Attendevano con trepidazione di transitare verso la cinquantesima edizione della Fiera Internazionale dei Libri Antiquari di San Francisco, i 260 volumi antichi che a gennaio 2017 sostavano, in apparente sicurezza, nel magazzino postale di Feltham, una cittadina a sud est dell’aeroporto di Heathrow, nel Regno Unito. Ma l’Atlantico non lo hanno mai attraversato, quanto meno non in quell’occasione. A cambiare la loro rotta, in una notte decisamente movimentata tra il 29 e il 30 gennaio, dei peculiari appassionati di beni preziosi che, distruggendo i lucernari del capannone in cui i libri erano custoditi, calandosi come acrobati all’interno dell’edificio con l’aiuto di alcune corde, hanno agilmente eluso il sistema di allarme per impossessarsi degli antichi volumi. Un furto da professionisti, indubbiamente consapevoli del valore della refurtiva: i beni prelevati infatti, di proprietà di due collezionisti italiani (uno di Pavia e l’altro della provincia di Padova) e di un tedesco, avevano il valore commerciale di oltre 2 milioni di euro.

Un team internazionale

È così che si sono attivati subito i canali per una lunga operazione investigativa di cooperazione internazionale condotta dalla Metropolitan Police di Londra, dall’Ispettorato Generale della Polizia Romena e dal Nucleo Carabinieri Tutela patrimonio culturale (Tpc) della Lombardia con sede nella Villa Reale di Monza. Questi ultimi, una squadra specializzata di detective dell’arte più volte distintasi in operazioni al di fuori dei confini nazionali, sono stati chiamati tramite lo strumento giuridico dell’Ordine Europeo d’Indagine a essere parte integrante di questo speciale Joint Investigation Team. Per un’azione coordinata, per la parte italiana, dalla Procura della Repubblica di Milano, e a livello internazionale, da Eurojust e Europol, agenzie finalizzate alla lotta al crimine internazionale in territorio europeo. Un’unione di forze e menti decisamente propizia: il 26 giugno 2019, infatti, le indagini conducono all’arresto di 15 persone in Romania e Inghilterra, all’esecuzione di 45 perquisizioni e al sequestro di oggetti pertinenti al reato tra Italia, Regno Unito e Romania. Manca però una persona all’appello, il capo dell’organizzazione criminale romena specializzata in furti in Gran Bretagna, l’uomo che pare abbia architettato il tutto.

Festeggiamenti rimandati

Mancano, purtroppo, anche pochi giorni al Natale del 2019, quando la squadra brianzola dei Carabinieri del Tpc viene attivata dalla Metropolitan Police per indagare su territorio italiano e ricercare il quarantenne di origine rumena sospettato ai vertici dell’organizzazione criminale. In sole tre settimane i segugi dell’arte eseguono l’indagine, localizzano il ricercato che si nascondeva a Torino sotto false generalità e, in esecuzione di un mandato di arresto europeo emesso dall’autorità giudiziaria inglese, lo arrestano il 9 gennaio 2020. Le feste in famiglia non sono neanche iniziate per i cacciatori d’arte, ma per lo meno l’anno 2020 ha inizio col principio del gran finale di un’investigazione di lungo corso.

Nucleo TPC - Restituzione 'Dormitio Virginis'

La Dormitio virginis, di Andrea Di Bartolo, XIV-XV secolo, rubata dai nazisti dalla casa di un collezionista americano, Frederick Mason Perkins, a Lastra a Signa (Firenze) e restituita nel 2014 dai Carabinieri del Nucleo Tutela patrimonio culturale guidati dal maggiore Francesco Provenza (primo a sinistra) al Museo Diocesano della cattedrale di San Rufino di Assisi all’inizio del 2015. Francesco Provenza, 54 anni, nato a Pompei e pugliese d’adozione, da settembre 2013 è Comandante del Nucleo Carabinieri Tutela patrimonio culturale di Monza, protagonista di recuperi di opere d’arte trafugate dentro e fuori dai confini italiani.

