Negli ultimi anni della sua lunga vita, il grande poeta e sceneggiatore Tonino Guerra suggeriva agli amici che gli telefonavano per andare a trovarlo a Pennabilli alcune tappe d’obbligo nel Montefeltro marchigiano. Le prime due, con l’originale motivazione, le trovo nel brano di un suo diario:

Più volte sono stato con il giornalista Salvatore Giannella a rivedere il palazzo dei Principi di Carpegna e la magnifica vicina fortezza a forma di tartaruga creata nel Quattrocento da Francesco di Giorgio Martini a Sassocorvaro. È nei meandri di questo palazzo e di questa Rocca nelle Marche che Pasquale Rotondi, storico dell’arte generoso e fine, che fu mio maestro all’Università di Urbino, pensò di nascondere durante la Seconda guerra mondiale una quantità enorme di capolavori dell’arte italiana (7.821 tesori culturali, la più grande concentrazione di opere d’arte mai messa insieme nella storia dell’umanità, tra le quali la Tempesta del Giorgione e il Tesoro di San Marco) per tenerli lontani dai bombardamenti e dalle razzie. E fu il miracolo che riuscì a fare l’astuzia di quest’uomo che operò come un grande regista.

A quel miracolo e a quell’uomo ho dedicato documentari televisivi e libri (L’Arca dell’Arte del 1999, l’ultimo, arrivato nel 2014, è Operazione Salvataggio. Storie degli eroi che hanno salvato l’arte dalle guerre, ed. Chiarelettere) e per questo ho esplorato a lungo, e con studiosa curiosità, quelle terre prodigiose tra Pesaro e Urbino. Credo che un itinerario sulle tracce di Rotondi, magari accompagnato (come ho fatto io) dalle parole di un diario di viaggio dello stesso storico dell’arte stampato nel 1955 dal Poligrafico dello Stato e che, fossi un editore curioso, ristamperei aggiornandolo) possa essere una straordinaria esperienza per vivere quel palcoscenico così evocativo che è il Montefeltro tra Marche e Romagna con gli occhi di chi, con scienza e passione, ha salvato l’arte italiana.

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Urbino 1940: Pasquale Rotondi con il fedele autista e collaboratore Augusto Pretelli (a capo scoperto)
e l’auto Balilla della Fiat usata per i suoi spostamenti necessari per l’Operazione Salvataggio.

Prima di arrivare a scegliere le due località segnate nel diario di Tonino Guerra, Rotondi girò in lungo e in largo, dall’ottobre del 1939 al giugno ’40, le terre circostanti Urbino, dove operava come Soprintendente, con casa e bottega all’interno del Palazzo Ducale, la più grande meraviglia di questa città-mito del Rinascimento. La sua griglia di ricerca aveva questi requisiti prioritari (dal diario di Rotondi):

Indispensabile doveva essere innanzitutto la lontananza del ricovero da centri industriali e ferroviari, o addirittura militari di interesse bellico. I locali prescelti dovevano presentare inoltre una perfetta idoneità per la solidità delle loro strutture, in modo da dare di per sé stessi una sufficiente garanzia nell’eventualità di attacchi aerei. Loro essenziale condizione doveva poi essere una perfetta assenza di umidità, in modo che le opere d’arte non avessero a subire il benché minimo danno durante la loro permanenza in ricovero. Né doveva esservi, nella località prescelta, scarsezza d’acqua neppure nei mesi d’estate; perché di fatto tale scarsezza avrebbe impedito il funzionamento degli impianti idrici da istituire a scopo antincendio. Così pure i locali da adibire a ricovero non dovevano, possibilmente, essere troppo isolati dal centro abitato, potendo il loro isolamento compromettere la sicurezza del materiale dalla possibilità di furti… così pure, sempre per rendere più efficace la sorveglianza e la sicurezza del prezioso deposito, non si doveva scegliere una località troppo lontana da Urbino, ove la Soprintendenza ha sede.
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Urbino: il Palazzo Ducale con i suoi caratteristici torricini.

La sua sede operativa, Rotondi la racconta così:

Il Palazzo Ducale di Urbino è uno dei maggiori capolavori che l’architettura di tutti i tempi e di tutti i luoghi abbia saputo creare. Costruito tra il 1460 e il 1492 da Luciano Laurana e da Francesco di Giorgio Martini per volere di Federico da Montefeltro, ebbe subito una fama che si diffuse in tutta Europa. Da Firenze i Medici e da Mantova i Gonzaga inviarono espressamente in Urbino loro architetti perché riproducessero in disegno il Palazzo per poterne avere un’idea. Più tardi, allo stesso scopo, una descrizione ne venne richiesta dalla Corte spagnola. Poeti e letterati ne decantarono in versi e in prosa la bellezza, personalità d’ogni luogo affluirono, fin dai più lontani tempi, ad ammirarne e studiarne le parti. Bramante e Raffaello formarono in parte il loro stile dall’assimilazione dell’arte emanante dall’insigne fabbrica. Essa è infatti la prima ‘reggia’ nel senso moderno della parola. Spariscono le muraglie e le torri militari, spariscono gli ambienti poco luminosi delle abitazioni medioevali. Grandi finestre, loggiati e giardini permettono alla luce di penetrare abbondantemente nell’interno e fanno sì che la vita in questa dimora divenga lieta, come appunto la voleva la civiltà del Rinascimento. Il Palazzo esprime in modo sublime una concezione nuova dei rapporti tra umanità e natura, basato sulla necessità di esaltare reciprocamente l’uomo e il suo ambiente, in una monumentalità spaziale puntualizzata dalla prospettiva e purificata dalla intensa luminosità dei colori.

