Quando impararono a coltivare l’olivo e la vite, i popoli del Mediterraneo cominciarono a uscire dalla barbarie
Tucidide
Hong Kong
La notizia mi raggiunge al rientro da Art Basel di questa porta d’Oriente dove, tra i tanti motivi di ammirazione (mi piace segnalare che l’edizione speciale quotidiana di questa manifestazione mondiale, The Art Newspaper, è stata tenuta brillantemente dallo storico editore con base in Italia e orizzonti internazionali, il torinese Umberto Allemandi) c’è stata una installazione che mi aveva inquietato: Intifada, in arabo vuol dire “scuotere”, opera di Siobhan Hapaska, artista di Belfast, con alberi di ulivo sradicati e accoppiati ognuno a un motore a vibrazione costante, a indicare una foresta fluttuante ma intrappolata, una stato di resistenza e di sfida in un conflitto in corso apparentemente irrisolvibile. Il dispaccio di agenzia mi aggiorna che le firme raccolte nel Salento per chiedere all’Europa un intervento contro la diffusione della Xylella fastidiosa, batterio killer degli ulivi di questo angolo incantato di Puglia, non è servita.
La Commissione UE, alla fine del Consiglio agricoltura, si è detta profondamente preoccupata nei confronti del pericolo di ulteriore diffusione della malattia che ha colpito 600 mila piante che sono state al cuore della civiltà da millenni, simbolo di abbondanza, pace e buona volontà e il Commissario alla salute Vytenis Andriukaitis ha parlato di “misure decisive che devono essere prese con urgenza immediata”. Il riferimento è alla necessità di abbattere tutte le piante infette affinché non peggiori la situazione.
La Xilella fastidiosa è un batterio originario delle Americhe che evoca dispetti e invece non lascia scampo: sugge la pianta sino a lasciarla completamente secca. Viaggia su una cicala detta sputacchina, perché lascia un grumo di saliva infettante sulla pianta e poi passa a un’altra. Dal settembre 2013, data della sua comparsa, la superficie contaminata è passata da 8 mila a 230 mila ettari. Il piano per debellarla evoca terminologie di guerra: insetticidi, eradicazioni… Gli agricoltori reclamano lo stato di calamità e dunque sgravi alle imprese, consulenze qualificate, sostegno alla ricerca. Si è fatto vivo anche la sentinella Albano Carrisi, in arte Al Bano, che vive (“tra i vecchi ulivi e i miei pensieri aspetterò chi da tempo ormai non torna più”…) proprio alle porte del Salento, nella sua splendida tenuta di Cellino San Marco: “Ho 3.100 ulivi, a loro voglio bene come alle mie canzoni. Per adesso dalle mie parti è tutto tranquillo, però se la Xilella attacca, li difenderò sino alla morte”.
A PROPOSITO
“Canti dell’ulivo” di Grazia Stella Elia per l’anima del suo Tavoliere pugliese
La recensione di Ombretta Ciurnelli (poetidelparco.it),
e una scelta di poesie sugli “angeli in grigio-verde”
Nella ricca terra di Puglia, in quell’antico Tavoliere dauno dove vive Grazia Stella Elia, il paesaggio è segnato dai tronchi contorti e dalle chiome cangianti di olivi secolari. A essi Grazia dedica per intero la sua ultima raccolta di poesie, Canti dell’ulivo (Bari, FaLvision Editore, 2015), «un Canzoniere d’amore» – come nota nella prefazione il docente dell’Università di Bari Daniele Maria Pegorari – che, insieme al volume L’anima e l’ulivo edito nel 2011 (Bari, Levante editori), conferma il profondo legame della scrittrice con la sua terra di cui coglie l’anima più profonda.
La raccolta si compone di cento testi di cui è quasi sempre indicata la data di composizione, dimostrando una lunga e costante fedeltà d’affetto e di scrittura all’ulivo; la raccolta contiene, infatti, poesie scritte tra il 2001 e il 2014. In Appendice sono inseriti un’intervista, il ricordo di un’alunna e alcune poesie tradotte in inglese dal poeta Joseph Tusiani (link su Giannella Channel).
Considerato già nell’antichità prima omnium arborum, protagonista di miti e leggende, cantato nei secoli da poeti e scrittori, raffigurato da grandi artisti in affreschi e dipinti, l’ulivo ha una profonda valenza simbolica ed estetica e su questi versanti Grazia declina il suo canto. Nei suoi testi gli ulivi sono di volta in volta patriarchi forti e gentili […], angeli verdi / tormentati / di sofferenza e di stagioni […], maestosi / teneri di nidi / silenziosi docili gentili (p. 15), buoni, generosi (p. 30), amabili (p. 26), silenziosi giganti / attenti alle voci del vento (p. 15); l’ulivo è filigranato, cilestrino, / delicato e fortissimo (p. 35). E le chiome, armoniose (p. 84), argentee, ricce, frastagliate (p. 59), appoggiate sui tronchi torti, ritorti, contorti (p. 59), appaiono come una filigrana d’argento / tempestata d’ali (p. 18).
Mai paga di descriverli sia nei vari momenti della giornata sia nelle diverse stagioni dell’anno, la poetessa coglie in essi i riflessi della sua profonda religiosità e della tensione emotiva del vivere. Ma gli ulivi sono anche testimoni di legami e nella loro maestosa grandezza sembrano trovare un punto di forza gli affetti e le amicizie, divenendo un crogiolo di memorie passate e di speranze.
Rafael Alberti ha detto in una sua poesia che “un olivo è un vecchio, vecchio, vecchio / ed è un bambino / con un ramo sulla fronte”; proprio nei contrasti che lo caratterizzano (i tronchi contorti e fessurati accanto alle chiome cangianti e leggere) Grazia proietta stati d’animo, pensosità, riflessioni esistenziali, oltre la semplice descrizione ricca di notazioni e attenta ai più piccoli dettagli, quasi un doveroso omaggio a “creature” che hanno in sé i segni di una bellezza incomparabile e, insieme, di una profonda spiritualità.
Pur lontana da sperimentalismi e avanguardie, la Stella Elia ha scelto per i testi di questa raccolta una disposizione centrata, quasi a creare una ‘poesia visuale’ capace di suggerire la varietà delle forme e dei movimenti che caratterizzano gli ulivi. A questo proposito si dice nella prefazione: «specie nei brani più lunghi, sembra che le poesie si snodino in esili conformazioni ramificate e contorte, poesia e albero insieme.»
Sullo stile e i contesti tematici di Canti d’ulivo e, più in generale, della ricca produzione di Grazia così annota nella prefazione Daniele Maria Pegorari: Grazia Stella Elia «si è sempre mossa in un indirizzo classicistico, per la forma, e intimistico-religioso, per i contenuti, che, soprattutto nella Puglia centro-settentrionale, si è conservato vivo accanto alle altre tendenze, meritandosi il rispetto per la lunga e immutata fedeltà alla scrittura e per l’onestà della pronuncia». Aggiunge, inoltre, che è «una calda e naturale religiosità cristiana il punto d’approdo di questo libro della Stella Elia e di tutta intera la sua carriera letteraria, attraversata dal conforto che alla sua pena sia sorella e amica la sofferenza dell’umanità, dei suoi nobili antieroi domestici e familiari».
Pugliese di Trinitapoli, la Stella Elia ha insegnato per molti anni e si è impegnata sin da giovanissima nello studio del dialetto “casalino” parlato nel suo paese, dirigendo anche il gruppo folkloristico-teatrale di Trinitapoli e i corsi dell’Università della terza età. Attenta alle tradizioni locali, oltre al Dizionario del dialetto di Trinitapoli, (prefazione di Manlio Cortelazzo, Bari, Levante editori, 2004), ha scritto La sapienza popolare a Trinitapoli (prefazione di Vincenzo Valente, Fasano, Schena Editore, 1995), Il matrimonio e altre tradizioni popolari (prefazione di Manlio Cortelazzo, Bari, Levante editori, 2008),
Presente in molte antologie, ha pubblicato testi di narrativa folclorica e numerose raccolte poetiche in lingua e in dialetto: Nostalgia di mare (Foggia, Editrice Apulia, 1985), I racconti del focolare (Foggia, Leone Editrice, 1988), Le opere e i giorni della memoria (Bari, Editrice La Vallisa, 1996), Il cuore del paese (Foggia, Leone Editrice, 1991), Versi d’azzurro fuoco (Foggia, Bastogi, 1997); Paràule pèrse, raccolta di poesie in vernacolo casalino (Foggia, Bastogi, 1999), L’anima e l’ulivo. Poesie (Bari, Levante editori, 2011).
GIOCANO COL VENTO
Giocano col vento
le foglie degli ulivi:
dondolio lieve
lenta danza
sotto gli sguardi
argentei
della luna.
Musica soave
il notturno fruscio.
Trinitapoli, 7 aprile 2012
CHIOMA D’ULIVO
Chioma d’ulivo:
filigrana d’argento
tempestata d’ali.
UN ULIVO
C’è, tra gli ulivi,
un ulivo più degli altri
contorto,
dolorante di ferite
che il tempo gli ha inferto.
Ascolta, silenzioso,
il limìo di cicale
intente a cantare
la brevità della vita:
uno strano canto
di monotonia
che tanto sa di follia.
Trinitapoli, 11 agosto 2011
LUTTO IN PUGLIA (muoiono gli ulivi)
È in lutto la Puglia.
Lutto grave nel Salento.
Muoiono gli ulivi.
I verdi giganti pugliesi,
gli alberi più longevi,
più belli e più buoni
aggrediti da un germe
distruttore,
un bacillo assassino
che ne dissecca
tronchi e chiome.
Quei guerrieri di pace e d’amore
dopo breve terribile agonia
disarmati
si consegnano alla morte.
Piangete, piangete tutti con me!
Come il pianto delle prefiche
il nostro pianto
sia forte e sonoro!
Agitiamo fazzoletti bianchi
per invocare aiuto;
preghiamo perché un farmaco
o un miracolo
fermi la strage.
Desolata è la Puglia.
Donna bellissima,
le stanno togliendo
la meravigliosa chioma,
che Atena
quale divino ornamento
le donò.
Malattia? Invidia? Sortilegio?
Comunque, non di una parrucca
ha bisogno questa terra.
Combattiamo, perché
fluenti e vigorosi
le rinascano i capelli!
Trinitapoli, 15 marzo 2015
DAL MIO BALCONE
Ecco, laggiù,
l’orizzonte azzurro
ricamato
di ulivi.
A sinistra il mare
con la gioia
e la stanchezza (forse)
dell’incessante andare.
A destra, lontano,
il maniero di Federico,
nei pressi dell’Andria fidelis
a evocare ancora
glorie e misteri.
Una fetta di Puglia
che pullula
di emozioni.
Trinitapoli, marzo 2010
A TE SOMIGLIO
A te somiglio,
pensoso ulivo,
nel faticoso mio andare
con il corpo che vacilla.
Mi hanno ferita gli anni,
le pene, le morti,
i distacchi amari;
eppure ho la forza di proseguire.
Anche tu, più a lungo di me,
vai avanti con le tue gobbe,
le tue deformazioni,
le tue cicatrici.
Trinitapoli, 2 novembre 2009
Il video di Un sasso nel cuore, di Al Bano.