Parola d’ordine: cooperazione

L’arresto del boss e la sua successiva collaborazione con le autorità giudiziarie portano alla luce degli elementi fondamentali: i pregiati libri rubati, tempestivamente inseriti dopo il rocambolesco furto nella Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti, il più grande database di opere d’arte rubate al mondo gestito proprio dal Comando Carabinieri Tutela patrimonio culturale, vengono infine recuperati. A nove mesi dall’arresto del capo criminale, il 16 settembre dello stesso anno, si conclude l’operazione di cooperazione internazionale cominciata più di tre anni prima e condotta dalla triade risultata vincente: la Polizia Nazionale romena individua il prezioso bottino librario nella contea di Neamt, in Romania. Dopo i dovuti accertamenti, gli antichi volumi vengono restituiti ai legittimi proprietari.

“Sono molti i casi interessanti che potrei scegliere, ma questa è stata sicuramente l’operazione investigativa che mi ha dato più soddisfazione in questi ultimi anni”, racconta orgoglioso il maggiore Francesco Provenza, che guida il nucleo lombardo del Tpc dal settembre 2013. “Al momento dell’arresto”, continua il maggiore, “abbiamo dovuto mantenere alti i livelli di attenzione, poiché si trattava di un ricercato internazionale, e non sapevamo se altre persone ne stessero garantendo la copertura. L’operazione è stata complessa proprio per la sua portata internazionale, e la cooperazione di tutte le parti coinvolte nell’indagine è stata fondamentale per la riuscita. Non sono solamente i nomi dei team investigativi a garantire il successo di un recupero, ma sono soprattutto le persone che ne fanno parte a fare la differenza”.

L’arte nel DNA

Le ultime parole riportate fanno intravedere la statura morale di un uomo come Provenza, 54 anni, nato nell’antica Pompei, sito archeologico nella lista dei luoghi considerati patrimonio dell’umanità UNESCO (e rilanciato anche grazie alle operazioni svolte dal Tpc), ma pugliese d’adozione. In particolare di Taranto, la “città tra i due mari” a lungo rilevante colonia della Magna Grecia, di cui pregiate testimonianze si possono ammirare oggi nelle stanze ben allestite del MArTA, il Museo Archeologico cittadino. Questi luoghi paiono aver lasciato un segno indelebile nel DNA di quel ragazzo poi diventato il Maggiore a capo dei detective dell’arte brianzoli, nell’Arma dal 1993. Prima di ricoprire il ruolo attuale, Provenza dal 1995 è stato sottoufficiale incaricato di sorvegliare la criminalità comune organizzata nella Brianza monzese, con una breve parentesi nell’originaria Puglia, per conseguire durante la professione una laurea in Scienze della Sicurezza e poi specializzarsi con un corso sulla Tutela del patrimonio culturale dalle aggressioni criminali. Da otto anni conduce operazioni di successo fuori e dentro il territorio nazionale, appassionandosi sempre di più all’incarico affidatogli, ed emozionandosi ancora nel ritrovare le opere d’arte e nel restituirle ai legittimi proprietari, come si appresta a svelarci.

Un reparto speciale per un business immenso

Non sono ancora oggetto di un comunicato ufficiale del Ministero e del Comando Tpc i dati relativi ai recuperi del 2020 da parte degli 007 di Monza, anche se tracce si trovano nelle cronache dei quotidiani:

“I Carabinieri del Nucleo Tpc di Monza recuperano 14 dipinti costituenti le stazioni della Via Crucis, appartenuti all’ente ecclesiastico Suore di Carità di san Vincenzo De Paoli di Bolzano”, 1° giugno;

“I carabinieri Tpc di Monza restituiscono 50 dipinti ex voto sottratti a chiese della Campania e della Basilicata”, 4 luglio;

“Museo Poldi Pezzoli, torna al suo posto lo stemma scultoreo in bronzo rubato nel 1946. Il reperto è stato recuperato dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Monza. Sottratto durante i lavori di ricostruzione postbellica, era stato messo in vendita da una nota casa d’aste ligure”, 3 dicembre;

“Dipinto del Seicento torna a casa dopo 45 anni grazie ai carabinieri del Nucleo Tpc di Monza: l’opera, una Maternità di Carlo Cignani, era stata trafugata nel 1975 da un’abitazione nel Lecchese”, 17 dicembre.

