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Federico II di Svevia impegnato con il bird-watching
sulle rive dell’Ofanto (Illustrazioni di Ro Marcenaro per Puglia Imperiale)

puglia-imperiale-turismoPuglia 1241, alba di una giornata d’autunno. Siamo nel cuore del Tavoliere, la più grande pianura della penisola italica. Federico II di Svevia, una delle figure più affascinanti e prestigiose del Medioevo, è arrivato qui da alcune settimane, reduce da un’estate canicolare trascorsa in una villa di Tivoli in attesa di cogliere il momento propizio per dare il colpo di grazia al suo irriducibile nemico, Gregorio IX, che invece, quasi centenario, gli ha giocato l’estremo tiro, paradossale e grottesco allo stesso tempo. Morendo ha infatti neutralizzato qualsiasi iniziativa dell’imperatore che sa di non poter infierire su una città in lutto per la morte del suo pontefice. Per questo il 47enne sovrano se ne è tornato in Puglia, negli ultimi anni il sempre più sicuro ricovero delle sue giornate amareggiate e stanche. Ha visitato borghi che hanno eretto castelli in suo onore (tra gli altri, Deliceto e Monte Sant’Angelo nel nord dell’attuale regione; Minervino Murge, Sannicandro di Bari e Ruvo al centro; Mesagne, porta del Salento: tutti borghi ideali del progetto del Ministero Beni culturali e turismo “Borghi – Viaggio italiano”, costituiscono l’itinerario tra i castelli svevi meno conosciuti nel riquadro in basso).

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Salapia, antica città della Daunia, la cui diversa dislocazione sul territorio
si è accompagnata ad una trasformazione del suo nome.

Ha scelto, per un periodo di riposo, la masseria Castello, un gioiello architettonico nella foresta di Salpi (sulla costa adriatica tra Manfredonia e Barletta, dominata dall’alto da Castel del Monte), ricoperta di selve tra le più fitte del Meridione e impreziosita da antiche saline. In questo luogo di piacere l’imperatore ha affidato a due collaboratori del luogo, Nicola de Calcochuro e Matteo De Rosa, il compito di catturare i falconi nei nidi o con le reti, di allenare e addestrare i falchi alla caccia e di tenere in ordine la masseria. Gli ultimi animali arrivati sono due nuovi girifalchi d’Islanda avuti in dono dal re d’Inghilterra. È così soddisfatto del lavoro dei castellani che ha consegnato loro una pergamena con l’annuncio di un premio di produzione: a ognuno affida uno scudiero e due cavalli e la paga sarà aumentata a un’oncia e 15 tarì l’anno.

Nelle prime ore del mattino Federico ha fatto un bagno caldo tonificante seguito dall’abile massaggio del fido cameriere saraceno Abdullah. Ha indossato il mantello color porpora foderato di pelliccia e fatto sellare il suo cavallo preferito, Dragone, il baio purosangue che il gran maestro Giordano Ruffo ha scelto per lui nella scuderia imperiale. Nicola, il primo falconiere, s’avvicina al sovrano per fargli indossare il pesante guanto di cuoio su cui il secondo falconiere, Matteo, poggia rapido il suo falco preferito, Grifo, che si avvinghia alla presa con i suoi artigli adunchi e affilati. Un cappuccetto di pelle rossa, finemente ricamato con un labirintico intreccio di fili d’oro, ricopre la testa del rapace. Si parte, seguiti dalla fedele scorta. Destinazione Castel del Monte, edificio maestoso in via di completamento: il sovrano lo ha voluto in cima a una collina della vicina Murgia e l’architetto Riccardo da Lentini lo sta portando a termine con qualche difficoltà. I cavalli avanzano in un mare di vigneti e di grappoli d’uva.

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Ponte sull’Ofanto.

GIANNELLA – È con grande emozione che ho ricevuto il suo messaggio dal suo corriere. Grazie, maestà, per aver accettato di darmi questa intervista e per avermi concesso di vivere una giornata con lei, condividendo questa passeggiata a cavallo e concedendomi l’onore di un pranzo con lei.
FEDERICO – Intanto, in quale lingua vuole che si svolga il nostro colloquio? In italiano, in latino, in germanico, in greco, in saraceno o in dialetto pugliese? Sa, la mia passione per ogni luogo amato mi ha portato a conoscere la lingua parlata in ognuna delle terre ove soggiorno. Per la Puglia poi, ho preso una vera e propria cotta.
GIANNELLA – Lo so, non a caso le è molto caro l’appellativo di “puer Apuliae” che le è stato affibbiato dalla gente comune fin da quando, ragazzo, attraversò l’Italia per andare in Germania e tentare la conquista di quella terra.
FEDERICO – Confesso che a me piace essere considerato non già come l’uomo venuto dalle Marche (essendo nativo di Jesi) e neppure dalla Sicilia (dove passai la mia infanzia) e neanche dalla Germania, come lascia intendere il nome della mia casata (degli Hohenstaufen), ma come figlio di Puglia. E se la Puglia è la regione ch’io ho più cara, c’è una terra in Puglia ch’io prediligo su ogni altra, ed è la Capitanata, la città di Foggia e l’immenso Tavoliere, che sono il punto di riferimento dei miei ritorni autunnali e dei miei ozi creativi. Mi creda, se il Signore avesse conosciuto questa pianura, luce dei miei occhi, si sarebbe fermato a vivere qui.

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La Cattedrale di San Sabino a Canosa.

GIANNELLA – Sarebbe bello usare per la nostra intervista il dialetto pugliese, che è anche la mia lingua d’origine. Ma per una migliore comprensione dei nostri lettori preferisco l’italiano.
FEDERICO – E sia. Però le premetto che questo colloquio dovrà avere principalmente per argomento il “De arte venandi cum avibus”.
GIANNELLA – Il suo libro sulla caccia con i falconi?
FEDERICO – Sì, proprio quello. Ho impiegato molti anni per scriverlo. Ma lei l’ha letto?
GIANNELLA – Certo, maestà. Ho anche favorito la ripubblicazione in un’edizione di lusso. Spero che non se ne abbia se le ho modificato il titolo: L’universo degli uccelli, l’ho chiamato. Sa, l’editore Giorgio Mondadori mi ha assicurato che avrebbe venduto di più. Ed effettivamente così è stato. È andato esaurito. Pensi che molte copie sono state richieste anche da naturalisti e bibliofili dalla Germania.
FEDERICO – Non mi sorprende, lassù c’è ancora tanta gente che mi vuole bene. Dunque le dicevo che voglio parlare agli italiani di questo libro perché l’ultima volta che ho concesso un’intervista alla Rai italiana mi hanno tagliato proprio su questo tema che mi stava a cuore. Ancora mi rimbomba nelle orecchie il brutale richiamo finale, in dialetto romano, del tecnico radiofonico al giornalista, il pur bravissimo Andrea Camilleri: “Aho, e che famo? Dotto’, io chiudo”.

