Egidio Negri, guardiacaccia). Un altro omaggio al proprietario di casa reduce dalla seconda guerra mondiale si ritrova nel dipinto successivo, che ritrae la primula irsuta alla presenza degli alpini. Seguono la soldanella, simbolo del risveglio dellโ€™amore e della primavera, il pino mugo attorniato da astri alpini e pianelle della Madonna (unโ€™orchidea rara e protetta), la drosera, pianta carnivora che si trova nella Val di Gembro, qui ritratta con le tife e la rosa selvatica, e infine il doronico del granito, che sorge tra i 2000 e i 3000 metri, qui vicino alla cime del Torena, in Val Belviso.

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Veduta di Aprica dalla contrada del Dosso. In lontananza si intravvede lโ€™Adamello, montagna delle Alpi Retiche.

Nel regno degli animali di montagna. Lโ€™ultima contrada dipinta, dove i murales non sono del tutto terminati, รจ quella di San Pietro, la piรน antica del paese, inizialmente chiamata Ospitale per la sua funzione di ospitare i viandanti. Qui sorge la chiesa dedicata ai SS. Pietro e Paolo, che lasciarono poi il nome alla contrada. Lโ€™amministrazione comunale ha scelto come soggetto per questโ€™ultima area da dipingere la fauna alpina, e ancora Alcide Pancot dimostra talento, realismo, studio e una passione per i soggetti rappresentati. Ecco il gallo forcello, il gufo reale, il capriolo, il camoscio, il cervo, la marmotta, lโ€™aquila reale, lโ€™orso, la civetta nana, lo stambecco affiancato dallโ€™insegna del Club Alpino Italiano. Compaiono anche (alcuni da terminare, altri non ancora iniziati ma in programma) la volpe, la faรฌna, lโ€™ermellino, il tasso, lo scoiattolo, la lepre bianca e il gallo cedrone.

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โ€œIl doronico del granitoโ€, di Alcide Pancot, contrada del Dosso, 2003. Il fiore sorge tra i 2000 e i 3000 metri, qui vicino alla cime del Torena, in Val Belviso.

Flora e fauna da vicino: lโ€™Osservatorio Eco-Faunistico Alpino. Avendo citato la fauna e la flora alpine rappresentate nei murales, non si puรฒ non rimarcare lโ€™appartenenza di Aprica al Parco delle Orobie Valtellinesi, istituito nel 1989, che comprende la catena montuosa esposta a nord delle Alpi Orobie e si estende per 60 chilometri e su una superficie che sfiora i 44.000 ettari. Allโ€™interno di questo, ad Aprica, รจ stato inaugurato nel luglio 1997 lโ€™Osservatorio Eco-Faunistico Alpino, diretto da Bernardo Pedroni (biologo naturalista). Tramite una visita guidata organizzata si accede alla vasta area di oltre 25 ettari dove si snoda un itinerario didattico-naturalistico attrezzato. Qui il visitatore puรฒ condurre unโ€™esperienza unica in Italia e rara in Europa: conoscere e osservare da vicino le specie animali e vegetali presenti, alcune in apposite โ€œaree faunisticheโ€ predisposte lungo lโ€™itinerario. Al momento, tra gli altri, vivono camosci, stambecchi e caprioli, rapaci notturni e diurni, l’orso bruno Orfeo, nato in cattivitร  in Trentino e qui dal 2007, quando aveva sedici anni, e infine il gallo cedrone, in via dโ€™estinzione, simbolo del Parco delle Orobie Valtellinesi. Lโ€™Osservatorio รจ sede di ricerche scientifiche e centro di ripopolamento per la fauna selvatica. Pedroni รจ anche ideatore di un progetto finanziato dallโ€™Unione Europea e scelto con massimo punteggio, il Museo interattivo dellโ€™uomo nella natura, di prossima apertura, volto a ricreare gli ambienti alpini.

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Scorcio della contrada di San Pietro, la piรน antica, il cui tema รจ la fauna alpina. In primo piano il murale con soggetto il โ€œCaprioloโ€, di Alcide Pancot, contrada San Pietro, 2004.