Ed è riserbo ufficiale anche sui ritrovamenti del 2021, anche se a livello nazionale qualcosa si è letto recentemente: un esempio è il recupero a Sorrento di un San Michele Arcangelo del XVII secolo, realizzato su un pannello di 14 maioliche e rubato da un’edicola votiva del comune di Contrada (Avellino) nel 2014, restituito il 16 gennaio dal comandante del Nucleo Tpc di Napoli al sindaco del paese depredato. O la restituzione al vescovo Marco Brunetti, il 21 gennaio, di alcuni libri di pregio sottratti dopo il secondo conflitto mondiale dalla biblioteca del Seminario diocesano di Alba, ritrovati dal Nucleo Tpc di Torino, prima individuati dal Nucleo Tpc di Ancona per via di un sospetto annuncio di vendita online di un antiquario di Santarcangelo. Si tratta solo di due recenti episodi menzionati per ricordare che il traffico delle opere d’arte rubate è sul podio degli affari più redditizi nel mondo per le organizzazioni criminali, insieme al traffico di droga e di armi (vale 9 miliardi di euro nel mondo e solo in Italia si registrano 20 mila furti l’anno, 55 al giorno: fonte L’Espresso) e che il lavoro di recupero e restituzione, per chi è deputato a farlo, segue ritmi intensi e percorsi spesso molto intricati. In Italia a occuparsene è per l’appunto il Nucleo Carabinieri per la Tutela del patrimonio culturale, reparto speciale dell’Arma dei Carabinieri che svolge attività di prevenzione e repressione a tutela del patrimonio culturale italiano dal 1969 e che oggi conta circa trecento cacciatori dell’arte. Alla sede centrale di piazza Sant’Ignazio a Roma, al cui comando vi è il generale di brigata Roberto Riccardi, segue una struttura periferica dislocata su tutta la Penisola e composta da quindici nuclei e una sezione.

MAiO, Museo dell’Arte in Ostaggio

Veduta del Torrione seicentesco di Cascina Casale a Cassina de’ Pecchi, restaurato dallo studio dell’ing. Lorenzo Iurina e ora
sede del MAiO, Museo dell’Arte in Ostaggio, ideato dal giornalista e scrittore Salvatore Giannella.

Numeri che (rac)contano

Se i dati del 2020 non sono stati ancora ufficializzati, il maggiore Provenza ci comunica alcuni numeri legati al 2019 che subito ci fanno intendere l’entità del lavoro svolto dai segugi dell’arte (che già tentiamo parzialmente di immaginare, avendo sotto mano una notizia relativa all’aprile di quell’anno, sulla restituzione a quasi tutte le regioni d’Italia di oltre cinquemila dipinti ex voto sottratti da luoghi di culto tra il 1960 e il 1970, di cui quasi 600 unità appartenenti al Messico, ritrovati grazie a un’indagine dal settembre 2015 condotta proprio dal nucleo Carabinieri Tutela patrimonio culturale di Monza). Oltre a segnalarci, per quanto riguarda la Lombardia, una diminuzione del 18% dei furti nel 2019 rispetto al 2018 dovuta sia all’azione preventiva e di contrasto che a quella investigativa del Nucleo monzese, Provenza dichiara che nello stesso anno, sotto l’aspetto preventivo i Carabinieri del Tpc lombardo hanno controllato 33 aree archeologiche, 75 aree tutelate da vincoli paesaggistici e monumentali, 229 esercizi di commercio antiquariale, 65 mercati e fiere antiquariali, e hanno interrogato la Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti per oltre 1700 beni trovati sul mercato. Non solo: sotto l’aspetto repressivo hanno denunciato alle varie Procure della Repubblica 91 persone, elevato 26 sanzioni amministrative a esercenti di commercio antiquariale e recuperato 2.269 beni tra antiquariali, archivistici e librari, oltre 200 reperti archeologici. Il valore dei beni autentici sequestrati è superiore ai 2 milioni di euro.
Poi c’è il dato sui falsi, il cui business si sviluppa soprattutto nel settore dell’arte contemporanea, trovando come principale piazza l’Italia: ne sono stati sequestrati 65, la cui stima economica, corrispondente al loro valore di mercato qualora fossero stati autentici, supera i 4 milioni di euro.
Infine, dal documento ufficiale chiamato Attività operativa 2019, pubblicato in occasione del 50° anniversario dalla fondazione del Comando Tpc, si evince che, a livello nazionale, sono stati recuperati dai trecento detective dell’arte 902.804 beni, per un valore stimato di oltre 100 milioni di euro, e 1.083 beni culturali contraffatti, per un valore, qualora immessi sul mercato come autentici, di quasi 200 milioni di euro.

