Il mondo mi spaura

e ho scelto la valle del bello e del buono

e dove il tempo non corre

Giovanni Pascoli

barga-lucca-guida-cosa-vedereUn viaggio per il verso giusto sulle tracce di Giovanni Pascoli può cominciare in un ufficio della Regione Emilia Romagna dove uno dei primi pannelli dei “paesaggi d’autore” ideati dalla dirigente Laura Schiff ti conduce in un itinerario ideale in tre tappe: la prima a San Mauro di Romagna, dove il poeta nacque nel 1855 (dal 1932 ribattezzata San Mauro Pascoli) e trascorse la fanciullezza ricordata con nostalgia e affetto, per proseguire poi fino nell’antica Lucania, a Matera, nel periodo d’insegnamento trascorso tra cultura classica e tradizione popolare e per ultimo a Barga, nella Garfagnana toscana, in quella “valle del bello e del buono, dove il tempo non corre” ricordata nel distico introduttivo, il rifugio poetico in cui Giovannino ritrovò “il nido distrutto”.

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Qui, a Castelvecchio, frazione a tre chilometri da Barga, nella valle del fiume Serchio tra Lucca e Castelnuovo Garfagnana, Pascoli aveva individuato il suo cantuccio (la casa Cardosi-Carrara), giusto per ricostruire un’idea di rifugio e di famiglia. Oggi una gigantesca foto-poster accoglie il visitatore della Casa Museo Pascoli che, per volontà della sorella Mariù, fu donata al comune, con la promessa di lasciare tutto come allora: cimeli, archivio, biblioteca. Nella cappella annessa è sepolto lui, il poeta arrivato dalla Romagna.

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Il cartello che accoglie i visitatori a Castelvecchio di Barga,
dove Pascoli visse dal 1895 al 1912.

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Giardino di casa Pascoli.

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La loggia sul giardino di casa Pascoli.

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La foto-poster di Giovanni Pascoli
all’ingresso della sua casa-museo
a Castelvecchio Pascoli.

In questo spicchio di Toscana tra l’Appennino tosco-emiliano e le appuntite Alpi Apuane, Pascoli visse con la sorella Maria dal 1895 al 1912, anno della sua morte. Qui, nel silenzio e nella pace del nuovo nido, si dedicò alla poesia e agli studi di letteratura classica (sono famose, e tuttora visibili le tre scrivanie per lavorare nelle tre lingue, italiano latino e greco). Qui compose alcune delle sue poesie più note, come la raccolta dei Canti di Castelvecchio, fitta di richiami autobiografici. Nei versi si ritrovano questi paesaggi placidi, i torrenti e i paesini che brulicano di vita.

Barga, borgo dalla storia antica circondato dai boschi e dal loro profumo intenso, è il cuore di questo itinerario paesaggistico–culturale, dominata da due immagini chiave. La prima è la sagoma inconfondibile della poderosa cima della Pania della Croce, che sfiora i 2.000 metri.

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La luce del tramonto illumina la poderosa vetta della Pania della Croce,
1.858 metri d’altezza, la quarta cima più alta delle Apuane.

… leva la Pania alto la fronte

nel sereno: un aguzzo blocco d’oro,

su cui piovano petali di rose

appassite. Io che l’amo, il vecchio monte,

gli parlo ogni alba, e molte dolci cose

gli dico…

(da The hammerless gun, di Pascoli)

La seconda icona è il poderoso Duomo romanico (risalente al Mille e dedicato a San Cristoforo, patrono della città), sovrastato dalla torre campanaria con le antiche campane i cui rintocchi ispirarono al poeta “L’ora di Barga”. Ancora Pascoli ci ricorda la vicenda dei barghigiani quando al tempo dei tempi “campavano rosicchiando castagne e fecero il Duomo”, come a dire che non conta il lignaggio o la ricchezza, ma la costanza e la fede. Così venne fuori un capolavoro.

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L’elegante facciata del Duomo di Barga.

Nella navata centrale si trova il gioiello di Barga: un superbo ambone, attribuito a Guido Bigarelli o a un suo allievo (XIII secolo). Cinque colonne di marmo reggono la cassa rettangolare, ma sono le decorazioni che impressionano: le due colonne centrali poggiano su due leoni marmorei, uno di questi aggredisce un uomo che giace sotto le sue fauci. Un’altra colonna poggia su un nano.

