Quando impararono a coltivare l’olivo e la vite, i popoli del Mediterraneo cominciarono a uscire dalla barbarie

Tucidide

Hong Kong

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Siobhán Hapaska (1963), artista irlandese, in una sua personale al Magasin 3 a Stoccolma.

La notizia mi raggiunge al rientro da Art Basel di questa porta d’Oriente dove, tra i tanti motivi di ammirazione (mi piace segnalare che l’edizione speciale quotidiana di questa manifestazione mondiale, The Art Newspaper, è stata tenuta brillantemente dallo storico editore con base in Italia e orizzonti internazionali, il torinese Umberto Allemandi) c’è stata una installazione che mi aveva inquietato: Intifada, in arabo vuol dire “scuotere”, opera di Siobhan Hapaska, artista di Belfast, con alberi di ulivo sradicati e accoppiati ognuno a un motore a vibrazione costante, a indicare una foresta fluttuante ma intrappolata, una stato di resistenza e di sfida in un conflitto in corso apparentemente irrisolvibile. Il dispaccio di agenzia mi aggiorna che le firme raccolte nel Salento per chiedere all’Europa un intervento contro la diffusione della Xylella fastidiosa, batterio killer degli ulivi di questo angolo incantato di Puglia, non è servita.

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Umberto Allemandi, editore del Giornale dell’arte e di The Art Newspaper (a Hong Kong in edizione speciale quotidiana) qui ripreso in un ballo con la sposa e compagna di lavoro Anna Somers Cocks.
Art Basel Hong Kong ha visto la partecipazione di 233 gallerie provenienti da 37 Paesi. Per l’Italia erano presenti queste magnifiche sette: Galleria Continua (San Gimignano, e anche Pechino e Boissy-le-Chatel); Massimo De Carlo (Milano, Londra); Galleria d’Arte Maggiore G.A.M. (Bologna); Galleria d’arte Mazzoleni (Torino); Galleria Franco Noero (Torino); Galleria Lorcan O’Neill (Roma); Lia Rumma (Napoli).

La Commissione UE, alla fine del Consiglio agricoltura, si è detta profondamente preoccupata nei confronti del pericolo di ulteriore diffusione della malattia che ha colpito 600 mila piante che sono state al cuore della civiltà da millenni, simbolo di abbondanza, pace e buona volontà e il Commissario alla salute Vytenis Andriukaitis ha parlato di “misure decisive che devono essere prese con urgenza immediata”. Il riferimento è alla necessità di abbattere tutte le piante infette affinché non peggiori la situazione.

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Un ulivo secolare del Salento, “aiutato” a reggersi.

La Xilella fastidiosa è un batterio originario delle Americhe che evoca dispetti e invece non lascia scampo: sugge la pianta sino a lasciarla completamente secca. Viaggia su una cicala detta sputacchina, perché lascia un grumo di saliva infettante sulla pianta e poi passa a un’altra. Dal settembre 2013, data della sua comparsa, la superficie contaminata è passata da 8 mila a 230 mila ettari. Il piano per debellarla evoca terminologie di guerra: insetticidi, eradicazioni… Gli agricoltori reclamano lo stato di calamità e dunque sgravi alle imprese, consulenze qualificate, sostegno alla ricerca. Si è fatto vivo anche la sentinella Albano Carrisi, in arte Al Bano, che vive (“tra i vecchi ulivi e i miei pensieri aspetterò chi da tempo ormai non torna più”…) proprio alle porte del Salento, nella sua splendida tenuta di Cellino San Marco: “Ho 3.100 ulivi, a loro voglio bene come alle mie canzoni. Per adesso dalle mie parti è tutto tranquillo, però se la Xilella attacca, li difenderò sino alla morte”.

Il video di Un sasso nel cuore, di Al Bano.

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Salvatore Giannella, giornalista che ha ideato e cura con passione questo blog, ha diretto il mensile scientifico del Gruppo L’Espresso Genius, il settimanale L’Europeo, il primo mensile di natura e civiltà Airone (1986-1994), BBC History Italia e ha curato le pagine di cultura e scienza del settimanale Oggi (2000-2007). Ha scritto libri (“Un’Italia da salvare”, “L’Arca dell’arte”, “I Nicola”, “Voglia di cambiare”, “Operazione Salvataggio: gli eroi sconosciuti che hanno salvato l’arte dalle guerre”), curato volumi di Tonino Guerra ed Enzo Biagi e sceneggiato docu-film per il programma Rai “La storia siamo noi” (clicca qui per approfondire).

A PROPOSITO

“Canti dell’ulivo” di Grazia Stella Elia per l’anima del suo Tavoliere pugliese

La recensione di Ombretta Ciurnelli (poetidelparco.it),

e una scelta di poesie sugli “angeli in grigio-verde”

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La copertina di Canti dell’ulivo (Bari, FaLvision Editore, 2015) di Grazia Stella Elia.

Nella ricca terra di Puglia, in quell’antico Tavoliere dauno dove vive Grazia Stella Elia, il paesaggio è segnato dai tronchi contorti e dalle chiome cangianti di olivi secolari. A essi Grazia dedica per intero la sua ultima raccolta di poesie, Canti dell’ulivo (Bari, FaLvision Editore, 2015), «un Canzoniere d’amore» – come nota nella prefazione il docente dell’Università di Bari Daniele Maria Pegorari – che, insieme al volume L’anima e l’ulivo edito nel 2011 (Bari, Levante editori), conferma il profondo legame della scrittrice con la sua terra di cui coglie l’anima più profonda.

La raccolta si compone di cento testi di cui è quasi sempre indicata la data di composizione, dimostrando una lunga e costante fedeltà d’affetto e di scrittura all’ulivo; la raccolta contiene, infatti, poesie scritte tra il 2001 e il 2014. In Appendice sono inseriti un’intervista, il ricordo di un’alunna e alcune poesie tradotte in inglese dal poeta Joseph Tusiani (link su Giannella Channel).

Considerato già nell’antichità prima omnium arborum, protagonista di miti e leggende, cantato nei secoli da poeti e scrittori, raffigurato da grandi artisti in affreschi e dipinti, l’ulivo ha una profonda valenza simbolica ed estetica e su questi versanti Grazia declina il suo canto. Nei suoi testi gli ulivi sono di volta in volta patriarchi forti e gentili […], angeli verdi / tormentati
/ di sofferenza e di stagioni […], maestosi 
/ teneri di nidi / silenziosi docili gentili (p. 15), buoni, generosi (p. 30), amabili (p. 26), silenziosi giganti / attenti alle voci del vento (p. 15); l’ulivo è filigranato, cilestrino, / delicato e fortissimo (p. 35). E le chiome, armoniose (p. 84), argentee, ricce, frastagliate (p. 59), appoggiate sui tronchi torti, ritorti, contorti
 (p. 59), appaiono come una filigrana d’argento / tempestata d’ali (p. 18).

Mai paga di descriverli sia nei vari momenti della giornata sia nelle diverse stagioni dell’anno, la poetessa coglie in essi i riflessi della sua profonda religiosità e della tensione emotiva del vivere. Ma gli ulivi sono anche testimoni di legami e nella loro maestosa grandezza sembrano trovare un punto di forza gli affetti e le amicizie, divenendo un crogiolo di memorie passate e di speranze.

Rafael Alberti ha detto in una sua poesia che “un olivo è un vecchio, vecchio, vecchio / ed è un bambino / con un ramo sulla fronte”; proprio nei contrasti che lo caratterizzano (i tronchi contorti e fessurati accanto alle chiome cangianti e leggere) Grazia proietta stati d’animo, pensosità, riflessioni esistenziali, oltre la semplice descrizione ricca di notazioni e attenta ai più piccoli dettagli, quasi un doveroso omaggio a “creature” che hanno in sé i segni di una bellezza incomparabile e, insieme, di una profonda spiritualità.

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Grazia Stella Elia a Celle San Vito (Foggia) nel 1959, suo primo anno di insegnamento da titolare. Con i suoi 177 abitanti, Celle è il comune meno popolato della Puglia e da secoli si caratterizza per l’uso della lingua francoprovenzale.

Pur lontana da sperimentalismi e avanguardie, la Stella Elia ha scelto per i testi di questa raccolta una disposizione centrata, quasi a creare una ‘poesia visuale’ capace di suggerire la varietà delle forme e dei movimenti che caratterizzano gli ulivi. A questo proposito si dice nella prefazione: «specie nei brani più lunghi, sembra che le poesie si snodino in esili conformazioni ramificate e contorte, poesia e albero insieme.»

Sullo stile e i contesti tematici di Canti d’ulivo e, più in generale, della ricca produzione di Grazia così annota nella prefazione Daniele Maria Pegorari: Grazia Stella Elia «si è sempre mossa in un indirizzo classicistico, per la forma, e intimistico-religioso, per i contenuti, che, soprattutto nella Puglia centro-settentrionale, si è conservato vivo accanto alle altre tendenze, meritandosi il rispetto per la lunga e immutata fedeltà alla scrittura e per l’onestà della pronuncia». Aggiunge, inoltre, che è «una calda e naturale religiosità cristiana il punto d’approdo di questo libro della Stella Elia e di tutta intera la sua carriera letteraria, attraversata dal conforto che alla sua pena sia sorella e amica la sofferenza dell’umanità, dei suoi nobili antieroi domestici e familiari».

Pugliese di Trinitapoli, la Stella Elia ha insegnato per molti anni e si è impegnata sin da giovanissima nello studio del dialetto “casalino” parlato nel suo paese, dirigendo anche il gruppo folkloristico-teatrale di Trinitapoli e i corsi dell’Università della terza età. Attenta alle tradizioni locali, oltre al Dizionario del dialetto di Trinitapoli, (prefazione di Manlio Cortelazzo, Bari, Levante editori, 2004), ha scritto La sapienza popolare a Trinitapoli (prefazione di Vincenzo Valente, Fasano, Schena Editore, 1995), Il matrimonio e altre tradizioni popolari (prefazione di Manlio Cortelazzo, Bari, Levante editori, 2008),

Presente in molte antologie, ha pubblicato testi di narrativa folclorica e numerose raccolte poetiche in lingua e in dialetto: Nostalgia di mare (Foggia, Editrice Apulia, 1985), I racconti del focolare (Foggia, Leone Editrice, 1988), Le opere e i giorni della memoria (Bari, Editrice La Vallisa, 1996), Il cuore del paese (Foggia, Leone Editrice, 1991), Versi d’azzurro fuoco (Foggia, Bastogi, 1997); Paràule pèrse, raccolta di poesie in vernacolo casalino (Foggia, Bastogi, 1999), L’anima e l’ulivo. Poesie (Bari, Levante editori, 2011).

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GIOCANO COL VENTO

Giocano col vento

le foglie degli ulivi:

dondolio lieve

lenta danza

sotto gli sguardi

argentei

della luna.

Musica soave

il notturno fruscio.

Trinitapoli, 7 aprile 2012

 

CHIOMA D’ULIVO

Chioma d’ulivo:

filigrana d’argento

tempestata d’ali.

 

UN ULIVO

C’è, tra gli ulivi,

un ulivo più degli altri

contorto,

dolorante di ferite

che il tempo gli ha inferto.

Ascolta, silenzioso,

il limìo di cicale

intente a cantare

la brevità della vita:

uno strano canto

di monotonia

che tanto sa di follia.

Trinitapoli, 11 agosto 2011

 

LUTTO IN PUGLIA (muoiono gli ulivi)

È in lutto la Puglia.

Lutto grave nel Salento.

Muoiono gli ulivi.

I verdi giganti pugliesi,

gli alberi più longevi,

più belli e più buoni

aggrediti da un germe

distruttore,

un bacillo assassino

che ne dissecca

tronchi e chiome.

Quei guerrieri di pace e d’amore

dopo breve terribile agonia

disarmati

si consegnano alla morte.

Piangete, piangete tutti con me!

Come il pianto delle prefiche

il nostro pianto

sia forte e sonoro!

Agitiamo fazzoletti bianchi

per invocare aiuto;

preghiamo perché un farmaco

o un miracolo

fermi la strage.

Desolata è la Puglia.

Donna bellissima,

le stanno togliendo

la meravigliosa chioma,

che Atena

quale divino ornamento

le donò.

Malattia? Invidia? Sortilegio?

Comunque, non di una parrucca

ha bisogno questa terra.

Combattiamo, perché

fluenti e vigorosi

le rinascano i capelli!

Trinitapoli, 15 marzo 2015

DAL MIO BALCONE

Ecco, laggiù,

l’orizzonte azzurro

ricamato

di ulivi.

A sinistra il mare

con la gioia

e la stanchezza (forse)

dell’incessante andare.

A destra, lontano,

il maniero di Federico,

nei pressi dell’Andria fidelis

a evocare ancora

glorie e misteri.

Una fetta di Puglia

che pullula

di emozioni.

Trinitapoli, marzo 2010

 

A TE SOMIGLIO

A te somiglio,

pensoso ulivo,

nel faticoso mio andare

con il corpo che vacilla.

Mi hanno ferita gli anni,

le pene, le morti,

i distacchi amari;

eppure ho la forza di proseguire.

Anche tu, più a lungo di me,

vai avanti con le tue gobbe,

le tue deformazioni,

le tue cicatrici.

Trinitapoli, 2 novembre 2009