I dieci anni, che la casa editrice AdArte compie nel 2013, sono già un importante traguardo per una vocazione editoriale controcorrente, un po’ all’antica: ad artes… e cioè con l’obiettivo di pubblicare solo qualcosa di importante, di originale, qualcosa che soprattutto, incontri la sensibilità estetica degli editori, navigando nell’ampio mare delle arti.
Tutto questo in una dimensione minima, senza eccessivi affanni per il mercato e tutta la cura verso il prodotto per il piacere di fare bene qualcosa, a regola d’arte appunto secondo la più classica tradizione artigiana.
L’editore di riferimento è Gianna Marini che opera da oltre trent’anni nel settore dell’editoria, con l’esordio nella rivista Bolaffi Arte edita prima da Bolaffi e poi da Giorgio Mondadori, successivamente all’Allemandi, al Giornale dell’Arte di cui è stata per vent’anni condirettore e che per AdArte ha deciso, insieme da alcuni amici con un impegno nei settori del collezionismo, della grafica, della critica d’arte di fare una scelta diversa.
Fin dalla sua origine la casa editrice ha debuttato con un impegno di non poco peso: Il Nuovo dizionario della scultura dell’800 e dei primi del ‘900 di Alfonso Panzetta. Opera in due volumi con più di 4.000 schede biografiche in 1.068 pagine.
Ma è un altro il libro che rappresenta ancora meglio il gusto della sfida e la ricerca della qualità e cioè la riedizione di un’opera del poliedrico artista torinese – l’architetto Carlo Mollino – edita originariamente nel 1949, la cui importanza storica è legata alla teorizzazione della fotografia ai tempi considerata un mero mezzo di riproduzione meccanico, come vera e propria forma d’arte. Il libro è illustrato da 323 foto di 132 fotografi, grandi e grandissimi, fra cui molti stranieri. La fantasia dell’autore, creativo a tutto tondo, che ne aveva anche curato impaginazione e stampa si era sbizzarrita in una ricerca di materiali particolari, cartoncini colorati, carte serigrafate, tavole a colori incollate a mano: tecniche e materiali ormai introvabili.
Sparita la prima casa editrice, scomparsi la maggior parte dei fotografi, un autore – di grande personalità – anch’esso defunto. Un’autentica prova d’esame per editori temerari: partendo da una copia ingiallita, un esemplare da collezione, rintracciare i detentori dei diritti, riprodurre immagini e testo senza perdere in qualità, ridare al lettore le stesse sensazioni della prima edizione. Ebbene questo libro, purtroppo esaurito da tempo, è assolutamente uguale all’originale, con un lievissimo difetto: è solo un po’ più bello.
Oggi la casa editrice ha orientato la sua produzione principalmente in tre direzioni:
- Arte da abitare: una serie di volumi a grande formato e ricchi di illustrazioni, dedicati alla visita di una città dall’interno delle sue dimore più rappresentative; sono già usciti quelli dedicati alle case di Torino, di Milano, di Genova, di Roma, di Portofino, dell’alta Val di Susa. La linea continua con molti nuovi titoli.
- La seconda linea è costituita dai libri dedicati alla arti figurative e plastiche: dopo il Dizionario degli scultori, un Atlante della scultura in Piemonte, due edifici rivoluzionari dell’architetto Mollino e attualmente in preparazione, un importantissimo Dizionario della pittura dell’Ottocento piemontese, argomento sul quale manca a tutt’oggi una documentazione completa e scientificamente corretta, ricco di mille autori e altrettante fotografie, curato da Giuseppe Luigi Marini, uno dei massimi specialisti del settore.
- Il terzo filone, nato anche per onorare la tradizione di studi torinesi legati al Museo Egizio, è costituita da opere di egittologia. Fra le altre la preziosa riedizione di un rarissimo libro dell’egittologo Ernesto Schiaparelli che descrive l’emozionante scoperta della tomba intatta dell’architetto egiziano Kha, la cui mummia insieme a quella della moglie Merit, rappresenta una delle maggiori attrazioni del Museo Egizio di Torino. L’ultima pubblicazione risale al giugno 2012 con un volumetto dell’egittologo Federico Bottigliengo che riproduce un papiro egizio dell’archivio storico della Bolaffi e ne riporta la traduzione.
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SUL COMODINO DI GIUSEPPE CULICCHIA
Pagina dopo pagina, nei salotti
della Torino bene ignota ai più
A questo punto è chiaro: Torino non finirà proprio mai di sorprenderci.
Mi spiego. Entrare in una casa torinese è com’è noto innanzitutto a noi torinesi impresa a dir poco ardua. A meno che si sia ladri acrobati arrivati in città da terre più o meno lontane, occorre come minimo aver fatto le scuole nella stessa classe dello stesso istituto dalle elementari alle superiori, meglio se con pregresse comuni attività ludiche all’asilo infantile e successiva condivisione di corsi di laurea ed eventuali specializzazioni post.