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L’impressionante ambone del Duomo di Barga.

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San Cristoforo in un dipinto ammirabile nel Duomo di Barga.
Il santo è patrono della città.

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Madonna in trono, scuola del Ghirlandaio.

Le terrecotte della bottega di Andrea Della Robbia, conservate nella chiesa di San Francesco, sono un indicatore della positiva influenza fiorentina e della signoria dei Medici (l’unione a Firenze risale al 1331) e comporta rinnovamenti edilizi che proseguono fino a tutto il Settecento con bei palazzi, alcuni dei quali hanno facciate che le rendono uniche: su di esse si notano piccole sculture in pietra raffiguranti faccine antropomorfe, un tempo considerate propiziatrici di fertilità, oggi resta la tradizione di esprimere un desiderio tenendo premuto l’indice e il medio della mano destra su di esse. E il desiderio si avvererà.

Tra le costruzioni merita una visita il Teatro dell’Accademia dei Differenti, risalente al 1795, oggi sala inaugurale dell’annuale Festival Opera Barga. Sul suo palcoscenico bomboniera arrivano personaggi come Stefano Accorsi, Rocco Papaleo, Alessandro Haber o Claudia Pandolfi, che arricchiscono il già intrigante panorama umano di questa terra (dove vi può capitare di incontrare nella sua boutique Vania, una ex modella che ha sfilato per i grandi nomi del made in Italy, da Etro ad Armani; o un artista irlandese, Keane, che si è trasferito qui trent’anni fa e ha “taggato” la storia con codici a barre, Qr Code per l’esattezza: a ogni monumento, piazza, ristorante o chiesa, Duomo compreso, corrisponde un codice impresso su mattonelle in ceramica con inchiostro indelebile, incastrate con sapienza nei punti più strategici come fossero numeri civici futuribili: basta inquadrare il Qr Code con uno smartphone o un tablet per veder apparire notizie, storie, curiosità).

Vicino al Duomo si colloca l’edificio del potere civile, ovvero la trecentesca loggia del Podestà. Qui sono ospitate le collezioni geologiche e archeologiche del comune. Discesa la scalinata accanto al Duomo, si arriva in piazza Angelio, lo spazio pubblico che ospita le maggiori manifestazioni culturali. Fra queste si segnala BargaJazz, che in estate da questo palcoscenico “esporta” anche nei centri vicini della valle gli appuntamenti musicali in programma con artisti da tutto il mondo, soprattutto da New York.

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Barga, Lucca: sul fondo Pania della Croce.

Dai sobborghi di Barga si snodavano le mulattiere che superavano l’Appennino. Fra queste era anche la famosa “Via dei remi”, costruita per facilitare l’utilizzo dei boschi al di là del crinale. Il legname, portato a valle e quindi fluitato sul fiume Serchio, soddisfaceva le esigenze della flotta toscana nell’Arsenale di Pisa. Così le passeggiate nei boschi si riempiono, oltre che di aria buona e magnifica natura, anche di storia.

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Fotogallery

Il bello e il buono di una valle

con gli occhi di Vittorio Giannella*

Continua il lungo viaggio che da blogger faccio spesso in compagnia di mio fratello Vittorio Giannella, fotoreporter di natura e viaggi, alla costante ricerca di paesaggi eccellenti, cioè quelli che hanno ispirato le parole più belle di scrittori, poeti e artisti. Quei paesaggi che costituiscono il nucleo centrale della sua mostra itinerante Quando fotografia fa rima con poesia. (s.g.)

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La valle del Serchio.

La valle del Serchio.

Gli alberi e le acque si amano e si aiutano a vicenda:

gli alberi proteggono le acque, le acque alimentano gli alberi…

quando i ruscelli son divenuti il fiume, questo,

con la sua gran voce inestinguibile, sembra cantare

le lodi dei faggi e degli abeti, amici della solitudine

e della meditazione…

(da Al Serchio)

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Il fiume Serchio, all’altezza di Pontecosi, forma l’omonimo lago, méta di numerosi uccelli come questi germani reali ripresi nella foto.

Il fiume Serchio, all’altezza di Pontecosi, forma l’omonimo lago, méta di numerosi uccelli come questi germani reali ripresi nella foto.

… il giorno è coperto di brume.

