Come un terrazzo sul fiume, Crotta d’Adda, in provincia di Cremona, si affaccia sull’Adda poco prima che questo si getti nel Po. Il piccolo borgo dove ancora si respira l’aria di una volta, un mosaico di edifici a cornice del paesaggio, rientra nell’itinerario dei paesi dipinti di Lombardia, distinguendosi soprattutto per l’interesse che immancabilmente desta dal punto di vista naturalistico.
Quel traghettatore speciale: Caronte. Crotta sorge lungo l’itinerario di via Cavallatico, una strada sull’Adda che oggi costituisce uno dei percorsi ciclabili più interessanti tra i territori cremonesi lungo il basso corso del fiume. E che un tempo, come racconta il nome della via, era percorsa da cavalli che trasportavano la ghiaia e la sabbia recuperate dal letto fluviale. Non solo. Proprio questa strada, come indica il sindaco del paese Renato Gerevini, permetteva l’accesso all’attracco del traghetto che collegava la provincia di Cremona con la dirimpettaia lodigiana, imbarcazione guidata da un “Caronte” (il traghettatore o esattore) da tempo immemore, prima della costruzione del ponte (l’ultimo Caronte che si ricordi è Orlando Grilli, tra gli anni Settanta e Ottanta). L’evocazione del punto di traghetto è sottolineata da una scultura di cemento, raffigurante un benevolo Caronte, “San Cristoforo con in spalla il Bambinello”. È anche un’eco della leggenda del preistorico lago Gerundo: fu san Cristoforo a sconfiggere il biscione (poi finito sullo stemma dei Visconti) che appestava le sue acque. Una costola del mostro è conservata da secoli nella vicina Pizzighettone.
Crotta Dipinta: l’arte si specchia nel fiume. La costruzione del ponte e l’industrializzazione hanno certo isolato maggiormente un borgo rurale come Crotta d’Adda: l’iniziativa Crotta Dipinta, che ha interessato il biennio 2007-2008, è volta a restituire al paese la propria identità, tramite affreschi sui muri delle case ispirati ai paesaggi naturali posti di fronte. E a invogliare ulteriormente il turista alla visita di questo museo all’aperto dove soddisfare la vista tra arte e natura nel nuovo paesaggio dell’anima che si va a configurare. Così l’amministrazione comunale, appoggiata dalla provincia di Cremona e dal Parco Adda Sud, di cui Crotta fa parte, istituisce questa iniziativa e incarica l’artista Carlo Fayer (1924-2012), maestro cremasco di statura internazionale, assieme all’amico e collega Gianni Macalli, artista e già docente all’Università di Bergamo e all’Accademia di Brera di Milano, di coordinare la realizzazione di affreschi firmati da artisti qualificati. Così nel luglio 2007 i muri di Crotta sono pronti a ospitare i lavori di Carlo Fayer, Gianni Macalli, Gianni Robusti, Giorgio Robustelli, Silvio Monti, Didi Bickler, Ivano Ceriani, Antonello Pelliccia, Angelo Coletto, Roberto Torni. I soggetti dipinti? In modo più o meno figurativo, secondo la sensibilità e l’orientamento dell’artista, sono legati al tema dell’acqua, del fiume e del paesaggio. L’esperimento funziona e nel luglio dell’anno successivo i due Maestri, oltre a lasciare le proprie firme sui muri crottesi, si ritrovano a coordinare altri colleghi: Gualtiero Mascanzoni, Giuseppe Spadari, Sergio Calatroni, Alberto Maria Prina, Umberto Cavenago, Giancarlo Norese, Alessandro Verdi e ancora Antonello Pelliccia.
Una posizione strategica e salubre. La peculiare natura ospitale del luogo (sia dal punto di vista della conformazione geografica che dal punto di vista paesaggistico e salutare) sono caratteristiche che hanno segnato la storia e la fortuna di Crotta d’Adda fino ai giorni nostri. Il territorio, parzialmente salubre ed elevato e in parte basso e paludoso, fornì agli antichi la possibilità di vivere sia su palafitte che in grotte a seconda dell’occorrenza. Proprio da queste grotte adibite ad abitazione sembra sia derivato il nome “Crotta”, anche se oggi non esistono più reperti cavernicoli, scomparsi forse a causa di bradisismi o per le frequenti alluvioni del Po e dell’Adda. Rimangono però alcune cavità, come per esempio quella in cui visse l’ultimo “Caronte”. Inoltre c’è da aggiungere che proprio questa conformazione a terrazzamenti in prossimità della confluenza tra i due fiumi ha reso Crotta un posto di rilevanza strategica, che facilitava l’attacco senza precludere la fuga, ragione per cui molti fatti d’arme nel corso della storia si sono svolti in quest’area.
