In Estremo Oriente mi arrivano notizie di una Pasqua di passione per un settore dell’economia che mi sta particolarmente a cuore: quello del turismo (a età inoltrata mi ero iscritto al master di perfezionamento di economia del turismo, condotto magistralmente alla Bocconi dalla Magda Antonioli: non lo completai perché, a tesi già consegnata, subentrò un importante lavoro in Centro Italia).
Gli italiani rinunciano alle partenze, si parte sempre meno tanto da portare l’economia turistica ai livelli del dopoguerra. L’allarme è del presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, che profetizza: «Nel giro di pochi mesi migliaia di alberghi rischiano la chiusura. E’ indispensabile che Governo, Parlamento e sindacati provino a ragionare con le imprese a un piano di emergenza per salvaguardare lavoratori e aziende del settore».
Mi interrogo spesso sulle cause del declino del fascino italiano. L’ultima volta l’ho fatto in pubblico a Cervia, in uno stimolante convegno organizzato dall’Ascom locale. Si è parlato, tra l’altro, di un turismo del futuro che scopra la geografia emozionale, materia lanciata dalla cattedra di Harvard (Stati Uniti) dalla docente di origine napoletana Giuliana Bruno, un turismo basato su quella geografia interiore che ognuno di noi possiede e che consente di intraprendere uno strano viaggio: percepire, attraverso il sentimento e la bellezza, il mondo fisico e architettonico in cui viviamo. Si è parlato di aggiungere una molecola di poesia alla già vasta gamma di servizi offerti dalla Riviera, parola (poesia) che ha causato reazioni scettiche da parte di qualche albergatore. Eppure… eppure proprio quella parola, poesia, era servita a convincere alcuni milanesi, un secolo fa, a comprarsi il mare Adriatico fondando Milano Marittima, quartiere chic proprio della località (Cervia) che accoglieva il nostro convegno. “Un paese giardino dove la poesia si sposi con la praticità del vivere”: era l’utopia di un pittore e dei suoi amici. Che avevano avuto gratis cinque chilometri di costa per farne una perla. La loro avventura pratica su quel sogno diventato città la raccontai su Oggi n. 21, del maggio 2007.

Una foto di Milano Marittima al tramonto.

Una foto di Milano Marittima al tramonto.

Figlia di Milano

Immaginate di poter viaggiare su una macchina del tempo e di tornare agli inizi del ‘900. Interno giorno, studio del notaio Buongiovanni, a Milano. È l’11 giugno 1907 e nell’austera stanza si sta firmando un rogito. Da una parte del tavolo c’è il delegato del comune di Cervia (retto da Medardo Fusconi, primo sindaco socialista); dall’altra ci sono Giacomo Maffei e il figlio, l’avvocato Pietro, eredi di una importante famiglia del Milanese. In quelle righe dell’accordo si legge che Cervia cede gratuitamente ai Maffei “un’area lunga 5 km di relitti marini con l’obbligo del concessionario di fabbricare villini, parchi, giardini per creare una nuova zona balneare”. Nasce in quel momento l’idea di Milano Marittima, il sogno di una città ideale “figlia di Milano” dove la bellezza, il mare e la pineta fossero capaci di far dimenticare il peso della “Milano operosa per la caldura dell’estate”. Quell’idea camminerà sulle ali di un sogno e delle convinzioni decise di un pittore subentrato nella società qualche anno dopo: Giuseppe Palanti (1881-1946), milanese pure lui, arrivato dopo faticati inizi (per sbarcare il lunario dovette occuparsi fin da ragazzo come disegnatore di stoffe e cartellonista) al più decoroso e redditizio ruolo di docente di decorazione all’Accademia di Brera e di scenografo alla Scala. “Una città giardino, dove la poesia sposi la praticità del vivere”: era questo il progetto visionario del pittore sognatore e dei suoi amici benestanti.