Non solo natura. Ad Aprica รจ la natura a primeggiare, ma si possono visitare, oltre al percorso dei murales, anche la chiesa parrocchiale di S. Pietro, sorta nel XIII secolo, ampliata nel 1600 e decorata in facciata nel 1896, e lโ€™Oratorio della confraternita del SS. Sacramento (1747) a essa annessa. Nella contrada S. Maria si erge invece la chiesa di S. Maria Assunta, del XVI secolo, affrescata dal pittore Turildo Conconi. Interessante vedere anche le trincee della prima guerra mondiale, linee di resistenza collocate in localitร  Magnolta (a ovest del comprensorio sciistico di Aprica) e lungo il sentiero degli alpini, qualora fosse ceduta la linea dellโ€™Adamello. Notevole dal punto di vista culturale anche il โ€œsentiero Zapei dโ€™Abrigaโ€, che collega Aprica, Motta e Tresenda, e il citato โ€œsentiero del legnoโ€.

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Scorcio di Aprica di sera, con vista della contrada Santa Maria.

Uno sguardo ai dintorni. A pochi chilometri da Aprica, nel comune di Villa di Tirano, specie rare di flora e fauna popolano la riserva naturale di Pian di Gembro, unโ€™antica torbiera posta a 1350 metri di quota, formatasi 10.000 anni fa dopo lโ€™ultima glaciazione alpina. Dentro unโ€™aula didattica alcuni paludari visitabili gratuitamente ospitano specie animali e vegetali tipiche degli ambienti umidi, come piante carnivore, insetti, rane, rospi, salamandre e tritoni. A 17 chilometri dal borgo dipinto si trova Tirano, nota per lโ€™apparizione della Madonna il 29 settembre 1504, per la quale fu edificato il Santuario a lei dedicato, monumento religioso piรน importante della Valtellina. ย Sempre a Tirano sorge il cinquecentesco Palazzo Salis, col portale centrale barocco disegnato dal Vignola, dentro il quale รจ ospitato, in dieci sale affrescate e con gli arredi originali, il Museo senza frontiere tra Grigioni e Valtellina. Tirano รจ sede anche del Museo etnografico, e inoltre da questo comune parte il trenino del Bernina, che attraversa le Alpi a cielo aperto conducendo fino in Svizzera attraverso panorami mozzafiato. Allontanandosi ulteriormente in questa direzione (est) si giunge a Grosio, famoso specialmente per il Parco delle incisioni rupestri, attiguo ai resti del castello Visconti Venosta, con oltre 5000 figure incise databili tra la fine del Neolitico e lโ€™etร  del ferro. Verso ovest invece si arriva a Teglio, antico borgo che ha dato il nome alla Valtellina (dal latino Tellina vallis). Da visitare Palazzo Besta, antica dimora cinquecentesca in stile rinascimentale valtellinese, la chiesa romanica di S. Pietro e la torre โ€œde li beli miriโ€. Qui ha sede la rinomata Accademia del Pizzocchero. โ€ข

11. Continua

A PROPOSITO

IL MOSAICO DEI TURISMI AD APRICA E NEI DINTORNI

Ogni scheda del nuovo Atlante dei paesi dipinti รจ arricchita da simboli grafici indicanti quali forme di attivitร  turistica, in natura e di cultura, รจ consigliabile nell’area presa in esame.

Turismi di natura

  • 06b agriturismoAgriturismo
  • 14b-alpinismoAlpinismo, arrampicata sportiva
  • 01b fotografia naturalisticaBotanica, itinerari botanici, fotografia naturalistica
  • 03b birdwatchingBirdwatching
  • 17b-canoa-raftingCanoa, Rafting, Gommone
  • 04b campi scuolaEntomologia, campi scuola, vacanze per imparare, biblioteche
  • 07b escursioni biciclettaEscursioni in bicicletta, mountain bike, piste ciclabili
  • 02b-itinerari-micologiciMicologia (specialisti), itinerari micologici
  • 11b-miniereMiniere e archeologia mineraria
  • 15b pesca sportivaPesca sportiva
  • 05b picnic scoutismo vacanze scolastiche familiariPicnic, scoutismo, vacanze scolastiche e famigliari
  • 12b-speleologiaSpeleologia (specialisti), itinerari speleologici guidati
  • 18b-sport-dariaSport dellโ€™aria (deltaplano, parapendio, aquilonismo)
  • 16b sport precisioneSport di precisione (tiro a segno, tiro al piattello)
  • 08b turismo equestreTurismo equestre
  • 09b trekkingTrekking a piedi, sentieri natura, passeggiate nel verde

Turismi di cultura

  • 20b-itinerari-archeologici Archeologia (specialisti), itinerari archeologici (turisti)
  • 24b-artigianato Artigianato e collezioni
  • 25b concerti musica teatroConcerti, musica, teatro, feste, balletto, danze, festival, eventi di costume, folklore
  • 21b itinerari gastronomiciItinerari gastronomici
  • 19b-musei-e-beni-storici Musei e beni storici, architettura, monumenti, castelli
  • 22b turismo religiosoTurismo religioso (luoghi sacri, convegni, monasteri, cattedrali)
  • 26b strade romanticheStrade romantiche