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Spinazzola: un paesaggio della Murgia.

GIANNELLA – Forse lei si stava attardando su aspetti molto specialistici, da addetti ai lavori.
FEDERICO – Macché, io volevo sottolineare che quel mio libro non è solo il taccuino illustrato del primo birdwatcher della storia, ma è anche un’opera straordinaria soprattutto considerando l’epoca in cui appare: il Medioevo, un’età piena di superstizioni e di credenze che niente hanno di scientifico. Prima di me, gli ululati dei rapaci notturni erano interpretati come messaggi di morte. Le rane che si trovavano nelle paludi si pensava fossero piovute dal cielo. Gli uccelli migratori non è che migrassero: d’inverno si intanavano nelle rive dei fiumi, o addirittura sottoterra, come in una specie di letargo. E tutto questo veniva tramandato dai “bestiari”, una mescolanza di fatti e fantasie continuamente ricopiata. Tutto ciò non lo sopporto più, mi sono detto. Io ho voluto osservare sul campo, descrivere, talora sperimentare. Ho una curiosità innata per gli animali.
GIANNELLA – Non trova contraddizioni nel fatto che poi lei vada a caccia?
FEDERICO – Molti cacciatori sostengono di essere veri naturalisti, di amare la natura e di trarre un profondo godimento dal conoscerla. È probabile che questa asserzione contenga un fondo di verità. Io credo di aver fatto un passo in avanti: ho dimostrato che si può essere spinti dalla curiosità per la preda ma poi non tendere più a ucciderla e a mangiarla. Il possesso può farsi intellettuale. Comprendere, descrivere. Portare a casa un ricordo, un’immagine. Ecco, questa è la svolta storica impressa dal mio libro.

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La Grotta di Minervino.

Un primo tuono interrompe il sovrano. Superati i vigneti, si arriva al bosco dell’Ofantino: Federico zittisce tutti, in un silenzio irreale lascia andare il falco, dopo avergli tolto il cappuccio. L’uccello, con rapida corsa, ghermisce saldamente sul dorso uno splendido fagiano, trascinandolo a terra con una brusca virata. Un servo raccoglie la preda. Ma un’improvvisa pioggia, seguita da fulmini, induce a modificare il programma di marcia. Si punta al galoppo verso la foce dell’Ofanto e da lì verso il vicino castello di Barletta da dove anni prima Federico era partito per la sesta crociata. Lì ci sarà tempo per una serata ristoratrice, alla presenza di due invitati d’eccezione, lo scrittore-storico del posto, Renato Russo, privilegiato biografo al quale l’imperatore ha riservato il racconto dettagliato della sua vita, e l’illustratore Ro Marcenaro, chiamato a dare colori e suggestioni al paesaggio attraversato dall’imperatore.

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La fauna nella foce del fiume Ofanto.

L’intervista riprende a tavola, un blocco di granito bruno del Gargano lungo circa quattro metri, sorretto da quattro pilastri tozzi, nella “Sala del Trono” del Castello svevo, illuminata dalla intensa luce di cento candelabri. Berardo, il cuoco di fiducia dai tempi della Crociata, ha preparato un menù tipico della cucina federiciana. I piatti vengono serviti da flessuose inservienti orientali in sottovesti colorate di seta appena trasparente, dall’aria maliziosa.

FEDERICO – Andremo un’altra volta a Canne, a sentire quel terreno che nella mia mente ancora rimbomba della battaglia vittoriosa di Annibale e dei passi dei suoi maestosi elefanti. Il mio gran giustiziere, Riccardo di Montefuscolo, mi ha elencato le cifre impressionanti del massacro dei Romani in quel giorno d’agosto del 216 avanti Cristo: oltre 40 mila morti fra le truppe e 19 mila furono i prigionieri. Tra i Cartaginesi si contarono soltanto 6 mila caduti: un trionfo per Annibale. Non capirò mai perché, pur avendo ormai Roma in pugno a soli 5 giorni di cavalcata, quel condottiero si sia distratto e si sia fermato a Capua, per oziare. Io, queste cose, non le lascio mai a metà.
GIANNELLA – Si parla di un innamoramento forte per una donna di Salpi, Iride, che avrebbe attutito l’istinto guerriero di Annibale. Lei, che di donne se ne intende, dovrebbe capire…
FEDERICO – (riprende, soddisfatto) Posso capirlo come uomo, ma lo condanno come stratega. Ma passiamo ad argomenti meno cruenti. Come le pare questa zuppa di verdura? Preferisce assaggiare la selvaggina condita con la salsa piccante a base di vino, olio, aglio, mollica di pane, uva acerba e cipolle? O vuole puntare sulla specialità di Berardo, il “pollomangiare”, pollo ripieno di mandorle, latte e spezie varie? Viene servito con l’agliata, una salsa d’aglio diluita con vino e aceto, innaffiato con un corposo rosso di Troia.
GIANNELLA – Mi piace l’idea che lei abbia scelto varietà tipiche di questa terra.
FEDERICO – Come si fa a trascurare le bontà di quaggiù? Tutta la Puglia, lei lo sa, è un immenso uliveto e l’olio assume la più grande ricchezza di profumi e sapori diversi. Qui la coltura dell’ulivo risale addirittura al Neolitico (5.000 avanti Cristo) e ultimamente si sono fatti avanti dei furbi mercanti veneziani per esportarlo. In quanto al vino, confesso che quando sono in Sicilia faccio mettere a tavola il moscato di Siracusa, uno dei più antichi vini mediterranei. Ma qui, in Puglia, punto sul vino pugliese, anche per una questione di giustizia.
GIANNELLA – Giustizia? Non capisco…
FEDERICO – Le spiego: il vino pugliese, come l’olio, è stato identificato dai mercanti veneti, friulani e dell’Oltrepò pavese come un vino di serie B, vino soltanto “da taglio”, merce di prezzo vile, capace di arricchire e completare vini più prestigiosi. Eppure molti non sanno che la regione italiana con la maggiore produzione vitivinicola è la Puglia. La ragione di questa scarsa fama dei vini pugliesi è data dal fatto che per lungo tempo il mosto pugliese è stato impiegato per il taglio di vini di altre regioni, e in particolare per arricchire produzioni vinicole aventi un grado alcolico molto basso. Negli ultimi anni la situazione è tuttavia cambiata: alcuni imprenditori locali, Peppino Strippoli su tutti, certi del valore e della qualità dei loro vitigni, hanno deciso di presentarsi da soli a Milano e sui mercati del Nord. Alla base di questa decisione la volontà di proporre al pubblico prodotti derivanti da vitigni autoctoni, che non si trovano altrove e quindi unici nel loro genere: penso al Negroamaro, al Primitivo (questi ultimi due, abbinati, hanno dato vita al Platone, una delle specialità di Al Bano, un bravo cantore di qui vicino, Cellino San Marco), all’uva di Troia, al Bombino bianco e nero e alla Malvasia nera, agli emergenti e poco conosciuti Ottavianello e Susumaniello. Io mi auguro che presto possano emergere imprenditori capaci di restituire dignità e futuro agli agricoltori e alla gente pugliese, dando dignità e futuro al lavoro e alle merci che producono. A parer mio, viaggiatore costante in terra pugliese, dal garganico Castel Fiorentino fino a Otranto, ci sono almeno 25 vini meritevoli delle cinque stelle. Berardo li ha tutti in cantina.

