A maggio del 2010 il famoso sceneggiatore romagnolo ricevette il premio David per le creazioni che, nella sua lunga vita conclusa il 21 marzo 2012, hanno illuminato il grande cinema italiano. E al Quirinale, davanti al Presidente della Repubblica quel “cantore di una serena normalità” regalò parole e idee che aprono la mente ancora oggi.
Associandoci ai tanti che ringraziano il presidente per essere stato un solido e condiviso punto di riferimento per gli italiani, rileggiamo quelle parole nel testo ricostruito nella sua rubrica da Sergio Zavoli per il QN (Quotidiano Nazionale, marchio che identifica il consorzio di tre testate storiche: il bolognese Resto del Carlino, il fiorentino La Nazione e il milanese Il Giorno). (s.g.)
Dell’incontro del poeta e sceneggiatore Tonino Guerra con il presidente Napolitano in occasione del ricevimento al Quirinale dei vincitori del David di Donatello si è avuta un`eco sommaria, distratta, addirittura il silenzio. Ed è un peccato avere perduto, faccio un esempio, ciò che Guerra ha detto pronunciando il suo «grazie» al capo dello Stato: parole con il sapore, la leggerezza, ma anche la sottesa profondità delle sue invenzioni. Mi è parso che da parte nostra, di noi giornalisti specie radiotelevisivi – ci si sia privati di un`occasione per rendere un buon servizio alla qualità di un`informazione sempre più dedita all'”odore sventurato del sangue” e sempre meno alla normalità, un valore quasi espulso dalla nostra rappresentazione dell`esistenza. Devo ai racconti di un testimone, Salvatore Giannella, se sono in grado di ripetere qui, tratti dall’estemporaneità di Tonino, alcuni passaggi del discorso indirizzato a Napolitano, fatto di tante schegge della sua particolarissima immaginazione. A cominciare proprio dall’incipit:
QUALCHE BIGOTTO delle forme, privo di ironia, e dal pensiero breve, penserà a una sorta di intemperanza l`aver richiamato la figura alta, affilata del Presidente riconducendola a un obelisco dall’ombra lunga, ignorando la metafora civile di quell’accostamento, la garanzia implicita in quell’immagine, la sua qualità rassicurante.
In occasione della consegna dei David Tonino Guerra ha parlato dell`indifferenza, pressoché generale, verso la cultura. Non solo oggi: «Fellini, negli ultimi quattro anni della sua vita, non è riuscito a trovare il denaro per realizzare un film, chissà se non il suo più grande! Io ho fatto la fame, a Roma, per dieci anni… Certo, bisogna protestare, ma secondo me non urlando. Qualche giorno fa sono venuti a parlarmi degli operai, persone che stanno vivendo un periodo di sofferenza. Mi hanno chiesto un consiglio e ho detto loro: “Sarebbe bello se tutti gli operai riempissero una enorme piazza e rimanessero in silenzio; perché il silenzio è il più grande urlo di protesta che si possa alzare”.
PIÙ TARDI confiderà: «Io faccio la mia piccola parte parlando con i sindaci della mia vallata. Dico loro: Per favore, togliete dai paesi le finestre anodizzate, l`illuminazione al neon, le insegne una più vistosa dell`altra, le sedie di plastica, andate a vedere come sono le trattorie sottratte alla stupidità, guardate come sono i muri, i tetti, quelli bruni e un po` sghembi di una volta, senza inserirvi il rosso squillante della tegola nuova, che distrugge l`immagine calma e preziosa della loro età, usino le tegole e i coppi delle case abbandonate». Possono sembrare nostalgie crepuscolari, ma la dignità di un paese passa anche per la salvezza dei valori comuni, e poi del paesaggio, delle buone abitudini rinnegate, mentre si imbrattano le facciate e si lasciano andare persino i segni di una realtà semplice e utile come le panchine… «Io faccio lezioni in una scuola di Mosca. Mia moglie Lora è russa. Nell’ultima lezione ho parlato della differenza tra guardare e vedere: e per spiegare con semplicità ho raccontato che, dieci giorni prima di arrivare a Mosca, in automobile attraversavamo la campagna. A un certo punto mi ha colpito un particolare, se volete, da niente. Ho chiesto all’autista di fermarsi e sono andato proprio verso una panchina, una panchina di metallo, tutta coperta di muschio. Quella coltre verde diceva che la panchina non serviva più a nessuno, in un certo senso era senza vita perché non interessava né ai vecchi né ai giovani. Allora mi sono seduto sulla panchina perché si sentisse ancora utile, per farla lavorare, per tirarla fuori dalla solitudine e dalla rassegnazione. In quel momento io non stavo guardando, ma vedendo e capendo in profondità quella panchina… E adesso basta con queste cose che forse, potreste dirmi, vanno lasciate morire in pace…».