Informazioni utili:

  • Municipio +39.0342.746116
  • IAT – Ufficio Turistico di Aprica, 0342.746113, info@apricaonline.com
  • Abitanti: 1576
  • Altezza sul livello del mare: m 1174
  • Nome abitanti: aprichesi
  • Distanza da Milano: 170 km, da Sondrio 30 km
  • Come arrivare:
    • car_iconAuto: Prendere la SS 36 fino a Piantedo, SS 38 fino a Tresenda, SS 39 per Aprica; oppure autostrada A4 Milano-Bergamo (uscita Seriate), SS 42 fino a Edolo, SS 39 per Aprica.
    • treno_iconaTreno: Milano โ€“ Sondrio โ€“ Tirano, prendere lโ€™autobus per Aprica da Sondrio o Tresenda.
    • autobus-iconaAutobus: Linea Milano โ€“ Edolo โ€“ Ponte di Legno con cambio a Edolo per Aprica.

Mangiare e dormire bene:

  • ristorantealbergoHotelย Meublรจ Ambrosini****, via Magnolta 7 โ€“ 23031 Aprica, tel. +39.0342.747754, web www.meubleambrosini.it, con camere attrezzate e vista sul panorama aprichese, e annesso, a poche centinaia di metri il ristorante-pizzeria Ambrosini, Corso Roma 158 โ€“ 23031 Aprica, tel.+39.0342.747736 con specialitร  gastronomiche valtellinesi. Tariffe e prenotazioni;
  • ristorantealbergoAgriturismo Li Spondi, via Sponde – 23031 Aprica, cell. +39.339 1924482. Camere per pernottare (tariffe e prenotazioni), cucina tipica (pizzoccheri, sciatt, risotti), specialitร  con capra e capretto, spaccio aziendale di prodotti dellโ€™agriturismo.
  • ristoranteRistorante-bar Il piccolo Chalet, via Magnolta โ€“ 23031 Aprica, cell. +39.333.5321603, specialitร  gastronomiche tipiche valtellinesi e non solo. Info e orari.

ALCUNI DEI PIUโ€™ SIGNIFICATIVI MURI D’AUTORE DI APRICA

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โ€œCaccia allโ€™orsoโ€, di Alcide Pancot, contrada Santa Maria, 2000. รˆ rappresentata lโ€™uccisione dellโ€™ultimo orso ad Aprica nel 1892 a opera di Giovanni Plona con lโ€™amico Francesco Bianchi di Corteno.

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Targhetta didascalica del murale โ€œCaccia allโ€™orsoโ€, di Alcide Pancot, contrada Santa Maria, 2000.

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โ€œLa transumanzaโ€, di Alcide Pancot, contrada Santa Maria, 2000. Viene rappresentato il trasferimento stagionale del bestiame da Brescia e Bergamo fino alle montagne del Bernina, che avvenne tra il 1500 e il 1700, quando la Valtellina era sotto il dominio delle Tre Leghe (Grigioni). Ai giorni nostri la transumanza si realizza dal paese alla Val Belviso.

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โ€œCarbone di legnaโ€, di Alcide Pancot, contrada Santa Maria, 2000. I boschi di Aprica sono sempre stati ricchi di legname, usato per fare il carbone. Il procedimento per produrre il carbone di legna era lungo: il legno veniva tagliato in bastoncini di 50 centimetri; questi venivano posizionati per formare un igloo, lasciando delle finestrelle per la ventilazione. Tutto veniva ricoperto con terriccio umido e rimaneva a bruciare per una settimana, senza fiamma.

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โ€œLa sรผendaโ€, di Alcide Pancot, contrada Santa Maria, 2000. Tracciato per far scorrere sul terreno il legname del bosco al piano.

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Particolare del murale โ€œIl Belvedere dโ€™Apricaโ€, di Alcide Pancot, contrada Santa Maria, 2001. Oggi in parte abbandonato, in passato era molto animato. Il centro era la cantoniera con il ristorante e la terrazza panoramica.

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Particolare del murale โ€œIl belvedere dโ€™Apricaโ€, di Alcide Pancot, contrada Santa Maria, 2001.

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โ€œPrimo albergo di Apricaโ€, di Alcide Pancot, contrada Santa Maria, 2001. Lโ€™albergo Negri, il primo albergo di Aprica, fu attivo dal 1873 al 1919 e gestito da Elena Sinistri e Carlo Negri. Con questa struttura e le nuove vie di comunicazione comincia la fortuna turistica di Aprica.