Accompagnato dal fidato autista Augusto Pretelli, Rotondi lasciava “la lieta reggia che incantò i poeti” per cercare l’edificio adatto dove far confluire le principali opere d’arte di Milano, Bergamo, Venezia, Roma, Tarquinia, delle Marche intere e perfino dalla Dalmazia (7.821 pezzi in tutto, molti di valore universale). Le sue tappe “da esploratore”, oggi arricchite da musei e pinacoteche, sono state anche le mie e le consiglio vivamente ai naviganti di Giannella Channel.

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Urbania: il Palazzo Ducale e Museo Civico.

Tappa n.1: Urbania

Da Urbino si prende la strada della Bocca Trabaria, così detta dal nome del valico che dalle Marche s’apre sull’Umbria e sulla Toscana. Urbania, l’antica Casteldurante, rinomatissima per le fabbriche di maioliche che nel Rinascimento furono attivissime, è la prima città che si incontra (km. 18 da Urbino, km. 53 da Pesaro). Nel suo territorio, in località Monte Asdruvaldo, è ancora indicata una casa dove sarebbe nato Donato Bramante (1444 – 1514), uno dei maggiori architetti del Rinascimento. Qui lo storico dell’arte in missione per conto del ministro Giuseppe Bottai poggia gli occhi sul Palazzo Ducale, luogo d’arte e dello spirito, uno dei capolavori voluto dal Duca di Urbino Federico II da Montefeltro.

Poco distante dal Palazzo c’è la chiesa del Corpus Domini, con notevoli affreschi di Raffaellin del Colle. Visitiamo infine la Biblioteca Comunale, fondata dall’ultimo duca di Urbino, Francesco Maria II della Rovere, ma in parte trasferita a Roma per arricchirvi la Biblioteca Alessandrina. A Urbania rimasero allora poche centinaia di opere, attorno a cui fiorì l’attuale raccolta, che è ricca di numerose pergamene, d’incunaboli, di edizioni rare e disegni. Vi si conservano, inoltre, due mappamondi del Mercatore che, nel corso dell’ultima guerra, per precauzione furono nascosti sottoterra.
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Mercatello sul Metauro: chiesa e convento di San Francesco.

Tappa n. 2: Mercatello sul Metauro

Proseguendo diritti sulla Statale di Bocca Trabaria, incontriamo Mercatello (km. 35 da Urbino, km. 70 da Pesaro). Qui viene vagliata la possibilità di ricoverare le opere d’arte nella trecentesca Chiesa di San Francesco, in stile gotico, sul cui portale è un affresco umbro-marchigiano del principio del secolo XVI.

Tra le cose più notevoli ivi custodite ricordiamo una duecentesca Madonna col Bambino di Bonaventura di Michele, un Crocifisso firmato Giovanni da Rimini, un Polittico del Baronzio, un Trittico di Luca di Tommé, monumenti funerari e rilievi del secolo XIV e XV…

Per inciso, Mercatello è uno dei borghi ideali del progetto del Mibact “Borghi-Viaggio italiano”.

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Piobbico: Palazzo Brancaleoni.

Tappa n. 3: Piobbico

Questo piccolo e suggestivo borgo, che sorge nelle vicinanze dell’imponente Monte Nerone, una delle vette più alte dell’Appennino Umbro-Marchigiano, intreccia il suo passato con quello della famiglia Brancaleoni, capitani di ventura a cui fu affidato il territorio come feudo intorno al 1000 e che restò sotto il loro dominio per cinque secoli. Resta di questo passato il quattrocentesco Palazzo Brancaleoni, che sorge in cima a una collina e custodisce, oltre a preziosi affreschi e stupende decorazioni a stucco, il Museo civico, una ricca sezione geo-paleontologica e una ricca seria di testimonianze della famiglia Brancaleoni con vestiti e gioielli. Da vedere, infine, sono il cortile d’onore e la Camera Greca. Di Piobbico Rotondi aveva identificato come possibile rifugio d’arte proprio il Palazzo dei Brancaleoni. Ma nella sua guida aveva aggiunto, a proposito di questa località dove fiorisce tuttora un artigianato specializzatosi nella manifattura di tipici tappeti di lana, la cinquecentesca Chiesa di S. Stefano,

dove ammiriamo una bellissima opera di Federico Barocci, raffigurante La fuga in Egitto e dieci statue in stucco, attribuite a Federico Brandani, ispirate a quelle della S. Casa di Loreto.

Anche Piobbico è tra i borghi ideali del Mibact.

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Fossombrone: la Corte Alta.