TONINO aveva raccontato altre cose, e tutti erano molto emozionati. L`informazione occupatasi di quella giornata, tranne alcune eccezioni (compreso anche questo giornale) ha riferito che Tonino Guerra aveva raccontato «qualche episodio divertente della sua vita». Una giornata ricca di idee, riflessioni, giudizi, e di semplici, nutrienti visioni dell`esistenza, ridotta a qualche spiritosaggine. In un tempo che ci vede comunicare, senza tregua, motivi di sconcerto, disamore e paura, la schiarita portata da un poeta che, di metafora in metafora, dice più cose di tanta cultura dei «quartieri alti» con immagini che non evocano solo disgrazie, poteva essere l`occasione per soffermarci su quel po` di normalità che ancora ci passa davanti agli occhi.
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- A Rimini si spegne Publiphono, la “voce” della spiaggia che lanciò Sergio Zavoli. In 70 anni ha fatto ritrovare 130 mila bambini che si erano smarriti nella selva degli ombrelloni. “Voglio mettere un altoparlante sulla testa di ogni riminese”: l’incredibile avventura della radio della riviera partita da un vulcanico perito in elettrotecnica. Una sua idea porterà, grazie a Sergio Zavoli, a far nascere il “servizio di spiaggia”. I primi passi li mosse con materiale di fortuna, un gruppo elettrogeno, alcuni altoparlanti, un vecchio microfono e si chiamò “Voci della Città”. Fino a quando portò Federico Fellini a scrivere una lettera al sindaco…
(via mail)
Uomini come lui sono ormai cosa rara,
Tonino e’ la primavera, quella di una volta,
con i suoi profumi, e quell’aria fina fina la luce trasparente.
Lui amava la primavera e ci ha lasciati proprio quel giorno,
per ricordarci tutte le primavere della nostra vita, forse per
ricordarci che quella purezza c’e’ anche dentro di noi.
I ricordi con Tonino per me sono alcuni, ma sono incontri
che hanno lasciato un segno.
Prima di conoscerlo personalmente ho conosciuto le sue
sceneggiature, diventate film, che mi hanno influenzato la vita.
Sono stata contenta di conoscerlo e di aver catturato un piccolo
ricordo e le sue parole. Inevitabilmente tornavo a Pennabilli, perche’
il richiamo era forte. Le sue risate, i suoi gesti pacati e gentili, la sua
intelligenza e il suo spiccato senso dell’umorismo.
Ripeto uomini cosi sono le gemme rare del nostro mondo,
e io mi sento fortunata di averla vista brillare.
Tiziana
La scomparsa di Tonino Guerra, cantore dialettale romagnolo e sceneggiatore cinematografico di fama mondiale custode dei valori dell'arte e della terra, apre una voragine difficilmente ricolmabile. Autore che ha saputo fondere come pochi la sensibilità dei versi con le fascinazioni del grande schermo. Come dimenticare l'aurea da sogno che avvolge i riminesi di 'Amarcord' di Fellini mentre accorrono a frotte lungo il litorale per ammirare da vicino il passaggio maestoso del Rex, o le parole del folle Domenico (Erland Josephson) il quale in 'Nostalghia' di Tarkowskij, arrampicatosi sulla statua equestre di Marco Aurelio a Roma, arringa i passanti sui mali del mondo e sulla mancanza di rispetto per la natura chiedendosi infine: "… che razza di mondo è questo se a è un pazzo che vi dice che dovete vergognarvi"?
Una perdita dolorosa quella di Tonino Guerra sia per quanti lo hanno conosciuto e frequentato sia per l'arte in generale. Appunto vogliamo segnalare il link di un video di 'La Repubblica' in cui Francesco Rosi, un altro grande del cinema internazionale venuto a mancare in questi giorni, racconta della sua profonda amicizia ed esperienza professionale vissuta con Tonino Guerra.
(via mail)
A tutti coloro che hanno conosciuto e apprezzato la multiforme creatività di Tonino Guerra, suggerisco un weekend sulle sue tracce in mostre a lui dedicate tra Romagna e Marche così delineato (e da me positivamente provato):
Più info: http://www.toninoguerra.org