Mercati e filiera

Il mercato dell’illegalità si sposta soprattutto in Nord America e in Nord Europa quando si parla di beni archeologici, prelevati specialmente dalle regioni del centro e del sud Italia, in un’area che è un vero e proprio scrigno di tesori, molti dei quali ancora celati. Proprio l’esempio dell’archeologia offre il migliore spunto, infatti, racconta il maggiore Provenza, per restituire in modo più completo la struttura della filiera che sta dietro a un furto d’arte. Il primo anello della filiera è rappresentato dal tombarolo (a volte un singolo, spesso organizzato con altri individui), che conosce il sito, usa degli spilloni di circa un metro e mezzo per sondare il sottosuolo e capire se ci sono reperti, scavare abusivamente e prelevarli. Si passa poi all’intermediario, che si occupa di veicolare la disponibilità di vendita di questi beni archeologici, ormai anche tramite WhatsApp, trovando il venditore molto spesso fuori da territorio nazionale. Infine, si giunge all’acquirente, spesso un collezionista, che nel 99,9% dei casi è ignaro di avere a che fare con un bene illecito, pur se questo va valutato caso per caso.

Tutti per il patrimonio

Relativamente ai recuperi, più o meno complessi a seconda che l’operazione valichi i confini nazionali o meno, spesso hanno inizio grazie alle segnalazioni ricevute dai privati:

Ogni cittadino dovrebbe fare la propria parte poiché ha il diritto e il dovere di tutelare il patrimonio nazionale, come ricorda l’articolo 9 della Costituzione”, sottolinea il Comandante del Nucleo brianzolo. “Proprio per questo riteniamo sia fondamentale la sensibilizzazione dei ragazzi a partire dalle scuole. Non è vero che se qualcosa non è nostro non ci riguarda, perché questo patrimonio rappresenta la nostra identità, la nostra storia ma anche il nostro futuro. Anche in questo periodo di pandemia stiamo continuando a condurre degli incontri con le scuole in modalità video, perché riteniamo che questo momento sia il più importante in assoluto per cercare di costruire una sensibilità sul tema”.

Un’affermazione che mostra a che livello Provenza agisce con la sua squadra, andando quindi oltre alle azioni di recupero delle opere, aprendo il dialogo con le future generazioni.

Di sospetti, acquisti consapevoli e reati

Come rende noto il maggiore, grazie alla Banca dati gestita dai carabinieri del Nucleo, per i detective dell’arte è piuttosto semplice, se un privato nutre sospetti relativamente a un bene o vuole verificarne la legittimità prima di un acquisto, capire se questo è di provenienza illecita: basta compilare un form con una serie di informazioni relative all’oggetto e inviarne una fotografia.
Il privato che fa incauto acquisto commette infatti un reato che, se pur meno grave del furto, è previsto dal Codice penale, art. 712, e sanzionato: entrambi sono classificati come delitti, la categoria più grave dei reati, e puniti con la reclusione. L’entità del furto va valutata anche in relazione al valore economico del bene e alle circostanze, per questo la condotta è rimessa alla valutazione del giudice. Esiste poi anche il reato di ricettazione, a cui si applica una maggiore sanzione, poiché nella nostra legislazione vige il principio della gradualità. (Per i più curiosi rimandiamo a: consulenzalegaleitalia.it).
Diverso è il discorso legato all’estero, poiché le leggi non sono univoche a livello europeo né mondiale. Quel che è reato in Italia, al di fuori può non esserlo: diventa difficile quindi, molto spesso, instaurare una cooperazione e una interlocuzione giudiziaria.