Luogo di villeggiatura e affari. Oltre che punto strategico, nel Settecento, Crotta, a causa dell’opera di miglioria dei fondi agrari e di regimazione idrica, ottenne un ulteriore aumento di terreni utili con la conversione a coltivazione di paludi e la sistemazione di terreni irrigui, opere proseguite sino al secolo XX: divenne così luogo di villeggiatura di ricchi patrizi cremonesi, per il paesaggio, la possibilità di riposo, pesca, caccia e la salubrità del posto. Nel 1731 i possessori erano ben 153 e gli appezzamenti 582. Ancora oggi il paese attrae abitanti dai posti più lontani e impensati: le uniche due attività aperte al pubblico, infatti, non sono gestite da crottesi. Partiamo dall’Antica Trattoria del Giglio, gestita da maggio 2000 dalle tre sorelle originarie della Val di Fassa, Lidia, Nicoletta e Vilma Pattis, approdate a Crotta, e con gran successo, per proporre le loro specialità di cucina trentina-altoatesina (e così amalgamate al territorio da collaborare a una delle manifestazioni folcloristiche più significative del cremonese, che celebra a Crotta “I giorni della merla”, i più freddi dell’inverno). Stupiscono l’ospitalità e l’accoglienza rare di Ay Xing e Pan Xiaoping, coppia che, assieme alla figlia che ha ora otto anni, ha lasciato la Cina tre anni fa per gestire l’unico bar di Crotta d’Adda, il Bar Beatrice.
Una famiglia e due pionieri. Architettura di interesse che testimonia il passaggio di patrizi cremaschi a Crotta d’Adda è senz’altro Villa Stanga, immediatamente visibile per chi entra in paese da sud. Fin dal 1500 Crotta fu dimora del marchesato Stanga (già proprietari, nel cremasco, del castello di Annicco, della tenuta di Farfengo), ancora oggi presente. In particolare ricordiamo due personaggi della famiglia: Vincenzo Stanga, che nella metà del Cinquecento fece costruire la Roggia Nuova Stanga o Bernardella, alimentata dal Naviglio Pallavicino nei pressi di Soresina, per irrigare la parte alta di Crotta; Idelfonso Stanga (1867-1953), pioniere dell’agricoltura e dell’allevamento (si ispirò infatti alle tecniche inglesi e tedesche in campo zootecnico e ottenne una nuova razza suina, e una equina derivante dal purosangue arabo: gli “arabetti” di Crotta d’Adda) che riprese la ristrutturazione della villa aggiungendo dei corpi che la resero una vera e propria azienda agricola. Villa che sembra essere stata progettata, nel disegno originale, da Pellegrino Tibaldi (1527-1596), detto anche il Pellegrini, artista, scultore, architetto che ideò e costruì il Santuario di Caravaggio, le chiese milanesi di S. Fedele e S. Sebastiano e il collegio Borromeo di Pavia. La villa costituisce uno degli esempi più aulici dell’architettura tardo-barocca della Lombardia: il corpo principale, circondato da un giardino, è caratterizzato dalla presenza di aperture a serliana nel piano superiore e da arcate rette da colonne binate in quello inferiore. La facciata è completata da un fastigio, su cui è posto un coronamento con orologio. Attigua alla villa si presenta la caratteristica corte della legna, su cui si affaccia un lungo edificio, all’epoca denominato “arsenale”, dalla fronte scandita da una serie di paraste, la cui parte centrale, aperta da archi, è decorata da nicchie contenenti busti in terracotta di alcuni Stanga. Villa Stanga viene aperta su volontà dei privati per manifestazioni culturali di musica, teatro, folklore.
