L’INFANZIA DEI GRANDI. MICHELANGELO DA BAMBINO SUCCHIAVA POLVERE DI MARMO, DA GRANDE LA FARÀ’ RESPIRARE A PAPI E POTENTI
QUANDO I GRANDI ERANO PICCOLI (17)
testo di Luca Novelli* per Giannella Channel
La prima vera famiglia di Michelangelo non è quella di suo padre Lodovico. È quella di un oscuro scalpellino di Settignano, non lontano da Firenze. È sua moglie che allatta e svezza il piccolo Michelangelo in questo borgo noto nel suo tempo per le cave di pietra serena. Qui i Buonarroti avevano una piccola fattoria con olivi e un vigneto.
Lo racconta Giorgio Vasari e Michelangelo era molto orgoglioso di questo aneddoto, perché alimentava il mito che stava crescendo intorno a lui. Era la polvere di arenaria succhiata da piccolo che lo aveva fatto diventare l’autore del David, del Mosè e di tante altre meraviglie.
Ricordava anche che il suo ingegno era dovuto all’aria sottile di Caprese, terra di Arezzo, dove era nato nel 1475 e suo padre era stato temporaneamente podestà. Ma mentre la sua permanenza a Caprese era stata di pochi giorni, il suo rapporto con Settignano, con gli scalpellini e le polveri di pietra era durato molto di più. Forse qui un imprinting c’era stato veramente.
Si racconta poi che a tre anni, nel 1478 a Firenze, abbia assistito all’epilogo della Congiura dei Pazzi, quindi al massacro dei congiurati appesi sotto le finestre del Palazzo della Signoria. Fu un evento sufficiente far passare a chiunque la voglia di contraddire la famiglia Medici, almeno apertamente.
Ecco, nel suo caso, come per altri geni e geniacci, gli eventi dei primi anni sembrano predire tutto il resto della vita. Se fosse un teorema, l’infanzia di Michelangelo sarebbe la migliore dimostrazione. Preferirà la compagnia di scalpellini e cavatori a quella dei cortigiani e dei chierici in carriera. Con la famiglia Medici condividerà glorie e dolori e ne sarà dipendente, volente o nolente, fino alla morte, lontano dalla sua amata Firenze.
Un caratteraccio
Brusco, ostico e permaloso. Da chi abbia preso non è chiaro. Sua madre, Francesca Neri, quasi non l’aveva conosciuta. Da suo padre Lodovico forse. Lodovico,“male agiato” e “con poche entrate”, era discendente di una antica famiglia fiorentina. Non riconosceva nel piccolo Michelangelo segni degni della sua schiatta. Michelangelo era brutto, non si curava nel vestire e non amava la grammatica. Lodovico lo sgridava malamente e lo picchiava quando lo scopriva disegnare. Già perché Michelangelo amava disegnare, cosa ritenuta “bassa” nella sua casa. Gli piaceva copiare immagini dagli affreschi di Giotto e del Masaccio, che abbondavano nelle chiese e nei conventi fiorentini. Dalla grammatica e da un lavoro da notaio o da scrivano, lo salva una delle sue rare amicizie: Francesco Granacci, un giovane pittore più grande di lui, di almeno cinque anni. Francesco lo introduce nella bottega di Domenico Ghirlandaio, artista di successo soprattutto tra le dame fiorentine. Fanno a gara per farsi ritrarre da mastro Domenico, che le dipinge bellissime, valorizzate da ghirlande di fiori. Michelangelo ha tutto da imparare ma ha un talento indiscutibile. Mastro Domenico lo prende nella sua bottega, con un contratto di tre anni. Lo paga persino, ma il denaro lo intasca papà Lodovico. È solo l’inizio, per tutta la vita Michelangelo finanzierà il padre e i fratelli Buonarroti. Per lui si terrà sempre il minimo indispensabile, un budget quasi da scalpellino.
I Medici
Michelangelo ragazzino nella bottega del Ghirlandaio non passa inosservato. Lavora bene ma non brilla per simpatia. Il Maestro, secondo la biografia del Vasari (riveduta e corretta dallo stesso Michelangelo), rimane addirittura “sbigottito” dalla nuova maniera del giovane allievo, che in realtà sperimenta e si diverte. Come quando per disegnare e dipingere certi diavoli copia le scaglie e le fattezze di pesci comprati al mercato. Ma un gallo e un galletto nello stesso pollaio non possono coesistere, soprattutto se il galletto comincia a parlar male del Maestro.
Così quando il Magnifico Lorenzo de’ Medici chiede a mastro Domenico se tra i suoi “lavoranti” c’è qualcuno che vorrebbe diventar scultore subito viene indicato il giovane Michelangelo al quale vien aperta la porta del Giardino e della Accademia di scultura creata dal Magnifico. È la fortuna di Michelangelo.
Dal nuovo maestro, ser Bertoldo, impara tutto quello che c’è da imparare. Lo fa così bene che stupisce lo stesso Magnifico. Realizza la testa d’un satiro che sembra antica. La stima per il giovane arriva al punto che il Magnifico lo invita a vivere nel suo palazzo.
L’aneddoto è uno dei tanti che infiorettano la biografia di Michelangelo. Il satiro è troppo bello per essere un vecchio satiro, gli aveva fatto notare Lorenzo. Così Michelangelo al fauno aveva rotto qualche dente e aggiunto qualche ruga, entrando così nelle simpatie del suo illustre protettore.
La conseguenza più importante è il suo ingresso nel palazzo di Via Larga dove l’adolescente Michelangelo vivrà con i figli e i nipoti del Magnifico. Lo tratteranno per quello che è: un cortigiano al loro servizio. Suo padre Lodovico ( arieccolo ) ne approfitterà per avvicinare il Magnifico e farsi assegnare un incarico alle Dogane. Ma la vita sotto il tetto della famiglia Medici darà ben altri frutti. I suoi coetanei, compagni di feste e di merende, diventeranno papi (Leone X, Clemente VII), signori di Firenze e altro ancora. Li sfuggirà e li ritroverà ripetutamente sulla sua strada. Saranno suo malgrado i maggiori committenti del suo lavoro. Già, perché senza la famiglia Medici, la carriera di Michelangelo forse avrebbe preso altre strade.
Lorenzo il Magnifico (Firenze, 1449 - Careggi, 1492) fu il membro più illustre della dinastia dei Medici: abile politico, grande mecenate e umanista, incarnò l’ideale rinascimentale dell’uomo come nessun altro e condusse Firenze a uno dei suoi più grandi periodi di splendore. In apertura del servizio: un ritratto di Michelangelo Buonarroti (Caprese, Arezzo 1475. - Roma, 1564): protagonista del Rinascimento italiano, fu riconosciuto dai suoi contemporanei (e oltre) come uno dei più grandi artisti di tutti i tempi.
Un pugno sul naso
Nel Giardino del Magnifico, sede della Accademia di ser Bertoldo, Michelangelo lavora e vede passare i maggiori personaggi del suo tempo, da Leonardo da Vinci a Pico della Mirandola, da Machiavelli ad Angelo Poliziano. È un luogo aperto dove si parla di letteratura e politica. Nel Palazzo del Magnifico Michelangelo vive una vita dorata, ma il suo carattere non s’addolcisce. Anzi s’indurisce. E quando un compagno d’Accademia, Pietro Torrigiano, lo schermisce sul lavoro, reagisce in malo modo e si prende un bel pugno sul naso. Il naso rimarrà deformato, peggiorando una faccia che era già corrucciata di suo. Quanto al Torrigiano dovrà scappare dal Giardino e da Firenze per sfuggire alle ire del Magnifico. Girerà l’Europa, sarà autore di opere discrete ma rimarrà famoso nella storia dell’Arte per il pugno dato al maggior artista del Rinascimento.
In realtà Michelangelo non era nuovo a zuffe e litigate. Una delle sue prime opere di scultura -ora conservata a Palazzo Buonarroti- raffigura proprio una battaglia tra giovani eroi. È detta la Battaglia dei centauri, tema molto amato dai giovani dell’Accademia di ser Bertoldo. Di centauri se scorgono pochi, ma c’è tutto il suo giovanile talento e la sensualità che lo accompagnerà per tutta la vita.
Quando il Magnifico muore, l’8 aprile 1492, per una malattia malcurata, nuvole scure si addensano sull’Italia. Dal suo pulpito Girolamo Savonarola incita alla rivolta contro i signori della città. Michelangelo lascia il Palazzo dei Medici e torna a vivere nella casa del padre. Un periodo felice si chiude. Ora è un giovanotto che farà meraviglie. Cambierà la storia dell’Arte e farà arrabbiare persino l’Inquisizione e i cardinali del Concilio di Trento.
Michelangelo, La Creazione di Adamo, affresco (280x570 cm) databile al 1511 e facente parte della decorazione della volta della Cappella Sistina, nei Musei Vaticani a Roma.
Quando i grandi erano piccoli:
L’INFANZIA DEI GRANDI. DANTE RAGAZZINO A FIRENZE ERA GIÀ A SUO AGIO TRA DIAVOLI, CANTORI E POTENTI
STEVE JOBS, BIMBO ADOTTATO E FELICE CHE HA CAMBIATO LA VITA A TUTTI NOI
L’INFANZIA DEI GRANDI. QUANDO NAPOLEONE GIOCAVA (E MENAVA LE MANI) CON I SOLDATINI
IL GIOVANE HAWKING TUTTO UNIVERSO, CASA E FAMIGLIA
ISACCO NEWTON, BAMBINO ATTACCABRIGHE UNIVERSALE
NIKOLA TESLA, OVVERO NIENTE DI MEGLIO DI UNA MAMMA MAGA
GUGLIELMO MARCONI, GENIETTO A PONTECCHIO NATO CON LE ANTENNE