"Sarò da voi in Italia venerdì 5 Aprile". Firmato: Otto, padre di Anna Frank, sopravvissuto al lager nazista

L’attualità della memoria | Il tempo della storia

testo di Roberto Mugavero¹ per Giannella Channel – fotografie di Walter Breveglieri²

"Sarò da voi in Italia venerdì 5 Aprile". Firmato: Otto, padre di Anna Frank, sopravvissuto al lager nazista

L'attualità della memoria | Il tempo della storia

testo di Roberto Mugavero¹ per Giannella Channel - fotografie di Walter Breveglieri²

 
C’è una piccola grande storia che affonda le sue origini qui vicino a dove vivo e più esattamente in un Comune della provincia di Bologna che porta il nome di Molinella noto anche perché vi nacque e vi morì il noto politico e sindacalista Giuseppe Massarenti. Ebbene, in questo grazioso paese disteso nella nostra Pianura Padana, il 5 aprile del 1963 accadde un fatto che riletto oggi, con una guerra in corso in una terra come l’Ucraina neppure tanto lontana da noi, mi emoziona e mi fa sostenere che davvero non vogliamo imparare dagli errori commessi con le precedenti guerre.
 
Il 5 aprile del 1963 giunse a Molinella Otto Frank, il padre di Anna Frank e unico sopravvissuto della sua famiglia alla deportazione nel campo di concentramento di Auschwitz. Ma cosa ci faceva il papà di Anna Frank nella piccola Molinella? È davvero accaduto? Oppure è solo l’ennesima bufala?
E invece è accaduto veramente e ci sono delle bellissime immagini (come quella d’apertura, in alto) del grande fotoreporter bolognese Walter Breveglieri che lo testimoniano. Questo che segue è il racconto di quel giorno così unico e speciale da essere per tutti noi ricordato per sempre.
Molinella, Bologna
Era il 1962 quando la professoressa di francese Antonina Rizzo decise di far leggere e commentare Il diario di Anna Frank alle sue alunne della Classe III B della Scuola di Avviamento Professionale “G. Rambaldi” di Molinella. Quelle bambine rimasero ovviamente molto colpite leggendo la tragica storia di quella ragazzina ebrea olandese uccisa dai nazisti nel campo di sterminio di Bergen-Belsen. Così, in accordo con la loro amorevole professoressa, decisero di scrivere una lettera al padre di Anna che viveva a Basilea.
 
Gli testimoniarono i loro sentimenti migliori verso di lui, verso la sua famiglia e naturalmente per Anna, ma di certo non si aspettavano nessuna risposta a quella loro letterina da libro “Cuore”.
 
E invece Otto Frank rispose con un telegramma che diceva così:

Sarò da voi venerdì 5 aprile. Firmato Otto Frank.

Quella mattina di inizio primavera le bambine della III B erano tutte molto emozionate e non riuscivano a stare ferme al loro banco e ogni tanto qualcuna di loro andava verso le finestre in attesa di quell’importante arrivo. E Otto Frank – come aveva promesso – giunse alla piccola stazione del paese dove qualcuno della scuola o del Comune era lì ad attenderlo.
 
Lui scese da quel treno che proveniva da Bologna, era un uomo alto, dal fisico asciutto, elegantemente vestito, i suoi capelli – oramai radi – erano bianchi. Salutò educatamente chi lo accolse, salì su un’auto e si diressero verso la scuola dove tanti bambini, insegnanti e cittadini lo attendevano, mentre le bambine della III B loro no, loro erano in classe sempre più emozionate nel sentire il vociare e gli applausi per quell’uomo che portava con se’ una storia così tragica ma dagli occhi pieni di vita che un tempo si specchiavano felici in quelli della sua famiglia e in quelli di Anna che lo considerava «il papà più buono del mondo». E Otto Frank era felice di essere lì e di poter finalmente conoscere quelle nuove amiche di sua figlia Anna.

Molinella (Bologna). Otto Frank viene accolto dalla docente di francese Antonina Rizzo.

Varcò il portone di quella scuola, salutando, stringendo molte mani e schernendosi dai tanti applausi che sentiva di non meritarsi. Salì le scale ed entrò in quella classe dove le “sue bambine della III B” lo accolsero emozionate, educatamente sedute e in silenzio, poi, si levarono in piedi all’unisono e lo salutarono felici.
Sulla lavagna in bella calligrafia avevano scritto con il gessetto bianco

W monsieur Otto Frank. Viva il signor Otto Frank. Viva, per sempre, nel cuore di tutti, come monito terribile del sacrificio della piccola Anna e di tutte le vittime dell’odio razzista. Viva per sempre è la voce di speranza che si leva dalle pagine del diario, perché quel messaggio di pace non sia mai dimenticato.

Una bambina che si chiamava Sandra gli regalò un mazzo di fiori che lui accettò con un sorriso sedendosi accanto a lei felice, perché di certo, vide negli occhi di quelle bambine la stessa luce che vedeva in quelli delle sue due figlie Margot e Anna.
E Otto Frank ringraziò la piccola Sandra per quel gentile dono e le mise come fa un padre una mano sulla spalla mentre a lei batteva forte il suo giovane cuore dall’emozione nell’avere accanto a sé quell’uomo che aveva purtroppo visto e vissuto uno dei dolori più atroci che un essere umano può subire, la perdita violenta della sua famiglia nei campi di concentramento.
Dicono che ebbe parole gentili per tutte e si intrattenne a capire cosa facessero in quella scuola di Avviamento Professionale e a parlare in tutte le varie classi del diaro e della vita di sua figlia Anna. E alla fine, prima di andarsene, le bambine scrissero sulla loro lavagna:

Un saluto affettuoso alla famiglia Frank a nome di tutta la scuola di Avviamento di Molinella.

Molinella (Bologna). Otto Frank saluta la scolaresca prima di ripartire per Basilea.

Ancora qualche foto di gruppo, poi Otto salutò tutti e ridiscese quelle stesse scale, ma prima di uscire una ragazza lo fermò per mostrargli che sul muro di quella loro scuola avevano appeso un quadretto che conteneva le immagini di Margot e Anna sotto alle quali una mano anonima aveva fissato con un adesivo due fiori giovani come le vite rapite di quelle sue amate figlie. Lui guardò e accarezzò quel quadretto e diede commosso la mano a quella ragazza mentre Walter Breveglieri scattò un’ultima fotografia che ritrasse proprio quello storico istante.
 
Otto Frank si strinse nel soprabito e uscì da quella scuola, alzò il suo viso per guardare il cielo sopra di lui e respirò profondamente quell’aria che odorava già di primavera. Fissò un’ultima volta con lo sguardo tutta quella brava gente emiliana di Molinella per fissare nella sua memoria quella bella mattina per sempre; risalì in auto e si diresse nuovamente alla stazione per fare ritorno nella sua Basilea con il cuore felice di sapere che la sua Anna era davvero nel cuore anche di tutta quelle persone e in quello delle “sue bambine” della Classe III B della Scuola di Molinella.
 
E probabilmente, durante il suo viaggio di ritorno, guardando fuori dal finestrino di quel treno che correva verso casa sua gli tornarono sicuramente in mente le parole che Anna scrisse sul suo diario «Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo».
 
Forse per tutto questo qualche anno dopo in una famosa intervista che Otto Frank rilasciò alla RAI al grande Arnoldo Foà disse: «Voglio adempiere al testamento di mia figlia Anna, per una pace giusta e duratura e per un mondo migliore».
 
Questa è la storia delle bambine della III B della Scuola di Avviamento Professionale “G. Rambaldi” di Molinella che scrissero una letterina dai buoni sentimenti al padre di Anna Frank e lui gli rispose “Sarò da voi venerdì 5 aprile. Firmato Otto Frank” e così fu “per non dimenticare!”.
 
Impareremo mai?

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¹ Roberto Mugavero (Minerbio. Bologna. 1962), ha fondato nel 1989 ad Argelato, nella verde campagna bolognese, la casa editrice Minerva che porta avanti con successo con l’aiuto dei figli Martina, Guido e Leonardo.

² Le immagini del racconto sono del fotoreporter Walter Breveglieri (Crevalcore, 1921 – Bologna, 2000), collaboratore del Resto del Carlino, dell’Associated Press e dei più quotati giornali nazionali. La sua intensa vita professionale s’intreccia con quella di molti grandi giornalisti, tra i quali Enzo Biagi, Giorgio Vecchietti, Lamberto Sechi e Massimo Rendina. Oggi la casa editrice Minerva custodisce l’archivio Breveglieri, forte di 250 mila negativi dal 1945 al 1972, e ha ha reso omaggio al suo sguardo lucido e poetico con la pubblicazione di molti volumi. Tra questi ricordiamo Bologna 1950-2000: I giorni del grande fiume (2001), Un cappello pieno di sogni (2003), I canestri della Sala Borsa. Storia e gloria del basket bolognese nel dopoguerra (2004), Così si gioca solo in Paradiso (2004), Ieri il Delta (2005), Il Motogiro. La sfida temeraria (2007), Walter Breveglieri (2008), Mi ricordo Bologna (2017), Fausto Coppi. La grandezza del mito (2018), Francesco Cavicchi. Il pugile contadino (2018), Walter Breveglieri Fotografo (2019) e Cronache dal Grande Fiume (2021).

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