Durante il colorato viaggio per le province lombarde volto a completare il Nuovo atlante dei paesi dipinti di Lombardia, siamo colti da una piacevole sorpresa nello scoprire che, proprio a 15 chilometri dal capoluogo di provincia Como, a Cadorago, sorge il museo all’aperto più grande d’Italia: oltre 300 opere di pittura, scultura, ceramica, eseguite da 233 artisti nazionali e internazionali si possono ammirare per le vie del paese, collocate a intervalli molto frequenti tra loro, davvero come se si camminasse per il corridoio di un museo che ha come soffitto il cielo. Dipinti a ogni passo, così come fossero filari di alberi piantati ai lati delle strade.
Ricorda l’uomo che piantava gli alberi. Ed è proprio Elzéard Bouffier, “L’uomo che piantava gli alberi” descritto dallo scrittore francese Jean Giono (Manosque, 1895-1970), a venire in mente in questo contesto. Ricordate? Nel breve racconto ambientato sulle pendici provenzali delle Alpi, Bouffier decide di migliorare il luogo desolato in cui si è trasferito cominciando a piantare ogni giorno cento ghiande, da cui spera possano nascere 10.000 querce. Il narratore, che incontra quest’uomo accidentalmente, torna a trovarlo dopo la prima guerra mondiale: il paesaggio è cambiato, e oltre alle querce, la voce narrante vede anche faggi e betulle, a oltre 11 chilometri da dove Bouffier aveva iniziato. Elzéard, infatti, continua imperterrito, nonostante diverse difficoltà, col suo piccolo grande gesto di piantare semi per far crescere alberi fino al termine della secondo conflitto mondiale. Il paesaggio, prima abbandonato anche a causa della guerra, rinasce e si ripopola, grazie alla sua opera. Come per Bouffier con gli alberi, ci siamo chiesti, anche a Cadorago deve esserci qualcuno che avrà deciso trasformare questo paese in un borgo dipinto, dove ogni passante può dialogare con le opere che colorano le strade.
Vincenzo Verga, il Bouffier del comasco. E così è stato. Si chiama Vincenzo Verga, classe 1927, l’uomo che ha ideato l’iniziativa Murarte 90: un’opera d’arte su ogni casa nel 1990, proprio con l’intento di restituire armonia e bellezza a un territorio che era molto cambiato dopo il secondo conflitto mondiale. Così egli stesso dichiara, nel catalogo dell’associazione Murarte 90: “Il paese, situato tra il verde degli ultimi rilievi prealpini e solcato dalla valle del Lura, in una posizione facilmente raggiungibile in auto o per ferrovia sia da Como che da Milano, nel secondo dopoguerra si era trasformato rapidamente da borgo agricolo a centro industriale ed artigianale. Fabbriche, botteghe, moderne abitazioni si sono aggiunte e mescolate alle vecchie corti rustiche e ai fienili in un insieme non sempre armonico. Ora, grazie a Murarte quell’armonia è stata recuperata: affreschi festosi e delicati, figurativi e astratti, paesaggistici e allegorici, rallegrano, unificandoli, quasi tutti gli edifici, con soggetti che illustrano aspetti della vita e delle storie del paese o sono semplicemente, più spesso, gioiose immagini cromatiche o espressione dell’animo degli artisti”.
