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Cartello di ingresso al borgo dipinto di Parlasco, in cui è riprodotto il dipinto murale di Paola MaginiUna festa in casa Torriani” (2007).

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Da sinistra a destra Salvatore Giannella e Benedetta Rutigliano davanti al dipinto murale di Itala Gasparini, “Il rogo” (2007).

La catena dei Pizzi di Parlasco, formata da quei contrafforti della Grigna conosciuti come Sasso Mattolino e Sasso di Dasio, si staglia scenograficamente alle spalle del borgo dipinto di Parlasco, comune montano della Valsassina situato sulla sponda sinistra del torrente Pioverna. La tranquillità domina su questo pianoro morenico dove a 680 metri di quota, dal 2005 considerato parte del Parco delle Grigne, sorge uno dei comuni più piccoli d’Italia, lontano dalla frenesia cittadina.

La Valsassina vista da Balbiani, scrittore ottocentesco

Già nella metà del Seicento la quiete doveva essere l’elemento che caratterizzava quest’area, così come racconta Antonio Balbiani, giornalista di Bellano, nel suo romanzo storico del 1871 “Lasco, il bandito della Valsassina”: “Oh salve! Salve! valle di quiete e di riposo a chi è stanco delle affannose cure cittadine. Salve! ignorato soggiorno, ove il montanaro non trepida dinanzi al ricco e burbanzoso padrone! E voi salvete, o montagne, le cui cime prima saluta il sole che nasce e ultime abbandona allorché muore; su cui assiso il cacciatore contempla in alto più maestoso e splendido firmamento, vede abbasso accavallarsi le nubi, accendersi la folgore e n’ode il tuono. Oh! Nemiche invasioni non turbino la vostra quiete, il cannone non desti i vostri echi, la tempesta i vostri frutti non predi…”.

Lasco, il bandito della Valsassina e i figli di Renzo e Lucia (60 anni dopo i Promessi Sposi)

Questo testo di Balbiani, la cui prima edizione fu stampata da Francesco Pagnoni a Milano in 30 dispense da 16 pagine l’una, per un totale di 480 pagine con illustrazioni, ebbe un successo incontrastato a fine Ottocento nella Valsassina: veniva letto e riletto in tutti i paesi, nel tepore delle stalle e nelle locande, col suo intersecarsi di storie e personaggi sia veri che leggendari, tanto da rendere necessaria subito una riedizione del romanzo in tre volumi. In realtà il giornalista bellanese si ispirò allo scritto di Amatore Mastalli di Cortenova, che ideò ”Lasco di Valsassina”, inedito alla morte dell’autore. Il merito del successo delle vicende del Lasco, per la modalità narrativa e la capacità descrittiva, rimane comunque del Balbiani, allievo spirituale di Alessandro Manzoni, di cui era più giovane di 53 anni. “Lasco il bandito della Valsassina. Sessant’anni dopo i Promessi Sposi”, cita il frontespizio della prima edizione, a sottolineare le connessioni con il romanzo manzoniano: la vicenda si svolge sempre nel periodo della dominazione spagnola, al tempo dei bravi; ben tre capitoli sono dedicati alla calata in Italia dei Lanzichenecchi, e vengono raccontate la carestia prima della loro calata e la tragedia della peste; un capitolo si sofferma sulla vicenda dell’Innominato che Balbiani identifica in Bernardino Visconti. Addirittura l’autore era così appassionato delle vicende narrate da Manzoni da scriverne un seguito, ovvero il romanzo storico di 500 pagine “I figli di Renzo Tramaglino e di Lucia Mondella”.

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Il sindaco di Parlasco, Renato Busi, di fronte il murale di Tiziano Lucchesi “Il Giroletta della Montagna” (2007), collocato sulla facciata di casa Vittani.

Dalle parole su carta ai colori su muro. Nasce “Parlasco. Un borgo dipinto”

Perché ci soffermiamo su questo testo? Perché a Parlasco, come racconta con coinvolgimento l’attuale sindaco (e vicesindaco per dieci anni) Renato Busi, che nel piccolo borgo in cui è nato è tornato a trovare la quiete dopo una frenetica vita da tipografo a Milano prima al Corriere della Sera e poi in proprio con il fratello a Cologno Monzese, l’amministrazione comunale di Parlasco si è rivolta proprio al romanzo di Balbiani per ricostruire e mantenere viva l’identità del paese e per rivitalizzarlo. Addirittura si vorrebbe far risalire l’etimologia del nome del borgo alla vicenda del bandito Lasco. Parlasco verrebbe infatti da Per – Lasco, più esplicitamente il luogo dove fu collocata la forca per uccidere il malfattore, una sorta di monito per i banditi della zona. Ma la storia narrata, che si focalizza sul conte Sigifredo Falsandri, signore della Rocca di Marmoro (nei pressi di Parlasco), di giorno signorotto distinto e caritatevole, di notte trasformato nel bandito Lasco che, con i suoi bravi, inscenava la caccia selvatica, rubando e uccidendo senza pietà per tutta la valle, si intreccia con la storia di tutta la Valsassina e le sue leggende. Ed è proprio questa commistione tra verità e leggenda e la corrispondenza con i luoghi esistenti ad affascinare i lettori coevi all’uscita del romanzo, e a convincere l’amministrazione comunale di Parlasco, nel 2007, a realizzare il progetto PARLARTI – Parlasco per le arti, dentro cui prende vita Parlasco. Un borgo dipinto. Così, con la cura di Elisabetta Parente, storica dell’arte che svolge attività divulgativa e di ricerca nel campo dei linguaggi artistici del contemporaneo, viene indetto un concorso per artisti con l’obiettivo di raccontare alcuni episodi descritti dal Balbiani sui muri di pietra delle case paesane. Su 25 artisti candidati, 14 (con 4 assistenti) vengono selezionati per lavorare a questo progetto volto a portare colore e calore per le vie di Parlasco. Il borgo si popola di artisti con i quali gli abitanti del paese cominciano a interagire, e in brevissimo tempo, nel luglio 2007, Parlasco si trasforma in un borgo dipinto, in preda a un fermento artistico che sfocia nell’inaugurazione del 22 luglio, e che gli abitanti stessi ricordano con amore e nostalgia, così come era accaduto ad Arcumeggia.

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Il rogo”, di Itala Gasparini (2007). Con questo dipinto murale dai colori accesi emerge la drammaticità della scena. Il rogo per la maga Bissaga, o strega di Tartavalle è pronto, condannata per il rapimento di un bambino e per stregoneria. La figlia la raggiunge in carcere dopo l’emissione della condanna.

A spasso tra le storie narrate dagli artisti

Molteplici voci e diverse tecniche raccontano alcuni episodi del Lasco, ma senza un ordine che rispetti la cronologia della storia; ogni murale è corredato da una targhetta che, oltre a riportare il nome e la provenienza dell’artista, le dimensioni e la tecnica utilizzate, cita puntualmente le parole del romanzo a cui il dipinto si ispira e contestualizza l’opera all’interno di un percorso predefinito. Questo itinerario comincia con un murale dell’artista Franco Mora (che già abbiamo incontrato sui muri di Guidizzolo), che con il suo stile naif racconta “Le avventure di un cacciatore” portando la storia in un contesto fiabesco; si procede con l’opera di Manuela Sabatini, che sul muro della casa a lei affidato, divide sapientemente la narrazione in due murales, con scene della fuga del Lasco e della sua fine. Ci imbattiamo poi nella figura del bandito, dipinta con monumentalità da Eliana Pechenino ed Erika Riehle, per ammirare poi la freschezza con cui Tiziano Lucchesi, su uno dei palazzi storici del paese, Palazzo Vittani (1551), ha ritratto il Giroletta, cantastorie amato dai bambini, in un’atmosfera ludica e allegra che non manca di accuratezza nella resa del paesaggio montano sullo sfondo e dell’illusione architettonica. Con pennellate che ricordano in parte i Macchiaioli, Donato Frisia racconta lo storico acquisto della terra libera della Valsassina da parte del conte Giulio Monti nel 1647 con i relativi festeggiamenti del popolo, mentre Rolando De Filippis rende magistralmente il travaglio interiore di Andrea, che ha scoperto la vera identità del Lasco e non sa se smascherarlo. Il rosso delle fiamme domina nella drammatica scena che prelude il rogo della strega di Tartavalle, nota come Bissaga (a un sentiero che unisce Parlasco a Taceno prende il suo nome), dipinta dall’artista Itala Gasparini. La figlia della maga Bissaga raggiunge la madre in carcere, qui ben rappresentato dalla finestra con le sbarre della casa su cui è dipinta la scena, prima che venga giustiziata con l’accusa di aver rapito un bambino e di essere una strega: in realtà la sua unica colpa è quella di aver curato tante persone con l’acqua ferruginosa, da lei scoperta, per tanti anni vanto della Valsassina. Seguono poi, per mano dell’artista moldava Aliona Bulicanu le figure intere e filiformi, divise da un arco, degli amanti Ugo e Celestina, che solo alla fine del romanzo scopriranno la loro vera identità: il conte di Marmoro avrebbe voluto un figlio, ma ebbe una figlia, Celestina: motivo per cui abbandonò sulle rive del Pioverna la sua creatura, finita sotto le cure della cugina Rosalba contessa di Baiedo, a cui il conte di Marmoro rapì il figlio maschio, Ugo.

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Veduta di una strada di Parlasco. Sulla destra si intravvede il murale di Tiziano LucchesiIl Giroletta della Montagna” (2007), collocato sulla facciata di casa Vittani.

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La sagra dei pastori”, suggestivo ritratto del Lasco, conte di Marmoro, in sella al suo destriero. Realizzato da Eliana Pechenino e Erika Riehle (2007).

Con un realismo che ha il sapore della mano degli antichi maestri affreschisti Paola Magini raffigura la scena del banchetto a casa Torriani, arricchendo il brano originale, privo di donne, con un pizzico di storia personale: lei stessa si rappresenta in cima alla balconata, mentre l’inserviente ha il volto della madre. Fusione tra luogo e personaggi, così come il romanzo voleva, nella scena “La sagra dei pastori” dipinta da Eliana Pechenino ed Erika Riehle. Le pennellate vorticose della russa Oksana Milovzorova rendono perfettamente la violenza della tempesta sul lago che si scatena durante il passaggio dei Lanzichenecchi. Malinconica la scena dipinta da Salvatore Caramagno in cui l’orefice Nicola Mestalli di Cortenova, fatto prigioniero dal Lasco per far fondere e trasformare gli ori rubati, libera gli uccellini, sua unica compagnia. Irene Colombo, sulle pareti del municipio, rappresenta la duplice natura del Lasco: una figura diabolica regge un bottino, tra una stabile colonna classica e un muro diroccato. La rocca di Marmoro si intravvede circondata dalle montagne, e in alto enuncia il cartiglio: “Lasco! Il buon signore! Lupo e agnello…un’elemosina e un furto…una messa e una coltellata…le parti di Dio e di Satana!”. Infine l’artista ucraino Pavel Gutu racconta con coinvolgenti pennellate di fuoco uno degli episodi di caccia selvatica architettati dal Lasco, spirito libero della Valsassina, terra che ha sempre rivendicato la propria libertà, pur se dipendente dai milanesi.

Le ultime opere eseguite e i restauri

A distanza di cinque anni, il 22 luglio 2012 vengono inaugurate a Parlasco, con tanto di palio e sfilata in costume degli abitanti del borgo e di altri 12 comuni inclusi nel libro del Balbiani, altre due opere da collocare sulla vecchia latteria del paese, edificio del 1920. Così Irene Colombo ritrae con sapiente realismo la tetra scena del rapimento del figlio della contessa di Baiedo e Manuela Sabatini il felice ritrovamento sulle rive del Pioverna della figlia del conte di Marmoro da parte del Giroletta. In questa occasione vengono anche restaurati i dipinti del borgo dipinto, con l’intento di mantenerli sempre in condizioni ottimali per i visitatori, con un restauro ogni cinque anni.

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Affresco del XVII secolo sopra l’arco d’ingresso alla corte della cinquecentesca casa Busi, realizzato da Aragonio da Brescia e restaurato nel 2008.

Gli affreschi antichi di casa Busi e la chiesa di Sant’Antonio Abate

Camminando per le strade di pietra non emergono solo opere recenti: in via Parlaschino, tra le scrostature di un muro, sopra l’arco di una casa con corte interna di struttura cinquecentesca, la dimora della famiglia Busi, una delle casate che dominarono il territorio, si intravvede un’”Annunciazione” databile ai primi anni del XVII secolo, firmata da Aragonio da Brescia, probabilmente per ripagare la famiglia dell’ospitalità offerta. L’affresco è stato salvato nel 2008 dalla Lucchini Restauri, che ha appena ridato luce alla cappella di Teodolinda nel Duomo di Monza. Il pittore seicentesco Aragonio affrescò anche Palazzo Vertemate a Piuro, Palazzo Besta di Teglio e fu responsabile anche di un’”Annunciazione” nella chiesa parrocchiale di Sant’Antonio Abate a Parlasco. La chiesetta bianca dedicata al santo asceta vissuto nel IV secolo sembra accogliere il visitatore in arrivo al paese anticipando il resto dell’abitato, in armonia contemplativa col paesaggio montuoso che la circonda. Ricordata da Goffredo da Bussero nel “Liber Notitiae Sanctorum Mediolani” alla fine del XIII secolo (anche se i resti di un arcone gotico ne anticiperebbero la datazione), sembra essere stata costruita con materiali derivanti dalla vicina Rocca di Marmoro, probabilmente distrutta nel XVI secolo. All’interno ci sono affreschi di periodi diversi, dal XIV al XVI secolo: una “Trinità”, iconografia rara in quel periodo, commissionata da Francesco Busi e databile al 1351; una “Crocifissione”, uno stemma visconteo, San Sebastiano, San Michele, Sant’Antonio Abate col maiale, che, ritenuto la raffigurazione del demonio in chiesa, fu fatto coprire a malta da Carlo Borromeo in una delle sue visite pastorali a Parlasco. Seicentesco è l’altare con le colonne tortili così come la cappella dedicata alla Vergine (prima dedicata al beato Carlo), del Settecento la pala d’altare (raffigurante la Vergine col bambino tra Sant’Antonio e San Michele) e il campanile, mentre di fine XIX secolo è il portico all’ingresso della chiesa.

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La chiesa di Sant’Antonio Abate (XIII secolo) all’ingresso di Parlasco, in dialogo con il paesaggio montuoso.

Uno sguardo ai dintorni

Sono molti gli itinerari percorribili a piedi: per chi ama le lunghe passeggiate si può arrivare a Parlasco lungo l’antica mulattiera della Bissaga, raggiungere Vendrogno tramite la frazione di Comasira o Marogno attraverso la mulattiera della Bagnala. Il tratto del torrente Pioverna che costeggia il paese è uno degli itinerari preferiti per chi pratica la pesca sportiva: proprio qui si svolgono le finali dei campionati italiani di questa disciplina. Ci sono poi segnalati i sentieri verso i Pizzi di Parlasco.

Confinante con Parlasco è il comune di Taceno, dove merita una visita la settecentesca chiesa di Santa Maria Assunta, in cui la cupola ospita una “Gloria della Vergine” dipinta da Giovan Maria Tagliaferri nel 1864. Nel presbiterio sono conservati due quadri ottocenteschi e un crocifisso di Giovanni Bellati; di notevole interesse l’antico organo a 619 canne. Nella piazza antistante la chiesetta sorge il neoclassico Oratorio della Confraternita del Santissimo (1855) con dipinti del Tagliaferri. Per le strade di Taceno i dipinti murali settecenteschi convivono con quelli più recenti realizzati per il più ampio progetto Luoghi comuni non comuni: Taceno e Parlasco tra leggende e storie. Mentre a Parlasco si narrano le vicende che abbiamo analizzato, a Taceno gli artisti raccontano i mestieri e le attività commerciali che si esercitavano una volta.

A soli nove chilometri da Parlasco si giunge a Bellano, punto panoramico sul lago di Lecco, dove visitare la gotica chiesa dedicata ai Santi Nazaro e Celso e l’Orrido, gola naturale formatasi 15 milioni di anni fa a causa dell’erosione delle acque del torrente Pioverna, diventata famosa nel XV secolo per la lavorazione del ferro.

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UNA MINIGUIDA

Il mosaico dei turismi a Parlasco e nei dintorni

Ogni scheda del nuovo Atlante dei paesi dipinti è arricchita da simboli grafici indicanti quali forme di attività turistica, in natura e di cultura, è consigliabile nell’area presa in esame.

Turismi in natura

  • 02b-itinerari-micologiciItinerari micologici
  • 05b picnic scoutismo vacanze scolastiche familiariPicnic, scoutismo, vacanze scolastiche e famigliari
  • 06b agriturismoAgriturismo
  • 14b-alpinismoAlpinismo, arrampicata sportiva
  • 11b-miniereMiniere e archeologia mineraria
  • 07b escursioni biciclettaEscursioni in bicicletta, mountain bike, piste ciclabili
  • 08b turismo equestreTurismo equestre
  • 09b trekkingTrekking a piedi, sentieri natura, passeggiate nel verde
  • 15b pesca sportivaPesca sportiva
  • 12b-speleologiaSpeleologia (specialisti), itinerari speleologici guidati
  • 13b-sport-dacquaSport d’acqua (escursioni in barca, vela, windsurf)
  • 18b-sport-dariaSport dell’aria (deltaplano, parapendio, aquilonismo)

Turismi di cultura

  • 20b-itinerari-archeologici Archeologia (specialisti), itinerari archeologici (turisti)
  • 24b-artigianato Artigianato e collezioni
  • 19b-musei-e-beni-storici Musei e beni storici, architettura, monumenti, castelli
  • 21b itinerari gastronomiciItinerari gastronomici
  • 22b turismo religiosoTurismo religioso (luoghi sacri, convegni, monasteri, cattedrali)
  • 25b concerti musica teatroConcerti, musica, teatro, feste, balletto, danze, festival, eventi di costume, folklore

Informazioni utili

  • Municipio +39.0341.880202
  • Abitanti: 139
  • Altezza sul livello del mare: m 680
  • Nome abitanti: parlaschini
  • Distanza da Milano: 90 km, da Lecco 30 km
  • Come arrivare:
    • car_iconAuto:Prendere la SS 36 con le due varianti, la prima (veloce), fare tutto il tratto di superstrada da Lecco a Bellano, e usciti dalla super strada proseguire per Portone, svoltare a destra e dirigersi a Parlasco; la seconda (panoramica a lago) uscendo dalla SS 36 ad Abbadia Lariana, proseguire per Mandello del Lario, Lierna, Varenna e Bellano, proseguire per Portone, Taceno, Cortenova per giungere infine a Parlasco.
    • treno_iconaTreno:Milano – Sondrio e prendere l’autobus per Taceno.
    • Autobus: Linea Lecco – Parlasco.

Mangiare e dormire bene

a Parlasco e nei dintorni

 

  • ristorantealbergoBed and breakfast Ai Platani, via Valsassina 5 – 23837 Taceno (Lecco), tel. +39.0341.880192, web. www.aiplatani.net, con annesso il ristorante-pizzeria Bellano specialità della regionali e nazionali, camere accessoriate;
  • ristorantealbergoRistorante pizzeria – albergo Gnocchi, Piazza Umberto I 10 –  23813 Cortenova (Lecco), tel. +39.0341.901107. Albergo e ristorante pizzeria con specialità regionali e nazionali.

Alcuni dei più significativi muri d’autore di Parlasco

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“La caccia selvatica”, di Irene Colombo (2007).

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“Il prigioniero del Lasco”, di Salvatore Caramagno (2007).

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Didascalia relativa all’opera di Salvatore Caramagno “Il prigioniero del Lasco”.

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“La sagra dei pastori”, suggestivo ritratto del Lasco, conte di Marmoro, in sella al suo destriero. Realizzato da Eliana Pechenino e Erika Riehle (2007).

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“Le avventure di un cacciatore”, di Franco Mora (2007).

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“La fine di Lasco”, di Manuela Sabatini (2007).

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“La fine di Lasco”, di Manuela Sabatini (2007).

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Il sindaco di Parlasco, Renato Busi, di fronte il murale di Tiziano Lucchesi “Il Giroletta della Montagna” (2007), collocato sulla facciata di casa Vittani.

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Particolare del murale di Tiziano Lucchesi “Il Giroletta della Montagna” (2007), collocato sulla facciata di casa Vittani.

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Particolare del murale di Tiziano Lucchesi “Il Giroletta della Montagna” (2007), collocato sulla facciata di casa Vittani.

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“Il Giroletta della Montagna”, di Tiziano Lucchesi (2007), collocato sulla facciata di casa Vittani.

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“Il Giroletta della Montagna”, di Tiziano Lucchesi (2007), collocato sulla facciata di casa Vittani.

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Didascalia relativa all’opera di Tiziano Lucchesi “Il Giroletta della Montagna” (2007).

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“La fine di Lasco” di Rolando De Filippis con la collaborazione di Matteo Carotta, Matteo Dal Doss, Omar Larentis, Filippo Niccolò Massaro (2007).

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“La sagra dei pastori”, di Eliana Pechenino e Erika Rielhe (2007).

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“Il rogo”, di Itala Gasparini (2007).

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Particolare de “Il rogo”, di Itala Gasparini (2007).

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Particolare de “Il rogo”, di Itala Gasparini (2007).

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Salvatore Giannella e Benedetta Rutigliano di fronte al dipinto murale “Il rogo”, di Itala Gasparini (2007).

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Didascalia relativa all’opera “Il rogo”, di Itala Gasparini (2007).

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“Il ritrovamento della figlia del conte di Marmoro”, di Manuela Sabatini (2012).

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Didascalia relativa all’opera “Il ritrovamento di Celestina”, di Manuela Sabatini (2012).

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“Il rapimento del figlio della contessa di Baiedo”, di Irene Colombo (2012).

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“Il passaggio dei Lanzichenecchi”, di Oksana Milovzorova (2007).

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Didascalia dell’opera “Il passaggio dei Lanzichenecchi”, di Oksana Milovzorova (2007).

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“I due amanti”, di Pavel Gutu, scena di caccia selvatica (2007).

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“Il Conte della Valsassina”, di Donato Frisia (2007).

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“Una festa in casa Torriani”, di Paola Magini (2007).

Salvatore Giannella, giornalista che ha ideato e cura con passione questo blog, ha diretto il mensile scientifico del Gruppo L’Espresso Genius, il settimanale L’Europeo, il primo mensile di natura e civiltà Airone (1986-1994), BBC History Italia e ha curato le pagine di cultura e scienza del settimanale Oggi (2000-2007). Ha scritto libri (“Un’Italia da salvare”, “L’Arca dell’arte”, “I Nicola”, “Voglia di cambiare”, “Operazione Salvataggio: gli eroi sconosciuti che hanno salvato l’arte dalle guerre”), curato volumi di Tonino Guerra ed Enzo Biagi e sceneggiato docu-film per il programma Rai “La storia siamo noi” (clicca qui per approfondire).
Benedetta Rutigliano è giornalista pubblicista, divulgatrice di arte e cultura sul web (Wakeupnews.eu, Artincontro.com, Stillmagazine.eu) che ha dimostrato una passione per il giornalismo e la scrittura dai tempi del liceo classico, quando collaborava con il settimanale La Gazzetta della Martesana, edito a Cernusco sul Naviglio. Si è laureata a pieni voti in Storia e critica dell’arte presso l’Università degli Studi di Milano con una tesi sperimentale, sulla pittura murale in edifici pubblici nell’Italia del dopoguerra (gli artisti trattati: Aldo Borgonzoni, Renzo Grazzini, Sineo Gemignani, Armando Pizzinato e Sabino Coloni). Ha frequentato un Master in Giornalismo e comunicazione multimediale e lavora nel campo della comunicazione e dell’organizzazione di eventi.
Vittorio Giannella (Trinitapoli, BT, 1961) ha fatto delle sue passioni (natura, fotografia, viaggi) un affascinante lavoro. Collabora da anni con riviste come Bell’Italia, Touring, Bell’Europa, Travelglobe, WeekendIn, Confidenze, Donna Moderna, Madre e all’estero con Terre Sauvage, Der Spiegel, Geo, New York Times e con la collaborazione di Airone e UNESCO ha realizzato un reportage sulla Micronesia. Ha vinto numerosi premi tra cui il “Tourism Photo of the Year” di Singapore. Tre primi premi Agfa Gevaert. La sua mostra itinerante ha un titolo eloquente: “Quando fotografia fa rima con poesia”, ritratti di paesaggi che hanno ispirato le più belle parole di poeti e scrittori.