Caravaggio - Natività (1600)

La Natività di Caravaggio, numero uno delle opere d’arte ricercate per il maggiore Francesco Provenza, ma anche nella top ten della lista stilata dall’FBI dal 2005. La pala d’altare fu rubata nel pomeriggio del 18 ottobre 1969 dall’Oratorio di San Lorenzo a Palermo, un luogo che non ha mai rivisto, nonostante le molte piste seguite dagli investigatori di tutto il mondo per recuperare il bene.

Le più ricercate

Da appassionati del tema, ci mordiamo la lingua sapendo di non poter chiedere notizie sul prossimo recupero, ma chiediamo al maggiore se ha in mente un particolare obiettivo assieme ai trecento cacciatori dell’arte, e se esista una lista dei maggiori ricercati, tra i beni trafugati. “Il ricercato numero uno è senz’altro la Natività del Caravaggio, il capolavoro strappato dall’Oratorio di San Lorenzo a Palermo nel 1969 e mai tornato”. La pala, tra l’altro, il cui valore è stimato intorno ai 20 milioni di dollari, è anche nella top ten dei capolavori rubati più ricercati del mondo che l’FBI pubblica dal 2005.

Altrettanto cara a noi”, continua Provenza, “è la questione dei dipinti rubati durante la Seconda guerra mondiale. Poter ritornare nella storia e soprattutto poter restituire agli eredi quel che è stato sottratto all’epoca mi suscita un’emozione enorme. Ricordo, ad esempio, quanto provato per il recupero della Dormitio Virginis di Andrea Di Bartolo, risalente al XIV-XV secolo, sottratta dai nazisti dalla villa toscana di Frederick Mason Perkins nel 1944 (del suo recupero il maggiore ci raccontò al MAiO, il Museo dell’Arte in Ostaggio e delle grafiche visionarie a Cassina de’ Pecchi, alle porte di Milano, in occasione di una conferenza sul tema nell’autunno 2016, Ndr) nel momento in cui l’ho vista per la prima volta in occasione del sequestro, e quando poi l’abbiamo restituita, come da volontà testamentarie del legittimo proprietario, al Museo Diocesano della cattedrale di San Rufino ad Assisi. C’è una partecipazione diversa per il recupero dei beni sottratti in quel momento storico, per le modalità, per il clima instauratosi durante la guerra, per le condizioni di minore difesa che avevano le persone a cui sono stati prelevati questi beni. Non possiamo dare anticipazioni, ma speriamo a breve di poter annunciare un recupero in quel contesto”.

Dai Monuments Men al Nucleo monzese: missione compiuta

Tra le altre opere sparite durante il secondo conflitto mondiale e recuperate proprio dal Nucleo Tpc di Monza guidato da Provenza, ricordiamo anche tre capolavori del Quattrocento posti sotto sequestro da parte della magistratura nel 2016, dopo esser stati ritrovati a decorare i salotti di casa delle famiglie di due collezionisti milanesi: una Madonna con Bambino del pittore veneto Cima da Conegliano, una Trinità dell’artista fiorentino Alessio Baldovinetti, una Circoncisione / presentazione di Gesù al Tempio del pittore e miniatore veronese Girolamo Dai Libri. Appartenevano alla famiglia del Principe di Lussemburgo Felice di Borbone Parma, la cui Villa delle Pianore a Camaiore (Lucca) fu saccheggiata dai nazisti nel 1944. L’intero bottino fu portato nel castello di Dornsberg (Bolzano), roccaforte del generale Karl Wolff, capo delle SS in Italia, e fu ritrovato dai militari della quinta armata americana, più noti come Monuments Men. A eccezione delle tre opere quattrocentesche recuperate qualche anno fa dal Nucleo brianzolo partendo da una raffinata indagine d’archivio e destinate a entrare nel patrimonio artistico dello Stato.

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Rodolfo Siviero (Guardistallo, 1911 – Firenze, 1983) è stato un agente segreto, storico dell’arte e intellettuale italiano, noto soprattutto per la sua importante attività di recupero delle opere d’arte trafugate dall’Italia nel corso della seconda guerra mondiale.

Il pioniere dei segugi dell’arte

La passione del maggiore per le opere sparite durante la Seconda guerra mondiale lo porta anche a confidarci che il suo faro, la guida che lo illumina nel suo mestiere, è proprio Rodolfo Siviero, il più esperto agente segreto cacciatore di opere d’arte e beni culturali, cui si deve il recupero di centinaia di capolavori depredati dai nazisti in Italia dal 1938 al 1945 e dispersi o trafugati dal dopoguerra alla sua morte, nel 1983. Provenza ci tiene a portare avanti la sua missione, e si impegna ogni giorno, assieme alla sua squadra, per farlo al meglio. Pur non volendosi paragonare, ribadisce con sincera umiltà, a un personaggio che ha svolto un lavoro eccezionale in un’epoca storica molto complessa, e con a disposizione strumenti meno incisivi di quelli attuali.

Per quelli che verranno

Ammaliati dai racconti di un mestiere così eccitante, con finalità così nobili e utili per l’umanità intera, chiediamo al comandante del Nucleo monzese l’iter per entrare nella sua squadra. Non esiste una via preferenziale e diretta, ma è necessario partecipare al concorso per entrare nell’Arma, come carabiniere, sottoufficiale quindi maresciallo o come ufficiale, e solo dopo un certo periodo di servizio a livello ordinario si può essere destinati a una sezione del Nucleo. Ci vengono in mente, in questo momento, quei ragazzi a cui il racconto dei recuperi udito a scuola grazie ai carabinieri del Nucleo può aver acceso una miccia nel cuore. E quelle personalità tra cui Rodolfo Siviero, Pasquale Rotondi, Fernanda Wittgens, Guglielmo Pacchioni, Palma Bucarelli, Emilio Lavagnino, solo per citarne alcune, che hanno messo a rischio la propria vita, prima della nascita del Nucleo, per salvare un patrimonio unico, di cui ancor oggi godiamo. E questi uomini in divisa che ogni giorno si adoperano per proteggere un patrimonio immenso e polivalente. Perché l’arte non è qualcosa di distante da noi, e non è solo una questione di estetica e benessere (pur se è accertato scientificamente il suo influsso positivo sulla mente umana). È generatrice di idee e confronto, portatrice di valori, formatrice di coscienze e conoscenze. Non è solo passato, ma presente e futuro. È la nostra identità e quella delle generazioni che verranno.

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BUONO A SAPERSI

carabinieri-nucleo-tutela-patrimonio-culturalePer chi volesse invitare il Nucleo Tpc per attività di sensibilizzazione nelle scuole o per segnalare un furto d’arte, o accertarsi che un bene in vendita non sia illecito, qui di seguito i contatti utili:

Nucleo Carabinieri Tutela patrimonio culturale

Benedetta Rutigliano è giornalista pubblicista, divulgatrice di arte e cultura sul web (Wakeupnews.eu, Artincontro.com, Stillmagazine.eu). Si è laureata a pieni voti in Storia e critica dell’arte presso l’Università degli Studi di Milano con una tesi sperimentale, sulla pittura murale in edifici pubblici nell’Italia del dopoguerra (gli artisti trattati: Aldo Borgonzoni, Renzo Grazzini, Sineo Gemignani, Armando Pizzinato e Sabino Coloni). Ha frequentato un Master in Giornalismo e comunicazione multimediale e lavora nel campo della comunicazione e dell’organizzazione di eventi. Ha scritto, con Salvatore Giannella e con le foto di Vittorio Giannella, la Guida ai paesi dipinti di Lombardia (Booktime).

