Luca Novelli - ritratto Napoleone

 



 

 

– La storia ricorda solo gli uomini alti.

– E allora Napoleone?

(scambio di battute tra i protagonisti di Operation finale, film sulla cattura di Adolf Eichmann, trasmesso su RaiTre giovedì 28 gennaio 2021)

In casa lo chiamavano “Nabulio”. Per gli storici Inglesi – che non perdevano occasioni per denigrare la sua figura – Nabulio voleva dire “piccolo disordine”. È un soprannome sufficientemente ironico per un bambino che da adulto, alto appena 160 centimetri, rovescerà l’Europa come un calzino e diventerà un eroe nell’immaginario di molti (vedere la mia intervista al principale editore italiano, Urbano Cairo).

Il futuro imperatore è nato quarto di una schiera di fratelli e sorelle, più numerosa di una squadra di calcio. Nasce ad Aiaccio a Ferragosto, il 15 agosto 1769, sotto il Segno del Leone, ovviamente. È figlio di una coppia della piccola nobiltà toscana emigrata in Corsica. Gli è dato il nome del nonno e del primogenito, morto prematuramente: Napoleone.

La casa dove viene alla luce è un palazzetto di tre piani che guarda il mare. Ora è arredato con quadri e quadretti di tutti i parenti diventati patrizi e regnanti. Doveva essere più sobria e meno ordinata quando era abitata dalla tribù di figli e figlie di Carlo Buonaparte e di Letizia Ramolino. Carlo, avvocato, è cancelliere, fa già parte dei notabili di Ajaccio quando la Corsica è ceduta alla Francia dalla Repubblica di Genova. Conosce bene Pasquale Paoli, del quale è stato segretario, promotore dell’indipendenza dell’isola. È ancora un giovanotto quando Letizia partorisce il futuro imperatore. Per Letizia è il quarto bambino. Del primo, morto pochi mesi dopo la nascita, era rimasta incinta a soli tredici anni. Ne era seguito il matrimonio riparatore con Carlo diciottenne e ancora studente. Seconda nata era stata Maria Anna, morta a un anno di età. Terzo nato, Giuseppe, nato nel ’68. Il primo a sopravvissuto alla moria infantile. Grazie al fratellino diventerà re di Napoli e poi di Spagna.

In Corsica

Napoleone, appena nato, è affidato a una balia, una contadina del podere di famiglia. Lo nutre con il suo seno e con latte di capra. Cresce sano e forte. Di lei ha avrà un ricordo così potente che in punto di morte la inserirà nel suo testamento, lasciandole il podere, la vigna e il frutteto di famiglia. Dei profumi della sua prima infanzia Napoleone avrà sempre nostalgia. Sono profumi che ritroverà sull’Isola d’Elba e rimpiangerà amaramente nel suo ultimo domicilio conosciuto, a Sant’Elena, isola vulcanica e infernale sperduta nel sud dell’oceano Atlantico.
Il piccolo Napoleone cresce in una casa sempre più affollata, con una madre occupata a tenerla in ordine e a gestire figli e figlie. Mantiene l’ordine a suon di ceffoni. È una donna tosta, che è stata accanto al marito durante gli scontri e le battaglie per l’indipendenza corsa. In famiglia si parla italiano.
A cinque anni troviamo Napoleone nell’asilo d’infanzia per bambine tenuto dalle suore beghine. È vestito come le sue compagne. Non tutte gli piacciono. Fa a botte e le prende in più di un’occasione, profezia della vita che lo aspetta da adulto. Un abate di nome Recco gli insegna a scrivere e contare. Lo definisce “ostinato, curioso e coraggioso”. Poi aggiunge “tende a sfidare nemici più grandi di lui”. Anche l’abate Recco sarà ricordato, con un piccolo lascito, nel suo testamento.
Il carattere, anzi il caratteraccio del piccolo Napoleone è già ben definito. Solitario, ostinato, manesco, non accetta nessuna autorità oltre a quella della madre, che non contesta mai, anche quando lo punisce duramente. È più forte e deciso di Giuseppe, il suo fratello maggiore, che maltratta in vari modi, anzi, lo sottomette. A sette anni ha un suo codice d’onore: accusato di aver rubato dell’uva da un paniere, nega di averlo fatto anche quando è picchiato, e non denuncia sua sorella, vera autrice del furto. Non stima invece suo padre, che accusa di aver abbandonato Pasquale Paoli e la causa dell’indipendenza. È un piccolo antifrancese convinto.

"Il generale Bonaparte e il genio della Vittoria"

“Il generale Bonaparte e il genio della Vittoria”, dipinto di Andrea Appiani, Dalmeny House, collezione di Lord Rosebery. Notare che il genio ha un’altezza inferiore ai 160 centimetri di Napoleone.

Studia da solo

L’abate Recco spesso divide i suoi allievi in Romani e Cartaginesi, e li mette in competizione. Quando Napoleone finisce tra i Cartaginesi subito si ribella e obbliga il fratello a cedergli il ruolo di romano. Detesta essere tra i perdenti.
È solitario e melanconico, ma se capita, non disdegna di mettersi a capo di una banda di ragazzini che finge una carica in battaglia. È attratto dalle cose militari, dalle uniformi lucenti e dalle parate. Sua mamma gli ha comprato un tamburo e una spada di legno. La sua massima ambizione da piccolo è indossare l’uniforme con le spalline dorate da gran maresciallo.
Comunque a scuola non impara molto. I suoi errori grammaticali entreranno nella storia. Studia più volentieri da solo, soprattutto matematica e scienze.
Si costruisce persino una casetta sul terrazzo di casa, dove si rifugia con i suoi libri e i suoi giochi. Quando ha sette anni, lo zio Luciano, arcidiacono, gli dà lezioni di economia e gestione del patrimonio familiare. “Questo ragazzo se la caverà benissimo nella vita”, sentenzia il prelato di famiglia.
In solitudine legge anche qualche libro di Rousseau, che non manca nella biblioteca di casa. Di Rousseau a nove anni legge La nuova Eloisa, e il libro gli fa “girare la testa”. Il piccolo, tosto Nabulio, futuro imperatore dei Francesi, esce così dalla prima infanzia.

In collegio

Papà Carlo, ex fervente nazionalista, aveva partecipato a vittorie e sconfitte della milizia capitanata da Pasquale Paoli. Infine si è schierato con i Francesi ed è stato accettato come membro della nuova nobiltà corsa. Nel 1778, quando il piccolo Napoleone ha quasi dieci anni, è nominato rappresentante della Corsica presso la corte di Luigi XVI a Versailles. È una grande occasione. È anche l’occasione per chiedere e ottenere dal Re di Francia una borsa di studio e l’iscrizione di tre dei suoi figli nelle scuole più nobili del regno. Giuseppe e Napoleone andranno al Collegio vescovile di Autun. La figlia Elisa entrerà nell’aristocratica scuola per dame di Saint-Cyr. Papà Carlo intanto va a Versailles, dove lo aspettano gli Stati Generali. Il Maggio 1779 si avvicina.
Per il nostro Nabulio è un momento delicato. Arrogante, provinciale, con un pessimo accento, straniero in casa dei suoi oppressori, si trova malissimo con i suoi compagni di collegio. Chi prova a prenderlo in giro riceve un bel pugno in faccia. Così gli stanno lontano. Comunque ad Autun, in Borgogna, nel collegio da gestito da frati francescani, rimane solo il tempo necessario per imparare decentemente il francese. È destinato alla scuola militare reale di Brienne, mentre Giuseppe è destinato alla carriera ecclesiastica. Quando si separano Giuseppe piange come una fontana, Nabulio, forse, una piccola lacrima.

In caserma

Napoleone entra nella caserma di Brienne il 19 maggio 1779. Entra accompagnato da un vecchio capitano. Vi rimarrà fino al 17 ottobre 1784. Entra bambino, uscirà ufficiale ragazzino. È piccolo per i suoi dieci anni, dicono gli storici. In realtà anche da adulto sarà nella media: 160 centimetri, 3 centimetri più della media dei francesi nel suo tempo.
Negli stessi anni la Rivoluzione fermenta. Napoleone, sente la marea crescere, ma forse non si rende neppure conto di quello che sta realmente accadendo fuori le mura di Brienne. Ha ancora problemi con i suoi coetanei, per il suo nome, per il suo colorito, per il suo francese terribile, per il poco denaro che gli manda il padre, che lo fa sentire poco adeguato. Ma impara la disciplina e l’arte del comando. Quando due fazioni di allievi si danno battaglia a palle di neve, assume il comando e porta alla vittoria chi lo segue.
Sull’arte della guerra si esercita anche da solo. Costruisce un recinto all’interno del quale schiera ciottoli di varie misure, come generali, ufficiali e truppe. Poi muove il suo esercito di sassi contro un altro di nemici. Quando un commilitone lo scopre, comincia a canzonarlo. E poiché non smette, si becca un bel sasso in fronte.
Dopo venticinque anni, lo troviamo al culmine del suo potere. Gli chiede udienza un tale che sostiene di essere stato suo compagno a Brienne. Napoleone non riconosce il nome, quindi fa chiedere all’aiutante di campo se chi chiede udienza può aggiungere qualcosa che può rinfrescargli la memoria. L’aiutante ritorna subito indietro: come risposta il richiedente udienza ha mostrato una bella cicatrice sulla fronte. Napoleone lo riceverà e lo tratterà come un vecchio amico.

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Luca Novelli (Milano, 1947) è un popolare scrittore, disegnatore e giornalista, autore di una lunga serie di libri di scienze per ragazzi tradotti in 22 lingue. Tra i più popolari della serie Lampi di Genio anche Newton e la formula dell’antigravità e Ippocrate medico in prima linea dedicato agli amici medici. Questi titoli sono anche trasmissioni televisive fruibili sul portale di RaiScuola. Web: lucanovelli.info.


 

A PROPOSITO/ Un anniversario, un’intervista

Luca Novelli, il popolare scrittore che ci racconta l’infanzia dei Grandi, festeggia 20 anni di Lampi di Genio

Luca Novelli - Lampi di Genio

Luca Novelli durante le riprese di Lampi di Genio in TV.

La collana di Scienze per Ragazzi, scritta e disegnata da Luca Novelli, quest’anno compie vent’anni. Una buona occasione per fare più luce su questo scrittore che ci delizia con la maggior parte dei racconti, in esclusiva per Giannella Channel, su quando i Grandi erano piccoli. Luca si occupa di divulgazione dal 1983, da quando con Mondadori pubblicò Il mio primo libro sui computer, recensito anche su Le Scienze e tradotto in 16 lingue. Collaboratore Rai e di molti periodici, per Rizzoli ha realizzato la serie In viaggio con Darwin, remake del viaggio di Charles Darwin attorno al mondo. I suoi libri sono tradotti in 27 lingue. La collana Lampi di Genio, pubblicata in Italia da Editoriale Scienza, è il suo “prodotto” editoriale più sorprendente. Nel 2021 la serie festeggia il ventesimo compleanno con un titolo puntuale con i 700 anni della morte di Dante: Dante e le infernali scienze. Abbiamo colto questa occasione per rivolgergli alcune domande.

Luca, come è cominciata questa tua avventura editoriale?

“Nel 2000, in occasione del Bicentenario della pila, avevo realizzato una biografia animata di Alessandro Volta per il Centro di Cultura Scientifica di Como. Era piaciuta. Avevo scritto per COMIX un paio di libri satirici per adulti che avevano come personaggio principale Albert Einstein. Uno dei due, Ho clonato la zio Alberto, aveva la prefazione autorizzata di Margherita Hack. In pratica ero un vecchio amico di Einstein. Con il suo clone, che chiamavo Zio Alberto, facevo persino uno spettacolo di cabaret che ho portato al Festival della Letteratura di Mantova e della Scienza a Genova. L’idea di una biografia di Einstein per ragazzi è stata del mio agente Marcelo Ravoni, che si riservò i diritti nei paesi di lingua spagnola, dove già pubblicavo altri titoli. Quello che non potevo prevedere è che questa biografia sarebbe stata ancora fresca e pimpante dopo 20 anni. Einstein e le macchine del tempo è diventato un classico.

Luca Novelli - Dante e le infernali scienze

Copertina dell’ultimo Lampo, Dante e le infernali scienze.

Cosa intendi per “classico”?

In Italia Einstein e le macchine del tempo è alla dodicesima ristampa. È stato tradotto in più di 20 lingue, persino in arabo e vietnamita. Ha dato luogo a spettacoli teatrali, a una puntata di Lampi di genio in tv e soprattutto è capostipite di una collana che oggi conta 22 titoli, tutti appetitosi, tutti internazionali, tutti di scienza ma non solo di scienza. Da Galileo a Stephen Hawking, da Leonardo da Vinci a Nikola Tesla, da Lavoisier a Konrad Lorenz… In tutti c’è la stessa formula: il personaggio racconta in prima persona la sua infanzia e la sua maturità, le avversità e le scoperte che fa. Intorno c’è la Storia con la S maiuscola e la storia delle scienze, gli amori, gli amici e i nemici. La vita insomma.

Che ruolo hanno i disegni?

Ho fatto il conto, nei 22 Lampi usciti finora i “disegnini” sono 4.867, uno più uno meno. Per me sono importanti come la punteggiatura e fanno parte della scrittura. I testi sono mirati all’essenziale, i disegni completano il discorso e vogliono essere altrettanto essenziali. Il tutto ha diversi livelli di lettura, ovvero vuole piacere ai più piccoli ma anche ai professori universitari amici miei. Comunque è il mix di testi e disegni che rende questi libri graditi ai ragazzi, anche a quelli che non sono lettori forti.

Luca Novelli in una curiosa postazione di scrittura

Luca Novelli in una curiosa postazione di scrittura.

Il personaggio che ti è piaciuto di più fare?

Darwin e la vera storia dei Dinosauri. Mi ha dato forza, metodo e tante idee. Biologia ed ecologia sono i temi che preferisco e un pilastro della mia formazione, ma se non avessi scritto e disegnato questo libretto nel 2001, non mi sarebbe venuto in mente di fare un giro del mondo “con Darwin”, viaggio che poi ho fatto veramente tra il 2005 e il 2009. Sono passati più dieci anni e mi sembra ieri quand’ero in mezzo a iguane e tartarughe nelle isole Galapagos. Non credo che in vita mia potrò rifare un progetto e un viaggio così ricco di stimoli, incontri e avventure. Tutti i personaggi mi hanno regalato qualcosa, nessuno tanto come Charles Darwin.

Il personaggio che ti ha dato più problemi?

Da Einstein a Dante ogni libro di questa collana è all’inizio una sfida ai miei limiti di scrittura e disegno. Azzeccare il tono giusto per una biografia -sia pure leggera- è fase più delicata. È come aver aver davanti un territorio inesplorato. Poi ci si inoltra tra aneddoti, sorprese ed episodi illuminanti. Alla fine chi legge un Lampo può trovarlo scorrevole e con tutte sue cose a posto. In realtà non è mai stato semplice scriverlo. Ma nessuno dei personaggi mi ha messo davanti a problemi irrisolvibili. Potrei dire che Leonardo è stato quello che mi aveva intimidito di più, poi alla fine ne è venuto fuori un altro bestseller, Leonardo e la penna per disegnare il futuro, con più di dieci ristampe. Questo perché, a un certo punto della scrittura, Leonardo stesso ha cominciato a parlarmi e a suggerirmi il tono giusto. Così è accaduto con tutti gli altri personaggi. Sì, credetemi, infine sono diventati tutti vecchi amici, persino quelli che all’inizio ritenevo più antipatici, come Isaac Newton.

Logo "Lampi di Genio"

Il logo del ventennale di Lampi di genio.

Ti è piaciuto fare la versione televisiva dei Lampi di Genio?

Lavoravo per Linea Verde quando ho proposto il progetto alla Rai. È rimasto in un cassetto per alcuni anni. Poi è diventato fattibile con Rai Edu. È stata una bella esperienza, come autore e come conduttore. La seconda serie di Lampi di Genio in tv aveva raggiunto un ottimo livello anche grazie alla bella squadra e all’entusiasmo che si era creato intorno. È stato un prodotto innovativo e spero che le puntate tornino tutte a essere fruibili su internet come è stato fino al giugno del 2020.

Gli ultimi due titoli, Dante e le infernali scienze e Marco Polo e l’incredibile Milione sembrano atipici rispetto ai precedenti. È un cambiamento di rotta? Una rotta più umanistica?

No, la rotta è la stessa, siamo solo in un’altra regione nello stesso oceano. Non ho mai pensato di scrivere solo di scienza e i Lampi di Genio non sono mai stati solo divulgazione. Marco Polo è un classico della letteratura medioevale ma è anche storia, geografia, antropologia, storia della tecnologia. Dante è padre della nostra lingua e sommo poeta per definizione. Ma a guardar bene era anche uno studioso di cose naturali e a suo modo un gran divulgatore delle conoscenze del suo tempo, una bella lezione per certi “letterati” del nostro tempo che si vantano di non capir nulla di scienze.

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Dicono di lui

Hanno scritto del nostro collaboratore Luca Novelli e dei suoi Lampi di genio:

  • “L’unico italiano che sia riuscito vendere libri sui computer anche ai giapponesi”. (Roberto Denti)
  • “Un po’ scienziato, un po’ mago, un po’ inventore”. (Giovanna Pezzuoli, Corriere della Sera)
  • “La genialità non manca su carta stampata e piccolo schermo per la sua capacità di provocare una gioiosa esplosione tra nozioni scientifiche e fantasia, rappresentata dal disegno”. (Roberto Cicala, La Repubblica)
  • “Se avete figli in tenera età e volete salvarli dalla marea di ignoranza che sta salendo, rivolgetevi a questa intelligente collana”. (Le Scienze, aprile 2002)
  • “Luca ci fa sentire Darwin come un nostro contemporaneo”. (Giulio Giorello)
  • “Riesce a coniugare brillantemente cultura scientifica, capacità divulgative e ottime qualità artistiche”. (Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia)
  • “Un ottimo sguardo davvero completo sulla storia del mondo”. (OggiScienza.it)
  • “Il mondo grafico di Luca Novelli rimanda a certi nostri inconfondibili maestri: Angoletta, Brunetta, Munari”. (Antonio Faeti)
  • “I lampi di genio sotto la penna di Luca Novelli sembrano semplicissimi, ma è anche chiaro che non è stato e non è così”. (Edoardo Boncinelli)