Quel flebile suono è del vento,

quel labile tuono è del fiume.

È il fiume ed è il vento, so bene

che vengono vengono, intendo,

così come all’anima viene,

piangendo piangendo,

ciò che se ne va.

(da Notte d’inverno)

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Una foglia bloccata nelle trasparenti acque del Serchio, alle sorgenti del fiume presso Sillano.

Una foglia bloccata nelle trasparenti acque del Serchio, alle sorgenti del fiume presso Sillano.

Silenzio. Odo il ruscello che gorgoglia,

e non altro. Il fringuello agile frulla

e, lontano, finc finc… cade una foglia…

era gialla, era gracile,

ma era l’ultima; che più di, pendula, tenne…

(da La Pania)

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Bacche rosse di rosa canina imperlate dalla brina mattutina per il freddo intenso alle falde della Pania di Corfino.

Bacche rosse di rosa canina imperlate dalla brina mattutina per il freddo intenso alle falde della Pania di Corfino.

Cadeva la brina; la pioggia

cadeva: passavano uccelli

gemendo: tu gracile e roggia

tinnivi coi cento ramelli.

Ed oggi non più come ieri

tu senti la pioggia e la brina,

ma sgrigioli come quand’eri

saggina…

E l’alba il suo cielo rischiara,

ma prima lo spruzza e imperlina,

così come tu la tua cara

casina.

(da La canzone della granata)

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La valle del Serchio ammantata di nebbia con, sulla sinistra, il piccolo campanile del borgo di Sambuco e al centro il ponte della ferrovia Lucca-Aulla.

La valle del Serchio ammantata di nebbia con, sulla sinistra, il piccolo campanile del borgo di Sambuco e al centro il ponte della ferrovia Lucca-Aulla.

Nascondi le cose lontane,

tu nebbia impalpabile e scialba,

tu fumo che ancora rampolli,

su l’alba…

Nascondi le cose lontane,

nascondile, involale al volo

del cuore!

(da Nebbia)

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La chiesa parrocchiale di Isola Santa, alle falde delle Alpi Apuane, appena visibilenella nebbia fitta dell’inverno.

La chiesa parrocchiale di Isola Santa, alle falde delle Alpi Apuane, appena visibile nella nebbia fitta dell’inverno.

… poi fatto silenzio, pian piano,

nella nota mia, che t’ho presa,

risente squillare il lontano

campanello della sua chiesa

(da Il poeta solitario)

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La fitta foresta di faggi in abito autunnale a Passo Camparena.

La fitta foresta di faggi in abito autunnale a Passo Camparena.

(…) L’Italia deve rivestire i suoi monti già spogliati

dalla spensierata ingordigia dei possessori, se vuol

da per tutto ciò che, per provvidenza, per disinteresse,

per virtù dei maggiori, è qui in Val di Serchio

(da Al Serchio)

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Il campanile di Sassorosso svetta con dietro le Alpi Apuane innevate.Tra le punte selvagge delle Alpi Apuane e i profili severi dell’Appennino,il regista-attore Spike Lee ha girato alcune scene del film “Miracolo a Sant’Anna”.

Il campanile di Sassorosso svetta con dietro le Alpi Apuane innevate. Tra le punte selvagge delle Alpi Apuane e i profili severi dell’Appennino, il regista-attore Spike Lee ha girato alcune scene del film Miracolo a Sant’Anna.

… più che l’erme vette

d’Appennino e le aguzze alpi Apuane,

assise in cerchio, con l’aeree grotte

intronate dal cupo urlo del vento, l’erme vette…

(da Il ciocco)

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Tutto il massiccio della Pania della Croce come si ammira dal Parco nazionale dell’Orecchiella. Il profilo dei monti ha dato origine alla leggenda dell’Uomo morto.

Tutto il massiccio della Pania della Croce come si ammira dal Parco nazionale dell’Orecchiella. Il profilo dei monti ha dato origine alla leggenda dell’Uomo morto.

… Dei fulmini fragili restano

cirri di porpora e d’oro…

La nube nel giorno più nera

fu quella che vedo più rosa

nell’ultima sera.

(da Il ciocco)

Vittorio Giannella (Trinitapoli, BT, 1961) ha fatto delle sue passioni (natura, fotografia, viaggi) un affascinante lavoro. Collabora da anni con riviste come Bell’Italia, Touring, Bell’Europa, Travelglobe, WeekendIn, Confidenze, Donna Moderna, Madre e all’estero con Terre Sauvage, Der Spiegel, Geo, New York Times e con la collaborazione di Airone della Giorgio Mondadori e UNESCO ha realizzato un reportage sulla Micronesia. Ha vinto numerosi premi tra cui il “Tourism Photo of the Year” di Singapore, cioè la foto più rappresentativa della città Stato pubblicata tra tutte le riviste mondiali nel 1995. Tre primi premi Agfa Gevaert. Ha realizzato con il gruppo editoriale Motta un libro sui parchi naturali d’Abruzzo. La sua mostra itinerante ha un titolo eloquente: “Quando fotografia fa rima con poesia”, ritratti di paesaggi che hanno ispirato le più belle parole di poeti e scrittori. Alcune foto sono state usate per campagne pubblicitarie di Airone, compagnie telefoniche ed enti del turismo.


 

UNA MINIGUIDA

Il mosaico dei cento turismi

in natura e di cultura

a Barga e nei dintorni

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Turismi in natura

  • 06b agriturismoAgriturismo
  • 01b fotografia naturalisticaBotanica, itinerari botanici, fotografia naturalistica
  • 04b campi scuolaEntomologia, campi scuola, vacanze per imparare, biblioteche
  • 07b escursioni biciclettaEscursioni in bicicletta, mountain bike, piste ciclabili
  • 02b-itinerari-micologiciMicologia (specialisti), itinerari micologici
  • 11b-miniereMiniere e archeologia mineraria, geologia, paleontologia, itinerari nei mondi di pietra (per turisti e per specialisti)
  • 05b picnic scoutismo vacanze scolastiche familiariPicnic, scoutismo, vacanze scolastiche e famigliari
  • 12b-speleologiaSpeleologia (specialisti), itinerari speleologici guidati
  • 09b trekkingTrekking a piedi, sentieri natura, passeggiate nel verde
  • 08b turismo equestreTurismo equestre

Turismi di cultura

  • 20b-itinerari-archeologici Archeologia (specialisti), itinerari archeologici (turisti)
  • 25b concerti musica teatroConcerti, musica, teatro, feste, balletto, danze, festival, eventi di costume, folklore
  • 21b itinerari gastronomiciItinerari gastronomici
  • 19b musei e beni storiciMusei e beni storici, architettura, monumenti, castelli
  • 26b strade romanticheStrade romantiche
  • 22b turismo religiosoTurismo religioso (luoghi sacri, convegni, monasteri, cattedrali)

Mangiare e dormire bene

a Barga e nei dintorni

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L’Osteria Ritrovo dei platani, preferita dal Pascoli.

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Andrea, dell’Osteria Vecchio Mulino di Castelnuovo Garfagnana.

 

 

Per tutte le info utili al viaggiatore c’è lo IAT Castelnuovo di Garfagnana, tel. 0583.65169/644242, web www.turismo.garfagnana.eu, mail info@turismo.garfagnana.eu

Altre coordinate utili:

Ringraziamo per la generosa e squisita ospitalità:

Link per approfondire:

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A PROPOSITO

Nelle lettere del Pascoli all’amico droghiere

riaffiora il sogno di creare il suo giornale

“italo-europeo” chiamato “Giornale dei Liberi”

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Alfredo Caselli visto da Sandra Rigali.

Il 6 aprile 1911 moriva Pascoli, nel 2012 sono state celebrate varie manifestazioni per il centenario della sua scomparsa. Nella nativa San Mauro, nell’annuale appuntamento del processo storico organizzato in Villa Torlonia ogni anno da Sammauroindustria e presentato dal vulcanico e allora sindaco Miro Gori, gli è succeduta l’attuale sindaco Luciana Garbuglia) erano stati condannati per l’omicidio del padre del poeta, Ruggero, tre colpevoli: Pietro Cacciaguerra, mandante del delitto, colui che prese il posto di Ruggero Pascoli nella conduzione della tenuta Torlonia a San Mauro, Michele Della Rocca e Luigi Pagliarani, esecutori dell’omicidio. Ne era convinto Giovanni Pascoli, altrettanto lo è stato l’accusatore della serata Ferdinando Imposimato, tesi che ha fatto breccia sulle oltre mille persone presenti (tra le quali chi vi scrive, affezionato fan di questo stimolante avvenimento annuale). Tra le cose buone rimaste dell’anniversario anche il volume di Rosita Boschetti, che potrebbe essere definito un bellissimo giallo ricostruito punto per punto sui documenti, dal titolo Omicidio Pascoli – Il Complotto (Mimesis Edizioni, pp. 160, € 18) e, sul fronte di Barga, un bel volume del professor Umberto Sereni, l’opera di digitalizzazione dell’Archivio Pascoli, e due bei volumi editi da Maria Pacini Fazzi: “E la poesia venne a cercarci…” e “Lettere agli amici lucchesi” che la casa editrice lucchese ha deciso, saggiamente, di ristampare, testo fondamentale per capire la personalità e quindi la poesia del Pascoli.

Gli amici lucchesi sono Gabriele Briganti, impiegato avventizio della Biblioteca Governativa di Lucca di cui poi divenne direttore (proprio in biblioteca il Pascoli lo conobbe) ma soprattutto Alfredo Caselli, il droghiere amico di Giacomo Puccini proprietario del Caffè Carluccio (oggi Di Simo) che con il Pascoli instaurerà un amicizia intensa, disinteressata, ma non facile. Racconta su Barganews.com il cronista culturale Nazareno Giusti (Barga, 1989, collaboratore dell’Avvenire e de La lettura del Corriere della Sera):

Il Poeta era ombroso, diffidente, irritabile geloso ebbe in gran coppia tutti quei difetti propri di un temperamento femminile e, insieme, ne ebbe le virtù: ipersensibilità, delicatezza, soavità. Caselli, di dieci anni più giovane, gli rassomigliò. Non mancarono, tra i due, quindi, screzi e litigi che però si stemperavano sempre. Non poteva essere altrimenti. ‘Ho trovato finalmente uno più timido di me e non ti lascio più andare. Vieni… metteremo insieme le nostre due timidezze e ci aiuteremo a vicenda’, gli scriveva il Pascoli che secondo la tipica psicologia dei timidi preferiva i rapporti epistolari a ogni altro tipo rapporto. E così anche l’amico droghiere.

Nella sala pascoliana della biblioteca governativa di Lucca è conservata la gran parte del carteggio tra Pascoli e Caselli durato 13 anni (dal 1898 al 1910). 337 lettere, 185 cartoline, 4 note, 2 biglietti e 14 telegrammi scritte dal Pascoli al Caselli. A Caselli confessò incertezze, indecisioni, reticenze. Le sue sono lettere che vibrano di gioia e piccole miserie umane.

Caselli si occupava dei servizi per il poeta che gli chiedeva dal suo eremo ora di aggiustargli l’ambra della pipetta rotta, ora comprare le bobines per la sua Kodak con cui si dedicava alla fotografia, ora di vedere di una bicicletta ‘usata, da servirsene Tono per mio servizio, e da impararci alla chetichella d’andar su anch’io’. Si premurava poi di mandargli buoni prodotti: vino, ‘squisiti biscottini che ci indolciscono ancora la bocca e l’anima’, torroni, salcicce, formaggi, fagiolini bianchi, lenticchie. ‘Ti prendi troppi disturbi’ gli diceva il Poeta. Attraverso le lettere si ripercorre la vita degli ultimi anni del Poeta che parla, tra l’altro, del suo sogno di creare il suo foglio ‘italo-europeo’ chiamato Giornale dei Liberi e alcune sue visioni politiche e definizioni di se stesso: ‘non sono né socialista né anti’, ‘io sono un borghese’.

Ma soprattutto è il loro rapporto sempre a essere presente tra le righe delle lettere. Il sentimento, la lontananza, l’assenza: ‘non tacere’ gli dice dopo un po’ che non riceve lettere. ‘Mandami ogni tanto tue notizie’ e confessa ‘temo che gli amici mi abbandonino’, ‘sento un gran desiderio di averti qui’, ‘ho bisogno di te’.

Lettere agli amici lucchesi è un libro intenso, bellissimo proprio perché racconta della nascita e dell’evoluzione di una storia di amicizia, unica, intensa. Caselli, dopo la morte, continuò a inviargli lettere. Affari, piccole faccende quotidiane. Mariù gli rispondeva firmando: Giovannino.

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12. Continua. Prossima tappa: Tropea e la treccia rossa

2017-anno-dei-borghi-viaggio-italiano* Testo adattato da un precedente articolo pubblicato su Giannella Channel. Le tappe di questa “geografia della memoria”, che toccherà tanti altre eccellenze della piccola Italia, regione dopo regione dalle Alpi al Gennargentu, hanno riguardato:

  1. Montefalco (Perugia) e i borghi ideali dell’Umbria;
  2. Valsinni (Matera), sulle tracce della poetessa Isabella Morra con i borghi ideali della Basilicata;
  3. Santo Stefano di Sessanio (L’Aquila), borgo recuperato e reso modello di attrattività turistica, commerciale e culturale;
  4. Volpedo (Alessandria), il borgo del pittore del Quarto Stato, Pellizza;
  5. Varese Ligure (La Spezia), comune pioniere sulla strada dell’eco-sostenibilità, con i borghi ideali della Liguria;
  6. Amalfi e la Costiera Amalfitana, con i borghi ideali della Campania;
  7. Orroli, il borgo nel cuore della Sardegna dove abbondano gli ultracentenari;
  8. Da Rimini a Pennabilli sulle tracce di Fellini e di Tonino Guerra: paesaggio con poeta;
  9. Nel Montefeltro marchigiano sulle orme di Pasquale Rotondi, salvatore dell’arte italiana;
  10. La Puglia Imperiale che stupì Federico II;
  11. Scicli, a tavola con il commissario Montalbano e Andrea Camilleri;
  12. A Barga e nella Valle del bello e del buono di Giovanni Pascoli;
  13. A Tropea i profumi del mare e della terra creano un gioiello della tavola: la cipolla rossa;
  14. Arpino, in Ciociaria, mette in campo Cicerone e i Grandi Spiriti;
  15. A Mel e nelle Dolomiti Bellunesi, rifugio del cronista Dino Buzzati;
  16. Nel futuro di Riccia ci sono le pantere grigie: qui sarà bello vivere (specie nella terza età);
  17. A Sappada, il borgo che accende la fantasia dei bambini;
  18. Da Cassinetta di Lugagnano si levò un urlo: “Terra! Terra!”

L’illustrazione di apertura, e qui a destra, è di Ro Marcenaro.

BUONO A SAPERSI / UNO SGUARDO ALL'INIZIATIVA DEL MIBACT

I 50 borghi ideali della Toscana,

i 9 storici marinari e le 5 località

con paesaggi d’autore

nel progetto “Borghi – Viaggio italiano”

Borghi-Viaggio-Italiano

Un link, un tour

Sul progetto “Borghi – Viaggio italiano”, una delle principali iniziative che caratterizzano l’Anno dei Borghi italiani proclamato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MIBACT), vedere viaggio-italiano.it

Capofila delle 18 Regioni coinvolte è la Regione Emilia-Romagna – viale Aldo Moro 52, 40127 Bologna – Centralino: 051.5271. Direzione generale economia della conoscenza, del lavoro e dell’impresa: viaggioitaliano@regione.emilia-romagna.it (Responsabile: Laura Schiff).

I 50 borghi ideali della Toscana

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Salvatore Giannella, giornalista che ha ideato e cura con passione questo blog che vuole essere una bussola verso nuovi orizzonti per il futuro, ha diretto il mensile scientifico del Gruppo L’Espresso Genius, il settimanale L’Europeo, il primo mensile di natura e civiltà Airone (1986-1994), BBC History Italia e ha curato le pagine di cultura e scienza del settimanale Oggi (2000-2007). Ha scritto libri (“Un’Italia da salvare”, “L’Arca dell’arte”, “I Nicola”, “Voglia di cambiare”, “Operazione Salvataggio: gli eroi sconosciuti che hanno salvato l’arte dalle guerre”, “Guida ai paesi dipinti di Lombardia”, “In viaggio con i maestri. Come 68 personaggi hanno guidato i grandi del nostro tempo” e, a quattro mani con Maria Rita Parsi, “Manifesto contro il potere distruttivo”, Chiarelettere, 2019), curato volumi di Tonino Guerra ed Enzo Biagi e sceneggiato docu-film per il programma Rai “La storia siamo noi” (clicca qui per approfondire).