Quarta tappa: Fossombrone

Nella “graziosissima cittadina” dalle remote origini umbro-romane, costruita nel Medioevo a distanza di circa un miglio dall’antico Forum Sempronii, sulla riva sinistra del fiume Metauro (a 18,5 km. da Urbino e 37,3 km. da Pesaro), l’esplorazione di Rotondi riguarda le nobiliari Corte Alta e Corte Bassa. Nel primo palazzo risiedette il cardinale Giulio Della Rovere, fratello di Guidubaldo II.

La Corte Alta fu invece costruita da Federico da Montefeltro su progetto di Francesco di Giorgio Martini, ma con modifiche e aggiunte più tarde. Interessanti i soffitti lignei a padiglione, conservati in alcune sale. Nel salone del trono si aprono grandi finestroni imitanti quelli del palazzo Ducale di Urbino… Dalla Corte Alta raggiungiamo il culmine del colle, dominato – in posizione panoramica stupenda – dai ruderi della Rocca Malatestiana e dal Vecchio Duomo.

La Corte Alta è oggi sede del Museo Civico e della Pinacoteca Civica “Augusto Vernarecci”.

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Sassoferrato: la sala del ratto d’Europa nel Palazzo Dei Priori.

Quinta tappa: Sassoferrato

Qui è d’obbligo la visita al Palazzo dei Priori che oggi ospita il Museo Civico Archeologico della città. Si trova nella parte alta del centro storico della città e si tratta di un antico palazzo la cui costruzione cominciò nel 1355, quando la città si stava formando come Comune, ed è stata ultimata soltanto all’inizio del Cinquecento. Il complesso si presenta con una facciata esterna in stile romanico con linee sobrie e semplici con finestre monofore, presenti su tutti e due i piani su cui si sviluppa l’edificio. All’interno si può ammirare un grande scalone in pietra che porta ai piani superiori.

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San Leo e il suo imprendibile Forte.

Sesta tappa: San Leo

Antica capitale del Regno d’Italia nel decimo secolo, il borgo passato dalle Marche alla Regione Emilia-Romagna nel 2009 con altri comuni della Valmarecchia in seguito a un referendum, domina dall’alto di una scoscesa rupe con la sua Rocca quattrocentesca (km. 37,3 da Rimini; km. 71 da Pesaro; km. da 50 da Urbino). Ne abbiamo parlato nella puntata “Da Rimini a Pennabilli sulle tracce di Fellini e Tonino Guerra” (link).

Al castello (per Pietro Bembo “il più bello e impropugnabile arnese da guerra”, ha stregato persino Umberto Eco: “Un paesaggio così si vede di solito solo agli Uffizi e al Louvre”) fu dato l’attuale aspetto architettonico nel sec. XV da Francesco di Giorgio Martini che aggiunse alle sue strutture una delle più alte espressioni della sua originalità artistica.

Assedi memorabili furono qui tenuti e, se la Rocca talvolta cadde, fu per tradimento, essendo il luogo imprendibile. Cesare Borgia e Lorenzo dei Medici ne ottennero per sorpresa la resa. In questo luogo di guerra giunse, sui primi del Duecento, San Francesco d’Assisi, che dal Conte Orlando di Chiusi ebbe qui in dono il Monte della Verna. È molto suggestivo pensare che l’antichissima Pieve di San Leo e l’attiguo Duomo accolsero, in questo suo viaggio, il Poverello.

Anche San Leo, oltre che nella classifica dei 19 borghi italiani più belli da visitare secondo il giornale inglese The Telegraph è nella lista del progetto Mibact.

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Settima tappa: Sassocorvaro, l’Arca dell’Arte

Alla settima tappa del suo itinerario, a 30 km. da Urbino e a 47 da Pesaro, Rotondi trova il posto ideale per dare ricovero e salvezza dalla barbarie della guerra al patrimonio artistico italiano. Le 7.821 opere d’arte che gli saranno affidati da mezza Italia, e che torneranno alle loro sedi dopo 5 anni, 3 mesi e 8 giorni di vita segreta nel Montefeltro marchigiano, finiranno ospiti nella Rocca di Sassocorvaro, borgo che si specchia nelle acque del lago artificiale di Mercatale ed è circondato da un paesaggio collinare dolce, morbido (foto in alto).

La Rocca è uno dei maggiori gioielli dell’architettura militare del Rinascimento. La Rocca, che nel secolo scorso fu tutta circondata dall’abitato, doveva dominarlo in origine, allorché il conte Ubaldini di Urbino, ricevutone il comando da Federico da Montefeltro, ne fece innalzare nel 1475 le strutture possenti. L’architetto che attese alla sua costruzione fu Francesco di Giorgio Martini che volle qui realizzare, in forme nuove, l’abitazione fortificata di un condottiero del Quattrocento. Perciò l’edificio fuse il suo aspetto esteriore d’inespugnabile fortilizio con la gentilezza architettonica del suo interno, formato da uno spazioso cortile, su cui s’affacciano le sale, una loggia e la rampa elicoidale che mena elegantemente dal pianterreno al piano superiore. L’insieme è contenuto nel saldo concludersi di tre giganteschi torrioni circolari, a cui se ne aggiunge un quarto a carena di nave, che dà alla pianta della rocca una forma singolarissima.