Aree protette e riserve naturali. Come accennavamo, è il paesaggio a fare la parte del leone. Crotta fa parte infatti del Parco regionale Adda Sud, un’area protetta istituita dalla Regione Lombardia per tutelare il basso corso del fiume Adda: il parco si estende da Rivolta d’Adda (Cremona) a Castelnuovo Bocca d’Adda (Lodi) fino a Crotta d’Adda (Cremona) lungo 90 chilometri di fiume, per 24.000 ettari di estensione e 33 comuni. Il territorio del Parco include un alto numero di siti di pregio naturalistico, zone umide e residui boschi, spesso tutelati da riserve naturali, ben 55, dentro le quali vive una fauna ricca (aironi, falchi, cicogne bianche, puzzole, caprioli). All’interno di questo contesto, in particolare a Crotta, a un chilometro e mezzo a nord est dalla foce dell’Adda, si incontrano due aree di interesse naturalistico, zone umide derivanti dalla passata escavazione della torba (combustibile fossile largamente impiegato in passato): entrambe sono tutelate come riserva naturale, chiamate Ca’ del Bis e Caselle, dall’omonima e vicina cascina. Sentieri aperti nel 2011 permettono di avventurarsi tra specchi d’acqua e una vegetazione rigogliosa, abitata da una fauna curiosa (la minilepre, aironi, cormorani, la rara testuggine palustre europea, il falco pescatore). A un chilometro a nord-ovest dal centro del paese, inquadrata come Riserva naturale parziale biologica la cui genesi si lega ancora alla passata escavazione della torba, è la Torbiera dei Pra Marzi. Lunga circa 450 metri, è importante dal punto di vista ambientale e paesaggistico, oltre che per la fauna diversificata (aironi, il raro pettazzurro, il pendolino, il martin pescatore, la gallinella d’acqua, per citarne alcuni), anche per la presenza del canneto di cannuccia di palude, ormai rarissimo nel cremonese.
Uno sguardo ai dintorni. A nove chilometri da Crotta sorge Pizzighettone, insediamento fortificato che si sviluppò su entrambe le sponde del fiume Adda, inglobando il corso d’acqua. Del castello rimane oggi solo la Torre del Guado, dove fu imprigionato il re di Francia Francesco I dopo la sconfitta nella battaglia di Pavia (1525). Per questo la chiesa di San Bassiano, di impronta romanico lombarda (XII secolo), conserva alcuni paramenti sacri mandati dai francesi come ringraziamento. La controfacciata ospita una “Crocifissione” di Bernardino Campi. Di età sforzesca (1479) è il palazzo comunale. Inizia poi il percorso di visita della cerchia muraria, una delle più complete della Lombardia, partendo da Porta Cremona Vecchia, passando per il Rivellino fino alla Polveriera di San Giuliano presso Porta Soccorso. Rimangono integre le “casematte”, depositi di munizioni e appoggio per le truppe.
A otto chilometri da Crotta, nel lodigiano, si approda a Castelnuovo Bocca d’Adda: d’interesse il castello visconteo del XII secolo, modificato nei secoli XVII e XVIII per diventare abitazione privata; Palazzo Stanga, di fine XVII secolo o forse, come testimonia una lapide, del 1705; la chiesa della Natività della Beata Vergine Maria (1471), soggetta a restauri fino al 2006. Annessa alla parrocchiale è la cinquecentesca cappella di S. Giovanni Battista a pianta ottagonale, un tempo di patronato della famiglia Stanga (che in questo comune fece edificare l’oratorio della Beata Vergine Maria Annunciata come luogo di sepoltura famigliare), una delle realizzazioni più significative dell’architettura ecclesiastica cremonese del primo Cinquecento, con all’interno la “Presentazione al Tempio di Gesù” di Angelo Massarotti.
A sedici chilometri sorge Cremona, vero gioiello architettonico da esplorare, nel cui centro storico si concentrano il duomo e il battistero, il Torrazzo, la Loggia dei Militi, il palazzo comunale. Diverse sono le chiese e i musei da visitare: tra questi ultimi, per esempio, il Museo del violino Fondazione Stradivari, in onore del musicista nato a Cremona.
Raddoppiando i chilometri rispetto a Cremona, vale la pena visitare, a San Daniele Po, il Museo Paleoantropologico del Po. •
8. Continua
IL MOSAICO DEI TURISMI A CROTTA D’ADDA E NEI DINTORNI
Ogni scheda del nuovo Atlante dei paesi dipinti è arricchita da simboli grafici indicanti quali forme di attività turistica, in natura e di cultura, è consigliabile nell’area presa in esame.
Turismi di natura
- Botanica, itinerari botanici, fotografia naturalistica
- Itinerari micologici
- Birdwatching
- Picnic, scoutismo, vacanze scolastiche e famigliari
- Escursioni in bicicletta, mountain bike, piste ciclabili
- Trekking a piedi, sentieri natura, passeggiate nel verde
- Speleologia (specialisti), itinerari speleologici guidati
- Sport di precisione (tiro a segno, tiro al piattello)
- Canoa, Rafting, Gommone
Turismi di cultura
- Musei e beni storici, architettura, monumenti, castelli
- Itinerari gastronomici
- Turismo religioso (luoghi sacri, convegni, monasteri, cattedrali)
- Concerti, musica, teatro, feste, balletto, danze, festival, eventi di costume, folklore
Informazioni utili:
- Municipio +39.0372.722671
- Abitanti: 669
- Altezza sul livello del mare: 52 m
- Nome abitanti: crottesi
- Distanza da Milano: 72 km, da Cremona 16 km
- Come arrivare:
- Auto: A1 Milano-Napoli, uscire a Casalpusterlengo e prendere la SP234 fino a Crotta d’Adda.
- Treno: sulla linea Milano-Lodi-Cremona-Mantova (Trenord), scendere a Cremona e prendere l’autobus per Crotta d’Adda.
Mangiare e dormire bene:
- Ristorante Albergo Del Sole, via Monsignor Trabattoni 22 – 26847 Maleo (Lodi), tel. +39.0377.58142, web: ilsoledimaleo.com. Specialità della cucina regionale e nazionale, tre camere.
- Cremona Palace Hotel, via Castelleone 62 – 26022 Costa Sant’Abramo, Castelverde (Cremona), tel. +39.0372.471374, web: cremonapalacehotel.it
- Antica Trattoria del Giglio, via Roma 1 – 26020 Crotta d’Adda, tel. +39.0372.722909, web: gigliocrotta.altervista.org. Tipica cucina trentina-altoatesina.
- Bar-tavola fredda Bar Beatrice, via Roma, 39 – 26020 Crotta d’Adda, tel. +39.0376.847221.
ALCUNI DEI PIU’ SIGNIFICATIVI MURI D’AUTORE DI CROTTA D’ADDA
Dalla collana “Il nuovo atlante dei paesi dipinti in Lombardia”:
- Calcio, Bergamo: in questo borgo il paesaggio è un’opera d’arte
- Madone: di strada in strada la storia dell’Isola Bergamasca
- Arcumeggia e la prima galleria all’aperto in Italia. Non dimentichiamo un borgo pilota per l’arte
- A Runo di Dumenza 68 affreschi e il dipinto che cercherete invano: la leonardesca Gioconda
- A Gravellona Lomellina, paese d’arte dove bellezza e creatività si sposano con l’ironia
- Expo: a Milano per sei mesi, a Dairago è per sempre
- A Guidizzolo i colori dell’arcobaleno avvolgono velocità e moda, pace e star come Mina o Chaplin
- In bici a Crotta d’Adda, con le Dolomiti e la Cina all’ombra dei muri d’autore
- Lasco, da bandito a ispiratore dell’identità colorata di Parlasco
- C’era una volta a Cadorago un uomo che sognava opere d’arte su ogni casa
- Aprica: stazione “aperta” al sole, a viandanti e Nobel, artisti e turisti
- Cassina de’ Pecchi, ieri stazione di posta e oggi ciclovia, si rinnova nel segno della Street Art
- I muri d’autore di Dozza raccontano storie da più di mezzo secolo
L’invito al viaggio di Flavio Caroli: “Quei muri d’autore che ci donano le piccole storie di una grande regione: ecco la Guida ai paesi dipinti di Lombardia”.