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Il Castello Svevo di Barletta.

Berardo! (Il sovrano chiama al tavolo il suo cuoco di fiducia). Berardo, dia al cronista la lista dei vini nella nostra cantina.

(Il cuoco consegna un foglio dei vini in ordine alfabetico. Il cronista legge: Aleatico, Alezio, Brindisi, Cacc’ è mitte, Castel del Monte, Copertino, Gioia del Colle, Galatina, Gravina, Leverano, Lizzano, Locorotondo, Martina, Matino, Moscato di Trani, Nardò, Ortanova, Ostuni, Primitivo di Manduria, Rosso di Barletta, Rosso di Canosa, Rosso di Cerignola, Salice Salentino, San Severo, Squinzano).

FEDERICO – Sono tutti vini che hanno il calore delle parole. E che vanno gustati accostati ai sapori genuini, forti e raffinati, del Sud, dei panzerotti e dei frutti di mare, delle cime di rapa e dei lampascioni. Bene, adesso se vuole passiamo ad altri temi a me cari: la poesia, l’arte, la musica, l’architettura…
GIANNELLA – Lo so, lo so che per la sua inestinguibile curiosità intellettuale la chiamano “Stupor Mundi”. Per la verità, io mi aspetterei ora che lei mi parlasse del suo grande progetto strategico: la riunificazione, in un grande Impero, come ai tempi di Carlo Magno, che ricomprendesse il Regno di Germania, il Regno d’Italia e il Regno di Sicilia. Una grande impresa, che solo l’ostinata e irriducibile volontà del Papato non le consente di realizzare.
FEDERICO – Guardi, io a tavola non parlo mai di guerra, da sempre ho voluto significare il profondo solco che voglio porre tra l’uno e l’altro momento della mia vita, della mia giornata. Se vuole, ne parliamo domani. Ho un appuntamento a nord, a Castel Fiorentino, presso Lucera. Domani si mangia pesce. Ho ordinato a Riccardo di Pucaro, della Curia di Foggia, di far arrivare a Berardo dei buoni pesci del lago di Lesina e altri dei migliori che si possano trovare affinché egli ne faccia per noi l’aschipescia e la gelatina.
GIANNELLA – L’aschipescia? Mai sentita. Di che si tratta?
FEDERICO – C’è chi la chiama scapece, si può preparare con due tipi di pesci: la razza e l’anguilla di Lesina trattata con l’aceto e conservata in una gelatina. Beh, se vuole assaggiarla, venga con noi domani.
GIANNELLA – Mi spiace dover rifiutare l’invito, ma devo consegnare l’intervista entro mezzogiorno e…
FEDERICO – (interrompe innervosito) Sempre così, voi giornalisti. Con i minuti contati. Vabbè, sarà per un’altra occasione. Ora la lascio perché esco a prendere una boccata d’aria. Vuole accompagnarmi?
GIANNELLA – Volentieri.

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Il Castello Svevo di Trani.

Nell’atrio del castello della Puglia Imperiale, il sovrano si fa strada tra gli uomini di guardia. Il suo sguardo viene attratto dal cielo stellato che il buio della notte rende ancora più splendente. Il suo occhio viene distratto per un attimo dalla caduta di una stella.

FEDERICO – Un segno di cattivo augurio! Forse è meglio che cancelli il viaggio a Castel Fiorentino.
GIANNELLA – Ma come, maestà. Questo pensiero non è da Lei, che si batte contro le superstizioni.
FEDERICO – (a bassa voce) Sì, non sono superstizioso, ma credo nella sfortuna.

Post scriptum: Castel Fiorentino sarà il luogo dove Federico II, durante una battuta di caccia, morirà il 13 dicembre 1250. Cade vittima di una infezione intestinale. Secondo il suo consigliere Guido Bonatti, invece, fu avvelenato.

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Fotogallery

Illuminiamo la Puglia

con le parole di Tonino Guerra

e gli occhi di Vittorio Giannella*

Agli inizi del terzo millennio, accompagnato da me, il poeta e sceneggiatore Tonino Guerra fece un lungo viaggio dal Gargano al Salento stendendo poi un manifesto di eterna attualità: “Illuminiamo la Puglia”. Lo riportiamo qui di seguito, a ricordo di un amico che vivrà sempre nelle menti e nei cuori di chi l’ha conosciuto. (s.gian.)

Illuminiamo la Puglia nel grande magazzino del turismo del mondo perché questa terra, dal Gargano al Tavoliere dalle Murge al Salento, può dare al viaggiatore in arrivo anche favola, musica, silenzi, storia, memoria.

Illuminiamo la Puglia perché è la prima volta che una regione diventa un unico, immenso luogo di ritrovo di chi può pensare che anche una parte di questo mondo è paradiso.