A cena, lo scambio di battute standard tra le mogli o fidanzate è: “Quindi anche il tuo Paolo andava al D’Azeglio“. Risposta: “Sì, al D’Azeglio, come il tuo Alfredo”. Oppure bisogna saper coltivare per lunghi anni amicizie nate successivamente agli studi, in modo da superare la fase “Allora ci si vede al ristorante” (che può abbracciare letteralmente secoli: c’è chi si è conosciuto negli anni Novanta del XX e sta aspettando gli anni Dieci del XXI per azzardare l’invito casalingo a un semplice tè pomeridiano), ma in ogni caso muoversi con grandissima cautela perché prima o poi si sarà da questi invitati a casa sua, e d’altra parte se si accetta un invito significa che poi toccherà per forza di cose ricambiarlo. Il tutto, va da sé, tende a irrigidirsi ulteriormente mano a mano che si sale di censo.
E difatti in città è leggendaria l’esclusività dei famosi “salotti della Torino bene”, ben più inaccessibili dei corrispettivi romani o milanesi, per tacere della Casa Bianca, dove in fin dei conti qualcuno riesce a imbucarsi malgrado i controlli di CIA, FBl e Marines. Che in riva al Po non servono.
Ecco perché ora la pubblicazione di Case di Torino, splendido volume fotografico edito da AdArte, è per una volta un evento vero, in quest’epoca contrassegnata da quelli finti, che riempiono quotidianamente a migliaia le nostre caselle di posta elettronica.
Qualcuno infatti è riuscito non solo a entrare in ventuno case torinesi (!), ma le ha addirittura fotografate (!!), e per giunta si tratta di case “della Torino bene” (!!!).
Insomma qualcosa di paragonabile solo alla prima storica retrocessione della squadra che sapete in serie B. Ma veniamo al libro che idealmente completa un percorso iniziato molti anni fa con volumi fotografici dedicati di volta in volta ai cortili e poi ai giardini e alle fontane e alle meridiane e ai portoni e ai caffé storici della nostra città. Le fotografie di Adriano Bacchella accompagnate dai testi di Sisi Copercini Cazzaniga, sono precedute da una succosa introduzione di Marco Vallora, che prende le mosse da Poe: “Le stanze sono lo specchio della nostra interiorità”, salvo poi rovesciare il tutto concludendo che le medesime sono “vivi autoritratti della nostra interiorità”.
Girata pagina, si entra in questa Torino ignota ai più. E allora scorrono ambienti d’epoca e/o ipertecnologici dove l’arte, antica e moderna e contemporanea, si sposa tra tromp l’oeil e viste ovviamente mozzafiato a mobili di design e boiseries, arazzi e tappeti, coppe fiamminghe e dipinti del Seicento Piemonte e, moto Ducati sistemate in salotto e prototipi di fuoriserie Bmw parcheggiate in terrazzo, e poi fughe di pavimenti e sinfonie di affreschi e apoteosi di divani e florilegi di firme, e dunque opere di Pomodoro e stoffe di Valentino e tavoli di Le Corbusier e lampade di Gio Ponti, e poi ancora librerie di Sottsass e sculture di Merz, sedie di Mollino e poltrone di Aarnio.
Camini di Cordero e quadri di Paolini. Naturalmente i proprietari delle dimore sono stati al gioco a patto di mantenere l’anonimato assoluto: e quindi gli ambienti sono privi di soggetti umani, tranne un paio di eccezioni (ma si tratta rispettivamente di un’ombra e di un bambino). Inutile tentare di estorcere i bei nomi all’editore: hic est understatement, mica siamo brianzoli. Quanto al ritratto di Marx appeso in un salotto, è senza dubbio molto ironico. Anzi, moltissimo ironicissimo: anche perché l’artista, Vic Muniz, l’ha realizzato col caviale. E visto che questi nostri sono gli anni della cosiddetta sinistra-champagne, o meglio caviar, non è detto che il volume, destinato in libreria a occupare i tavoli dedicati all’arredamento o al design, non finisca per ritagliarsi uno spazio negli scaffali dedicati alla sociologia e alla politica. Anche se a ben vedere, visto il mutamento epocale che rappresenta negli usi e costumi della nostra tribù dovrebbe trovare posto nell’antropologia. (Fonte: La Stampa, 29.11.2009)
L’ALBERO DEI GIOIELLI
L’albero dei gioielli AdArte
Alcuni titoli e collane della Casa editrice torinese per un viaggio privato e misterioso
- ll messaggio dalla Camera Oscura
di Carlo Mollino, 1949-2006
Opera di Carlo Mollino, una delle personalità più geniali e singolari e uno degli artisti più completi del XX secolo, un testo fondamentale per la storia della fotografia in generale, il più importante contributo della prima metà del Novecento all’accettazione della fotografia tra le arti «maggiori». Per la prima volta anche un’edizione in lingua inglese (copertina nell’immagine a destra).
