Qualche giorno fa l’Italia ha perso, nel silenzio quasi generale, un grande della cultura: Nazzareno Pisauri, che fu Soprintendente ai Beni Librari e soprattutto Direttore dell’Istituto Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna nel tempo in cui l’Istituto fu determinante per attivare un lavoro culturale serio sul territorio che ha dato moltissimi frutti, e per tirare su una generazione di esperti.

Ho chiesto a un suo brillante allievo, lo storico Davide Gnola, direttore della Biblioteca comunale e del Museo della Marineria di Cesenatico, di delinearne la figura. Nelle stesse ore in cui mi giungevano le parole di Gnola, sul computer si materializzavano le parole chiare e dolorose di Giorgio Nebbia, uno dei “padri nobili” della cultura ambientale in Italia, mandate agli organizzatori del convegno “L’ambiente in biblioteca”, previsto a Roma per venerdì 15 aprile (a proposito: auguri infiniti per i primi 90 anni del maestro e amico scienziato). Parole che hanno fatto riaffiorare dal mio pozzo della memoria il primato culturale e ambientale della Romagna: quello della Fondazione CerviaAmbiente, nata nel 1973 in quella città della Riviera adriatica, presieduto dal biologo marino Attilio Rinaldi.

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Uno dei numerosi scienziati ambientali premiati a Cervia: Konrad Lorenz (1980). Per saperne di più (link).

La connessione è stata naturale: e se nascesse finalmente, grazie anche al sostegno possibile di mecenati con l’Art Bonus che defiscalizza i contributi di imprese e privati, la Grande biblioteca dei beni ambientali, con (recupero parole del metodo Pisauri) “il collegamento informativo e informatico tra le biblioteche oggi operanti nella regione, la condivisione di standard descrittivi e conservativi dei beni, la catalogazione scientifica delle raccolte, le campagne di acquisizione di fondi librari, museali e archivistici “. Una cattedrale laica della memoria e del sapere, tesa a fornire quella conoscenza autorevole capace di mitigare i guasti ambientali, che sia l’equivalente di quello che è stato, sul versante dei film e delle fotografie del cinema, la Cineteca di Bologna? Ci fu un tempo, nemmeno tanto lontano, in cui i sogni in Emilia Romagna (a chiusura del documento, le biblioteche ambientali in questa prediletta regione) facevano in fretta a diventare realtà. Aspettiamo reazioni e, soprattutto, soluzioni. (s. gian.)

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Nazzareno Pisauri (Recanati, 1940 – Bologna, 2016). È stato per molti anni Soprintendente ai Beni Librari dell’Emilia-Romagna e “storico” direttore dell’Istituto Beni Culturali. Dieci anni fa era andato in pensione, ma non aveva cessato di promuovere cultura (soprattutto filosofia e letteratura, le sue grandi passioni) dai microfoni di “Radio città Fujiko” dove conduceva una trasmissione, anche ironica, dal nome programmatico: “Sempre libera“.

Ho conosciuto Nazzareno nella prima sede dell’Istituto Beni Culturali, in via Castiglione, in un ufficio non grande, dietro una scrivania dominata dalla sua barba. Era il 1986: lui era il Soprintendente ai Beni Librari, parola che di per sé provoca soggezione, e io un semplice studente neolaureato con una tesi su una semisconosciuta raccolta di manoscritti medievali. Mi stupì per il suo aspetto decisamente anticonvenzionale, ma più ancora perché spese per me molto del suo tempo per raccontarmi il lavoro che allora si stava facendo sui manoscritti, il restauro, la catalogazione e anche su come questo c’entrava con il resto della biblioteca, con l’automazione e i computer che proprio allora stavano arrivando. Ma di tempo me ne dedicò anche molto di più quando qualche mese dopo mi accompagnò, per farmi dare ulteriori indicazioni, a Firenze a casa di Emanuele Casamassima, il mitico direttore della Biblioteca Nazionale di Firenze ai tempi dell’alluvione e della grande epopea del salvataggio dalle acque di quell’immenso patrimonio librario, dove anche lo stesso Nazzareno (insieme al Monument man per eccellenza dell’Italia, Pasquale Rotondi, del quale sono usciti di recente gli appunti fiorentini: link) fu uno dei protagonisti.