Mezzo secolo dopo la Rocca che ha salvato l’anima dell’Italia ospita l’evento “Arca dell’Arte – Premio Rotondi” che ogni anno premia i “salvatori contemporanei” delle più significative opere dell’umanità ed è tornata a essere, come voleva Rotondi, una dinamica Arca dell’Arte con mostre, convegni, pubblicazioni che contribuiscono al richiamo del borgo incluso nella lista del Mibact. A quel miracolo e a quell’uomo è dedicato un libro (“L’Arca dell’Arte”, di Salvatore Giannella con Pier Damiano Mandelli, Editoriale Delfi, mail: salvatoregiannella@yahoo.it), un film per Rai Educational (“La lista di Pasquale Rotondi”, premiato all’Art Doc Film Festival di Roma 2005) e un premio internazionale ai salvatori dell’arte.

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Ottava tappa: Carpegna

Lasciata Sassocorvaro, si prosegue in salita per Macerata Feltria e poi, a meno di venti km., Carpegna, borgo a 748 metri sul mare, tutto raccolto intorno al grandioso Palazzo dei Principi (nelle foto in alto gli esterni, il giardino e la sala del trono), scelto e affittato da Rotondi come secondo ricovero di parte delle 7.821 opere affidategli.

L’edificio fu innalzato nel 1675 dal cardinale Gaspare di Carpegna. Le sue forme imponenti hanno un ritmo cinquecentesco, che in parte giustifica la tradizionale attribuzione al Vignola. La storia nobiliare dei Carpegna risale al tempo dell’Imperatore Ottone I ed essi ebbero qui, fin da allora, il proprio feudo… Per la sua posizione, Carpegna è un luogo di villeggiatura assai ameno, che apre la possibilità a numerose escursioni: al Monte di Carpegna (m. 1415), al Monte Simoncello (m. 1221), al Sasso di Simone (m. 1204).

Il nostro itinerario sulle orme di Rotondi finisce qui, ma non le raccomandazioni del poeta: Tonino Guerra (che fu prestigioso allievo di quel salvatore dell’arte), con il quale ho spesso percorso queste strade, ci ricorda che l’avventura del viaggio può avere come scena anche un semplice sentiero vicino a casa. Così il Montefeltro marchigiano, per usare un’immagine leopardiana, diventano “interminato spazio”. (9. Continua. Prossima tappa: nella Puglia di Federico II.)

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Fotogallery

La Rocca di Sassocorvaro e il Palazzo dei Principi di Carpegna, i rifugi scelti

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Sassoferrato: la sala del ratto d’Europa nel Palazzo Dei Priori.

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San Leo e il suo imprendibile Forte.

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Urbania: il Palazzo Ducale e Museo Civico.

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Mercatello sul Metauro: chiesa e convento di San Francesco.

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Mercatello sul Metauro: l’ingresso del museo e chiesa di San Francesco.

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Fossombrone: la Corte Alta.

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Fossombrone: la Corte Bassa.

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Piobbico: Palazzo Brancaleoni.

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Sassocorvaro: la Rocca Ubaldinesca.

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Carpegna: il Palazzo dei Principi.

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Palazzo dei Principi di Carpegna: la sala del trono.



 

UNA MINIGUIDA

Il mosaico dei cento turismi in natura e di cultura nel Montefeltro e dintorni

Turismi in natura

  • 06b agriturismoAgriturismo
  • 01b fotografia naturalisticaBotanica, itinerari botanici, fotografia naturalistica
  • 04b campi scuolaEntomologia, campi scuola, vacanze per imparare, biblioteche
  • 07b escursioni biciclettaEscursioni in bicicletta, mountain bike, piste ciclabili
  • 11b-miniereMiniere e archeologia mineraria, geologia, paleontologia, itinerari nei mondi di pietra (per turisti e per specialisti)
  • 05b picnic scoutismo vacanze scolastiche familiariPicnic, scoutismo, vacanze scolastiche e famigliari
  • 09b trekkingTrekking a piedi, sentieri natura, passeggiate nel verde
  • 08b turismo equestreTurismo equestre

Turismi di cultura

  • 20b-itinerari-archeologici Archeologia (specialisti), itinerari archeologici (turisti)
  • 24b artigianatoArtigianato e collezioni
  • 25b concerti musica teatroConcerti, musica, teatro, feste, balletto, danze, festival, eventi di costume, folklore
  • 21b itinerari gastronomiciItinerari gastronomici
  • 19b musei e beni storiciMusei e beni storici, architettura, monumenti, castelli
  • 26b strade romanticheStrade romantiche
  • 22b turismo religiosoTurismo religioso (luoghi sacri, convegni, monasteri, cattedrali)

Mangiare e dormire bene nel Montefeltro

 

I migliori ristoranti dove pranzare e cenare in Urbino, Sassocorvaro, Carpegna e nei borghi citati del Montefeltro.

 

Altre coordinate utili:


Urbino e dintorni VSD

(Venerdì Sabato Domenica)

 

Sette cose da fare in Urbino e dintorni, nelle terre che videro l’Operazione Salvataggio di Pasquale Rotondi. Consigli d’autore (in questo caso di Giovanna Rotondi, storica dell’arte, Soprintendente emerita della Liguria) per una sosta arricchente, per sentirsi parte di un luogo, per scoprire le luci della notte e il chiarore dell’alba. Fermarsi un po’, prima di ripartire.

