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L’A.P.E. (Associazione Pugliese Editori) promuove l’editoria pugliese nella consapevolezza dell’importanza del libro quale veicolo di informazioni, idee e cultura. I suoi numeri: 16 editori associati; 5 provincie; 9 città; 16000 volumi totali; 11 librerie fiduciarie; 300 eventi promossi.

A fronte della grave crisi del libro, dell’editoria e della caduta dell’indice di lettori in Italia (e in Puglia in particolare) la nostra struttura editoriale italiana per rimediare a questo declino non ha trovato di meglio che di organizzare, da quest’anno, dopo quella di Torino, una seconda fiera dell’editoria italiana a Milano, inaugurata dal ministro della Cultura Dario Franceschini. Quest’appuntamento è stato vissuto ottimisticamente dalla filiera del libro pugliese perché ha rappresentato un’ulteriore opportunità per la nostra editoria, perché sostenuta dall’impegno del ministro che, in accoglimento delle nostre istanze, ha promesso, d’ora in poi, accanto ai più sostanziosi contributi offerti dal governo centrale a beneficio dei comparti del cinema e del teatro, una maggiore attenzione per quello editoriale.

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Nunzio Schena, fondatore della omonima casa editrice in Fasano (Brindisi), alla sua scrivania in un suggestivo ritratto del 1991 firmato dal fotografo Frasca. Dal 2003 la guida della casa editrice è passata alla figlia Angela.

A rappresentare la Puglia alla kermesse nazionale milanese, il dottor Aldo Patruno, direttore del Dipartimento del Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio che ha intrattenuto gli ospiti sulla cooperazione territoriale di sostegno del dialogo culturale con l’Albania. Venti gli editori pugliesi presenti a Tempo di libri, (link), dalla A di Adda alla D di Dedalo, alla E di Editrice Rotas ed Edizioni Giuseppe Laterza, dalla F della nuova FaLvision (a proposito: grazie per la nuova, emozionante raccolta di liriche della poetessa degli ulivi, Grazia Stella Elia) alla K della salentina Kurumuny, dalla P di Progedit di Gino Dato (che festeggia i suoi primi 20 anni di generosa attività) alla S di Schena fondata nel ’47 dal mitico Nunzio e alla sua scomparsa guidata dalla dinamica figlia Angela fino alla W di Wip Edizioni. Fra i graditi ospiti, l’Associazione del Borgo Antico di Bisceglie che – per bocca del presidente Sergio Silvestris – ha presentato l’ottava edizione della iniziativa editoriale biscegliese di fine agosto.

Quest’anno, a Milano, anziché un libro, abbiamo presentato la nostra casa editrice. La presentazione, nello stand della Regione Puglia, è avvenuta a opera di Salvatore Giannella (il giornalista già direttore dell’Europeo e di Airone) al quale ci lega una antichissima amicizia, dai tempi della nascita di Puglia Imperiale, progetto di cui Giannella (figlio di quella terra) fu il primo animatore e suggeritore. Già allora, per conto del Comprensorio del Nord Barese, ci incoraggiò a una biografia di Federico II, Quattro passi nelle terre di Federico, che presentammo ad Andria, nel Salone del Consiglio comunale, in occasione delle celebrazioni dell’ottavo centenario della nascita del grande imperatore svevo.

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Salvatore Giannella (Trinitapoli, 1949), che ha presentato i due volumi di Mauro Crocetta, suo amico e maestro in gioventù nella comune città d’origine, Trinitapoli. A questo link la storia professionale.

Da allora non ci siamo più persi di vista, e ultimamente Salvatore, apprezzato autore di numerose pubblicazioni, ha promosso il sito Giannella Channel (volontario, gratuito e ricco di storie al positivo) con una sezione, W la biblio-diversità, dedicata alle storie delle piccole case editrici di qualità. Fra le prime di queste, ha messo in circuito la nostra innescando oltre mille contatti in 48 ore. Probabilmente su impulso dei numerosi pugliesi immigrati al Nord, in Lombardia, a Milano in particolare e nell’immediato hinterland meneghino.

Giannella ha sottolineato, nella sua presentazione, l’importante ruolo esercitato dalla nostra editoria sul territorio, a cominciare dalla città di Barletta alla quale abbiamo dedicato un gran numero di monografie, per espandere la nostra produttività alle città della nuova provincia (alle quali stiamo dedicando una collana di brevi monografie sulle singole città a beneficio dei ragazzi delle scuole… e di chi ha poco tempo per leggere).

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La locandina del film Ettore Fieramosca diretto da Alessandro Blasetti (1938), liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Massimo D’Azeglio, pubblicato nel 1833 ed ispirato alla vicenda della disfida di Barletta.

Senza dire delle monografie sulla Regione Puglia, sulla sua storia e su quella dei suoi maggiori eventi e protagonisti, fra i quali spiccano la battaglia di Canne e Annibale, l’età sveva e Federico II, la disfida di Barletta ed Ettore Fieramosca. Senza dimenticare Boemondo d’Altavilla, Isabella d’Aragona, Niccolò Fraggianni, e personaggi più recenti come Giuseppe De Nittis, Valdemaro Vecchi, Pietro Mennea e Raffaele Iorio.

Su Barletta, poi, una vera enciclopedia di titoli, oltre cento. Nessuna città, in Puglia, ha dettagliatamente dedicato alla propria città una così gran massa di titoli come la nostra casa editrice, opera di aggiornamento tanto più apprezzabile se si pensa che è realizzata nella più grande indifferenza dell’Amministrazione Comunale.

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Federico di Hohenstaufen (Jesi, 1194 – Fiorentino di Puglia, 1250) è stato re di Sicilia, Duca di Svevia, Re dei Romani e poi Imperatore del Sacro Romano Impero e re di Gerusalemme. Apparteneva alla nobile famiglia sveva degli Hohenstaufen e discendeva per parte di madre dalla dinastia normanna degli Altavilla, regnanti di Sicilia. Conosciuto con gli appellativi stupor mundi (“meraviglia o stupore del mondo”) o puer Apuliae (“fanciullo di Puglia”), Federico II era dotato di una personalità poliedrica e affascinante.
 
(credit immagine: Antonio Molino).

Nel suo intervento Giannella ha ricordato la nostra remota conoscenza, 23 anni fa, a Trani, quando fui presente a Palazzo Caccetta a rappresentare Barletta e a offrire le nostre conoscenze e la nostra disponibilità operativa. E quindi il suo invito a interfacciarci con Puglia Imperiale alla quale non abbiamo mai mancato di offrire la nostra disinteressata collaborazione, a cominciare dalla sistematica presenza delle sue cronache sul nostro periodico Il Fieramosca. Dopo l’esperienza pugliese, Giannella tornò nella sua lavorativa Milano, ma da allora abbiamo continuato a tenerci in contatto, talvolta attraverso le sue veloci scappate in Puglia, più spesso attraverso i nostri messaggi on-line coi quali ci comunichiamo i tempi e i contenuti del nostro impegno editoriale e i titoli dei suoi brillanti libri.

La partecipazione a questa importante fiera del libro ha rappresentato l’occasione di una rivisitazione ad ampio spettro dell’Editrice Rotas che non si è risparmiata in tutti questi anni (e sono ormai 31!) per restituire alla nostra città una sua aggiornatissima storia attraverso un gran numero di monografie. Se è vero che Barletta capitale della nuova provincia si fa con la cultura, non c’è dubbio – secondo Giannella – che la Casa editrice, con le sue pubblicazioni, costituisca notevolmente a tenere alto il nome della città. Bisogna solo connettersi alle forze vive del territorio (per esempio varando l’esperienza del frigobook, libri di storia e autori locali negli alberghi, sulla scia di esperienze virtuose da lui favorite come quella romagnola dell’Ala d’oro a Lugo) e aver pazienza – come chiosa Eduardo – che passi la nottata…

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* L’editore-giornalista Renato Russo. Ha testimoniato lo scrittore Raffaele Nigro: “Quello di Russo e della sua Rotas è un lavoro puntuale e generoso per il quale Barletta e la Puglia dovrebbero essergli grate”.

A PROPOSITO/ UN CONDENSATO DEL MIO INTERVENTO A TEMPO DI LIBRI

Una storia di cafoni e quella di una toga stracciata nei libri ritrovati di un maestro di civiltà: Mauro Crocetta

testo di Salvatore Giannella

Domenica 23 aprile, Tempo di libri a Milano. Ci sono imprenditori, come Gino Orlando; maestre artigiane, come Maria Rosaria Giuliano, che con mani sapienti compone cesti di carta riciclata; scienziati come il biotecnologo del CNR come Diego Breviario; ingegneri venuti da Vicenza, come Goffredo Russo; e poi editori, com’è facile aspettarsi dato l’ambiente… A me tocca presentare i due romanzi storici, ristampati, di Mauro Crocetta: Storia di cafoni (1982) e La toga stracciata (1985), quest’ultimo con la storia di Michele Parente, contadino in Puglia e magistrato a Milano negli anni di piombo, del quale mi trovo a condividere molte scelte. Lui, che come magistrato vive il tormento di dover rappresentare al meglio l’istituzione che ha la titolarità “del più delicato potere dello Stato democratico”, un potere sotto attacco, ha un’innata repulsione per la violenza. Preferisce battersi con la forza degli argomenti, non con gli argomenti della forza; con le riforme, non con la rivoluzione; ha l’attitudine meditativa e contemplativa del suo autore: infatti tra gli antichi privilegia Orazio e Seneca, tra i moderni Jean Jacques Rousseau. Figlio dell’umiltà, Michele ha un fondo morale dentro di sé che lo stimola all’azione per il bene comune. E fa un giuramento a se stesso:

Quando mi accorgerò di non fare più il mio mestiere secondo giustizia ed equità, straccerò la toga.

Due libri di avvincente attualità, da leggere e da rileggere. Nel mio intervento ripropongo, per motivi dello spazio tiranno, la parte relativa al primo volume, Storia di cafoni.

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Un giorno quel grande poeta e sceneggiatore che mi onorò della sua amicizia, Tonino Guerra, mi raccontò che suo nonno, quando passeggiava nelle vie di Santarcangelo, ogni tanto si voltava all’indietro:

E io una volta gli ho chiesto: ‘Nonno, perché ti giri? Non c’è nessuno. Hai paura?’. ‘No’, mi rispose. ‘Guardo che cosa mi racconta il passato’.

Sono parole attuali per invitarvi a leggere i due libri di Mauro Crocetta lodevolmente ristampati per volontà di Angela Schena, direttore della casa editrice piantata tra gli ulivi di Fasano 70 anni fa dal suo mitico padre Nunzio (link), libri che ci raccontano pagine attuali del nostro recente passato e portano acqua pulita nel pozzo della nostra memoria.

Intanto illuminano un protagonista ingiustamente poco conosciuto della cultura italiana: Crocetta, talento eclettico e rinascimentale che ho avuto l’onore di aver conosciuto e avuto tra i maestri della gioventù nella nostra comune città nativa nel Tavoliere pugliese, colpito prematuramente dal dardo della morte (Trinitapoli, Foggia 1942 – Martinsicuro, Teramo 2004).

Di Mauro e del mosaico della sua attività artistica e culturale (“Crocetta tenta di raggiungere il dominio della bellezza con la poesia e con la scultura”, era la convinzione di Carlo Bo) si continua a parlare grazie all’attività della fondazione omonima e al sito crocettamauro.it, amorosamente aggiornato dalla moglie, la sociologa Maria Rosaria Sarcina, e dai due figli Patrizia e Pierpaolo.

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Mauro Crocetta (Trinitapoli, 1942 – Martinsicuro, 2004).

Ma il pur puntuale contributo del sito non riesce a rendere il complesso mosaico dell’attività professionale e umana di Mauro. Ex commissario di polizia (aveva operato nelle sedi di Pavia, Ascoli Piceno, San Benedetto del Tronto, Urbino e Ancona), aveva raggiunto la notorietà grazie alla sua parallela attività culturale: fu eccellente scrittore, poeta, drammaturgo, scultore. Era laureato in Scienze Politiche e in Lettere, rispettivamente nell’Università di Bari (1966) e di Pavia (1976). Molte sue opere, teatrali e poetiche, sono state pubblicate con prefazioni di critici come Giorgio Bàrberi Squarotti e Carlo Bo. Critico d’arte egli stesso, nel 1978 aveva ricevuto il Premio Cultura Presidenza del Consiglio dei Ministri per l’opera monografica Profilo di Giuseppe Marinucci (scultore marchigiano nella cui bottega Mauro aveva mosso i primi passi nell’arte plastica). Come scultore aveva esposto le sue opere a Bari, Bologna, La Spezia, Ravenna, Rimini, Malta. Tutti meriti destinati a essere avvolti dal velo dell’oblio, se non ci fosse Maria Rosaria a tessere con abilità e tenacia la rete del ricordo di Mauro. Perché, come ammoniva Plutarco, “questo abbiamo di immortale, noi mortali: il ricordo che lasciamo, il ricordo che tramandiamo”. E questi due libri hanno il merito di rinnovare il ricordo di un grande scrittore, scultore e animatore di società civile. Ma hanno anche il merito di illuminare due periodi storici a noi vicini che tanto hanno cambiato le nostre vite.

Prendiamo la Storia di cafoni, ambientata nell’Italia dominata dal fascismo e da un dittatore, Mussolini, che alla radio parla di un’Italia “portatrice di civiltà in Africa”, quando l’Africa più nera era nel Meridione d’Italia.

Gaetano e Francesca, i due protagonisti fidanzati, si preparano a mettere su famiglia in un piccolo mondo antico che trasuda miseria, sudore, fatica e ingiustizie. Un mondo senza telefono o televisione né radio in cui Mauro ci conduce, tracciando un itinerario antropologico che ci porta a guardare indietro, alle nostre radici per capire come eravamo, da dove veniamo, qual è il nostro passato comune di figli di una società contadina, figli di un popolo di “laboriose formiche che è riuscito a fare quello che avrebbe spaventato un popolo di giganti” (Tommaso Fiore): non per un querula lamento tipico di molti anziani che stanno di continuo a dire “ai miei tempi”, ma per capire quello che siamo e che avremmo potuto essere oggi, nell’era dello sradicamento del mondo senza patrie, della globalizzazione senza frontiere, dell’umanità nomade.

Un mondo tratteggiato con parole incisive e psicologicamente efficaci. Le vicende di Gaetano e Francesca e delle due famiglie (con le contrapposte figure dell’insensibile Giuseppe e del premuroso Minguccio), in un mosaico descritto nei particolari, dal mangiare al vestire, dal dormire al conversare, dai rapporti familiari all’amore, all’amicizia, nella cornice onnipresente di una realtà per lo più servile e fatalistica e dell’ossessione per la verghiana “roba”.

È interessante notare come la seconda lettura di un libro aiuti a scoprire nuovi dettagli e nuovi spunti di riflessione.

Rileggete, rileggete, camminate su strade che credete di conoscere. La civiltà letteraria non è fatta di letture, è fatta di riletture

ci ricorda Giorgio Manganelli nel suo Rumore sottile della prosa. E per la docente di letteratura Patricia Meyers Spacks, che ha scritto un libro (On Rereading) dove ha raccontato la sua esperienza di rilettura di dozzine di romanzi,

rileggere i libri è una delle gioie della vita, ci mette in contatto con noi stessi, perché rileggere i libri ci fa capire quanto possiamo essere cambiati e quanto siamo rimasti gli stessi, così come i libri che leggiamo, dei quali si apprezzano nuove sfumature, ambienti, paesaggi che la prima volta ci erano sfuggiti.

Si rilegge perché si possono rivivere i momenti preferiti e farsene di nuovi; ritrovare alcuni personaggi che è come ritrovare vecchi amici; trovare nuovi spunti di riflessione; si rilegge perché aiuta a ricordare.

Per esempio, più leggiamo (grazie alle parole essenziali e per niente ampollose di Mauro) come eravamo, più capiamo come siamo e apprezziamo molti aspetti della nostra attuale situazione: basti pensare alla dignità calpestata dai capibastone dalla velenosa prepotenza (come Peppino, il fascista ducetto locale), alle arretrate condizioni igieniche sanitarie (simboleggiate dal candro, il vaso per allontanare dalle case gli escrementi umani), all’acqua razionata che un indimenticabile Turill portava dalla fontana nelle case guadagnandosi un piatto di minestra, alle durissime condizioni dei lavoratori della terra con i corpi rotti dopo aver preso la giornata. Più capiamo come eravamo, più apprezziamo certi punti fermi della nostra realtà quotidiana: dove, insieme alla nostalgia per certi valori perduti della civiltà, deve prevalere l’ottimismo per l’allungamento della vita media (agli inizi del Novecento nel Tavoliere era di molto inferiore ai 33 anni della vita media nazionale”, è l’agghiacciante dato che ci consegna la Topografia medico-igienica del Comune di Trinitapoli del medico comunale Michele Mauro); per l’alfabetizzazione delle classi più povere (viene in mente la scuola della firma istituita da Peppino Di Vittorio a Cerignola, nel secondo dopoguerra, docente Gaetano Salvemini, per insegnare a firmare ai braccianti nullatenenti e concretizzare così per loro la riforma agraria, link);la stessa immagine della Puglia e dei suoi prodotti enogastronomici, portati nella parte alta della classifica nazionale grazie all’intelligente opera di sensibilizzazione fatta da profeti come Peppino Strippoli, salito dal Tavoliere nella Grande Milano.

E, a proposito della Grande Milano, viene in mente un brano (e questa scoperta è merito solo della rilettura) in cui Mauro racconta la partenza di Carmela, la più giovane delle tre sorelle di Gaetano, verso Milano, quartiere Crescenzago, chiamata al lavoro nel negozio di una parente. Quando Gaetano sa della partenza di Carmela,

gli brillarono gli occhi, ed era per una indefinibile sensazione di dolore e di piacere. Sentì Carmela più vicina, più sorella. Capì che era stata spinta dalla sua stessa voglia di cambiare, di non rassegnarsi. Strinse a sé Angela, e fu una stretta d’intesa, di assicurazione, come per dire ‘Andrà tutto bene, farà fortuna, scorre nelle sue vene il nostro sangue di cocciuti contadini che sanno resistere a ogni sorta di avversità pur di raggiungere l’obiettivo’.

Come non pensare a un paio di particolari della mia biografia: io stesso sono partito, quasi mezzo secolo fa, dalla Puglia per Milano, destinazione L’Europeo, che si stampava proprio nel quartiere di Crescenzago, dove ho trascorso due terzi della mia vita professionale. E alla fine dei miei anni di lavoro, salutando i colleghi di Oggi, mi sono regalato un viaggio nell’Europa eccellente che è stato pubblicato da Chiarelettere proprio con il titolo: Voglia di cambiare. Sì, i poeti sono anche profeti, mi è sempre stato detto. E Mauro Crocetta è stato un grande scrittore, scultore, animatore di società civile, commissario di polizia ma soprattutto un poeta.

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Leggi anche:

Le puntate:

  1. V come Il Vicolo di Cesena: se lo stampatore degli artisti si siede a tavola
  2. F come Felici Editore di Pisa: libri preziosi che raccolgono l’ingegno delle università
  3. A come Armando Editore di Roma: con i nostri libri insegniamo ai maestri che insegnano
  4. P come Progedit di Bari. Un calamaio che ha messo radici e germoglia, questo è un Dato
  5. K come Kurumuny. Nel Salento vogliono far tornare protagonisti gli invisibili e la loro umanità
  6. A come AdArte: la bussola per entrare nelle città più intime e segrete, navigando nel mare delle arti
  7. C come CB Edizioni. Dalla Toscana educare nel segno di Leonardo e Michelangelo
  8. D come Edizioni Dedalo. La carica dei mille titoli: più qualità per vincere (non solo) nelle università
  9. DR come Di Renzo Editore. La signora delle stelle, Margherita Hack, fece da passaparola e fu subito un successo
  10. G come Guida Editori. In principio fu Benedetto Croce… e Napoli si fregiò di un altro vulcano, questo editoriale
  11. AE come Artistica Editrice: alla scoperta del Piemonte (e non solo)
  12. C come Cavinato Editore: nel nome del padre e di Ippocrate
  13. E come EMI, Editrice Missionaria Italiana: da Bologna libri che cambiano la Chiesa e il mondo
  14. L come Lupo Editore: dal Salento libri caldi per ragazzi ed esordienti
  15. E come Este Edition: a Ferrara una storia lunga 500 libri
  16. V come Venexia Editrice: libertà, positività, spiritualità
  17. O come Edizioni Dell’Orso: dal Piemonte libri candidati a “rimanere”
  18. G come Gattomerlino Edizioni: una bussola a colori tra poesia e scienza
  19. Editrice Rotas vivrai! A Barletta c’è una nuova Disfida
  20. E nel padiglione della Puglia da leggere si materializzarono giganti di ogni tempo
  21. P come Polistampa: la casa editrice sbocciata nel fango dell’Arno
  22. M come Minerva: nelle campagne bolognesi una bottega per libri d’autore e giovani talenti
  23. G come Girasole, la più antica casa editrice di Ravenna, che guarda al futuro volgendo lo sguardo al passato
  24. C come Canneto: eravamo tre amici al bar che volevano raccontare il mondo (oltre Genova)
  25. GA come Grafiche Antiga: 8.000 lettere per conservare la storia dell’arte tipografica italiana
  26. MyM come Marcos y Marcos: la casa editrice alla ricerca di inaspettati punti di vista sul mondo, che presentò all’Italia John Fante