Leggo con interesse la vicenda narrata da Salvatore Giannella sul suo blog dall’orizzonte europeo davidet4.sg-host.com riguardante Giuseppe Di Vittorio, il gigante del pensiero che rifiutava i regali. Ebbi occasione nel 1979 di visitare, giovane cronista agricolo, uno splendido oliveto a Cerignola: chi mi accompagnava mi presentò al proprietario, dottor Pavoncelli, che mi intrattenne amabilmente sulle caratteristiche tecniche dell’impianto. Una conversazione cortese, probabilmente di durata non maggiore di un quarto d’ora, lascia percezioni che permangono dopo trent’anni: la cortesia di una autentico signore meridionale dimostra un fascino persistente.

Ma non è sugli oliveti di Cerignola che intendo partecipare al blog di Salvatore Giannella, ma sulla vicenda che rievoca, la vicenda di un dono a un uomo politico. Tra gli incontri singolari della vita ho protratto un legame di cortese cordialità con un alto funzionario dell’antica Federconsorzi, l’avvocato Antonio Pepe, due lauree, eroe della guerra di Spagna in camicia nera, assistente alla Direzione generale del grande organismo agricolo.

Nell’inverno del 1945 Roma soffriva la fame, il commissario governativo dell’Ente, prof. Albertario, pavese, incaricò un amico di procurargli qualche pane di burro, salami, coppe, forme di Grana Padano, il direttore generale, Leonida Mizzi, convocò l’avv. Pepe, lo incaricò di procurare un centinaio di cesti in Via dei Cestari, di ricolmarli di salumi, ricoprire i salumi con arance e mandarini, di disporre la consegna a una lista che gli avrebbe consegnato: noti giornalisti, parlamentari, alti funzionari dello Stato.

A quanto risulta, a ringraziamento dei doni il ragionier Mizzi avrebbe ricevuto lettere di commosso entusiasmo, tanto che l’avv. Pepe sarebbe stato incaricato, fino da gennaio, di iniziare, con un team di collaboratori, ad apprestare i cesti e il contenuto per i doni dell’anno successivo. Durante l’anno Pepe avrebbe acquistato argenteria, cristalleria, vetri di Murano. Avrebbe curato, secondo le istruzioni del Direttore generale, la lista dei destinatari. Approfittando della cordialità gli avrei ripetutamente domandato se l’elenco comprendesse magistrati, soprattutto quelli della Corte dei conti che avrebbero dovuto verificare i bilanci dell’organismo. Con tipica amabilità napoletana Pepe mi avrebbe sempre risposta aprendo le braccia, ridendo, in un gesto incomprensibile.

Il contenuto dei regali del Santo Natale 1946, gli aranci a ricoprire i salumi, i salumi a celare l’argenteria, avrebbe riscontrato un successo ancora maggiore di quello dell’anno precedente: giornalisti, parlamentari, dirigenti statali accoglievano con entusiasmo il cortese pensiero del direttore generale della Federazione Nazionale dei Consorzi Agrari, verso la quale, a quanto mi risulta, la grande stampa non si sarebbe mai espressa che in termini di grande considerazione dell’opera svolta per il progresso delle campagne italiche.

Il solerte avvocato napoletano avrebbe protratto la simpatica attività, a quanto mi risulta, fino alla pensione, al termine degli anni Ottanta, alla vigilia del tracollo dell’Ente le cui cause restano, dopo due processi dalle conclusioni enigmatiche, mistero. Quando, da persona autorevole del mondo agricolo, seppi che uno, uno solo tra i cento e cento destinatari, aveva rifiutato il dono, che l’incaricato avrebbe dovuto riconsegnare al mittente, mi disse che la cosa non poteva essere vera. Il gesto inaudito sarebbe stato compiuto da Donato Menichella, governatore della Banca d’Italia. Lo pregai di verificare. Con assoluta onestà, l’avvocato Pepe avrebbe interpellato le antiche collaboratrici, avrebbe verificato la verità della vicenda, mi avrebbe informato che una lunga telefonata personale del ragionier Mizzi avrebbe convinto il dottor Menichella ad accettare, per quella sola volta, il dono (ma la notizia mi fu proposta nel tono delle cose verosimili, non con quello delle notizie indiscutibili).

Non credo la vicenda pretenda commenti impegnativi: tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta direttori di giornali, parlamentari, alti funzionari pubblici avrebbero ricevuto, ogni anno, a Natale, cristalli e argenti da un organismo che secondo i computi svolti, nel 1962, dell’economista Manlio Rossi Doria avrebbe presentato allo Stato una notula di mille miliardi per la gestione di scorte di frumento nelle quali erano palesi mille irregolarità, trasporti su tragitti del tutto illogici, il deterioramento di partite che nessuno avrebbe mai potuto controllare, l’inverosimile accumularsi degli interessi a ragione della negligenza dell’ente a presentare resoconti definitivi, mille miliardi, che moltiplicati dal tempo, vagherebbero ancora tra le partite diverse dei conti pubblici della florida Italia dell’anno 2012. E, tra i cento e cento beneficiari, un italiano solo avrebbe rispedito argenti e cristalli al mittente: il dottor Donato Menichella, probabilmente un italiano “diverso”.

bussola-punto-fine-articolo

Antonio Saltini (Brioni, 1943) è uno storico delle scienze agrarie, divulgatore e docente universitario a Milano. Come scrittore ha prodotto diverse pubblicazioni fra le quali una monumentale Storia delle scienze agrarie sull’agronomia degli ultimi due millenni. Come giornalista ha collaborato a diversi periodici, tra i quali Airone; ha diretto la rivista mensile di agricoltura Genio rurale ed è stato vicedirettore del settimanale Terra e vita. Qui i link degli altri testi pubblicati su Giannella Channel. Per saperne di più sui temi trattati e sul pensiero di Saltini, ecco i titoli dei suoi ultimi libri: La fame del Pianeta. Crescita della popolazione e risorse agrarie (2009); Storia delle scienze agrarie, vol. VII, Il Novecento: la sfida tra le conoscenze agronomiche e la crescita della popolazione del Globo (Museo Galileo, 2013); I semi della civiltà. Frumento, riso e mais nella storia delle società umane (2014). I libri sono stampati da Nuova TerraAntica. Per info e acquisti scrivere alla segretaria editoriale: chiarazini.nta@libero.it