Illuminiamo la Puglia sommersa: la Puglia delle case magiche e dei trulli; la Puglia dell’acqua limpida dei due mari; la Puglia dei pavimenti e dell’arte del mosaico come a Otranto; la Puglia dei tesori barocchi restaurati; la Puglia di Annibale; la Puglia degli incontri di guerra e delle spade insanguinate; la Puglia degli ulivi, con i più antichi patriarchi arborei; la Puglia dei muretti che chiudono i respiri del mondo di favola; la Puglia dei sapori forti di erbe antiche e accompagnati da vini antichissimi; la Puglia che vola perché l’aria è piena di sole.

Illuminiamo la Puglia delle masserie fortificate e delle tenere controre; la Puglia dei dinosauri che facevano lo struscio sulle Murge; la Puglia dei castelli magici e della costa baciata dal sale; la Puglia dei santi che salutavano i crociati; la Puglia miracolosa che da San Nicola a Padre Pio e all’Arcangelo Gabriele ha accolto e accoglie la gente in sofferenza; la Puglia delle antiche torri di pietra e delle grotte costiere; le Puglia delle cripte rupestri e dei capolavori prigionieri sottoterra; la Puglia delle necropoli preistoriche con le tombe dei giganti e delle signore delle ambre; la Puglia con le stele daune, i fumetti di 2.500 anni fa, e i bagni di archeologia; la Puglia figlia di Diomede, grande fondatore; la Puglia Imperiale che stupì Federico II “meraviglia del mondo”, da Castel del Monte all’universo degli uccelli grandi che con le loro ali muovevano e muovono l’aria del Tavoliere.

Illuminiamo la Puglia di sogno che c’era una volta e c’è ancora. A ricordarci che bisogna arrivare nei punti più segreti e selvaggi dove si ha la sensazione di trovare l’infanzia del mondo. E invece trovi te stesso.

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L’unico busto di Federico II di Svevia, esposto nel Museo del Castello di Barletta.

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Il Castello di Lucera, il più a nord della Puglia.

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Le Saline della riserva naturale di Margherita di Savoia.

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Le Saline della riserva naturale di Margherita di Savoia.

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Un fenicottero rosa alle Saline di Margherita di Savoia.

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Le Saline della riserva naturale di Margherita di Savoia.

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Le Saline della riserva naturale di Margherita di Savoia.

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Il menhir nelle campagne di Canne della Battaglia.

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Castel del Monte.

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Castel del Monte, con la sua caratteristica pianta a sezione ottagonale.

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Uliveti secolari pugliesi nei prati di acetoselle gialle.

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Una boccetta del celebre olio extravergine di oliva pugliese.

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La Puglia è la prima produttrice di pasta in Italia.

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Trinitapoli: la Cattedrale e il palazzo municipale riflessi.

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Trinitapoli: un socio dell’Archeoclub mostra reperti rinvenuti nella Tomba dei giganti.

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Trinitapoli: la banda suona in piazza durante la festa patronale.

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Paesaggi dauni nei dintorni di Castel del Monte (Andria).

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Campi fioriti in primavera nelle Murge (Andria).

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Il manifesto del Museo De Nittis di Barletta.

Vittorio Giannella (Trinitapoli, BT, 1961) ha fatto delle sue passioni (natura, fotografia, viaggi) un affascinante lavoro. Collabora da anni con riviste come Bell’Italia, Touring, Bell’Europa, Travelglobe, WeekendIn, Confidenze, Donna Moderna, Madre e all’estero con Terre Sauvage, Der Spiegel, Geo, New York Times e con la collaborazione di Airone e UNESCO ha realizzato un reportage sulla Micronesia. Ha vinto numerosi premi tra cui il “Tourism Photo of the Year” di Singapore. Tre primi premi Agfa Gevaert. La sua mostra itinerante ha un titolo eloquente: “Quando fotografia fa rima con poesia”, ritratti di paesaggi che hanno ispirato le più belle parole di poeti e scrittori.


 

UNA MINIGUIDA

Il mosaico dei cento turismi

in natura e di cultura

nella Puglia Imperiale e dintorni

Turismi in natura

  • 06b agriturismoAgriturismo
  • 03b birdwatchingBirdwatching
  • 01b fotografia naturalisticaBotanica, itinerari botanici, fotografia naturalistica
  • 17b-canoa-raftingCanoa, Rafting, Gommone
  • 04b campi scuolaEntomologia, campi scuola, vacanze per imparare, biblioteche
  • 07b escursioni biciclettaEscursioni in bicicletta, mountain bike, piste ciclabili
  • 02b-itinerari-micologiciMicologia (specialisti), itinerari micologici
  • 11b-miniereMiniere e archeologia mineraria, geologia, paleontologia, itinerari nei mondi di pietra (per turisti e per specialisti)
  • Osservazioni e fotografie subacquee
  • 05b picnic scoutismo vacanze scolastiche familiariPicnic, scoutismo, vacanze scolastiche e famigliari
  • 12b-speleologiaSpeleologia (specialisti), itinerari speleologici guidati
  • 13b-sport-dacquaSport d’acqua (escursioni in barca, vela, windsurf)
  • 16b sport precisioneSport di precisione (tiro a segno, tiro al piattello)
  • 09b trekkingTrekking a piedi, sentieri natura, passeggiate nel verde
  • 08b turismo equestreTurismo equestre

Turismi di cultura

  • 20b-itinerari-archeologici Archeologia (specialisti), itinerari archeologici (turisti)
  • 24b artigianatoArtigianato e collezioni
  • 25b concerti musica teatroConcerti, musica, teatro, feste, balletto, danze, festival, eventi di costume, folklore
  • 21b itinerari gastronomiciItinerari gastronomici
  • 19b musei e beni storiciMusei e beni storici, architettura, monumenti, castelli
  • 26b strade romanticheStrade romantiche
  • 22b turismo religiosoTurismo religioso (luoghi sacri, convegni, monasteri, cattedrali)
  • mosaico-cento-turismiVisite a paesi fantasma, borghi abbandonati.

Mangiare e dormire bene

nella Puglia federiciana

 

I miei amici più facoltosi mi hanno confessato di privilegiare, nei loro viaggi vicini e lontani, più che i ristoranti a cinque stelle quelli in cui lavorano un marito e una moglie: una cucina familiare, come quella che caratterizza il ristorante-albergo Airone di Trinitapoli, dove mi accolgono con squisita cortesia Carmela e Franco Russo. O come la cucina tipica che privilegia Renzo Arbore, quando viene a passare giorni di vacanza nel Gargano vicino alla sua città natale, Foggia. Questi gli indirizzi nell’agenda dello showman ambasciatore della Puglia: Gegé Mangano, chef della cucina creativa de Li Jalantuumene (alla lettera: “I Galantuomini”) a Monte Sant’Angelo. La Trattoria dalla Nonna tra ulivi secolari a Mattinata. O Al Trabucco da Mimì, a Peschici.

