Si è conclusa con un sorprendente lieto fine la storia del Castello di Sammezzano a Reggello (Firenze), fino a poco tempo fa sconosciuto perfino al FAI (fonte: la Repubblica), ma non ai lettori di Giannella Channel, che avevano già potuto respirare la sua atmosfera unica e accogliere un nostro appello (link).

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La Sala delle Stoviglie Spagnole all’interno del Castello di Sammezzano, presso la località Leccio, comune di Reggello (Firenze). Esempio unico di architettura orientalista in Italia, il castello, di antiche origini, fu fatto restaurare completamente da Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona tra il 1842 ed il 1889. Il marchese rievocò con la nuova architettura capolavori di arte moresca come l’Alahambra di Granada al Taj Mahal. Nel parco, popolato di numerose specie arboree esotiche – tra cui una sequoia gigante – il marchese profuse invece i propri interessi botanici. In stato di semi abbandono, in seguito a varie aste andate deserte, la fortezza conquista finalmente i cuori degli italiani, che lo scelgono come primo tra “I Luoghi del Cuore”, salvandolo dal degrado.

Il più amato dagli italiani

Il gioiello orientalista in rischio di rovina, sebbene unico per la sua architettura da Le Mille e una notte, e utilizzato fino a tempi recenti come location per film, spot, e video musicali, è stato nominato, a furor di popolo, primo classificato tra “I luoghi del cuore”, l’ormai consolidato censimento dei luoghi da salvaguardare promosso dal FAI in collaborazione con l’istituto bancario Intesa Sanpaolo.

Ben 1.573.032 italiani, tra il 17 maggio e il 30 novembre 2016, hanno espresso la loro preferenza su 33.264 luoghi in tutta Italia, e il castello di Sammezzano si è aggiudicato il posto più alto del podio con 50.141 voti positivi. Si inaugura così una nuova era per la fortezza trasformata nell’Ottocento dal marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona: grazie ai 54.000 euro di premio potrà salvarsi dal degrado per dar via ai progetti di restauro.

«Siamo davvero felicissimi di questo risultato», racconta a Giannella Channel Francesco Esposito, fondatore di Save Sammezzano, il comitato volontario che si è occupato di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni. Raggiungendo con la sua azione sette interrogazioni parlamentari, due mozioni regionali, 110.000 sostenitori nei canali social, oltre A una valanga di articoli su giornali e Tv. Lo scorso anno Esposito aveva informato anche noi dello stato di degrado e degli atti di vandalismo a cui il castello è soggetto, e delle battaglie del comitato per evitare un finale che sembrava già scritto. «Abbiamo raccolto più di trentamila firme», continua il giovane e intraprendente “salvatore del castello” dopo il traguardo, «ma l’azione del FAI è stata davvero fondamentale per aumentare la visibilità di Sammezzano. Entro giugno presenteremo al FAI un piano di valorizzazione e recupero per rendere fruibile a tutti questo bene esemplare. Abbiamo ricevuto il sostegno da parte di tutte le regioni di Italia, e siamo felicemente sorpresi della volontà degli italiani di tutelare un bene che molti non hanno neanche mai visto, al di là di ogni campanilismo. Neanche noi del comitato, tra l’altro, siamo originari di Reggello, ma ognuno di noi si sta battendo per far sì che questo pezzo di storia entri ancora nel presente di tutti».

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Da destra: Francesco Esposito, il fondatore del Movimento Save Sammezzano (anche economista e tesoriere dell’associazione TutelArte, che si è costituita dopo Save Sammezzano per operare a favore della tutela di beni culturali) aggiorna la senatrice Alessia Petraglia (al suo fianco), di Sinistra italiana, sulla situazione del castello di Sammezzano. Seguono: Consiglia Lanza, avvocato, componente del consiglio direttivo di TutelArte e attivista del Movimento Save Sammezzano, e Nunzia Pandoli, sociologa e formatrice, attivista del Movimento Save Sammezzano e presidente dell’Associazione TutelArte.

Dalle bellezze naturalistiche ai beni archeologici

Al secondo posto, con 47.319 voti, si è classificato il Complesso di Santa Croce a Bosco Marengo (Alessandria), il convento voluto da Papa Pio V per la città natale nel 1566, quando fu eletto pontefice.

Nella chiesa del complesso, tra altre opere di pregio, si conserva un Giudizio Universale di Giorgio Vasari. Terze sul podio, con 36.789 voti, le Grotte del Caglieron a Fregona (Treviso), spettacolari antri formatisi nei secoli in seguito a processi di erosione e all’intervento dell’uomo.

In questa ottava edizione del censimento, dedicata all’archeologo Khaled al-Asaad, l’eroe Martire di Palmira (link), i beni archeologici, non considerati nelle edizioni passate, sono diventati la seconda tipologia più votata. Appena fuori dal podio, infatti, ha raggiunto il quarto posto, con 31.223 voti, l’area archeologica di Capo Colonna a Crotone, incentrata attorno al Santuario di Hera Lacinia (V secolo a.C.), di cui resta una sola colonna. Al quinto posto, con 31.069 voti, la Ditta Guenzati: fondata nel 1768 (l’anno prossimo si festeggia il 250° anniversario), è il negozio più antico di Milano, specializzato in accessori per abbigliamento e tessuti anglosassoni, ora sotto sfratto dal palazzo di via Mercanti.

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Al 42° posto de “I Luoghi del Cuore” si colloca il Naviglio Martesana, fotografato qui all’altezza del comune di Cernusco sul Naviglio. Conosciuto inizialmente come Naviglio Piccolo, è uno dei navigli milanesi che collega Milano con il corso del fiume Adda attraverso i comuni della Martesana. Voluto nel ‘400 da Francesco Sforza, veniva utilizzato per l’irrigazione delle campagne, ma rappresentava l’ambizioso progetto di congiungere Milano con il Lago di Como e quindi con le Alpi e il Ticino. Lungo il Naviglio corre una pista ciclabile che permette di ammirare le bellezze paesaggistiche e culturali, come le numerose ville storiche, tra cui la rinascimentale Villa Melzi d’Eril a Vaprio d’Adda, che ospitò Leonardo da Vinci.

Le gemme della Martesana

Grande interesse per l’area della Martesana, a est di Milano, che l’anno scorso volò al nono posto con Villa Alari a Cernusco sul Naviglio. Quest’anno i tre gioielli votati come “Luoghi del Cuore” sono stati il Naviglio Martesana, la chiesetta di Santa Maria Nova al Pilastrello a Vimodrone e Cascina Gogna a Bussero.

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La chiesetta di Santa Maria Nova al Pilastrello, a Vimodrone (Milano), è stata fatta erigere nel 1524 dai 500 abitanti di Vimodrone nel luogo dove sorgeva l’immagine di una Madonna, venerata a protezione dei viandanti. L’architetto Giangiacomo Dolcebuono progettò la quattrocentesca cappella, oggi di proprietà della Curia milanese, parrocchia San Remigio. All’interno preziosi affreschi della scuola di Bernardino Luini, Gaudenzio Ferrari e del Bergognone. La chiesetta si è classificata 104° nella classifica de “I Luoghi del Cuore”.

Il canale, voluto nel Quattrocento da Francesco Sforza, con i suoi 38 chilometri da Trezzo sull’Adda a Cassina de’ Pomm in via Melchiorre Gioia, si è posizionato secondo a livello provinciale, terzo in Lombardia e 42° a livello nazionale, votato da 7.672 persone. La chiesa di Santa Maria Nova al Pilastrello, costruita da un piccolo nucleo di vimodronesi nel Cinquecento, vanta preziosi affreschi della scuola di Bernardino Luini, di Gaudenzio Ferrari e del Bergognone e ha ottenuto 3.024 voti, posizionandosi al quinto posto a livello provinciale, al 13° in Lombardia e al 104° in tutta Italia. Cascina Gogna, con la sua architettura del XVII secolo, ha raggiunto il 10° posto nella provincia di Milano, il 31° in Lombardia e il 189°a livello nazionale, con 1.570 voti.

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Cascina Gogna si trova nel comune di Bussero (Milano), in un’area rurale, collegata al paese solamente da un sentiero campestre che conduce all’alzaia del Naviglio Piccolo. Oscura è l’epoca della sua costruzione, probabilmente successiva allo scavo del canale. Il nucleo più antico è costituito da un edificio rurale a pianta rettangolare posto parallelamente al corso del Naviglio, e presenta una matrice cinquecentesca caratterizzata da una purezza di linee architettoniche inconsueta per un edificio rurale. La residenza signorile risale invece a una fase successiva, e presenta uno schema planimetrico a U aperta verso levante, che abbraccia il cortile d’onore. È 189esima nella classifica de “I Luoghi del Cuore”.

Le tre regioni in cui gli italiani hanno espresso più voti sono state la Lombardia (189.671 voti), la Puglia (161.733 voti) e il Veneto (160.072 voti).

A dispetto di chi vuol far pensare che la cultura abbia un’importanza marginale e uno scarso valore economico, gli italiani hanno mostrato di avere un cuore che ama i luoghi della bellezza e della storia, e la volontà di salvaguardare quelle forme in cui la memoria e le emozioni si riflettono e vivono ancora.

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1° posto: Castello di Sammezzano, Reggello (FI). L’Atrio delle Colonne (© Fotolia), una delle molteplici stanze da sogno della fortezza toscana che ha conquistato il cuore degli italiani durante l’8° censimento de “I Luoghi del Cuore”, salvandosi dall’abbandono grazie al primo premio. Il castello, di cui Giannella Channel aveva già raccontato la storia precedentemente, è un capolavoro di arte eclettica in stile moresco, circondato da un parco di 190 ettari e già tenuta di caccia in epoca medicea.

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2° posto: Complesso di Santa Croce, Bosco Marengo (AL) – Foto di Jonathan Vitali © FAI – Fondo Ambiente Italiano. Il convento voluto da Papa Pio V nel 1566, anno della sua elezione a pontefice, vanta un affresco con il Giudizio Universale realizzato da Giorgio Vasari. Due chiostri e una splendida biblioteca a tre navate ricca di volumi rari caratterizzano il convento, che nel 1860 venne chiuso e riconvertito in riformatorio minorile fino al 1989.

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3° posto: Grotte del Caglieron © FAI – Fondo Ambiente Italiano. Sono costituite da un singolare insieme di antri formatisi nei secoli in seguito a processi di erosione e all’opera dell’uomo. Il complesso è nato da una profonda forra incisa dal torrente Caglieron su strati alternati di conglomerato calcareo: sulle pareti della forra si aprono delle grandi cavità artificiali, ottenute con l’estrazione dell’arenaria, la tipica “pietra dolza” (pietra tenera) che forniva il materiale per la costruzione di stipiti e architravi.

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4° posto: Area archeologica di Capo Colonna, Crotone – Foto di Margherita Corrado © FAI – Fondo Ambiente Italiano. È tra le aree sacre più note dell’intero bacino del Mediterraneo, incentrato attorno al Santuario di Hera Lacinia del V secolo a.C., di cui oggi rimane una sola colonna.

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5° posto: Ditta Guenzati, Milano – Foto di Roberto Morelli © FAI – Fondo Ambiente Italiano. Luigi Ragno, titolare dal 1982 della Ditta Guenzati, il negozio più antico di Milano specializzato in accessori per abbigliamento e tessuti anglosassoni, fondato nel 1768 da Giuseppe Guenzati. I cittadini chiedono che questo pezzo di storia milanese, costretto a cercare una diversa sede perché sotto sfratto, possa continuare a vivere nel palazzo di via Mercanti.

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6° posto: Convento San Nicola, Almenno San Salvatore (BG) – Foto di Roberto Morelli © FAI – Fondo Ambiente Italiano. Il Convento di San Nicola sorse nella bergamasca alla fine del ‘400, quando un’epidemia di peste portò i cittadini a far voto di erigere una cappella, trasformatasi in una chiesa e in un convento tra il 1488 e 1518. All’interno la chiesa vanta un prezioso organo dei celebri maestri Antegnati e, da quando in tempi recenti l’intero complesso è di proprietà privata, anche un’azienda vinicola e un ristorante.

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7° posto: Tonnara del Secco, San Vito Lo Capo (TP) – Foto di Francesco Anselmo © FAI – Fondo Ambiente Italiano. Nota come Tonnara del Secco perché in prossimità di una zona marina dal fondale basso, la Tonnara di San Vito Lo Capo entrò in funzione nel 1412 in seguito all’autorizzazione alla pesca del tonno da parte di Ferdinando di Borbone. Ora in declino dopo il fallimento della Valtur, che la acquistò dopo il 1965, il bene è stato set di serie tv come il Commissario Montalbano e Cefalonia.

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8° posto: Ponte romano sull’Ofanto, Canosa di Puglia (BT) – Foto di Alfonso Delli Carri © FAI – Fondo Ambiente Italiano. Insieme a quello di Ascoli Satriano, è il principale ponte romano in Puglia. Fu costruito tra I e II sec. d.C. lungo il tracciato della via Traiana, ed è stato nel corso dei secoli un importantissimo snodo viario, prima in età antica e poi in età medievale con la via Francigena, che arrivava fino in Puglia. La veste odierna è frutto di diverse modifiche realizzate nel tempo, quella più importante effettuata dai Borboni a seguito del terremoto del 1731.

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9° posto: Forte San Felice, Chioggia (VE) – Foto di Francesco Grazioso © FAI – Fondo Ambiente Italiano. Il Forte San Felice, il cui nucleo originario risale al 1385, anno della posa della prima pietra del Castello della Luppa, venne costruito in posizione strategica sull’isolotto naturale all’ingresso della laguna dopo la Guerra di Chioggia, che aveva visto la Repubblica di Venezia attaccata da quella genovese. La sua struttura a cinque punte permette un controllo a 360° sulla laguna e sul mare. All’esterno, il portale in pietra d’Istria progettato da Andrea Tirali all’inizio del Settecento e i resti delle fortificazioni militari sono di interesse architettonico, mentre all’interno si trova una vasta area verde.

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10° posto: Anfiteatro augusteo di Lucera (FG) – Foto di Alfonso Delli Carri © FAI – Fondo Ambiente Italiano. Un’iscrizione sui due portali di ingresso attesta che l’anfiteatro fu costruito per volontà del magistrato locale Marco Vecilio Campo nel I sec. a.C., durante il regno di Augusto, che elevò Lucera a colonia romana. L’edificio, uno dei più grandi del sud Italia, poteva ospitare tra le 16.000 e le 18.000 persone. Ha la forma di un’ellisse molto schiacciata e misura 131,2 x 99,2 metri.

Benedetta Rutigliano è giornalista pubblicista, divulgatrice di arte e cultura sul web (Wakeupnews.eu, Artincontro.com, Stillmagazine.eu) che ha dimostrato una passione per il giornalismo e la scrittura dai tempi del liceo classico, quando collaborava con il settimanale La Gazzetta della Martesana, edito a Cernusco sul Naviglio. Si è laureata a pieni voti in Storia e critica dell’arte presso l’Università degli Studi di Milano con una tesi sperimentale, sulla pittura murale in edifici pubblici nell’Italia del dopoguerra (gli artisti trattati: Aldo Borgonzoni, Renzo Grazzini, Sineo Gemignani, Armando Pizzinato e Sabino Coloni). Ha frequentato un Master in Giornalismo e comunicazione multimediale e lavora nel campo della comunicazione e dell’organizzazione di eventi.

 

A PROPOSITO / IL MIO EROE

E Andrea Carandini, presidente del FAI, mi indicò il suo eroe: il russo-inglese Isaiah Berlin, maestro del pluralismo

“Ha sviluppato l’idea di una vera democrazia liberale”, mi spiegò. Invitando me e i lettori di Sette*, lo storico magazine del Corriere della Sera, a rileggerlo

intervista di Salvatore Giannella

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Andrea Carandini (Roma, 1937), una vita spesa per l’archeologia, dal 2009 al 2012 è stato presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali. Dopo le sue dimissioni, il 19 febbraio 2013 è subentrato a Ilaria Borletti Buitoni nella carica di presidente del Fondo per l’Ambiente Italiano. (CREDIT Giacomo Giannella / Streamcolors)

Caro Carandini, scavando nella sua biografia di grande archeologo scopro parentele inaspettate: un cugino attore, Christopher Lee, in arte Dracula, e un nonno giornalista, Luigi Albertini.

“Mio nonno venne nel 1926, dopo che il fascismo lo cacciò dal Corriere della Sera, in questo palazzo romano dove ora abito, in salita Quirinale. C’è rimasto fino alla morte, nel 1941. Ho pochi ricordi. Viveva al piano di sopra. Andavo a trovarlo. Mi fornì anticorpi culturali per una gioventù sicura. Con gli anni, invece, sono diventato perplesso, incerto”.

Porti alla luce i suoi personaggi-faro.

“Ne ho avuto vari: i genitori (padre uomo politico, liberale di sinistra, e madre diarista), Giovanni Pellegrini (cuoco), Ranuccio Bianchi Bandinelli (storico dell’arte e comunista), Nino Lamboglia (archeologo di destra), Ignacio Matte Blanco (psicoanalista cileno) e Angelo Brelich (ungherese/italiano storico delle religioni). Il nuovo millennio mi ha fatto incontrare, in ritardo, Isaiah Berlin, russo/inglese storico delle idee, maestro liberale. A lui ho dedicato gli studi dei miei ultimi tre anni, raccolti in un libro (Paesaggio di idee, Rubbettino)”.

Pur coinvolto nei principali drammi del ‘900, Berlin non cedette mai alle lusinghe dei totalitarismi.

“Guardi, nell’ultimo secolo il pensiero cattolico ha dovuto misurarsi con la secolarizzazione della società e il pensiero marxiano ha dovuto misurarsi con il crollo del comunismo. C’è invece un pensiero europeo che in Italia ha avuto importanti figure come Croce ma che è stato poco diffuso: il pensiero liberale di sinistra. Berlin ha sviluppato l’idea di una vera democrazia liberale e questo mio viaggio nella sua mente ha avuto prima di tutto una funzione chiarificatrice per me e penso che possa essere utile anche a tanti altri italiani privi della necessaria dose di pluralismo”.

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Sir Isaiah Berlin (Riga, 1909 – Oxford, 1997) è stato un filosofo, politologo e diplomatico britannico. È ritenuto uno dei maggiori pensatori liberali del XX secolo. (CREDIT Giacomo Giannella / Streamcolors)

Cosa intende per pluralismo?

“I valori umani sono vari, diversificati e in conflitto. Faccio un esempio: se uno sviluppa la libertà individuale agli eccessi, uccide la giustizia. Se uno sviluppa la giustizia all’infinito distrugge la libertà individuale. Quindi libertà e giustizia sono valori primi entrambi ma entrambi in conflitto tra loro, possono reciprocamente soffocarsi: motivo per cui non resta che combinarli insieme nella giusta misura. Come Berlin io ho abbandonato l’idea di una società completa come l’Eden e ho abbracciato quella di una società incompleta ma decente”.

Il FAI che lei ha accettato di presiedere è una Fondazione decente. E l’Italia?

“L’Italia dell’ultima generazione, quella che privilegia i frettolosi messaggini invece della calma ricerca della profondità, è ancora segnata dall’indecenza. Roma ne è lo specchio. Invece che farsi prendere dalle utopie, realisticamente penso che una società decente è quella che cerca di drizzare le storture di quel legno storto che è l’uomo, sapendo che non può riuscirci mai completamente”. (* Intervista pubblicata sul n.1/2016 di “Sette” / “Corriere della Sera”)

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Salvatore Giannella, giornalista che ha ideato e cura con passione questo blog che vuole essere una bussola verso nuovi orizzonti per il futuro, ha diretto il mensile scientifico del Gruppo L’Espresso Genius, il settimanale L’Europeo, il primo mensile di natura e civiltà Airone (1986-1994), BBC History Italia e ha curato le pagine di cultura e scienza del settimanale Oggi (2000-2007). Ha scritto libri (“Un’Italia da salvare”, “L’Arca dell’arte”, “I Nicola”, “Voglia di cambiare”, “Operazione Salvataggio: gli eroi sconosciuti che hanno salvato l’arte dalle guerre”, “Guida ai paesi dipinti di Lombardia”, “In viaggio con i maestri. Come 68 personaggi hanno guidato i grandi del nostro tempo” e, a quattro mani con Maria Rita Parsi, “Manifesto contro il potere distruttivo”, Chiarelettere, 2019), curato volumi di Tonino Guerra ed Enzo Biagi e sceneggiato docu-film per il programma Rai “La storia siamo noi” (clicca qui per approfondire).

Dalla collana “Il mio eroe”: