Louis Pasteur, il bambino che voleva fare il pittore. Invece è passato alla storia come inventore dei vaccini
QUANDO I GRANDI ERANO PICCOLI (16)
testo di Luca Novelli* per Giannella Channel
Louis Pasteur, il bambino che voleva fare il pittore. Invece è passato alla storia come inventore dei vaccini
QUANDO I GRANDI ERANO PICCOLI (16)
testo di Luca Novelli* per Giannella Channel
Joseph Meister, il primo “vaccinato” da Louis Pasteur. In apertura: Louis Pasteur in un celebre dipinto di Albert Edelfelt del 1885, e in un disegno di Luca Novelli (2022).
Figlio di un veterano
Louis nasce il 27 dicembre 1822 a Dole, nello Jura francese, non lontano dal confine con la Svizzera. La casa dei Pasteur si affaccia lungo la strada che corre lungo il Canale dei Tintori. Al piano terra c’è il laboratorio del padre di Louis, titolare di una conceria. Si chiama Jean-Joseph Pasteur ed è un veterano dell’esercito di Napoleone, insignito della Legion d’Onore dall’Imperatore in persona.
Il piccolo Louis è spesso al piano inferiore tra i garzoni e gli odori dei tannini usati per conciare le pelli. Il suo primo contatto con la chimica avviene qui ma suo padre ha già grandi progetti per lui, lontani dall’attività di famiglia. Papà Pasteur in guerra ne ha viste di tutti colori e ora vuole una vita tranquilla e un futuro sereno. Si immagina un figlio professore, magari nel liceo della vicina Arbois.
Louis ha tre sorelle, una più grande, due più piccole. Mamma Jeanne-Etiennette aveva avuto un altro figlio maschio, ma è morto a un anno di età. Si muore spesso da piccoli, nel secolo di Pasteur, per malattie infettive e parassitarie. Non c’è da stupirsi: non ci si lava spesso, soprattutto nelle città, dove l’acqua corrente non è a disposizione di tutti e mancano le fognature. L’igiene è teorizzata da pochi e praticata pochissimo.
Una casa nella natura
Forse anche per questo papà Pasteur (che sa come va il mondo) trasferisce la residenza della sua famiglia nella più salubre Arbois, a metà strada tra le più grandi Dole e Besançon, dove continua a gestire i suoi affari. La casa è accanto a un torrente, sempre limpido e pulito. È abitato dalle trote che hanno reso famoso questo borgo, le “trote al bleu”, ottime con i vini del posto. Al piccolo Louis piace pescarle, qui e nel fiume più a valle. La pesca è il suo passatempo preferito. Gli piace l’attesa dell’attimo fuggente, la mente libera e i nervi pronti a scattare, quando il pesce ha toccato l’amo. Gli piace anche disegnare.
Sogna di fare l’artista da grande. Alla scuola di Arbois i voti migliori sono in disegno. Intorno ci sono boschi e vigneti e la vita che segue i ritmi pacifici della campagna. Ma c’è un ricordo terribile che Louis condivide con i suoi coetanei: l’arrivo nel borgo di un lupo con la bava alla bocca. Ha la Rabbia. Morde diverse persone prima d’essere abbattuto. Le ferite saranno cauterizzate ma nessuno dei morsicati sopravvivrà. Paura e il terrore rimarranno nell’aria per molto tempo.
I discorsi degli adulti
Papà Pasteur la domenica mattina porta a messa la famiglia, sfoggiando il nastro della Legion d’Onore. Non frequenta il caffè del paese. Ha pochi amici che spesso la sera si ritrovano a casa sua attorno al caminetto. Sono i notabili di Arbois: il dottor Dumont, ex medico militare, padre Bousson, benedettino, e il signor Romanet, direttore del Collegio di Arbois, che frequenta anche Louis. Talvolta si aggiunge il capitano Barbier, ufficiale della guardia municipale di Parigi, che li aggiorna sulle ultime novità della capitale.
Il piccolo Louis ascolta. È un buon ascoltatore. Li sente parlare della Seconda Rivoluzione Francese. Del re Luigi Filippo I, detto Filippo Egalité o Luigi Pera, per la forma della sua testa e per una famosa serie di disegni satirici pubblicati dai giornali. Piacciono tantissimo a anche Louis.
Parigi non vale una scuola
Alle scuole di Arbois Louis non ha mai avuto problemi. Non è mai stato primo della classe, ma se l’è sempre cavata. Papà Pasteur vorrebbe il meglio. Così accoglie il suggerimento del capitano Barbier e lo iscrive a un collegio di Parigi. Lo carica su una diligenza e lo spedisce alla capitale. Per Louis è un trauma. Parigi lo spaventa con i suoi palazzi splendidi accanto a quartieri fatiscenti. Il collegio poi, è un incubo: orari militari, camerate immense e compagni di classe cittadini con la puzza sotto il naso. Scrive a suo padre che non ce la fa e lo prega di venirlo a prendere.
Papà Pasteur abbozza. Louis si iscriverà al liceo nella vicina Besançon e non a 400 chilometri da casa, dal suo torrente, dai suoi boschi e dalle sue amate sorelle. Si troverà così bene che diventerà assistente dei professori. La pittura e il disegno diventeranno solo un passatempo, al pari della pesca. La ribellione al collegio di Parigi è l’unico episodio di insofferenza della sua infanzia. Poi sarà sempre ben integrato nella società, nelle Università e nelle Istituzioni, fin troppo secondo i suoi detrattori. Così sorprende la varietà di innovazioni rivoluzionarie che ha introdotto nel corso della sua vita: la scoperta delle proprietà ottiche degli isomeri, la correlazione tra microbi e malattie del vino e della birra, la pastorizzazione, la vittoria sulle malattie dei bachi seta, il colpo di grazia alla Generazione Spontanea, la asepsi negli ospedali e del campo operatorio, l’immunizzazione e così via.