 

 

  1. Ammirate nell’Oratorio di S. Giovanni in Urbino, gli affreschi di Lorenzo e Jacopo Salimbeni, che ricoprono integralmente le pareti del piccolo edificio sacro. Furono oggetto di studio della giovane studentessa universitaria Zea Bernardini per la sua tesi di laurea con Pietro Toesca discussa nel 1933 nella sessione di esami da cui nello stesso giorno uscì laureato anche il suo futuro sposo Pasquale Rotondi. Zea descriveva i suoi solitari sopralluoghi di studio in Urbino come momenti sospesi nel tempo di una giovinezza ignara del ruolo importante che quella città avrebbe avuto nella sua vita futura.
  2. Sostate nel cortile d’onore di Palazzo Ducale, in Urbino dove, durante l’occupazione alleata, un ufficiale indiano chiese a Rotondi di poter meditare sistemando il suo tappeto di preghiera, al tramonto del sole, nell’angolo orientato verso la Mecca (è quello diametralmente opposto al pozzo). Le meravigliose architetture di quel centro ideale della dimora di Federico da Montefeltro potenziavano in tale modo la concentrazione dell’ufficiale musulmano da determinare il suo distacco totale dalla realtà circostante… malgrado i tentativi di distrazione messi in atto da due bambine, Paola e Giovanna (le figlie di Zea e Pasquale Rotondi, ndr), che hanno avuto sotto la guerra il privilegio di poter giocare in quegli spazi.
  3. Leggete nello stesso cortile di Palazzo Ducale l’iscrizione dedicatoria che, dopo la morte del padre Federico, in suo ricordo, il figlio Guidobaldo da Montefeltro fece apporre sulle fasce architettoniche del cortile: “Federico duca di Urbino, Conte del Montefeltro e di Casteldurante, Gonfaloniere di Santa Romana Chiesa e Capo delle Lega Italica, innalzò fin dalle fondamenta questa sua casa, a gloria sua e dei posteri: quel Federico che, sceso ripetutamente in campo, sei volte guidò gli eserciti sul nemico e otto volte lo sbaragliò sul campo. Vincitore di tutte le guerre, egli accrebbe la grandezza del suo Stato. La sua giustizia, la sua clemenza, la sua liberalità e la sua religione eguagliarono e ornarono, durante la pace, le sue vittorie”.
  4. Avventuratevi nei sotterranei di Palazzo Ducale, rivivendo l’esperienza della popolazione urbinate durante la guerra. In quelle drammatiche giornate in Urbino sfrecciavano, sibilando, le palle di cannone dei tedeschi e degli alleati nella battaglia determinata dalla vicina presenza della Linea Gotica: Rotondi aprì i sotterranei del palazzo agli urbinati per un rifugio reso sicuro dalle possenti strutture dell’edificio. Nello stesso tempo l’acqua del pozzo ubicato nel cortile, alimentato da una sorgente sotterranea, offrì a tutta la cittadinanza la possibilità di un sicuro approvvigionamento idrico. E poi entrate nella Grotta del vicino Duomo per ammirare la Pala di Federico Barocci, già ammirabile nella navata destra del Duomo, integrata dal recente recupero del frammento rubato, grazie ai Carabinieri del Gruppo Tutela Patrimonio Culturale.
  5. Raggiungete la Tortorina, una villa a pochissimi chilometri dal centro di Urbino, un tempo in campagna e ora inserita nel contesto dei quartieri nuovi. Da sempre di proprietà della stessa famiglia, durante la guerra ha ospitato nella stagione estiva la famiglia Rotondi e altri personaggi sfollati in Urbino in tempo di guerra, tra cui il marchese Claudio Cavalcabò Misurachi Fracchia, e famiglia, che a conflitto concluso diventerà Governatore della Banca d’Italia. Alla Tortorina trovarono rifugio, per pochi giorni, opere d’arte di eccezionale valore provenienti da Venezia come la Tempesta del Giorgione, il S. Giorgio di Mantegna, alcune Sacre Conversazioni di Giovanni Bellini.
  6. Segnate in agenda, come faccio io quando scendo giù a Sassocorvaro per la consegna dei Premi Rotondi ai salvatori dell’arte, una visita oltre i borghi ideali sopra citati e qualche incursione da turisti d’arte, come per esempio a Pietrarubbia splendido borgo, recentemente restaurato nella sua parte più antica. Ospita alcune delle più importanti opere di Arnaldo Pomodoro, accoglie in pianta stabile la mostra: Ritratti degli abitanti della medicea città del Sasso Simone. Sottotitolo: Appunti per un trattato di fisiognomica delle genti appenniniche. La visita a tale mostra è concepita in forma di spettacolo con la narrazione degli eventi prodigiosi di quella città utopica voluta dal Granduca Cosimo alla fine del Rinascimento. Un’altra sezione del museo è dedicata agli Indigetes, divinità preistoriche di questi monti.
  7. Fatevi raccontare a San Leo la leggenda (non so se vera o inventata da papà per me e Paola) dei due Eremiti, Leo e Marino, che vivevano in solitudine nei rilievi collinari -a cui hanno dato il nome- ubicati uno dirimpetto all’altro. Erano così poveri, i due santi, da avere in comune una padella che, lanciata a mo’ di disco volante, si scambiavano a ora di pranzo per la cottura del parco cibo quotidiano.
2017-anno-dei-borghi-viaggio-italiano* Testo adattato dal mio articolo pubblicato sul mensile di viaggi della Rcs Dove (ottobre 2014). Le precedenti tappe di questa “geografia della memoria”, che toccherà tante altre eccellenze della piccola Italia, regione dopo regione dalle Alpi alla Sicilia, hanno riguardato

  1. Montefalco (Perugia) e i borghi ideali dell’Umbria;
  2. Valsinni (Matera), sulle tracce della poetessa Isabella Morra con i borghi ideali della Basilicata;
  3. Santo Stefano di Sessanio (L’Aquila), borgo recuperato e reso modello di attrattività turistica, commerciale e culturale;
  4. Volpedo (Alessandria), il borgo del pittore del Quarto Stato, Pellizza;
  5. Varese Ligure (La Spezia), comune pioniere sulla strada dell’eco-sostenibilità, con i borghi ideali della Liguria;
  6. Amalfi e la Costiera Amalfitana, con i borghi ideali della Campania;
  7. Orroli, il borgo nel cuore della Sardegna dove abbondano gli ultracentenari;
  8. Da Rimini a Pennabilli sulle tracce di Fellini e di Tonino Guerra: paesaggio con poeta;
  9. Nel Montefeltro marchigiano sulle orme di Pasquale Rotondi, salvatore dell’arte italiana;
  10. La Puglia Imperiale che stupì Federico II;
  11. Scicli, a tavola con il commissario Montalbano e Andrea Camilleri;
  12. A Barga e nella Valle del bello e del buono di Giovanni Pascoli;
  13. A Tropea i profumi del mare e della terra creano un gioiello della tavola: la cipolla rossa;
  14. Arpino, in Ciociaria, mette in campo Cicerone e i Grandi Spiriti;
  15. A Mel e nelle Dolomiti Bellunesi, rifugio del cronista Dino Buzzati;
  16. Nel futuro di Riccia ci sono le pantere grigie: qui sarà bello vivere (specie nella terza età);
  17. A Sappada, il borgo che accende la fantasia dei bambini;
  18. Da Cassinetta di Lugagnano si levò un urlo: “Terra! Terra!”

L’illustrazione di apertura, e qui a destra, è di Ro Marcenaro.

BUONO A SAPERSI / UNO SGUARDO ALL'INIZIATIVA DEL MIBACT

I 35 Comuni ideali delle Marche, i 18 storici marinari, i 34 borghi delle Terre Malatestiane e Montefeltro, 5 i paesaggi d’autore e i 23 che aderiscono all’utile Passaborgo nel progetto “Borghi – Viaggio italiano”

Borghi-Viaggio-Italiano

Un link, un tour

Sul progetto “Borghi – Viaggio italiano”, una delle principali iniziative che caratterizzano l’Anno dei Borghi italiani proclamato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MIBACT), vedere viaggio-italiano.it

Capofila delle 18 Regioni coinvolte è la Regione Emilia-Romagna – viale Aldo Moro 52, 40127 Bologna – Centralino: 051.5271. Direzione generale economia della conoscenza, del lavoro e dell’impresa: viaggioitaliano@regione.emilia-romagna.it (Responsabile: Laura Schiff).

I 38 borghi ideali delle Marche

Altre eccellenze dei 38 borghi delle Marche inclusi nel progetto “Borghi – Viaggio italiano” le trovate, arricchite da una scheda essenziale e utile, cliccando su queste righe.

18 sono i borghi marchigiani inclusi nella sezione Borghi marinari:

  • in provincia di Ancona: Ancona, Montemarciano, Numana, Senigallia.
  • In provincia di Pesaro Urbino: Casteldimezzo di Pesaro, Fano, Fiorenzuola di Focara, Gabicce, Marotta e Mondolfo.
  • In provincia di Macerata: Civitanova Marche, Porto Recanati, Potenza Picena.
  • In provincia di Ascoli Piceno: Cupra Marittima, Grottammare, San Benedetto del Tronto.
  • In provincia di Fermo: Pedaso, Porto San Giorgio, Porto Sant’Elpidio.
  • 34 le località delle Terre Malatestiane e del Montefeltro a questo link.

Cinque le terre dei paesaggi d’autore: Arcevia (AN, pittore paesaggista Gherarco Cibo); Recanati (MC, Giacomo Leopardi); Monte San Giusto (MC, Lorenzo Lotto); Monte Vidon Combatte (FM, poeta Osvaldo Licini); Urbania (PU, Piero della Francesca).

L’utile passaporto digitale: il Passaborgo

Sono 23 i Borghi che aderiscono a Passaborgo, il passaporto del turista: durante il viaggio i turisti possono completare un “passaporto” digitale collezionando le visite in diverse località e beneficiando di convenzioni con operatori locali e associazioni:

  • Acquaviva Picena (AP). Il viaggiatore che attraversa il borgo resterà incantato dalle sue architetture: prima su tutte la Rocca, capolavoro rinascimentale, e poi, nel centro antico, dalla chiesa di San Nicolò, dalla Casa Rossi Panelli e dalla Torre Civica. Una sua tradizione: la lavorazione dei cesti di paglia, a cui è dedicato il Museo della “Pajarola”.
  • Borgo Pace (PU). Piccolo e caratteristico borgo montano, nel Museo della Civiltà Contadina sono conservati gli strumenti e gli antichi utensili Anche: l’Abbazia Benedettina di S. Michele Arcangelo a Lamoli e l’attiguo Museo dei Colori Naturali, dove apprendere e lasciarsi affascinare da questo mondo particolare.
  • Carpegna (PU). Sorge in un paesaggio che affascina e incanta, sulla costa del Monte del quale porta il nome e immerso nel verde dei faggeti che lo circondano. Qui ha le sue radici la famiglia dei principi di Carpegna, dalla quale derivano i Malatesta, i Montefeltro e i Della Faggiola: da quest’ultima famiglia ebbe origine il famoso Uguccione, descritto nell’Inferno di Dante. Qui nasce il Prosciutto DOP, uno dei prodotti più gustosi del Montefeltro.
  • Chiaravalle (AN). La casa natale di Maria Montessori, in piazza Mazzini 10.
  • Fermignano (PU). Cittadina che diede i natali al famoso architetto rinascimentale Donato Bramante, al quale è dedicata l’omonima Galleria d’Arte Contemporanea, Fermignano è famoso per la sua storia più antica. Borgo di fondazione romana, fu scenario della battaglia del Metauro, nella quale venne sconfitto l’esercito cartaginese comandato da Asdrubale. La leggenda narra che proprio qui sia sepolto Asdrubale e che la sua tomba sia stata visitata da Montaigne, Giacomo Leopardi e Giovanni Pascoli.
  • Frontino (PU). Il suo territorio sorge nel Parco del Sasso Simone e Simoncello. La sua storia medievale è intrecciata a quella dei Montefeltro. Raccontano questo borgo il duecentesco convento di Montefiorentino che fu fondato da San Francesco nel 1213, e il mulino ad acqua oggi sede del Museo del Pane. Dal borgo si possono ammirare stupendi panorami.
  • Frontone (PU). Per il paesaggio da cui è circondato, è il luogo perfetto per chi cerca il contatto con la natura, o per chi vuole scoprire attivamente il territorio con escursioni a piedi, in mountain bike o con le ciaspole.
  • Gradara (PU). La sua storia si intreccia inesorabilmente con la storia e con la letteratura dantesca. Simbolo del paese è infatti la sua Rocca, luogo dove si svolse la storia d’amore tragica tra Paolo Malatesta e Francesca da Rimini, resa poi patrimonio culturale italiano dai versi di Dante, che narrò la vicenda del V Canto dell’Inferno.
  • Grottammare (AP). Conosciuta anche come la “perla dell’Adriatico” e questo nome già porta con sé l’anima marinara del borgo. Località da sempre meta di viaggi della Riviera delle Palme, da secoli è nota per la bellezza del suo paesaggio, per il suo mare e per le memorie storiche, artistiche e culturali.
  • Marotta, Mondolfo (PU). Il borgo di Mondolfo racconta una doppia anima, che nasce dalla sua prosecuzione nella località costiera di Marotta: due città in una, due culture che si fondono, terra e mare che si uniscono e creano un’identità unica ma sfaccettata. Ma il borgo non è solo cucina, terra e mare: ha anche eccellenze architettoniche.
  • Monte Cerignone (PU). Posto su uno sperone roccioso nell’alta valle del Conca, il borgo è formato da un piccolo centro abitato situato al livello del fiume e da un “castello” incastonato su un costone tufaceo. È questa la parte più antica e affascinante del paese, dove i visitatori si perderanno ad ammirare le suggestive stradine lastricate che si arrampicano fino all’antica rocca.
  • Montecalvo in Foglia (PU). Situato presso il fiume Foglia, si caratterizza per un edificio che è il simbolo della sua storia. Si tratta di una torre medievale isolata, posta in cima a una collina: è la Torre Cotogna, unica testimonianza che resta a ricordare come il territorio di Montecalvo fosse zona di confine tra le terre del Montefeltro e quelle costiere dei Malatesta.
  • Montedinove (AP). È una piccola perla dei Monti Sibillini: passeggiando per il centro storico si rimane affascinati dalla bellezza delle sue architetture e dalla ricchezza e delicatezza dei particolari artistici e architettonici. La sua Mela Rosa dei Monti Sibillini è riconosciuta Presidio Slow Food.
  • Peglio (PU). Territorio storicamente conteso tra i Montefeltro, i Della Faggiola, i Brancaleoni di Casteldurante, il borgo mantiene ancora oggi l’aspetto dell’antico castello e regala, grazie alla sua posizione collinare, una vista incantevole sul paesaggio circostante.
  • Piandimeleto (PU). Situato nel territorio del Parco Regionale Sasso Simone e Simoncello, il borgo conserva un antico cuore medievale, caratterizzato da stradine ortogonali con case strette. Centro identitario del paese è il suo palazzo fortificato, oggi sede del Comune, dell’ Erbario delle Marche, del Museo di Scienze della Terra e del Museo del Lavoro Contadino.
  • Pietrarubbia (PU). Dominato dal monte Carpegna, è un antico centro fortificato dove un tempo sorgeva un castello, di cui oggi rimangono solo i ruderi, testimonianza della sua funzione di difesa e controllo del territorio. Un sapiente restauro e la passione di amministratori e di alcuni cittadini hanno riportato il borgo a essere una méta per i turisti culturali.
  • Rotella (AP). Il cuore del paese mantiene un importante patrimonio architettonico: in tutto il suo territorio, infatti, sono conservati edifici sacri antichissimi e resti di fortificazioni che lasciano intravedere il passato medievale di quest’area.
  • San Benedetto del Tronto (AP). Nota anche come Riviera delle Palme per le oltre 8000 palme che costeggiano il lungomare, San Benedetto è prima di tutto città di mare. Questa sua forte caratterizzazione emerge dai tanti poli culturali che narrano, appunto, il mare: il Polo Museale del Mare, che comprende il Museo della civiltà marinara delle Marche; il Museo delle Anfore; il Museo Ittico e l’Antiquarium Truentinum; La Pinacoteca del mare, che è parte integrante del polo museale tematico dedicato al mare allestita al Mercato Ittico. E poi c’è il il MAM, Museo d’Arte sul Mare, un museo permanente all’aperto dove si possono ammirare ben 145 opere d’arte a tema marittimo.
  • San Ginesio (MC). Borgo medievale racchiuso da un’ampia cerchia di mura, San Ginesio sorge nel territorio del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, posto su una leggera altura dalla quale si può ammirare un panorama che va dal Conero all’Appennino. Con la sfida tra i suoi quattro rioni, il paese rievoca ogni anno ad agosto le sue radici medievali nel Palio di San Ginesio, che dà il via alla settimana di “Medievalia”.
  • Sassocorvaro (PU). Situato nell’entroterra appenninico, oggi il borgo di Sassocorvaro si specchia nelle acque del lago artificiale di Mercatale ed è circondato da un paesaggio collinare dolce, morbido. Ciò che più rappresenta l’anima e la storia del paese è la Rocca Ubaldinesca, fortificazione che svetta al centro dell’abitato e che fu costruita da Francesco di Giorgio Martini. La Rocca ha una pianta a tartaruga ed è stata progettata con questa strana forma per resistere agli attacchi della bombarda, “nuova” arma dell’epoca. Durante la Seconda guerra mondiale fu usata per dare riparo e salvezza a 7.821 importanti opere d’arte e a questo episodio si ispira l’evento “Arca dell’Arte – Premio Pasquale Rotondi” che ogni anno premia i “salvatori contemporanei” delle più significative opere dell’umanità.
  • Treia (MC). Treia è un antico borgo marchigiano il cui nome deriva da quello della dea Trea-Jana, divinità greco-sicula che qui, in tempi remotissimi, era venerata. Al centro del paese, da non perdere è piazza della Repubblica, impreziosita su tre lati dalla palazzina dell’Accademia Georgica, dal Palazzo Comunale sede del Museo Civico e dalla Cattedrale, una delle più grandi della regione.
  • Urbania (PU). Dominio dei Montefeltro in epoca medievale, l’antica Casteldurante, oggi Urbania, è famosa per la sua produzione di maiolica, tradizione che risale al medioevo. Altra eredità del periodo medievale è il Palazzo Ducale, che oggi ospita la Biblioteca fondata da Federico da Montefeltro e il Museo Civico, mentre i sotterranei sono sede del Museo di storia dell’agricoltura e dell’artigianato. Ma il territorio di Urbania è noto anche per una particolare produzione, quella del gustoso tartufo.
  • Urbisaglia (MC). Piccola cittadina cinta da mura nelle cui vicinanze sono ancora ben visibili le tracce di un’antica città romana, testimoniata nel parco archeologico Urbs Salvia. Questo parco, 40 ettari, è il più importante e spettacolare delle Marche. La storia più recente è raccontata nella vicina Abbazia cistercense di S. Maria di Chiaravalle di Fiastra, che comprende il Museo della Civiltà Contadina, il Museo Archeologico e il Museo del Vino.

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Salvatore Giannella, giornalista che ha ideato e cura con passione questo blog che vuole essere una bussola verso nuovi orizzonti per il futuro, ha diretto il mensile scientifico del Gruppo L’Espresso Genius, il settimanale L’Europeo, il primo mensile di natura e civiltà Airone (1986-1994), BBC History Italia e ha curato le pagine di cultura e scienza del settimanale Oggi (2000-2007). Ha scritto libri (“Un’Italia da salvare”, “L’Arca dell’arte”, “I Nicola”, “Voglia di cambiare”, “Operazione Salvataggio: gli eroi sconosciuti che hanno salvato l’arte dalle guerre”, “Guida ai paesi dipinti di Lombardia”, “In viaggio con i maestri. Come 68 personaggi hanno guidato i grandi del nostro tempo” e, a quattro mani con Maria Rita Parsi, “Manifesto contro il potere distruttivo”, Chiarelettere, 2019), curato volumi di Tonino Guerra ed Enzo Biagi e sceneggiato docu-film per il programma Rai “La storia siamo noi” (clicca qui per approfondire).