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โ€œContrada Dossoโ€, di Alcide Pancot, contrada Santa Maria, 2001. รˆ la contrada che sovrasta il piano dโ€™Aprica ed รจ per questo la piรน soleggiata. Si vedono le tipiche case rurali con in mezzo la fontana-lavatoio.

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โ€œMilitari allโ€™Apricaโ€, di Alcide Pancot, contrada Santa Maria, 2001. Ricorda gli accampamenti della prima guerra mondiale. Aprica non era infatti lontana dal fronte (il vicino Adamello).

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โ€œPrimi sciatoriโ€, di Alcide Pancot, contrada Santa Maria, 2001. Altro momento chiave per il turismo di Aprica: lโ€™allieva e il maestro (ad Aprica il primo maestro di sci ufficiale fu Achille Cioccarelli) discendono da una pista ancora priva di impianti, molto diversa da quelle attrezzate di oggi.

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โ€œI muliniโ€, di Alcide Pancot, Contrada Santa Maria, 2001. Lโ€™Aprica aveva cinque mulini (alcuni per la macina del grano, altri per la macina delle castagne) che fino agli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso ebbero molta importanza nellโ€™economia del paese.

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โ€œContrabbandoโ€, di Alcide Pancot, contrada Santa Maria, 2002. Questo murale รจ di particolare importanza per lโ€™artista, perchรฉ descrive scene di contrabbando e imboscate di finanzieri a lui familiari, essendo stato Pancot finanziere del soccorso alpino per 23 anni. I finanzieri in primo piano sono ispirati allโ€™immagine dellโ€™artista stesso, e il sasso rappresentato รจ realmente esistente, situato allโ€™imbocco della Val Belviso e denominato โ€œcorna di finanserโ€.

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Targhetta didascalica del murale โ€œContrabbandoโ€, di Alcide Pancot, contrada Santa Maria, 2002.

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โ€œPrima seggioviaโ€, di Alcide Pancot, contrada Santa Maria, 2002. La prima seggiovia di Aprica, del 1947, che portava dal piano dโ€™Aprica al Palabione, altra opera fondamentale per lo sviluppo del turismo ad Aprica.

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Dipinto murale decorativo di Alcide Pancot raffigurante unโ€™aquila, contrada Santa Maria.

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Murale di Alcide Pancot realizzato nel 2009, al di fuori del biennio in cui dipinse i muri della contrada Santa Maria. Lโ€™artista infatti riceve continue commissioni ad Aprica, pubbliche e private. Qui uno spaccato della vita agricola aprichese, un salto nel passato, quasi una fotografia.

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โ€œLa primula irsutaโ€, di Alcide Pancot, contrada del Dosso, 2003. La presenza degli alpini รจ un omaggio al padrone di casa.

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โ€œLa primula irsutaโ€, di Alcide Pancot, contrada del Dosso, 2003.

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โ€œI ranuncoli dei ghiacciaiโ€, di Alcide Pancot, contrada del Dosso, 2003. Considerato il fiore dei camosci, presenti nella raffigurazione (e omaggio al proprietario della casa, Egidio Negri, guardiacaccia).

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โ€œIl botton dโ€™oroโ€, di Alcide Pancot, contrada del Dosso, 2003.

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โ€œLโ€™epilobioโ€, di Alcide Pancot, contrada del Dosso, 2003.

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โ€œLa carlina biancaโ€, di Alcide Pancot, contrada del Dosso, 2002. Il fiore prende il nome dallโ€™uso che i militari di Carlo Magno ne fecero per uscire dalla pestilenza.

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โ€œI bucaneveโ€, di Alcide Pancot, contrada del Dosso, 2002.

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โ€œIl rododendro irsutoโ€, di Alcide Pancot, contrada del Dosso, 2002. Il rododendro qui incornicia il lago dentro cui si rispecchia il Palabione.

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Lโ€™artista Alcide Pancot, autore di tutti i dipinti murali di Aprica, di fronte al murale โ€œIl rododendro irsutoโ€ realizzato su una casa situata nella contrada del Dosso nel 2002.

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โ€œIl pino silvestreโ€, di Alcide Pancot, contrada del Dosso, 2002. Qui rappresentato tra i laghi di Torena, nella Val Belviso.

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โ€œIl giglio martagoneโ€, di Alcide Pancot, contrada del Dosso, 2002. Il fiore รจ soggetto a tutela integrale.

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โ€œLa stella alpinaโ€, di Alcide Pancot, contrada del Dosso, 2002.

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โ€œLa viola di Comolliโ€, di Alcide Pancot, contrada del Dosso, 2002. รˆ il fiore tipico delle Orobie, sorge a 2000 metri.

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โ€œIl doronico del granitoโ€, di Alcide Pancot, contrada del Dosso, 2003. Il fiore sorge tra i 2000 e i 3000 metri, qui vicino alla cime del Torena, in Val Belviso.

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โ€œLa droseraโ€, di Alcide Pancot, contrada del Dosso, 2003. รˆ una pianta carnivora che si trova nella Val di Gembro, qui ritratta con le tife e la rosa selvatica.

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โ€œLa soldanellaโ€, di Alcide Pancot, contrada del Dosso, 2003.

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โ€œCaprioloโ€, di Alcide Pancot, contrada San Pietro, 2004.

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โ€œGallo forcelloโ€, di Alcide Pancot, contrada San Pietro, 2004.

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โ€œOrsoโ€, di Alcide Pancot, contrada San Pietro, 2006. Lโ€™ultimo orso fu ucciso ad Aprica nel 1892, ma generalmente lโ€™animale รจ sempre stato rispettato dalla gente del luogo. Dal 2007 Aprica, allโ€™interno dellโ€™Osservatorio eco faunistico alpino, ospita Orfeo, un orso bruno nato in cattivitร  in Trentino arrivato ad Aprica quando aveva 16 anni.

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โ€œMarmottaโ€, di Alcide Pancot, contrada San Pietro, 2011.

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โ€œCamoscioโ€, di Alcide Pancot, contrada San Pietro, 2004.

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โ€œAquila realeโ€, di Alcide Pancot, contrada San Pietro, 2004.

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โ€œCervoโ€, di Alcide Pancot, contrada San Pietro, 2004.

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โ€œAprica la montagna da scoprireโ€, murale sulle torri del Centro Direzionale di Aprica. รˆ raffigurato il gallo cedrone, simbolo del Parco delle Orobie Valtellinesi.

Salvatore Giannella, giornalista che ha ideato e cura con passione questo blog, ha diretto il mensile scientifico del Gruppo L’Espresso Genius, il settimanale L’Europeo, il primo mensile di natura e civiltร  Airone (1986-1994), BBC History Italia e ha curato le pagine di cultura e scienza del settimanale Oggi (2000-2007). Ha scritto libri (“Un’Italia da salvare”, “L’Arca dell’arte”, “I Nicola”, “Voglia di cambiare”, “Operazione Salvataggio: gli eroi sconosciuti che hanno salvato l’arte dalle guerre”), curato volumi di Tonino Guerra ed Enzo Biagi e sceneggiato docu-film per il programma Rai “La storia siamo noi” (clicca qui per approfondire).
Benedetta Rutigliano รจ giornalista pubblicista, divulgatrice di arte e cultura sul web (Wakeupnews.eu, Artincontro.com, Stillmagazine.eu) che ha dimostrato una passione per il giornalismo e la scrittura dai tempi del liceo classico, quando collaborava con il settimanale La Gazzetta della Martesana, edito a Cernusco sul Naviglio. Si รจ laureata a pieni voti in Storia e critica dell’arte presso l’Universitร  degli Studi di Milano con una tesi sperimentale, sulla pittura murale in edifici pubblici nell’Italia del dopoguerra (gli artisti trattati: Aldo Borgonzoni, Renzo Grazzini, Sineo Gemignani, Armando Pizzinato e Sabino Coloni). Ha frequentato un Master in Giornalismo e comunicazione multimediale e lavora nel campo della comunicazione e dell’organizzazione di eventi.
Vittorio Giannella (Trinitapoli, BT, 1961) ha fatto delle sue passioni (natura, fotografia, viaggi) un affascinante lavoro. Collabora da anni con riviste come Bell’Italia, Touring, Bell’Europa, Travelglobe, WeekendIn, Confidenze, Donna Moderna, Madre e all’estero con Terre Sauvage, Der Spiegel, Geo, New York Times e con la collaborazione di Airone e UNESCO ha realizzato un reportage sulla Micronesia. Ha vinto numerosi premi tra cui il “Tourism Photo of the Year” di Singapore. Tre primi premi Agfa Gevaert. La sua mostra itinerante ha un titolo eloquente: โ€œQuando fotografia fa rima con poesiaโ€, ritratti di paesaggi che hanno ispirato le piรน belle parole di poeti e scrittori.