Si è conclusa con un sorprendente lieto fine la storia del Castello di Sammezzano a Reggello (Firenze), fino a poco tempo fa sconosciuto perfino al FAI (fonte: la Repubblica), ma non ai lettori di Giannella Channel, che avevano già potuto respirare la sua atmosfera unica e accogliere un nostro appello (link).
Il più amato dagli italiani
Il gioiello orientalista in rischio di rovina, sebbene unico per la sua architettura da Le Mille e una notte, e utilizzato fino a tempi recenti come location per film, spot, e video musicali, è stato nominato, a furor di popolo, primo classificato tra “I luoghi del cuore”, l’ormai consolidato censimento dei luoghi da salvaguardare promosso dal FAI in collaborazione con l’istituto bancario Intesa Sanpaolo.
Ben 1.573.032 italiani, tra il 17 maggio e il 30 novembre 2016, hanno espresso la loro preferenza su 33.264 luoghi in tutta Italia, e il castello di Sammezzano si è aggiudicato il posto più alto del podio con 50.141 voti positivi. Si inaugura così una nuova era per la fortezza trasformata nell’Ottocento dal marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona: grazie ai 54.000 euro di premio potrà salvarsi dal degrado per dar via ai progetti di restauro.
«Siamo davvero felicissimi di questo risultato», racconta a Giannella Channel Francesco Esposito, fondatore di Save Sammezzano, il comitato volontario che si è occupato di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni. Raggiungendo con la sua azione sette interrogazioni parlamentari, due mozioni regionali, 110.000 sostenitori nei canali social, oltre A una valanga di articoli su giornali e Tv. Lo scorso anno Esposito aveva informato anche noi dello stato di degrado e degli atti di vandalismo a cui il castello è soggetto, e delle battaglie del comitato per evitare un finale che sembrava già scritto. «Abbiamo raccolto più di trentamila firme», continua il giovane e intraprendente “salvatore del castello” dopo il traguardo, «ma l’azione del FAI è stata davvero fondamentale per aumentare la visibilità di Sammezzano. Entro giugno presenteremo al FAI un piano di valorizzazione e recupero per rendere fruibile a tutti questo bene esemplare. Abbiamo ricevuto il sostegno da parte di tutte le regioni di Italia, e siamo felicemente sorpresi della volontà degli italiani di tutelare un bene che molti non hanno neanche mai visto, al di là di ogni campanilismo. Neanche noi del comitato, tra l’altro, siamo originari di Reggello, ma ognuno di noi si sta battendo per far sì che questo pezzo di storia entri ancora nel presente di tutti».
Dalle bellezze naturalistiche ai beni archeologici
Al secondo posto, con 47.319 voti, si è classificato il Complesso di Santa Croce a Bosco Marengo (Alessandria), il convento voluto da Papa Pio V per la città natale nel 1566, quando fu eletto pontefice.
Nella chiesa del complesso, tra altre opere di pregio, si conserva un Giudizio Universale di Giorgio Vasari. Terze sul podio, con 36.789 voti, le Grotte del Caglieron a Fregona (Treviso), spettacolari antri formatisi nei secoli in seguito a processi di erosione e all’intervento dell’uomo.
In questa ottava edizione del censimento, dedicata all’archeologo Khaled al-Asaad, l’eroe Martire di Palmira (link), i beni archeologici, non considerati nelle edizioni passate, sono diventati la seconda tipologia più votata. Appena fuori dal podio, infatti, ha raggiunto il quarto posto, con 31.223 voti, l’area archeologica di Capo Colonna a Crotone, incentrata attorno al Santuario di Hera Lacinia (V secolo a.C.), di cui resta una sola colonna. Al quinto posto, con 31.069 voti, la Ditta Guenzati: fondata nel 1768 (l’anno prossimo si festeggia il 250° anniversario), è il negozio più antico di Milano, specializzato in accessori per abbigliamento e tessuti anglosassoni, ora sotto sfratto dal palazzo di via Mercanti.
Le gemme della Martesana
Grande interesse per l’area della Martesana, a est di Milano, che l’anno scorso volò al nono posto con Villa Alari a Cernusco sul Naviglio. Quest’anno i tre gioielli votati come “Luoghi del Cuore” sono stati il Naviglio Martesana, la chiesetta di Santa Maria Nova al Pilastrello a Vimodrone e Cascina Gogna a Bussero.
Il canale, voluto nel Quattrocento da Francesco Sforza, con i suoi 38 chilometri da Trezzo sull’Adda a Cassina de’ Pomm in via Melchiorre Gioia, si è posizionato secondo a livello provinciale, terzo in Lombardia e 42° a livello nazionale, votato da 7.672 persone. La chiesa di Santa Maria Nova al Pilastrello, costruita da un piccolo nucleo di vimodronesi nel Cinquecento, vanta preziosi affreschi della scuola di Bernardino Luini, di Gaudenzio Ferrari e del Bergognone e ha ottenuto 3.024 voti, posizionandosi al quinto posto a livello provinciale, al 13° in Lombardia e al 104° in tutta Italia. Cascina Gogna, con la sua architettura del XVII secolo, ha raggiunto il 10° posto nella provincia di Milano, il 31° in Lombardia e il 189°a livello nazionale, con 1.570 voti.
Le tre regioni in cui gli italiani hanno espresso più voti sono state la Lombardia (189.671 voti), la Puglia (161.733 voti) e il Veneto (160.072 voti).
A dispetto di chi vuol far pensare che la cultura abbia un’importanza marginale e uno scarso valore economico, gli italiani hanno mostrato di avere un cuore che ama i luoghi della bellezza e della storia, e la volontà di salvaguardare quelle forme in cui la memoria e le emozioni si riflettono e vivono ancora.
A PROPOSITO / IL MIO EROE
E Andrea Carandini, presidente del FAI, mi indicò il suo eroe: il russo-inglese Isaiah Berlin, maestro del pluralismo
“Ha sviluppato l’idea di una vera democrazia liberale”, mi spiegò. Invitando me e i lettori di Sette*, lo storico magazine del Corriere della Sera, a rileggerlo
intervista di Salvatore Giannella
Caro Carandini, scavando nella sua biografia di grande archeologo scopro parentele inaspettate: un cugino attore, Christopher Lee, in arte Dracula, e un nonno giornalista, Luigi Albertini.
“Mio nonno venne nel 1926, dopo che il fascismo lo cacciò dal Corriere della Sera, in questo palazzo romano dove ora abito, in salita Quirinale. C’è rimasto fino alla morte, nel 1941. Ho pochi ricordi. Viveva al piano di sopra. Andavo a trovarlo. Mi fornì anticorpi culturali per una gioventù sicura. Con gli anni, invece, sono diventato perplesso, incerto”.
Porti alla luce i suoi personaggi-faro.
“Ne ho avuto vari: i genitori (padre uomo politico, liberale di sinistra, e madre diarista), Giovanni Pellegrini (cuoco), Ranuccio Bianchi Bandinelli (storico dell’arte e comunista), Nino Lamboglia (archeologo di destra), Ignacio Matte Blanco (psicoanalista cileno) e Angelo Brelich (ungherese/italiano storico delle religioni). Il nuovo millennio mi ha fatto incontrare, in ritardo, Isaiah Berlin, russo/inglese storico delle idee, maestro liberale. A lui ho dedicato gli studi dei miei ultimi tre anni, raccolti in un libro (Paesaggio di idee, Rubbettino)”.
Pur coinvolto nei principali drammi del ‘900, Berlin non cedette mai alle lusinghe dei totalitarismi.
“Guardi, nell’ultimo secolo il pensiero cattolico ha dovuto misurarsi con la secolarizzazione della società e il pensiero marxiano ha dovuto misurarsi con il crollo del comunismo. C’è invece un pensiero europeo che in Italia ha avuto importanti figure come Croce ma che è stato poco diffuso: il pensiero liberale di sinistra. Berlin ha sviluppato l’idea di una vera democrazia liberale e questo mio viaggio nella sua mente ha avuto prima di tutto una funzione chiarificatrice per me e penso che possa essere utile anche a tanti altri italiani privi della necessaria dose di pluralismo”.
Cosa intende per pluralismo?
“I valori umani sono vari, diversificati e in conflitto. Faccio un esempio: se uno sviluppa la libertà individuale agli eccessi, uccide la giustizia. Se uno sviluppa la giustizia all’infinito distrugge la libertà individuale. Quindi libertà e giustizia sono valori primi entrambi ma entrambi in conflitto tra loro, possono reciprocamente soffocarsi: motivo per cui non resta che combinarli insieme nella giusta misura. Come Berlin io ho abbandonato l’idea di una società completa come l’Eden e ho abbracciato quella di una società incompleta ma decente”.
Il FAI che lei ha accettato di presiedere è una Fondazione decente. E l’Italia?
“L’Italia dell’ultima generazione, quella che privilegia i frettolosi messaggini invece della calma ricerca della profondità, è ancora segnata dall’indecenza. Roma ne è lo specchio. Invece che farsi prendere dalle utopie, realisticamente penso che una società decente è quella che cerca di drizzare le storture di quel legno storto che è l’uomo, sapendo che non può riuscirci mai completamente”. (* Intervista pubblicata sul n.1/2016 di “Sette” / “Corriere della Sera”)
Dalla collana “Il mio eroe”:
- Giovanni Palatucci (1909-1945), scelto da Ennio Di Francesco, già commissario di Polizia e fautore del Movimento democratico della riforma della polizia
- Giuseppe Caronia (1884-1977), grande pediatra che salvò molti ebrei e antifascisti a rischio della sua vita, è l’eroe scelto da Italo Farnetani, il medico dei piccoli
- Roberto Baggio sceglie il maestro buddhista Daisaku Ikeda, che ha dedicato la vita a sradicare le cause della violenza
- E Gianni Boncompagni scelse Arturo Benedetti Michelangeli, il più grande pianista del mondo tifoso di Enzo Ferrari e Topolino
- Nerio Alessandri: quel giorno nella vita di mr. Technogym, il romagnolo che fa muovere il mondo: “Il mio eroe? Un altro innovatore che, come me, partì da un garage: Steve Jobs“
- Dario Fo elogia il Ruzzante: “Fu un vero rivoluzionario, l’unico che, in forma satirica, ha parlato del suo tempo”
- Urbano Cairo: “Se scalo le montagne lo devo a un filosofo-faro: Napoleone”
- Antonio Cederna, giornalista e battagliero difensore della città, del paesaggio, della bellezza italiana
- Brunello Cucinelli dona bonus culturale ai suoi 1.450 dipendenti e sceglie Marco Aurelio
- E don Ciotti mi indicò il suo eroe: Tonino Bello, vescovo degli ultimi
- Michael Collins: era italiano il gregario spaziale rimasto a orbitare intorno alla Luna. Ecco chi me lo raccontò
- Zorro, cent’anni fa nasceva la leggenda del giustiziere mascherato (l’eroe di Etro)
- Un eroe e un amore che, mi confidò, abitavano nella mente di Luciano De Crescenzo
- Rossana e Carlo Pedretti: le loro vite nel segno di quel genio di Leonardo
- E Roberto Bolle mi confidò: “Il mio eroe? Adam, bambino soldato d’Africa”
- Fabrizio Barca: “il mio uomo faro? Amartya Sen. Quell’economista e Nobel indiano ha dato una risposta alle paure e alla arida globalizzazione”
- Raffaella Carrà: “Felicità è aver avuto una nonna come Andreina mia maestra in una Romagna che era piena di note e di libertà”
- Lo spirito guida di Massimo Giletti? Toro Seduto, un leader lontano da potere e profitto
- E Mauro Corona mi confessò: “Devo a Mario Rigoni Stern la mia rinascita”
- Quando Maria Rita Parsi mi illuminò il suo spirito guida: Giovanni Bollea, esploratore delle menti bambine
- Giuseppe Masera: “per chi come me ha dedicato una vita nella battaglia alla leucemia infantile, la figura di Giovanni Verga assume i contorni di un gigante”
- Nel glossario di Andrea Camilleri inserite la voce: Mandrake, l’idolo che mi confessò
- Quando il grande giornalista Enzo Bettiza mi indicò il suo eroe vivente: Mario Draghi, italiano europeo che punta su competenza e controllo