LIBRI CHE CI FANNO COMPAGNIA/ “DETECTIVE DELL’ARTE” (RIZZOLI)

“Difendi l’arte, non voltare le spalle

alla tua storia”

Le indagini, i successi, i casi irrisolti dei trecento uomini in divisa

che salvaguardano il nostro patrimonio, dalla penna di chi oggi

li dirige, il generale Roberto Riccardi

Roberto Riccardi - Nucleo tutela patrimonio culturale

La copertina del libro di Roberto Riccardi, Detective dell’arte. Dai Monuments Men ai Carabinieri della cultura (Rizzoli, 2019), uscito nell’anno del cinquantesimo anniversario dalla fondazione del Nucleo Carabinieri Tutela patrimonio culturale. Roberto Riccardi (Bari, 1966), generale di brigata dell’Arma che dal 2019 dirige il Comando Carabinieri per la Tutela del patrimonio culturale, è anche scrittore e giornalista pubblicista: è stato infatti anche direttore della rivista Il Carabiniere, fino al 2014 e Capo Ufficio Stampa del Comando Generale dell’Arma.

Oltre duecento pagine ricche di arte, dai dipinti più noti al mondo ai siti archeologici che da sempre attraggono visitatori di tutto il globo, in un viaggio attraverso la storia e i continenti, ma anche attraverso le personalità che hanno tutelato il patrimonio della nostra Italia. E tramite i nomi e le storie di quei segugi dell’arte che ogni giorno, oggi, si alzano per andare al lavoro, buttandosi a capofitto in operazioni mirate a riportare le opere d’arte rubate ai rispettivi proprietari, i Carabinieri del Nucleo Tutela patrimonio culturale. Perché il ricchissimo traffico di opere d’arte, da sempre, fa gola a qualsiasi organizzazione criminale, ma anche a singoli malfattori, a collezionisti e privati. È Roberto Riccardi (Bari, 1966), generale di brigata dell’Arma dal denso curriculum di militare e scrittore (per i particolari) che dal 2019 dirige il Comando Carabinieri per la Tutela del patrimonio culturale, ad accompagnarci in questo avvincente mondo, che ha il sapore del romanzo ma che racconta la realtà, nel suo libro edito da Rizzoli Detective dell’arte. Dai Monuments Men ai Carabinieri della cultura (2019).

Uscito nell’anno del cinquantenario della fondazione del Nucleo Tpc, in origine chiamato Nucleo tutela patrimonio artistico, il libro racconta le indagini, i successi e i casi ancora irrisolti, tra cui la Natività del Caravaggio e l’Atleta di Fano, scultura bronzea attribuita a Lisippo (argomento, quest’ultimo, che merita una prossima puntata, Ndr). Un racconto che analizza le prime operazioni intraprese dal Nucleo, tra cui il “furto del secolo”, quello che, nel 1975, vide la sparizione dal Palazzo Ducale di Urbino del ritratto chiamato Gentil Donna o La Muta, di Raffaello Sanzio, della Flagellazione e della Madonna di Senigallia di Piero della Francesca. Un caso che vide intervenire anche il pioniere dei detective dell’arte, Rodolfo Siviero, il cui padre era maresciallo dell’Arma.

Si parla anche di recuperi di capolavori come Il giardiniere di Van Gogh, il Cratere di Eufronio, la Triade capitolina, di tre intere pareti di affreschi pompeiani, dei 17 dipinti rubati dal Museo di Castelvecchio a Verona nel 2015. Ma anche del problema dei falsi, con il memorabile episodio delle teste di Modigliani, fino alla vendita di opere d’arte contemporanea spacciate per autentiche da insospettabili gallerie newyorkesi. Non ultimo, vengono menzionati le operazioni di salvataggio delle opere da parte dei cacciatori d’arte del Tpc dopo il terremoto in Umbria del 2016, l’impegno in Iraq per la protezione e il recupero dei beni archeologici dopo la seconda guerra del Golfo, e l’azione di sensibilizzazione verso i privati e le scuole, svolta anche tramite le mostre itineranti che vedono esposte le opere recuperate.

Un libro di fatti, azioni, che non tralascia le emozioni: quelle che trapelano nei momenti salienti di un recupero, o in quei brevi squarci di vita privata dei segugi dell’arte, uomini che non conoscono festività o celebrazioni in famiglia, quando arriva la chiamata al dovere. Perché, scrive Riccardi,

non difendere l’arte, se sei italiano, è voltare le spalle alla tua storia, disonorare tuo padre e tua madre.

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Da “I salvatori dell’arte”: