Il nuovo terremoto che ha sconvolto l’isola di Ischia mi fa riaffiorare alla mente quello precedente, del 1883, che coinvolse tragicamente Benedetto Croce e molti miei concittadini che avevano scelto quell’isola del Golfo di Napoli per trascorrervi un periodo di vacanza. Dobbiamo all’ultima figlia di Benedetto Croce, Lidia, morta a Napoli nel 2015 a 93 anni, il racconto del trauma subìto dal padre a causa del sisma che distrusse Casamicciola Terme, frazione di Ischia, la notte del 28 luglio del 1883. Solo in quella frazione si contarono 1.784 morti (625 erano villeggianti), 2.833 con i Comuni vicini.
Tra i villeggianti che perirono quella notte ci furono, scopro in un documentato e appassionato volume che mi manda lo scrittore pugliese Matteo de Musso (Le carte e la memoria, Del Negro, 160 pag.) alcuni miei concittadini arrivati a Casamicciola da Trinitapoli, città del Tavoliere pugliese, “per combattere i propri acciacchi fisici e ottenere da quelle acque termali la salute che da molti anni da qui riportavano la guarigione…”.
Stavano godendosi la frescura notturna all’aperto quando la terra tremò “e quelli del villaggio popolarmente detto Casamicciola, luogo di bagni di Forio d’Ischia, Lacco Ameno e altri, ahi, sotto un terribile culmine di punte sporgenti dei muri furono sepolti…”.
V’erano tra le vittime “16 provenienti da Trinitapoli. Strappati violentemente dal comune destino, mai più fecero ritorno alla propria casa. Tra loro:
- Michele Torraca fu Giuseppe e Angela Maria Labianca, di anni 48, marito di Elisabetta Valerio;
- Elisabetta Valerio, dei coniugi defunti Michele e Maria Felicia Sarcina, di anni 47, moglie di Michele Torraca;
- Angela Arnanno dei coniugi fu Antonio e Lucia Miccolupo, di anni 16;
- Francesco Di Leo dei coniugi fu Giuseppe e Rosa di Biase, di anni 25, marito di Vincenza Di Toma;
- Sabino Falcone dei coniugi defunti Francesco e Maddalena Di Gesù, di anni 17;
- Pasquale Moscatelli dei coniugi defunti Antonio e Loreta Verde, di anni 52, marito di Maria Povino”.
Ogni parola, ogni rigo dell’antico documento rintracciato nell’archivio parrocchiale sono per noi preziosa fonte di conoscenza storica, sociale e religiosa. Aggiunge De Musso:
Poche vite son ben poca cosa, certo, soprattutto se rapportate alle migliaia di vittime che quel terremoto provocò, ma furono ugualmente tante per un piccolo centro come il nostro che contava all’epoca poche migliaia di anime e dove tutti sapevano tutto dell’altro; ecco perché non ci vuol molto ad immaginare come quella ferale notizia, sparsasi in un baleno, si ripercosse sulla spina dorsale della nostra comunità.
Lì nell’isola d’Ischia vi furono danni e lutti, qui a Trinitapoli la sola consolazione di dover piangere a distanza dei morti… A noi resta il dovere di ricordare e tramandare quel ricordo, perché altri dopo di noi sappiano quali vincoli umani abbiano legato due realtà così diverse e distanti fra loro: Trinitapoli e Casamicciola Terme.
(via mail)
Quel terremoto fu così violento (decimo grado della Scala Mercalli; 5,8 secondo la Scala Richter) che i nostri nonni nel Tavoliere pugliese lo prendevano a esempio per descrivere il caos: “Qui succede Casamicciola”.
Un’altra curiosità: quella sera tragica del 28 luglio 1883 era presente a Ischia anche il grande meridionalista Giustino Fortunato.