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Sarà forse la lingua italiana, unico marchio senza tempo, l’ultima frontiera del made in Italy. Arte, moda, cucina e design fan posto alla grammatica: perché limitarsi a vestire e mangiare italiano, se si può addirittura parlarlo. Ed ecco che il culto del Belpaese si riaccende ogni sera on line, da un capo all’altro del mondo, in un fiorire di corsi individuali di lingua e cultura nostrani. In testa i russi, i giapponesi, gli americani, loro sì, con passione da melomani, ma anche scandinavi, cinesi, tedeschi, australiani. Una classe globale che conferma nei numeri la scelta dell’italiano come quarta lingua più studiata.

Un lavoro a tempo pieno. Mentre la nostra scuola pubblica si attrezza scricchiolando, tra un concorsone e l’altro, per mettere insieme un corpo docenti specializzato sulle necessità dei ragazzi stranieri e far fronte a esigenze assai meno velleitarie, i giovani insegnanti con l’abilitazione in tasca si buttano su Skype: c’è un mondo che li aspetta. «Molti dei nostri ex studenti di master stanno cominciando a farne un lavoro a tempo pieno», spiega Chiara Avidano, direttrice della scuola privata CiaoItaly di Torino, centro di studio tutto dedicato all’italiano per stranieri.

Sviluppato nel 2002 su idea di Niklas Zennström e Janus Friis, il software freeware di messaggistica istantanea e VoIP Skype contava - al settembre 2011 - 663 milioni di utenti registrati a livello mondiale.

Sviluppato nel 2002 su idea di Niklas Zennström e Janus Friis, il software freeware di messaggistica istantanea e VoIP Skype contava – al settembre 2011 – 663 milioni di utenti registrati a livello mondiale.

Spazi da esplorare. La materia è nuova, ai professionisti del settore si apriranno spazi ancora da esplorare in ambito scolastico, aziendale e turistico. Molti, prese le dovute certificazioni, potrebbero tentare la fortuna sul web, da liberi professionisti. Alessandra, 34 anni, torinese, ci è già riuscita. «Do lezioni su Skype dalla mattina presto alla sera. Ho coordinato i miei studenti in base al fuso orario e ho cambiato lavoro, mi diverto tantissimo». Dopo dieci anni come insegnante d’inglese aveva voglia di tentare una strada nuova. «Ho molte richieste dai siti di lingua giapponesi, ma c’è anche per esempio una banca delle Bahamas con filiali nella Svizzera italiana che compra corsi on line per i propri dipendenti. Diciamo che viaggio parecchio senza muovermi di casa».

I master specialistici. I master che fanno formazione specialistica sono ormai un passaggio indispensabile per imparare l’arte, anche se non l’unico. Spiega la Avidano: «Il nostro è un percorso non universitario, che offre però l’opportunità di confrontarsi sul campo, osservando le lezioni in aula con i nostri studenti stranieri. Le competenze linguistiche e di metodo per portare a parlare l’italiano chi proviene da un ceppo linguistico distante dal nostro non sono banali. La prima cosa che si capisce è che insegnare agli italiani è tutt’altro mestiere».

Una risorsa inaspettata. Safia, 38 anni, ha cominciato a studiare l’italiano e il latino nella sua Russia ed è arrivata a conoscerlo così bene da insegnarlo lei stessa, qui a Torino, collaborando nella scuola CiaoItaly in cui ha fatto il master. «L’anno scorso ho aperto un blog in lingua russa per diffondere la vostra cultura nel mio paese e ricevo sempre più richieste di lezioni via Skype. I russi sono innamorati dell’Italia da sempre, lo studiano per passione aspettando l’occasione di venire a visitarla. Per me, anche da straniera, l’italiano è stato una risorsa inaspettata».

A tempo pieno. Lisa, 27 anni, ha avuto la sua occasione nel 2015 ed è volata in Albania. «Ho seguito diversi master, universitari e non. Mentre ero a Torino impegnata con il corso di CiaoItaly ho cominciato a mandare le mie candidature all’estero e sono stata contattata dal Centro Italiano di Cultura di Tirana. Un’esperienza che è durata un anno e che mi ha aperto le porte, in seguito, per lavorare come insegnante di italiano agli stranieri a tempo pieno». Insomma, mentre la scuola pubblica si attrezza chi vuole insegnare sembra debba solo cercarsi una strada: abbiamo una lingua che si vende da sola. Fatta l’Italia, ora facciamo l’italiano. Per stranieri.

Fonte: lastampa.it. La Stampa nasce come Gazzetta Piemontese, con il sottotitolo “frangar non flectar” (mi spezzo, non mi piego), il 9 febbraio 1867. Ne è direttore il commediografo Vittorio Bersezio, comproprietario e condirettore Casimiro Favale che, nel 1880, cede direzione e proprietà al deputato torinese Luigi Roux al quale si affianca, nel 1895, come condirettore e comproprietario Alfredo Frassati, uno dei padri del giornalismo italiano. Le sue azioni, quando sarà costretto dal fascismo a farsi da parte, saranno riscattate nel 1926 dalla Fiat di Giovanni Agnelli. Dopo la seconda guerra mondiale, La Stampa torna a occupare il ruolo di giornale liberal, con direzioni prestigiose. Dopo Filippo Burzio e Giulio De Benedetti è la volta di Alberto Ronchey, Arrigo Levi, Giorgio Fattori e Gaetano Scardocchia. Seguiranno Paolo Mieli, Ezio Mauro, Carlo Rossella, Marcello Sorgi, Giulio Anselmi. Nel 2009, con l’inizio della direzione di Mario Calabresi, prende il via un profondo processo digitale che sfocia, nel 2012, nel trasloco in una redazione innovativa pensata per le esigenze del giornalismo multipiattaforma. Dal 1° gennaio 2016 Maurizio Molinari subentra nella direzione a Calabresi, passato a dirigere la Repubblica.

A PROPOSITO

La grammatica essenziale

secondo Ennio Flaiano*

I consigli del grande scrittore e umorista

“a un giovane analfabeta

che vuol darsi alla letteratura

attratto dal numero dei premi letterari”

Chi apre il periodo, lo chiuda.

È pericoloso sporgersi dal capitolo.

Cedere il condizionale alle persone anziane, alle donne e agli invalidi.

Lasciate l’avverbio dove vorreste trovarlo.

Chi tocca l’apostrofo muore.

Abolito l’articolo, non si accettano reclami.

La persona educata non sputa sul componimento.

Non usare l’esclamativo dopo le 22.

Non si risponde degli aggettivi incustoditi.

Per gli anacoluti, servirsi del cestino.

Tenere i soggetti al guinzaglio.

Non calpestare le metafore.

I punti di sospensione si pagano a parte.

Non usare le sdrucciole se la strada è bagnata.

Per le rime rivolgersi al portiere.

L’uso del dialetto è vietato ai minori dei 16 anni.

È vietato servirsi del sonetto durante le fermate.

È vietato aprire le parentesi durante la corsa.

Nulla è dovuto al poeta per il recapito.

Ennio Flaiano (Pescara, 1910 – Roma, 1972) è stato uno sceneggiatore, scrittore, giornalista, umorista, critico cinematografico e drammaturgo italiano. Specializzato in elzeviri, Flaiano scrisse per Oggi, Il Mondo, il Corriere della Sera e altre testate. Lavorò a lungo con Federico Fellini, con cui collaborò ampiamente ai soggetti e alle sceneggiature dei più celebri film del regista riminese, tra i quali La strada, La dolce vita e .