 

Altre coordinate utili:

  • Viaggiareinpuglia.it è il portale ufficiale del Turismo in Puglia, curato dall’Assessorato all’industria turistica e culturale della Regione Puglia. All’interno:
  • Puglia Imperiale, Corso Cavour, 23 – 70033 Corato (BA); tel 080.4031933 – mail: info@pugliaimperiale.com. Web: Pugliaimperiale.com
  • Il mensile Il Fieramosca, edito dalla Rotas di Barletta che festeggia i primi 30 anni di intensa attività con la accorta guida dell’editore e scrittore Renato Russo, racconta la natura e la civiltà di ieri, in particolare dell’epoca federiciana, e di oggi di Barletta e dintorni. Contatto: tel. 0883.536323, mail: rotas@editricerotas.it; web: Editricerotas.it

La Puglia Imperiale VSD

(Venerdì Sabato Domenica)

 

Sette cose da fare in un weekend ideale nei borghi pugliesi dove è ancora vivo il ricordo di Federico II. Consigli d’autore (in questo caso del fotoreporter di natura, viaggi e turismo Vittorio Giannella: la sua biografia è in alto) per una sosta arricchente, per sentirsi parte di un luogo, per scoprire le luci della notte e il chiarore dell’alba. Fermarsi un po’, prima di ripartire.

 

 

  1. Scoprite una delle aree castellane più vaste d’Europa castelli con i federiciani paesaggi d’autore in alcuni dei borghi ideali di Puglia 2017. Partendo da nord, sono: Lucera e Monte Sant’Angelo, sul Gargano, sviluppatosi dal V secolo per il culto per l’Arcangelo Michele; Deliceto, sui Monti Dauni, si identifica con l’imponente castello normanno-svevo, il cui nucleo originario risale al 1100 e che domina dall’alto una profonda gola attraversata da diverse fiumare; Minervino Murge, dove il castello, del XIV secolo, è stato ridotto poi a palazzo e variamente manomesso. (Secondo la leggenda, il borgo fu fondato nel 216 a.C. quando alcuni legionari romani, scampati alla battaglia di Canne, trovarono riparo sulle Murge. Qui s’innamorarono delle pastorelle del luogo e decisero di rimanerci, celebrando i riti nuziali in una grotta che loro stessi dedicarono alla dea Minerva (l’attuale grotta di San Michele); Ruvo, qui sede del potere di tutte le dominazioni che hanno soggiogato Ruvo, la fortezza fu costruita a nord del borgo medievale. Tuttavia con l’arrivo dei Carafa nel 1510, il castello non fu più utilizzato come strumento di difesa ma fu volto a residenza. Dell’originario fortilizio è sopravvissuto soltanto il settore centrale con l’alta torre quadrangolare; Sannicandro di Bari, qui esiste in mezzo all’abitato l’antico Castello, circondato da una strada fiancheggiata da abitazioni private. L’importanza strategica del sito era rilevante, al centro di un sistema viario che realizzava i tragitti più brevi e più comodi da Bari verso i centri urbani più importanti dell’intera area, quali Salerno e Matera; Mesagne, il castello presumibilmente esisteva già in periodo bizantino (XI secolo), ma la costruzione di un Castrum Medianum è attestata solo nel 1062, anno dell’invasione dei Normanni. Durante il Regno di Federico II la manutenzione del castello è affidata esclusivamente agli abitanti del borgo. Al suo interno è allestito il Museo archeologico Ugo Granafei.
  1. Ammirate lo spettacolo delle saline di Margherita di Savoia- la più grande salina italiana con i suoi 3.871 ettari di estensione, lunga 20 chilometri e larga fino a cinque. Un paradiso costiero per tante specie di uccelli, 150, che qui nidificano o sostano, e lo si intuisce dagli stormi di fenicotteri rosa, ormai stanziali, che sorvolano i grandi bacini salini scaldati dal sole e frustati dai venti marini, da cavalieri d’Italia, avocette, volpoche, pittime, aironi e una moltitudine di specie limicole. Per questa sua importanza è stata dichiarata zona umida di valore internazionale per effetto della Convenzione di Ramsar (Iran) del 2 febbraio 1971 sulle zone umide di maggior pregio. Alcuni percorsi attrezzati permettono di inoltrarsi tra la vasche per poter osservare l’avifauna senza disturbarla.
  2. puglia-imperiale-turismoEntrate nel grembo materno del Tavoliere, rappresentato dagli Ipogei (duecento sepolture, templi sotterranei e ricchi corredi funerari): un vero e proprio racconto a cielo aperto delle radici della vicina Trinitapoli, (inclusa nei borghi ideali del Mibact) per trovare il senso dell’umano cerchio della vita. Da non perdere la tomba dei giganti, tra le duecento sepolture, i templi sotterranei e i ricchi corredi funerari. Per ascoltare il racconto completo, però, occorre immergersi anche nel Museo archeologico e lasciarsi accompagnare in un itinerario a ritroso nel tempo, tra reperti, storie e antichi tesori. Nel Museo si possono ammirare i resti della “Tomba dei giganti” e della “Signora delle ambre” e ricostruire l’immaginario religioso delle antiche genti attraverso l’esame dei resti degli animali sacrificati e le suggestive cerimonie di consacrazione. L’esame dei resti scheletrici ha permesso di ricavare un dato sorprendente: la statura media per maschi è di 1.69 m e per le donne 1.60 m. Giganti, quindi, rispetto ai valori di 1.10 – 1.20 m delle coeve popolazioni europee.
  3. Godetevi i paesaggi agresti dell’antica Daunia, biondi di grano a giugno e colorati da fioriture in primavera.
  4. Sostate in Castel del Monte. Qualcuno l’ha paragonato a una corona e certamente tale simbolo di potenza e saggezza ben si adatta al suo costruttore, Federico II, che nel sec. XIII ha costellato l’Italia del sud di magnifiche fortezze. Si erge su un colle solitario a 600 metri d’altitudine, presso Andria, certamente tra i più bei castelli di caccia d’Europa, con la sua originale e unica forma ottagonale in pietra dorata, il magnifico portale d’ingresso e le innumerevoli stanze intercomunicanti, che terminano nella “stanza del trono” colma di luce. Dalle finestre si gode di un panorama grandioso sulle Murge e, in fondo, il mare.
  5. Viaggiate nel tempo nella celeberrima Cattedrale di Trani (sec. XI-XIII). Vi apparirà splendente, illuminata com’è dai riflessi del mare, e infatti ai visitatori sembra una chiglia di nave che si protende nell’Adriatico. Colpisce lo splendido portale in bronzo di Barisano da Trani e la cripta di S. Nicola pellegrino con bellissimi capitelli alle colonne. Per l’occasione, una puntata ai vicini Museo Diocesano e al castello normanno-svevo, che s’affaccia anch’esso sul mare.
  6. Fate il pieno di suggestioni a Barletta. La pinacoteca a Palazzo Marra, casa del pittore Giuseppe De Nittis (Barletta,1846 – Saint-Germain-en-Laye, 1884) splendido esempio di Barocco leccese in terra di Bari, tra i più raffinati palazzi rinascimentali pugliesi. Dal 2003 il palazzo ha cominciato ad ospitare le opere del grande pittore barlettano, visite guidate e concerti, e nel 2015 l’immobile è stato ceduto gratuitamente al Comune entrando a far parte del patrimonio della città e consentendo di valorizzare ancor di più le opere di De Nittis. A pochi isolati da Palazzo della Marra si può vedere un monumento curioso di Barletta, il cosiddetto “Colosso”, una statua bizantina del secolo IV, alta circa 5 metri, che, se per tradizione popolare, rappresenta il gigante Eraclio, per gli storici pare sia l’immagine dell’imperatore Valentiniano. Ma il nome di Barletta è legato alla famosa Disfida, la cantina dove la tradizione vuole sia stata presa la decisione della nobile contesa dei 13 cavalieri italiani capeggiati da Ettore Fieramosca.

10. Continua. Prossima tappa: a Scicli nella Sicilia di Montalbano.

2017-anno-dei-borghi-viaggio-italiano* Testo adattato e aggiornato da De Vinis, bimestrale dell’Associazione Italiana Sommeliers, viale Monza 9, 20125 Milano. L’intervista immaginaria a Federico II è apparsa nel numero di gennaio-febbraio 2009. Le altre interviste immaginarie sono state dedicate a Garibaldi, Mozart, Leonardo da Vinci, Cavour, Fellini e Caterina Sforza). Le precedenti tappe di questa “geografia della memoria”, che toccherà tante altre eccellenze della piccola Italia, regione dopo regione dalle Alpi alla Sicilia, hanno riguardato

  1. Montefalco (Perugia) e i borghi ideali dell’Umbria;
  2. Valsinni (Matera), sulle tracce della poetessa Isabella Morra con i borghi ideali della Basilicata;
  3. Santo Stefano di Sessanio (L’Aquila), borgo recuperato e reso modello di attrattività turistica, commerciale e culturale;
  4. Volpedo (Alessandria), il borgo del pittore del Quarto Stato, Pellizza;
  5. Varese Ligure (La Spezia), comune pioniere sulla strada dell’eco-sostenibilità, con i borghi ideali della Liguria;
  6. Amalfi e la Costiera Amalfitana, con i borghi ideali della Campania;
  7. Orroli, il borgo nel cuore della Sardegna dove abbondano gli ultracentenari;
  8. Da Rimini a Pennabilli sulle tracce di Fellini e di Tonino Guerra: paesaggio con poeta;
  9. Nel Montefeltro marchigiano sulle orme di Pasquale Rotondi, salvatore dell’arte italiana;
  10. La Puglia Imperiale che stupì Federico II;
  11. Scicli, a tavola con il commissario Montalbano e Andrea Camilleri;
  12. A Barga e nella Valle del bello e del buono di Giovanni Pascoli;
  13. A Tropea i profumi del mare e della terra creano un gioiello della tavola: la cipolla rossa;
  14. Arpino, in Ciociaria, mette in campo Cicerone e i Grandi Spiriti;
  15. A Mel e nelle Dolomiti Bellunesi, rifugio del cronista Dino Buzzati;
  16. Nel futuro di Riccia ci sono le pantere grigie: qui sarà bello vivere (specie nella terza età);
  17. A Sappada, il borgo che accende la fantasia dei bambini;
  18. Da Cassinetta di Lugagnano si levò un urlo: “Terra! Terra!”

L’illustrazione di apertura, e qui a destra, è di Ro Marcenaro. Grazie per la collaborazione ad Alessandro Buongiorno, Ro Marcenaro, Antonio Molino, Renato Russo.

BUONO A SAPERSI / UNO SGUARDO ALL'INIZIATIVA DEL MIBACT

I 94 borghi ideali della Puglia,

i 26 borghi storici marinari,

e i 23 che aderiscono all’utile Passaborgo

nel progetto “Borghi – Viaggio italiano”

Borghi-Viaggio-Italiano

Un link, un tour

Sul progetto “Borghi – Viaggio italiano”, una delle principali iniziative che caratterizzano l’Anno dei Borghi italiani proclamato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MIBACT), vedere www.viaggio-italiano.it.

Capofila delle 18 Regioni coinvolte è la Regione Emilia-Romagna – viale Aldo Moro 52, 40127 Bologna – Centralino: 051.5271. Direzione generale economia della conoscenza, del lavoro e dell’impresa: viaggioitaliano@regione.emilia-romagna.it (Responsabile: Laura Schiff).

I 94 borghi ideali della Puglia

Altre eccellenze dei 94 borghi di Puglia inclusi nel progetto “Borghi – Viaggio italiano” le trovate, arricchite da una scheda essenziale e utile, cliccando su queste righe.

I 26 borghi storici marinari

I borghi storici marinari della Puglia sono invece visibili a questo link.