Poi, invece, iniziai a lavorare su un campo molto diverso, perché dalla pergamena a volte liscia a volte ancora pelosa dei miei amati manoscritti passai decisamente agli inodori e immateriali bit della rete del Servizio Bibliotecario Nazionale; ma anche lì, e da semplice bibliotecario, io e tutti gli altri potevamo contare su di lui, e sulla “linea” che ci dava, a volte spiazzandoci, vedendo prima degli altri dove tutti saremmo andati a parare. Seguiva tutti i “suoi”, dal più illustre direttore di museo sino all’ultimo archivista precario, saltando gerarchie e burocrazie e mettendo insieme biblioteche, archivi, musei, visti sempre come braccia e organi di un unico grande organismo vivente di memoria e cantiere di un lavoro culturale sempre “in prima linea”; e seguiva ognuno di noi nei nuovi compiti e ruoli che intraprendevamo, fino al punto di telefonarci per dare indicazioni, suggerimenti e anche qualche autorevole lavata di capo se non si era abbastanza svegli.

I suoi interventi “sul territorio” erano sempre ben assestati e decisivi, poiché era ben conosciuto da una classe politica che allora aveva se non altro ancora qualche timore reverenziale nei confronti della “cultura”. “Non penserete mica di tenere la Biblioteca Comunale in un appartamento, vero?”: così disse al Sindaco di allora, e fu la frase che ci voleva per sbloccare una situazione che attendeva da anni una soluzione.

Voglio sperare che sia rimasto dentro di noi almeno un poco del suo esempio di azione “militante”, non in senso ideologico, ma del considerare il lavoro culturale qualcosa che c’entra con la vita di tutti noi: un patrimonio essenziale come l’aria che si respira e l’acqua che si beve, che ci fa crescere giorno per giorno, e che se manca, si deperisce e poi si muore. Un mestiere necessario, che vale sempre la pena continuare a fare, anche in questi tempi così confusi e difficili. E non posso fare a meno di pensare che sicuramente mi saranno mancate in gioventù molte cose, ma ho avuto anche la fortuna di incontrare dei buoni maestri, come il grande italianista Ezio Raimondi e come Nazzareno Pisauri.

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¹ Davide Gnola (Rimini, 1962). Dopo essersi occupato di storia del libro manoscritto e di biblioteche, da anni dirige il Museo della Marineria di Cesenatico. Impegnato sul versante della valorizzazione delle barche tradizionali adriatiche, ha organizzato mostre e iniziative culturali. Per il Museo della Marineria ha curato progetti di valorizzazione, che hanno avuto premi, tra i quali il Gran Prix al Memoires des Ports de la Mediterranée (Marsiglia, 2013). Ha pubblicato Il mare oltre la spiaggia (Regione Emilia Romagna, 2009) dedicato alla riscoperta della tradizione marinara della costa romagnola; Diario di bordo del capitano Giuseppe Garibaldi (Mursia, 2010), in cui ha indagato le radici marinare dell’Eroe dei Due Mondi; Corsari nel nostro mare (Minerva, 2014), libro-catalogo della mostra su vicende della guerra di corsa in Mediterraneo; Lalla, Palooza e i delfini di Cesenatico (Minerva, 2014), sulla suggestiva esperienza di quello che fu il primo “delfinario” italiano.

A PROPOSITO / La lettera di un padre nobile dell’ecologia, Giorgio Nebbia**

Da biblioteche e archivi un aiuto per vincere la sfida ambientale

Caro Salvatore,

avrai letto su La Repubblica di stamattina, 5 aprile 2016, l’articolo sullo stato difficile dei 101 archivi di Stato italiani. Unisco a te, cacciatore di storie e di ricordi, lo scambio di lettere con la prof. Anna Laura Saso (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, BIBLIOTECA ISPRA, via V. Brancati, 60, 00144 Roma, tel. 06-5007-2423, mail: annalaura.saso@isprambiente.it) che ha organizzato un imminente convegno sulle biblioteche e archivi ambientali (Roma, 15 aprile 2016, Biblioteca Nazionale Centrale, viale Castro Pretorio 105, “L’ambiente in biblioteca. Le biblioteche per l’ambiente: reti e buone pratiche”, Ndr), il cui stato, trattandosi in genere di biblioteche e archivi privati, è ancora peggiore di quello degli archivi pubblici.

Gentile professoressa Saso,

ricevo il programma del prossimo convegno sulle biblioteche per l’Ambiente che si terrà a Roma il prossimo 15 aprile (info su isprambiente.gov.it) e la ringrazio.

Mi sono iscritto e mi riprometto di partecipare. Premetto che sono un vecchio professore universitario in pensione da molti anni, sono un chimico e insegnavo Merceologia, una disciplina che ha a che fare con la produzione e il consumo delle merci. Poiché inevitabilmente le modificazioni ambientali derivano, in gran parte, proprio dalla produzione e dal consumo delle merci e dallo smaltimento delle merci usate, ho finito per occuparmi un poco di problemi ambientali.

Credo che i libri e le biblioteche abbiano un ruolo centrale per la conoscenza e l’eventuale alleggerimento dei guasti ambientali.

Da quel poco che ho capito, esistono a questo proposito due principali problemi. Il primo è che cosa si intende per “ambiente”. A seconda degli studiosi e dei loro interessi, per “ambiente” si intendono cose diversissime: l’ecologia; la dinamica delle popolazioni (animali e umane); le fonti di inquinamento e quindi i processi agricoli e industriali che le producono; le sostanze inquinanti e la loro analisi; i rifiuti industriali e urbani; la conservazione della natura; il paesaggio; l’erosione del suolo e delle spiagge; i mutamenti climatici; l’etica ambientale; il funzionamento delle città; la storia dell’ambiente o degli inquinamenti o dei processi di riciclo (l’”economia circolare” come si chiama oggi), e molte altre cose. Alcuni libri trattano uno di questi aspetti, altri molti aspetti insieme, e questo, a mio modesto parere, pone dei delicati problemi di catalogazione se si vuole aiutare il lettore a trovare i libri che gli sono utili.

Un secondo problema è dove si trovano i libri sull’ambiente. A parte le biblioteche pubbliche e quelle delle istituzioni, le varie persone, studiosi o attivisti, nel corso della loro vita hanno raccolto libri spesso rari (si pensi agli atti di congressi dimenticati, a relazioni aziendali, eccetera) che spesso vanno dispersi o perduti.

Molte delle persone che sono state attive sui problemi ambientali negli anni Sessanta-Ottanta del secolo scorso sono morte o lì vicino (io ho 90 anni); conosco preziosi libri che sono andati venduti o buttati via; alcune biblioteche sono state salvate ma sono sconosciute o praticamente inaccessibili.

Mi sono impegnato per raccomandare la raccolta e la conservazione dei libri (e degli archivi) di conoscenti, incontrando spesso il disinteresse di chi avrebbe potuto raccoglierli e conservarli e, soprattutto renderli accessibili. Molti preziosi libri ambientali sono stati donati alla Fondazione Luigi Micheletti di Brescia (alla quale io stesso ho donato libri e archivio come Fondo Giorgio e Gabriella Nebbia), ma la Fondazione ha problemi di personale e di fondi e quindi una parte della vastissima biblioteca ambientale che possiede non è ancora catalogata.

Mi riprometto di ricavare, dal convegno del 15 aprile, utili indicazioni sugli aspetti — quale ambiente e dove sono — relativi alle biblioteche ambientali e come salvare e rendere accessibili le biblioteche private. Con molti cordiali saluti,

Giorgio Nebbia professore emerito, Università di Bari

² Giorgio Nebbia, merceologo con una quarantennale attività di docente, pioniere dell’ecologia in Italia. Ha orientato i suoi studi sull’analisi del ciclo delle merci, sull’energia solare, sulla dissalazione delle acque e sulle questioni relative alla risorsa acqua. È stato deputato (dal 1983 al 1987) e senatore (dal 1987 al 1992) della Sinistra indipendente. Per contattarlo: nebbia@quipo.it

LA BUSSOLA

E queste sono oggi le biblioteche ambientali in Emilia Romagna

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Le altre biblioteche dalle Alpi alla Sardegna, al di fuori dell’Emilia Romagna dove ho scelto di porre il mio nido creativo, sono qui (link).