Villa Palanti e, a destra, un ritratto di Giuseppe Palanti (ad opera di Emilio Sommariva)

Villa Palanti e, a destra, un ritratto di Giuseppe Palanti (ad opera di Emilio Sommariva)

“Il nostro pittore”

Quel sogno di pochi, cento anni dopo, si conferma una splendida realtà. Proprio in queste stagioni estive, Milano Marittima (con il suo capoluogo, Cervia, a metà strada tra la capitale del divertimento, Rimini, e una capitale della cultura, Ravenna) sta indossando gli abiti più belli per festeggiare il suo centenario: un secolo di vita durante il quale un mare di turisti l’hanno scoperta ed elevata al rango di regina della Riviera Adriatica e lei ha ricambiato donando soggiorni da re. Grazie alle sue spiagge eleganti, all’ambiente curato e agli alberghi dotati di ogni comfort, al senso dell’ospitalità e all’umanità della sua gente. Si deve a Palanti l’invenzione della località balneare che proprio lui volle chiamare Milano Marittima, un nome che rendeva omaggio al capoluogo lombardo sottolineandone il forte legame. A vederlo oggi, immortalato dal fotografo mentre disegna, in costume da bagno, coi piedi a mollo in riva all’Adriatico, pochi scommetterebbero sulle visioni di quell’artista animato da una naturale curiosità, da un romantico ottimismo e dalla voglia di sperimentazione, predicatore più del fare che dell’esibire (la radiografia completa del personaggio è in Giuseppe Palanti. Un pittore a Milano fra Scapigliatura e Novecento, di Rossana Bossaglia, editore La Rete, Milano). Palanti era paesaggista ma anche valente ritrattista: di semplici ragazzi, di belle donne, di re e regine come Boris e Giovanna di Bulgaria, e perfino di papi. Lo stesso Pio XI, che non era un mediocre intenditore d’arte, gradì posare davanti a lui per un grande ritratto. L’amore per l’arte non distolse Palanti (“e nostar pitor”, lo chiamavano i pescatori cervesi che avevano per lui una sorta di adorazione) dall’esaltare per primo il fascino di questo angolo di Romagna.

Pineta per Classe, base Nato dell’antichità

La pineta primordiale di Cervia, come si presentava allora agli occhi del pittore che tutte le estati arrivava con la famiglia e con l’arcobaleno dei suoi colori, era un bosco fitto di pini e di rovi che si spingeva fino alla spiaggia dove pascolavano a branchi, indisturbati, cavalli in libertà. Era stato l’ imperatore romano Augusto a volere il potenziamento di questi boschi. Non per strategie proto ambientaliste, ma per più pratiche ragioni militari: gli alberi, infatti, fornivano legno per la costruzione della flotta che si trovava nel vicino porto di Classe, una sorta di base Nato dell’antichità. Per rimanere nella storia, era stato questo paesaggio di pini fitti a ispirare l’estro artistico e letterario di poeti come Dante e Byron. “La nuova città doveva badare alla difesa della pineta”, chiariva anni dopo Palanti ai membri della Società Milano Marittima. “Di un bosco selvaggio, che io chiamo meravigliosamente selvaggio e che minacciava di essere distrutto da un momento all’altro come si era già cominciato, per farne campi di riso o di barbabietole, si era formato a poco a poco un centro abitato già ricco di comfort. Quindi un merito grandissimo della nostra Società è stato prima di tutto quello di conservare il pineto di Cervia, la quale l’avrebbe distrutto per creare mezzi di sussistenza alla sua comunità”.

Maggio in fiore a Cervia: aiuole fiorite con, sullo sfondo, il Magazzino del sale.

Maggio in fiore a Cervia: aiuole fiorite con, sullo sfondo, il Magazzino del sale.

L’ideale città giardino

Le magnifiche tele di Palanti, oggi in parte ammirabili nell’ufficio del sindaco di Cervia Roberto Zoffoli, riproducono l’atmosfera dei silenzi della pineta, il fruscìo del vento sulle vele, la risacca dell’onda sulla spiaggia e sul fianco dei bragozzi. Incredibile a credersi, fu sempre lui, il Palanti, a tracciare nel 1911 il piano regolatore. Ispirandosi alle teorie dell’urbanista inglese Ebenezer Howard, Palanti disegnò l’ideale “città giardino”, in cui le residenze turistiche dovevano fondersi armoniosamente con la pineta. Teorie che furono (e sono) rispettate per esempio, con la lodevole iniziativa del “Maggio in fiore”, sorta di Olimpiadi del giardinaggio con la squadra comunale di Riccardo Todoli che fa sbarcare qui ogni anno i più bravi giardinieri di 50 città d’ Europa per dare colori e bellezza alle rotonde. Tanto che ancora oggi la pineta e il verde, con le saline e le zone umide tappa di oltre 60 specie di uccelli, sono un poker d’assi vincente di un territorio che ha bandito gli eccessi per cercare l’ efficiente semplicità.

Villa Palanti, ancor oggi ben tenuta

1912: viene posto il primo mattone di Milano Marittima. “E infatti le feste per il centenario includeranno iniziative per rendere omaggio sia alla prima firma notarile del 1907, sia al primo taglio di nastro nel 1912”, chiarisce Terenzio Medri, presidente degli albergatori locali e dei sommelier italiani. Lo scopo della società era di costruire, in 10 anni, 30 villini da cedersi a rate ai soci. Nel biennio 1913-14 si costruirono 8 ville. La Villa Palanti, ancora oggi ben tenuta, era in prima linea. “Dal terrazzo l’artista poteva godere i pittoreschi scenari della pineta, i vasti orizzonti del mare, le vele sanguigne che si raccoglievano sotto la torre quadrata della caserma della Guardia di Finanza”, racconta lo storico del luogo, Renato Lombardi, che ha curato una bella mostra nei saloni dell’Hotel Mare e Pineta. Era piccola, la Cervia che sedusse Palanti e, anni dopo, per restare tra le celebrità della cultura, Grazia Deledda e Giosuè Carducci, Giorgio Bassani e Giovannino Guareschi, i poeti Giuseppe Ungaretti e Mario Luzi incantati dagli incontri pubblici nei quali si recitavano versi e Tonino Guerra (che a questo tratto della riviera ha dedicato una poetica Fontana dei salinari e una Casa delle farfalle): tutti grandi spiriti del luogo che meriterebbero uno speciale progetto che ne perpetui il ricordo attraverso eventi periodici.
Cediamo la descrizione a Max David, mitico inviato del Corriere della Sera, che a Cervia nacque e qui morì: “Era una piccola città, ma perfetta nella sua sobria architettura fatta di una piazza coi ciottoli e poche strade che si incrociavano simmetricamente e poi, nella vicina periferia, le case dei salinari, stile caserma, che si affacciavano all’esterno solo attraverso finestre protette da inferriate. Una città abitata da romagnoli un po’ diversi dagli altri per la liberalità della loro tradizione, per la universalità dei loro modi”. Una città già frequentata dai turisti, specie le domeniche: “Ogni sera avevi musica, e festa da ballo piena di brio, e di schietta allegria”.

Antonio Batani, il signore degli alberghi. Alle sue spalle l'Hotel Palace di Milano Marittima, il primo albergo a cinque stelle della riviera. Un altro lo sta per inaugurare a Cesenatico, dedicato a Leonardo da Vinci.

Antonio Batani, il signore degli alberghi. Alle sue spalle l’Hotel Palace di Milano Marittima, il primo albergo a cinque stelle della riviera. Un altro lo sta per inaugurare a Cesenatico, dedicato a Leonardo da Vinci.

Era ieri…

Il fenomeno Cervia Milano Marittima viene oggi additato con meraviglia da quanti hanno seguito lo sviluppo di questa spiaggia nel corso degli anni. Milano Marittima in particolare ha cambiato volto. Sono centinaia le ville eleganti che si annidano nel bosco, esteso oltre 200 ettari. La pianta prevalente è il pino domestico (Pinus pinea), o pino da pinoli, che convive con il forse meno elegante pino marittimo (Pinus pinaster) e con il ginepro coccolone (Juniperus macrocarpa). A distanza di 80 anni dalla costruzione del primo albergo (il Mare e Pineta, oggi rilevato da un tenace imprenditore romagnolo, Tonino Batani, classe 1936, accurato gestore di altri sette alberghi tra i quali anche il Palace, primo 5 stelle della Riviera), oggi sono centinaia gli alberghi che, all’avanguardia per concezione architettonica e per attrezzatura, ospitano la clientela più scelta proveniente da ogni parte del mondo. Eleganti negozi e ritrovi notturni, manifestazioni culturali (su tutte, gli Itinerari azzurri della Fondazione CerviAmbiente e La spiaggia ama il libro, con i nuovi weekend letterari) e sportive (tra le più significative, il Festival dell’Aquilone e i giochi da spiaggia del Fantini club, che quest’ anno lancia i menu studiati apposta per il benessere totale di chi passa giornate “a piedi nudi sulla sabbia”), colonie e campeggi, uno stabilimento termale tra i più moderni d’ Europa, il primo depuratore d’Italia completano, con il silenzio e il clima speciale conferito dalla balsamica pineta in cui si dipanano piste ciclabili, un raro affresco turistico. La figlia di Milano che festeggia i suoi primi cent’anni, e che continua ad attirare campioni del calcio e telecronisti, vip della cultura e dello spettacolo (specie nell’evento di punta dell’estate, il Vip Master, organizzato da Mario Baldassari), ha un grande futuro alle spalle.
Nel segno di quella “poesia e praticità del vivere” che diedero le ali al sogno di un pittore visionario.

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A PROPOSITO

I consigli di Roland Gunter, storico dell’architettura, per far tornare i turisti tedeschi che hanno lasciato la Riviera

Come recuperare i turisti tedeschi che fino a ieri affollavano la Riviera adriatica e oggi sembrano orientati verso lidi alternativi (Croazia e Spagna uber alles?). Ecco la risposta di Roland Gunter, storico dell’architettura, uno degli artefici della riconversione della Ruhr da capitale del carbone a capitale della cultura europea 2012.

Roland Gunther

Roland Gunther

Cari romagnoli, desiderate riavere i tedeschi. È vero amore da parte vostra? O semplicemente, si vuole fare i soldi con loro? Se volete avere solo soldi da sconosciuti, rimarranno sconosciuti per voi e saranno restii nel portarvi denaro. Chi si lascia volentieri imbrogliare? Dovete essere amabili con loro. Non dimenticate che, se si tratta solo di soldi, numerose altre spiaggia sono molto più economiche, con sabbia migliore e acqua più pulita. Allora dimenticate per un attimo gli affari. Negli affari potete fare se siete molto bravi, se siete simpatici ai nuovi arrivati, se i miei connazionali hanno la sensazione di essere particolarmente coccolati, se voi siete amabili.

Per cominciare toglietevi alcune illusioni. Due miti, che una volta vi hanno portati milioni di persone, ora non ci sono più. Il vostro mare non è più unico nel suo genere, ci sono molte coste con cui non potete competere. E il mito del Latin Lover, allora unico desiderio di tante giovani donne che stavano cercando un dolce amante, è finito. Le condizioni non sono più quelle degli anni ’50. A quel tempo, i tedeschi, rimasti intrappolati dai nazisti, erano affamati del sole di un altro Paese, vogliosi di gente simpatiche e amichevoli e voi eravate per la Germania meridionale il più vicino. Oggi si arriva in poche ore in molti altri Paesi con persone altrettanto gentili e cordiali. In secondo luogo: all’epoca c’è stato il miracolo Miss, che oggi è presente in tutto il mondo. Con questo potreste raccontare belle storie di nonne, che strizzano l’occhio al solo pensiero della loro gioventù. Siete anche il paese di Boccaccio e Fellini. Tali racconti si potrebbero offrire come punti di forza.

Vi siete impegnati molto per l’acqua pulita. Ma che dire dei grandi fiumi?Hanno finalmente acqua pulita? Rispettate il quadro direttivo dell’Unione Europea per l’acqua pulita? Non ingannatevi. Il pubblico che volete, ha una parola magica: Bio. È ecologicamente formato. Pensate anche: siete così bravi nella gastronomia, probabilmente site i migliori al mondo, ma la gente legge quanto veleno invisibile talvolta si nasconde sotto un prelibato sapore. Dovete impegnarvi anche in questa operazione trasparenza della filiera alimentare. Abbandonate l’illusione di avere ancora oggi il turismo di massa. Pensate alle molte persone singole e diverse.

Il mondo è pluralista. Non pensate più che deve appartenere allo stesso tipo a essere conquistato, ma bisogna provare a cambiare le cose, poiché ci sono diversi gruppi, ovviamente che non si devono disturbare tra loro. Non si può mettere un autodromo accanto a un luogo di silenzio come la pineta, ma solo a dovuta distanza.

Molte persone e istituzioni sono state a riposo per lungo tempo grazie ai loro successi precedenti. Il mare Adriatico ha dormito per decenni. Si é rovinato da solo in misura considerevole. Per questo esiste la parola “riminizzare”.

Non potete pretendere che ora qualcuno colpisca con un bastone la roccia e faccia accadere un miracolo, senza dover fare nulla. Si va avanti solo con tanto lavoro. Per farlo ci vuole molto entusiasmo, convinzione, gioco di squadra e naturalmente un bel po’ di soldi. Questi esistono ancora.

Ma ora l’ospite, che probabilmente potreste conquistare. Sono prudente: dico probabilmente. Niente è sicuro. L’Italia è, malgrado tante sciocchezze sulle quali non abbiamo bisogno di parlare poiché le sapete già, da sempre terra di grande cultura. Non conosco nessun tedesco, neanche ragionevolmente acculturato, che non abbia soggiornato almeno una volta in Italia.

Tedeschi acculturati ce ne sono in abbondanza. Ma per favore, che sia ben chiaro: persone acculturate possono pretendere ed essere esigenti.

Il turismo viene spesso ingannato con il comfort. Sbagliato. La Cultura è qualcosa di diverso dal comfort.

Potrei scrivervi un libro, su cosa trascurate della vostra Riviera adriatica. Venticinque anni fa ho scritto un libro/guida (Da Rimini a Ravenna) su questo argomento ma, poiché è scritto in tedesco, non l’ha letto forse nessuno. E chi l’ha letto non l’avrà capito.

Dovete immaginarvi, che con binari solcati non si può più avanzare, ma senza escogitare nuovi progetti, non si va avanti.

Vi faccio un esempio: Quanto poco avete fatto per il vostro connazionale Fellini? 25 anni fa suggerii nel mio libro, di posizionare nel centro storico di Rimini, pannelli con testo e immagini del film “Amarcord”. Su questo argomento scrissero alcuni giornali, ma l’industria del turismo fu troppo pigra per farlo. C’è un ampio numero di amanti dei film in tutto il mondo, che non tralascerebbero la vostra regione, se fosse resa più affascinante per loro.

A differenza delle vostre stupende coste, le vecchie città in vicinanza al mare hanno poco fascino. Cervia, Cesenatico… meravigliose. Ma di solito, si trovano fra la spiaggia e le splendide colline, nell’entroterra, antiestetici terreni, dove i vostri sindaci hanno permesso qualsiasi stupidità, che vi punisce oggi e forse per sempre. Non potete farci più niente. Vi do però una consiglio: avete bisogno di questo entroterra per rendervi interessanti. È una grande opportunità. Poiché è lì la vostra cultura, non sulla spiaggia, che è simile ovunque e non accultura. Allora: riflettete e prendete in considerazione di regalare a ogni famiglia un’escursione settimanale con un pullman. I costi possono essere ammortizzati dalla tassa di soggiorno. Nel pomeriggio accompagnatele quattro o cinque ore in tre piccoli bellissimi luoghi e mostrate paesaggi, scenari, gente del luogo e le loro vite. Questo non lo fa nessuna industria turistica al mondo, poiché gli operatori turistici di solito non pensano molto lontano e non culturalmente. Potrebbe anche sorgere un mito, se da voi gli operatori turistici fossero ritenuti intelligenti e acculturati.

È necessario convincere più persone possibile che, tranne la vostra bella lingua italiana, per la quale potete essere orgogliosi e che affascina anche il popolo europeo, bisognerebbe imparare altre lingue. E non solo un banale inglese. Se volete avere tedeschi, austriaci e svizzeri dovete imparare il tedesco. Non crogiolatevi più nel vostro diffuso comportamento di difesa che imparare lingue è difficile, invece incominciate, come fanno i bambini a studiare le lingue. Avete bisogno di altri insegnanti di lingue, non uomini temibili, che vi intimidiscono e vi sbattano ogni errore intorno alle orecchie. Gli errori non vi devono più interessare. Si può diventare curiosi di parole, prenderle da una conversazione pratica e tangibile come un regalo. Cercate di fare conversazioni. È anche una forma per fare amicizia. La gente dell’Alto Adige è molto richiesta e di successo perché parla due lingue. Anche voi le potete imparare.

Perché non si riceve la radio tedesca? In TV nessun canale è tedesco? Eppure i satelliti esistono da tanto tempo. Molti tedeschi non viaggiano il sabato sera senza il loro calcio. Alle Canarie lo ricevono. Questo è positivo anche per voi, perché verrebbe con naturalezza la seconda o eventualmente la terza lingua. In questo modo potreste diventare autosufficienti e indipendenti sotto molti aspetti. I target, che potete raggiungere, includono persone che hanno interesse letterario e poetico. Nell’entroterra avete tesori da offrire. Io nomino il più grande, che non è stato, purtroppo, abbastanza apprezzato prima della sua morte: Tonino Guerra. Ce ne sono molti altri. Chi adesso sta pensando, ma io non sono né poeta né letterato, è in trappola senza accorgersene. Come farà a uscirne? Lo potrebbe scoprire da se stesso. Guadagnerebbe molto per se stesso. Secondo: se vuole conquistare la gente deve pensare anche agli altri, non solo a se stesso.

In breve: in un processo di riforma del turismo poteste vincere molto per voi e ancora di più per i vostri figli e nello stesso tempo aprirvi come persone, vincere e ottenere ciò di cui avete bisogno.

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Salvatore Giannella, giornalista che ha ideato e cura con passione questo blog che vuole essere una bussola verso nuovi orizzonti per il futuro, ha diretto il mensile scientifico del Gruppo L’Espresso Genius, il settimanale L’Europeo, il primo mensile di natura e civiltà Airone (1986-1994), BBC History Italia e ha curato le pagine di cultura e scienza del settimanale Oggi (2000-2007). Ha scritto libri (“Un’Italia da salvare”, “L’Arca dell’arte”, “I Nicola”, “Voglia di cambiare”, “Operazione Salvataggio: gli eroi sconosciuti che hanno salvato l’arte dalle guerre”, “Guida ai paesi dipinti di Lombardia”, “In viaggio con i maestri. Come 68 personaggi hanno guidato i grandi del nostro tempo”, “Terra ultima chiamata” (Antiga Edizioni) e, a quattro mani con Maria Rita Parsi, “Manifesto contro il potere distruttivo”, Chiarelettere, 2019), curato volumi di Tonino Guerra ed Enzo Biagi e sceneggiato docu-film per il programma Rai “La storia siamo noi” (clicca qui per approfondire).