L’utile passaporto digitale: il Passaborgo

Alcuni di questi Borghi (26, a questo link) aderiscono a Passaborgo, il passaporto del turista: durante il viaggio i turisti possono completare un “passaporto” digitale collezionando le visite in diverse località e beneficiando di convenzioni con operatori locali e associazioni:

  • Acquaviva delle Fonti (BA). Sorge su una leggera altura della Murgia Barese e deve il suo nome alla falda acquifera nel sottosuolo. Cuore del centro è la Cattedrale, situata nella piazza che ospita il Palazzo De Mari, antica residenza fortificata che oggi ospita la sede comunale. Fuori dal centro, la natura e la sua essenza tornano protagoniste con la suggestiva Grotta Curtomartino.
  • Avetrana (TA). Immersa tra un paesaggio verdeggiante e floride campagne, con le tipiche masserie a fare da cornice a un’atmosfera piacevole e rilassante, Avetrana antica è uno scrigno che custodisce perle di cultura, storia e tradizioni, dalle stradine strette alle caratteristiche case a corte, dai trappeti ipogei agli edifici storici come il Palazzo Baronale, la Chiesa Matrice, Palazzo Torricelli e la Torre dell’Orologio.
  • Biccari (FG). Piccolo e grazioso paese dei Monti Dauni, è un piccolo tesoro incastonato in uno scrigno di natura verdeggiante, tra paesaggi ancora incontaminati e selvaggi, come l’area naturale del lago Pescara e del Bosco Cerasa, che si trova ai piedi della vetta più alta della regione, il Monte Cornacchia. Qui è possibile fare un’escursione speciale, che permette di inoltrarsi nel verde tanto da scorgere gli ultimi lupi di Puglia.
  • Carpignano (LE). Posto nel cuore della Grecìa Salentina, porta con sé tracce e tradizioni di queste origini elleniche: nel dialetto griko, per esempio, ma anche in alcune architetture particolarissime. Tra queste, la più suggestiva è certamente la Cripta di Santa Cristina: situata in un sistema di grotte-abitazioni risalenti alla civiltà rupestre.
  • Castellaneta (TA). Il cuore del borgo è un tripudio di eleganza e bellezza e da non perdere sono la Cattedrale, la Chiesa di San Domenico e il Palazzo Vescovile. Affascinante è l’atmosfera della sua Marina, con il suo stretto legame con il mare, la vita marinara e le tradizioni che essa da sempre porta con sé. Ma Castellaneta è legata soprattutto a un personaggio di grande fama, l’attore del cinema muto Rodolfo Valentino: oltre alla sua casa natale, qui è allestito un museo a lui dedicato.
  • Celle di San Vito (FG). È il paese più piccolo della Puglia per numero di abitanti. Un borgo immerso nella natura, circondato da grandi distese verdeggianti: boschi di faggi, querce, frassini, pini, pioppi e salici sono il tesoro naturale del territorio, dove si possono incontrare volpi e scoiattoli. Colpisce la presenza di una lingua antica, il francoprovenzale, risultato del soggiorno dei soldati francesi di Carlo d’Angiò nel Duecento.
  • Cisternino (BR). Si affaccia sulla Valle d’Itria, nella Murgia dei Trulli e racconta di un’identità fatta di territorio, natura, ma anche storia e tradizioni. Nel centro storico, con le sue case bianche, si possono ammirare le dimore storiche, come il palazzo del Governatore, esempio del bellissimo barocco pugliese, il Palazzo Amati e il Palazzo Ricci-Capece, con la sua Torre del Vento, una delle tre torri della città insieme alla Torre Amati e a quella di Porta grande.
  • Collepasso (LE). Borgo dell’entroterra salentino, accoglie il visitatore con il centro storico nel quale passeggiare ammirando le preziose architetture. Da vedere è la Chiesa Matrice in pietra leccese, mentre la chiesa più antica è la cappella della Trinità che risale al Seicento. Per le vie del borgo si incontrano altre costruzioni di valore, come il Palazzo Nuovo e la Torre dell’Orologio. Anche i sapori contribuiscono a raccontare la sua identità e qui la protagonista è la mozzarella fiordilatte, da assaggiare con le burratine, ricotta e formaggi.
  • Copertino (LE). Borgo di storia e sapori, sede delle tante cantine che hanno reso famoso il suo vino rosso, terra di produzione di un ottimo olio d’oliva, Copertino è un dedalo di viuzze che conducono al suo fulcro storico: il castello. Questo edificio rappresenta una delle più imponenti strutture difensive di tutto il Salento. Il castello aderisce al progetto “Cassio – Dieci musei per conoscere il patrimonio italiano” grazie al quale, con l’Unione Italiana dei Ciechi, l’Istituto Statale per i Sordi di Roma e la Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi, è possibile conoscere alcune opere attraverso il tatto.
  • Cutrofiano (LE). Il centro storico incanta con le sue bellezze architettoniche e culturali. Ma il cuore del borgo è custodito nell’antica pratica della lavorazione dell’argilla: ancora oggi il paese è noto per la produzione artigianale di ceramiche e terrecotte. Questa cultura materiale è raccontata dal Museo della Ceramica, con tesori che vanno dalla preistoria a oggi. Da visitare sono anche il Parco dei Fossili e il Museo Malacologico delle Argille.
  • Lizzanello (LE). Dal borgo lo sguardo si perde tra le distese di uliveti, che fanno del paese un importante centro di produzione di olio extravergine d’oliva di ottima qualità. Passeggiando per il centro, da non perdere sono la Chiesa di San Lorenzo Nuovo, con la sua facciata barocca e le due torri campanarie, ma anche la Cappella dell’Immacolata e quella dell’Annunziata. L’antica storia di Lizzanello è invece racchiusa nel suo castello.
  • Lizzano (TA). Borgo di terra e di mare, di mare incantevole e di coltivazioni di altissima qualità, Lizzano è un borgo che conserva ancora oggi un fortissimo legame con la cultura contadina, legame che è rappresentato dal vino DOC che prende il nome del borgo. Qui vissero per secoli i monaci bizantini, che lasciarono tracce importanti della loro impronta artistica e spirituale, oggi ancora evidenti nella Cripta rupestre dell’Annunziata: la Cripta è oggi, così come lo era nel Medioevo, un’importante meta di culto e pellegrinaggio mariano.
  • Lucera (FG). Cittadina d’arte e cultura, Lucera sorge su tre colli, una zona ricca di vitigni, e domina, dalla sua posizione privilegiata, tutta la piana del Tavoliere. Città antica e ricca di storia, è circondata da una cinta muraria che custodisce al suo interno l’anima più antica del borgo, con i suoi palazzi eleganti e le chiese rinascimentali. L’edificio che meglio racconta il passato è però la Fortezza Sveva: ricco di misteri, il palazzo costruito nella fortificazione non aveva porte di accesso e, per entrare e uscire, si usavano dei passaggi sotterranei.
  • Maruggio (TA). Il cuore storico di Maruggio, borgo affacciato sulla splendida costa ionica, è ricco di tracce e racconti che si tramandano dai tempi più antichi. I segni evidenti di questo passato sono rimasti nelle architetture e nelle opere d’arte, come Chiesa di Santa Maria del Tempio, che fu voluta dai Cavalieri di Malta. La bellezza esce dalle mura del paese e prende i riflessi e l’incanto della natura che lo circonda: il mare cristallino e le alte dune di sabbia sono stati valorizzati con l’istituzione del Parco delle Dune di Campomarino.
  • Melendugno (LE). Tra il mare e i suoi centri storici, solo qualche chilometro di terra. Sono cuore della sua identità le marine di San Foca, Torre dell’Orso, Roca Vecchia e Torre Sant’Andrea, luoghi di grande bellezza, tra dune, pinete, faraglioni e spiagge di sabbia bianca e la piccola frazione di Borgagne. Splendido qui è il mare. Melendugno con Borgagne è mare e terra, e i loro centri storici raccontano il passato medievale nelle tipiche case a corte, mentre il passato agricolo è custodito nei numerosi frantoi ipogei.
  • Melpignano (LE). Non è solo vento e sole, non è solo terra di sapori e profumi. Melpignano è musica, è tradizione che ha saputo sopravvivere e diventare bellezza, danza, ritmo. Qui, infatti, l’ultimo sabato di agosto si svolge il famosissimo Concertone della Notte della Taranta, festa che coinvolge i borghi salentini e che qui vive la sua fine. Il paese si riempie, la musica arriva dappertutto. La festa scalda la notte, la danza antica si mischia con le sonorità più moderne. I canti del passato diventano i canti di oggi. Diventano vita da vivere, da ballare, generazioni abbracciate in una terra che celebra la sua bellezza e le sue radici.
  • Minervino Murge (BT). Grazie alla sua posizione privilegiata, che dona una splendida vista sulla Valle dell’Ofanto, sul Parco dell’Alta Murgia, Minervino ha un centro storico antico, un labirinto di tufo e facciate bianche, dove sorgono eleganti architetture. Ma la sua particolarità è la Grotta di San Michele, luogo di culto dalla storia millenaria: interamente scavata nella roccia, circondata da un paesaggio naturale mozzafiato.
  • Peschici (FG). Arroccata su una rupe a picco sul mare, da Peschici lo sguardo domina una delle baie più belle d’Italia, nel Parco del Gargano. Il mare è parte integrante della sua storia, come testimonia il Santuario della Madonna di Loreto che fu fatto costruire da pescatori scampati al naufragio, come segno di ringraziamento. Caratteristici i trabucchi, strutture in legno sospese sul mare che tempo fa erano luoghi dedicati alla pesca. Maestoso anche il castello normanno.
  • Poggiorsini (BA). Immerso nel Parco dell’Alta Murgia, è una magnifica terrazza panoramica da cui lasciare che lo sguardo si perda nelle valli sottostanti, tra campi coltivati e ricchi vigneti. La macchia mediterranea profuma l’aria e gli occhi si fanno ammaliare dalla fioritura delle splendide orchidee murgiane. È un luogo di grande bellezza. Anche il borgo e le sue architetture, però, sanno conquistare il visitatore: da non perdere è la chiesa di Maria Santissima Addolorata e, presso il centro abitato, i ruderi del Castello di Garagnone.
  • Salve (LE). La sua Marina è conosciuta come “le Maldive del Salento” per le sue acque cristalline e la sabbia finissima. Ha una particolarità che lo distingue da quasi tutti i paesi italiani: circondata dalla campagna, arroccata su un’altura, il suo centro storico si trova… in periferia! Qui sorgono torri e palazzi signorili, e si possono ammirare la Chiesa Matrice dove è custodito l’organo più antico di Puglia risalente al Seicento, e la corte di Palazzo Ceuli, simbolo del borgo con i suoi archi, balconi e loggette.
  • Santa Cesarea Terme (LE). Con l’eleganza orientale del suo centro storico, guarda al mare dall’altopiano su cui è incastonata, come un gioiello prezioso reso ancora più bello dal paesaggio che lo circonda. Cuore di roccia e mare, dalle quattro grotte naturali lungo la costa proviene un’acqua sulfurea benefica che ha fatto del paese un rinomato centro termale.
  • Specchia (LE). È un borgo piccolissimo e di grande fascino, dove sembra che il tempo si sia fermato: nel centro antico, le case a corte e i palazzi nobiliari sembrano raccontare una storia sempre attuale, creando atmosfere di rara bellezza, rese possibili anche dall’attento lavoro di tutela e valorizzazione del patrimonio architettonico e di archeologia industriale attuato negli anni. Cuore del borgo è il Castello Risolo. Fa parte dell’Itinerario Strade dell’Olio, grazie alla sua produzione di questo pregiato prodotto, simbolo del territorio.
  • Trani (BT). Niente racconta meglio l’anima di Trani dello splendido mare davanti a cui sorge, mare che ha inciso le pagine della sua storia e accarezzato da sempre i volti della sua gente. È conosciuta come “la perla dell’Adriatico”, questa città dal cuore marinaro, e ogni suo angolo testimonia questo legame. La sua Cattedrale, per esempio, il più importante monumento romanico della regione con San Nicola a Bari, si affaccia direttamente sul mare, come sospesa, protesa verso quella distesa blu che si fa richiamo soave e magnetico. E se il centro storico è un anfiteatro di pietra chiara che guarda alla costa, il porto cittadino ancora oggi è il cuore pulsante della città. La città lega il suo nome anche alla lavorazione della pietra e alla produzione del vino moscato.

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Salvatore Giannella, giornalista che ha ideato e cura con passione questo blog che vuole essere una bussola verso nuovi orizzonti per il futuro, ha diretto il mensile scientifico del Gruppo L’Espresso Genius, il settimanale L’Europeo, il primo mensile di natura e civiltà Airone (1986-1994), BBC History Italia e ha curato le pagine di cultura e scienza del settimanale Oggi (2000-2007). Ha scritto libri (“Un’Italia da salvare”, “L’Arca dell’arte”, “I Nicola”, “Voglia di cambiare”, “Operazione Salvataggio: gli eroi sconosciuti che hanno salvato l’arte dalle guerre”, “Guida ai paesi dipinti di Lombardia”, “In viaggio con i maestri. Come 68 personaggi hanno guidato i grandi del nostro tempo” e, a quattro mani con Maria Rita Parsi, “Manifesto contro il potere distruttivo”, Chiarelettere, 2019), curato volumi di Tonino Guerra ed Enzo Biagi e sceneggiato docu-film per il programma Rai “La storia siamo noi” (clicca qui per approfondire).