Murarte 90 e la Piccola Accademia di Pittura. Incontriamo Franco ed Elena Verga, figli di Vincenzo e rappresentanti del consiglio direttivo di Murarte 90 assieme a Emilia Clerici (anche segretaria della Piccola Accademia di Pittura di cui accenneremo): il “Bouffier comasco” è descritto come un uomo semplice, ma molto determinato nella sua opera di diffusione dell’arte, umile e lontano dal pavoneggiarsi per il suo operato (qualità che ritroviamo anche nel personaggio descritto da Giono). Ci raccontano quindi come sia merito suo l’inaugurazione nel 1990 dell’iniziativa sui muri che tuttora continua ad abbellire il paese. Solo nel primo anno vengono realizzati 102 dipinti murali e tre sculture, ma attualmente, come dicevamo, ce ne sono più di trecento. Non esistono tematiche imposte da una commissione, ma semplicemente idee e soggetti scelti e sviluppati secondo la sensibilità di ogni pittore, espressa secondo la tecnica ritenuta migliore da ciascuno; su muro o su pannelli di diversi materiali, nella ricerca di soluzioni che possano vincere gli effetti dell’esposizione all’esterno. Tra gli artisti partecipanti, oltre 200, Emilio Tadini (Milano, 1927-2002), Vanni Saltarelli, conosciuto da Verga durante i concorsi del Lario Cadorago, dove per ben due volte si è classificato primo (premi precursori di Murarte 90 e di cui parleremo a breve) e Fabrizio Vendramin (l’artista che nel 2011 vince il programma televisivo “Italia’s Got Talent” con la sua particolare arte pittorica musicale): gli ultimi due ora anche docenti della Piccola Accademia di Pittura fondata dall’associazione Murarte nel 2008 e ancora generatrice di artisti e talenti, come ci ha raccontato Vendramin stesso mostrandoci con orgoglio le stanze e gli strumenti degli allievi, che segue con amore e professionalità.
I prestigiosi premi di pittura. Abbiamo voluto sapere qualcosa di più sull’uomo determinato e modesto che, pur amando stare ancora oggi dietro le quinte, è riuscito a orchestrare magistralmente tutti questi pennelli, e non solo. Nato a Como il 5 dicembre 1927, Vincenzo Verga frequenta un istituto industriale dove nasce il suo amore per la pittura. Partecipando a una gara, vista la sua predisposizione al disegno, si classifica primo con un quadro raffigurante un pappagallo. È questa passione personale per l’arte che lo porta a farsi promotore egli stesso di premi di pittura: nasce così nel 1968, con la collaborazione del parroco del paese don Pietro della Vedova e del medico Ernon Invernizzi, il premio di pittura Cadorago (articolato sul tema delle immagini dell’ambiente locale), trasformatosi nel 1971 in Cadorago-Lario e nel 1973 in premio Lario-Cadorago. Manifestazione diventata sempre più prestigiosa, data l’alta qualificazione dei giurati e il valore dei concorrenti, tanto da trasferirsi presso gli spazi di Villa Olmo di Como con il patrocinio dell’Ente provinciale per il turismo.
Una buona dose di utopia. Circa ottomila sono stati gli artisti partecipanti al concorso di pittura nel ventennio 1968-1988, con largo spazio riservato alle giovani generazioni, e premiazioni per mano di autorità come il ministro del Turismo e dello spettacolo Nicola Signorello, i presidenti del Senato Amintore Fanfani e Tommaso Morlino. Solo nel 1988, in occasione del ventennale di fondazione e del decimo anniversario del gemellaggio tra il comune di Cadorago e quello francese di Belleneuve, la mostra torna a essere allestita nel paese di origine, con la partecipazione esclusiva degli artisti distintisi nelle precedenti edizioni. Infine nel 1990, come accennato, si passa dagli sfarzosi interni di gallerie, musei, palazzi, alla semplicità delle strade, per portare l’arte e il messaggio degli artisti tra la gente e aggiungere colore e “armonia”, come dice proprio Vincenzo, al paese. Scrive nel 1994 sul catalogo di Murarte 90 il critico varesino Renato Valerio sul fondatore di Murarte 90: un’opera d’arte su ogni casa: “Perché solo un folle, o un autentico appassionato di questo delicato settore delle arti visive, poteva osare di portare a compimento un simile progetto. E ciò, che a me era parso un gesto scriteriato carico e tarato di una buona dose di utopia, è oggi divenuto qui in Cadorago, grazie a Vincenzo Verga e al suo team, una preziosa testimonianza artistica e una meravigliosa realtà in continuo fermento e lievitazione”.
Arrivano i campioni dello sport. La determinazione e la passione di Verga appaiono utopiche, ma il sogno e la capacità di vedere oltre il reale sono condizioni necessarie alla creazione di qualcosa di non ordinario. Inoltre Verga vanta da sempre una forte capacità organizzativa oltre a quella ideativa, abile nel trasformare i suoi sogni e le sue passioni in realtà, eccellendo non solo nell’organizzazione di premi d’arte, ma anche di premi sportivi e canori. Nel 1950 organizza il Gran Premio Magnadyne di ciclismo e nel 1965 il Campionato italiano allievi con 343 partecipanti vinto dal futuro campione Gianni Motta. Nel 1968 il campionato italiano femminile vinto da Morena Tartagni, classificata poi terza ai mondiali femminili svoltisi in Belgio nello stesso anno. Con lo sponsor Magnadyne crea anche la “sei giorni canora” per dilettanti (ospiti illustri, tra gli altri, i pugili campioni del mondo Duilio Loi nel 1960 e Sandro Lopopolo nel 1966).
Lo muove una passione infinita. Passione per le persone che vogliono emergere in qualche disciplina, passione per la gente in generale, nell’auspicio di un miglior vivere per tutti. Questo porta Verga a contribuire anche alle iniziative sportive e ludiche del proprio paese (è uno degli ideatori dei carri semoventi del carnevale cadoraghese ed è ideatore del progetto e del plastico di 18 piste da minigolf, costruite presso l’oratorio di Cadorago da Luigi Cairoli), fino a ricoprire l’incarico di consigliere comunale nel 1955, e poi di sindaco dal 1965 al 1971. Un personaggio impegnato quindi, pubblico, ma che non lascia trasparire il suo privato, che ha amato e ama essere attivo nel posto in cui vive, senza voglia di protagonismo, ma con calda creatività, che ha costruito e continua a costruire, nello sport, nel canto e nell’arte, trampolini di lancio per chi ha necessità di eccellere e di comunicare un messaggio personale a questo mondo. Al fine di contribuire, con la sua opera di sostegno, ad apportare un piccolo contributo nel migliorare il posto in cui vive, così come ha fatto e continua a fare con Murarte 90 e la Piccola Accademia di Pittura.
L’originaria Ca’ del Drago. Qualche nota storica sul comune di Cadorago, che comprende anche le frazioni di Bulgorello e Caslino al Piano. Il nome sembra derivare da un antico luogo di sosta, forse una locanda, la Ca’ del Drago: a questo si ispira anche uno dei primi pannelli murali eseguiti per Murarte 90, Ballata per Giorgio, in cui l’artista Gaetano D’Auria rappresenta in modo moderno l’iconografia di san Giorgio e il drago. L’origine del nucleo urbanizzato di Cadorago è quasi certamente greca, poi si insediarono gruppi di coloni romani, tra cui i Caterii. Sembra che agli inizi del feudalesimo il paese fosse proprietà della famiglia Clerici, cognome tuttora diffuso. In seguito Cadorago, come gli altri comuni che appartenevano alla Pieve di Fino Mornasco, divenne possesso dei vescovi di Como ai quali Federico Barbarossa nel 1152 aveva conferito il potere giuridico. Nel 1240 il paese, sotto la giurisdizione di Como, seguì le vicende della lotta tra la casata dei Torriani e la famiglia milanese dei Visconti. Durante la nota epidemia di peste del 1600 vennero costruiti dei lazzaretti: uno si trova nell’area collinare nei pressi dell’autostrada; il secondo, restaurato negli anni ’80, a Caslino al Piano (in località Lazzaretto); infine l’ultimo si trovava a Bulgorello nei pressi di Cascina Sant’Angelo, dove ora la croce di una confraternita ne ricorda i morti per peste.
Chiese e ville da visitare. In quanto a luoghi di interesse la chiesa parrocchiale, molto antica, è dedicata a san Martino, patrono di Cadorago, raffigurato nel murale di Simonetta Carpini, dedicato al santo nel 1990. La struttura originaria della chiesa di san Martino risale al 1300, mentre quella attuale, tranne la facciata con il porticato aggiunto nel secolo scorso, è del 1800, come risulta da una lapide sul lato nord-est dell’edificio, dove si legge: “Erecta sudore pauperum MDCCC” (ovvero “costruita col sudore dei poveri 1800”). All’interno ci sono affreschi del 1852 realizzati dal pittore milanese Giovanni Valtorta con storie della vita del santo patrono. L’affresco staccato, più volte ridipinto, che raffigura la Madonna delle Grazie, risale invece agli anni di fondazione della chiesa. Luogo di interesse, ma di proprietà privata, è Villa Marinotti, costruita nel 1926: Cadorago era infatti considerata un posto di villeggiatura, soprattutto per i milanesi che si avvicinavano al lago di Como. Nella frazione di Bulgorello sorge la chiesa dedicata ai santi Giacomo e Filippo, costruita nel 1784, con all’interno un notevole organo settecentesco, e quel che rimane della cascina Sant’Angelo che aveva incorporata la chiesa di sant’Eusebio o dei santi Proto e Giacinto: di questa sono ancora visibili i resti del campanile romanico (secolo XI). Nella frazione di Caslino al Piano c’è la sede del Parco del Lura, area naturalistica che comprende, con Cadorago, anche i comuni di Bregnano, Caronno Pertusella, Cermenate, Guanzate, Lomazzo, Rovellasca, Rovello Porro, Saronno e Bulgarograsso.
Aree naturalistiche: il Parco del Lura. Il Parco della Valle del torrente Lura, istituito nel 1995, è un’area protetta che si apre alla periferia di Saronno, dove il Lura comincia il suo percorso attraverso la città, e che si estende fino a valle di Bulgarograsso comprendendo le colline di Guanzate e Cermenate. Si tratta di un ambiente tipico dei pianali lombardi con boschi di robinia e farnia alternati a un paesaggio agricolo con coltivazioni di cereali e prati. Il parco si caratterizza per una flora e una fauna ricche e per laghetti artificiali come il laghetto Rosorè che, oltre a ospitare diverse specie ittiche, è luogo di sosta per l’airone cenerino, germano e martin pescatore.
Il bando per incrementare turismo e commercio della Bassa pianura comasca. In vista di Expo 2015 il comune di Cadorago ha fatto rete con i comuni di Lomazzo (capofila), Bregnano, Guanzate Rovellasca, Rovello Porro e Vertemate con Minoprio, partecipando al bando “Distretto dell’attrattività della bassa pianura comasca. Tra arte, cultura e natura. Percorsi di attrattività turistica e commerciale per la promozione del territorio della Bassa Pianura Comasca” promosso dalla Regione Lombardia (qui tutti i progetti e i costi approvati). Da parte sua Cadorago mette in rilievo le proprie peculiarità territoriali: naturalistiche, essendo il comune con la maggior parte del territorio del Parco del Lura; artistiche, grazie alle tracce lasciate da Murarte 90 per le strade del paese e al suo operato ancora attivo, per esempio visibile grazie alle iniziative della Piccola Accademia di Pittura.
Le proposte di Cadorago. Le opere sulle case di Cadorago si considerano patrimonio dell’abitato e in quanto tali un intervento su quelle più deteriorate (circa la metà del totale) è considerato fondamentale per la rivalutazione estetica, turistica e commerciale del territorio. Per una maggiore promozione e fruibilità il comune si impegnerebbe poi a sviluppare l’applicativo “SuperMe“, voluto dall’amministrazione e da 69 commercianti, per permettere a tutti i possessori di smartphone di passaggio di conoscere i punti di interesse turistico, l’offerta commerciale e i servizi del paese. Permetterebbe quindi di localizzare negozi, accedere a informazioni sulle opere di Murarte (dotate di QR code per l’iniziativa) e garantire le informazioni sugli altri paesi aderenti al bando. Il comune di Cadorago predisporrebbe cartelli informativi turistici (su ambiente e cultura, con informazioni tracciabili mediante il QR code) caratterizzati da un design accattivante per coniugare attrattività e lo spirito artistico dell’Accademia, posizionati in punti strategici.
Uno sguardo ai dintorni. Nei dintorni di Cadorago, a parte Como che dista solo 15 chilometri, meritano una visita quei paesi facenti parte del territorio della Bassa pianura comasca: il comune di Lomazzo, dove sorge la chiesa di San Siro (1723) con affreschi per mano di Carlo Ferrario, professore dell’Accademia di Milano e scenografo verdiano del Teatro alla Scala, realizzati nel 1897 con l’aiuto di Roberto Fontana. Le pareti della navata e del presbiterio sono affrescate nel 1919 dal pittore Luigi Morgari, mentre nella cappella dei Magi è conservata una tavola del Morazzone. Notevole in paese la torre in stile medioevale, innalzata però nel 1908 su progetto dell’ingegnere Giuseppe Sanguettola come serbatoio dell’acqua potabile. La piazza di fronte alla chiesa, l’antico Brolo di San Vito, è legata alla stipula del primo trattato di pace fra le città di Como e Milano nel 1249, di cui si mantiene memoria nell’epigrafe murata sul palazzo prospiciente la chiesa di san Vito. Quest’ultimo edificio religioso fu progettato dall’architetto svizzero Simone Cantoni (che edificò nel 1777 il Palazzo ducale di Genova) e all’interno conserva l’altare marmoreo scolpito da Francesco Somaini (1926-2005). Eccezionalmente visitabile villa Carcano-Raimondi, circondata da un giardino di pregio e costruita secondo i canoni dell’edificio patrizio del Quattrocento lombardo, le cui volte del soffitto sono affrescate da Giulio Romano. Altra villa di rilievo è l’ottocentesca villa Ceriani (sede del comune, con collezione di reperti archeologici che testimoniano i primi insediamenti nell’area) e d’interesse il cotonificio Somaini, voluto nel 1883 dall’industriale comasco Francesco Somaini (nonno del celebre scultore citato), sul modello dei villaggi industriali. Sull’area dell’ex cotonificio sorge ComoNExT, il primo parco tecnologico della provincia di Como.
Nel comune di Bregnano si conservano solo le mura perimetrali dell’antico castello. Definiscono la struttura urbanistica e costituiscono pregio architettonico per lo stile i numerosi edifici con corte chiusa, adibiti una volta a uso agricolo e abitativo, ciascuno con un nome che ne rivela la storia. Il borgo di Guanzate si distingue per la varietà di cascine, interessanti dal punto di vista storico e architettonico. Di epoca precristiana è il santuario della Beata Vergine di san Lorenzo: l’edificio attuale è un complesso che si è sviluppato nei secoli attorno alla cappella con l’affresco della Madonna del Latte datato 1497, cappella ricostruita nel 1661 su progetto di Isidoro Bianchi, alla cui scuola sono da ricondurre gli affreschi della volta. La chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta fu progettata nel 1852 dall’architetto Giacomo Moraglia, ma fu ultimata nel 1860. Intorno all’anno Mille venne costruita Villa Cernezzi, che anticamente apparteneva all’omonima famiglia.
Romane sono le origini del comune di Rovellasca, ma bisogna arrivare al 1100 circa per trovare un agglomerato urbano dove oggi sorge Manera (frazione di Lomazzo). Rovellasca si estende attorno al Parco Burghé che ne rappresenta quasi il fulcro. Ai bordi del parco si trova il pozzo dedicato a san Francesco, e poco lontano l’antica chiesa intitolata a santa Marta (1508), a cui si rivolgevano i contadini nei periodi di siccità. Cinquecentesca anche la chiesa parrocchiale dei santi Pietro e Paolo, con affreschi di Mario Albertella (1935-37). Anche il comune di Rovello Porro fu certamente abitato in epoca romana, come testimonia il ritrovamento recente di una quarantina di sepolture. Le tombe contenevano oggetti di uso comune legati alla vita quotidiana e una decina di monete, databili tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. Nel Medioevo fu cappellano di Rovello Goffredo da Bussero, sacerdote milanese vissuto tra il 1220 e il 1289 circa, che scrisse il “Liber Notitiae Sanctorum Mediolani”, fonte molto importante per la storia medievale della diocesi di Milano. Rientra già nel testo del cappellano la chiesa dei santi Pietro e Paolo, ampliata negli anni Trenta su progetto dell’architetto Paolo Mezzanotte (1878-1969, noto per Palazzo Mezzanotte di Milano, ovvero quello che era nato come il Palazzo della Borsa). Nel XIII secolo esisteva anche il santuario della Beata Vergine del Carmine (totalmente ricostruito e ridecorato nel Novecento).
Del comune di Vertemate con Minoprio ricordiamo l’abbazia romanica di san Giovanni a Vertemate, fondata nel 1084 da un monaco benedettino milanese di nome Gerardo durante il ritorno da Cluny. Il complesso era provvisto di mura e di una torre per l’avvistamento di nemici, ma nel 1288, coinvolta nella lotta tra Milano e Como, l’abbazia perse le mura, il chiostro e in parte la torre per mano dei comaschi. Fu restaurata a fine Quattrocento e dopo il 1970. Vertemate vanta anche di un antico castello, monumento nazionale, passato in proprietà a diverse famiglie (di cui la più nota è la famiglia Della Porta) e oggetto di distruzioni e rimaneggiamenti. Trenta le sale, di cui la più notevole quella della caccia; tra i numerosi affreschi spicca quello della battaglia del 1125 quando i comaschi cinsero d’assedio il castello, mentre altri affreschi sono stati attribuiti ai fratelli Recchi, allievi del Morazzone. Di notevole interesse Villa Raimondi di Minoprio, costruita nella seconda metà del Settecento per mano dell’architetto Simone Cantoni e per volontà della famiglia Raimondi, potente casata di Como, che la fece edificare come residenza di campagna e di caccia. Villa Raimondi è famosa per il suo parco di 6 ettari con 300 essenze arboree e 1600 arbusti, una serra tropicale, un giardino con varietà di fiori e piante, serre sperimentali, centro di riproduzione e di ricerca vivai e un frutteto con antiche varietà di frutta non più coltivate. Qui ha sede la Fondazione Minoprio della Regione Lombardia con la sua scuola di Ortoflorofrutticoltura fondata da Enrico Sibilia. La villa è cornice per attività ricreative e manifestazioni floricole, enogastronomiche, culturali.
Al di là delle bellezze urbanistiche, ricordiamo, oltre al già citato Parco del Lura, il Parco regionale delle Groane, a sud est del Lura (e secondo parco lombardo per istituzione, nel 1976) e il Parco delle Brughiere. Chi vuole saperne di più sul progetto che ognuno di questi comuni ha avanzato per il bando di Regione Lombardia “Distretto dell’attrattività della Bassa Pianura Comasca”, può contattare l’ufficio dell’assessorato alla cultura e dell’assessorato alle associazioni del comune di Cadorago.
IL MOSAICO DEI TURISMI A CADORAGO E NEI DINTORNI
Ogni scheda del nuovo Atlante dei paesi dipinti è arricchita da simboli grafici indicanti quali forme di attività turistica, in natura e di cultura, è consigliabile nell’area presa in esame.
Turismi di natura
- Botanica, itinerari botanici, fotografia naturalistica
- Birdwatching
- Entomologia, campi scuola, vacanze per imparare, biblioteche
- Agriturismo
- Escursioni in bicicletta, mountain bike, piste ciclabili
- Turismo equestre
- Trekking a piedi, sentieri natura, passeggiate nel verde
Turismi di cultura
- Archeologia (specialisti), itinerari archeologici (turisti)
- Musei e beni storici, architettura, monumenti, castelli
- Turismo religioso (luoghi sacri, convegni, monasteri, cattedrali)
- Concerti, musica, teatro, feste, balletto, danze, festival, eventi di costume, folklore
- Strade romantiche
Informazioni utili:
- Municipio +39.031.903100
- Abitanti: 7887
- Altezza sul livello del mare: m 313
- Nome abitanti: cadoraghesi
- Distanza da Milano: km 38, da Como 15 km
- Come arrivare:
- Auto: autostrada A 9 “dei laghi”, direzione Como, uscita Lomazzo. Seguire per Cadorago.
- Treno: Ferrovie Nord Milano (Cadorna), linea per Como, stazione di Cadorago.
Mangiare e dormire bene:
- Albergo e ristorante Just Hotel****, Via Ceresio 49 – 22074 Lomazzo, tel. +39.02.96941801, web. justhotelomazzo.com. Camere eleganti e confortevoli, ristorante Rotonda di Lomazzo, cucina nazionale e internazionale.
- Albergo e ristorante Hotel Marinoni***, Via Cavour 3 – 22074 Lomazzo, tel. +39.02.96779801, web. hotelmarinoni.it. Nei primi anni del ‘900 era una piccola locanda con collegamento stalle, dove i viaggiatori e cavalli trovavano un punto d’appoggio. Adesso è un accogliente hotel con camere attrezzate, ristorante con cucina tradizionale e pizzeria.
- Trattoria-pizzeria Il colibrì, via Diaz, 1 – 22071 Cadorago, tel. +39.031.905098, web. pizzeriacolibri.it. Pizzeria e trattoria con cucina italiana tradizionale.
- Ristorante-pizzeria Osteria Simpathy, Via Roma 3, 22071 Cadorago, tel. +39.338.1021092. Pizzeria e osteria con menu di carne e di pesce.
- Ristorante – steakhouse Jessi’s Burger & Grill, Via Manzoni 34, 22071 Cadorago, tel. +39.031.885260, web. jessis.it. Locale stile americano anni Cinquanta, specialità di hamburger, costate, pollo fritto.
ALCUNI DEI PIU’ SIGNIFICATIVI MURI D’AUTORE DI CADORAGO
Dalla collana “Il nuovo atlante dei paesi dipinti in Lombardia”:
- Calcio, Bergamo: in questo borgo il paesaggio è un’opera d’arte
- Madone: di strada in strada la storia dell’Isola Bergamasca
- Arcumeggia e la prima galleria all’aperto in Italia. Non dimentichiamo un borgo pilota per l’arte
- A Runo di Dumenza 68 affreschi e il dipinto che cercherete invano: la leonardesca Gioconda
- A Gravellona Lomellina, paese d’arte dove bellezza e creatività si sposano con l’ironia
- Expo: a Milano per sei mesi, a Dairago è per sempre
- A Guidizzolo i colori dell’arcobaleno avvolgono velocità e moda, pace e star come Mina o Chaplin
- In bici a Crotta d’Adda, con le Dolomiti e la Cina all’ombra dei muri d’autore
- Lasco, da bandito a ispiratore dell’identità colorata di Parlasco
- C’era una volta a Cadorago un uomo che sognava opere d’arte su ogni casa
- Aprica: stazione “aperta” al sole, a viandanti e Nobel, artisti e turisti
- Cassina de’ Pecchi, ieri stazione di posta e oggi ciclovia, si rinnova nel segno della Street Art
- I muri d’autore di Dozza raccontano storie da più di mezzo secolo
L’invito al viaggio di Flavio Caroli: “Quei muri d’autore che ci donano le piccole storie di una grande regione: ecco la Guida ai paesi dipinti di Lombardia”.
Buongiorno,
mi piace avere le vostre notizie, grazie.
Leonardo Céndamo
Ringraziamo lei, signor Leonardo, per le gentili parole di stima per Giannella Channel. Informi i suoi amici che ritiene possano essere interessati alle nostre storie “al positivo”. (S.G.)