- Storie di giardini
di Guido Giubbini, 2012/2013
La passione di una vita di studioso raccolta in due volumi. L’opera racconta e ricostruisce la storia e l’arte dei giardini nel mondo, visitati e fotografati personalmente dall’autore uno a uno. Partendo dalle radici simboliche precristiane, attraverso il Medio Oriente, Roma l’Islam nel Medioevo, la Persia safavide e l’India moghul, e poi nell’Europa rinascimentale e barocca, dell’Ottocento e Novecento, fino alla rivoluzione del giardino naturalistico inglese, e al giardino contemporaneo.
- Case di Torino
di Adriano Bacchella – Sisi Cazzaniga, 2009
Una sorprendente selezione di case, che per la prima volta aprono le porte al pubblico dei lettori, svelando gli aspetti più intimi e la filosofia di chi le ha create, arredate e di chi le vive. Generazioni e stili a confronto presentati con i loro ambienti e che rivelano una Torino inaspettata e capace di accostare, nel rispetto del più piemontese understatement, il più classico «stile torinese» all’innovazione e all’originalità.
- Torino Tricolore
di Marialuisa Crast – Giuseppe Culicchia, 2011
Uscire di casa e vedere Torino come mai è stata in tutta la sua storia. Ecco l’idea di un libro nato in un attimo e realizzato in pochissimo tempo grazie anche all’entusiasmo
di Marialusia Crast che ha fissato lo sventolìo del Tricolore dalle finestre, dai balconi e dalle vetrine dei negozi per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Quando nel Duecentenario, come scrive Culicchia, qualcuno di noi borbotterà: «Sì, però il Centocinquantenario è stato tutta un’altra cosa», sfodererà con un sorriso questo volume…
- La tomba intatta dell’architetto Kha nella necropoli di Tebe
di Ernesto Schiaparelli
Immaginate per un momento di essere di fronte all’ultimo diaframma che vi separa da una tomba che contiene ancora tutto quello che vi è stato sigillato, dopo anni di ricerche finalmente la scoperta di una vita: una tomba inviolata. E’ quello che si può vivere in diretta leggendo il testo originale di grande interesse e di facile lettura del rarissimo libro di Schiaparelli del 1927 rieditato da AdArte nel 2006. Accompagna il testo un corredo fotografico di insolita ampiezza e qualità eseguito in loco al momento del ritrovamento.
- Nuovo dizionario degli scultori italiani dell’Ottocento e del primo Novecento
di Alfonso Panzetta, 2003
Un percorso di 150 anni attraverso l’arte plastica italiana (2 voll., oltre 4.000 schede biografiche di artisti nati tra il 1757 e 1899, 2.521 fotografie, 1.068 pagine): una documentazione biografica e iconografica basata su uno studio approfondito, teso a valorizzare un grande patrimonio artistico spesso ancora ingiustamente trascurato.
- Case di Genova e della riviera
di Barbara Corsico – Anna Orlando, 2012
La natura domina su tutto. Sulle case e nelle case. Vi entrano una brava fotografa di interior design (www.barbaracorsico.com) e una esperta storica dell’arte, curiose di guardare in ogni stanza, ma vi entrano anche la luce, il vento, il salino. Il sole che emana la sua luce e il suo calore specchiandosi in aria e in acqua, il vento che porta aliti salmastri fin al di qua delle finestre, a ricordare a tutti che a farla da padrone, qui, è sempre lui: il mare.
I piccoli editori della collana “W la biblio-diversità”:
- V come Il Vicolo di Cesena: se lo stampatore degli artisti si siede a tavola
- F come Felici Editore di Pisa: libri preziosi che raccolgono l’ingegno delle università
- A come Armando Editore di Roma: con i nostri libri insegniamo ai maestri che insegnano
- P come Progedit di Bari. Un calamaio che ha messo radici e germoglia, questo è un Dato
- K come Kurumuny. Nel Salento vogliono far tornare protagonisti gli invisibili e la loro umanità
- A come AdArte: la bussola per entrare nelle città più intime e segrete, navigando nel mare delle arti
- C come CB Edizioni. Dalla Toscana educare nel segno di Leonardo e Michelangelo
- D come Edizioni Dedalo. La carica dei mille titoli: più qualità per vincere (non solo) nelle università
- DR come Di Renzo Editore. La signora delle stelle, Margherita Hack, fece da passaparola e fu subito un successo
- G come Guida Editori. In principio fu Benedetto Croce… e Napoli si fregiò di un altro vulcano, questo editoriale
- AE come Artistica Editrice: alla scoperta del Piemonte (e non solo)
- C come Cavinato Editore: nel nome del padre e di Ippocrate
- E come EMI, Editrice Missionaria Italiana: da Bologna libri che cambiano la Chiesa e il mondo
- L come Lupo Editore: dal Salento libri caldi per ragazzi ed esordienti
- E come Este Edition: a Ferrara una storia lunga 500 libri
- V come Venexia Editrice: libertà, positività, spiritualità
- O come Edizioni Dell’Orso: dal Piemonte libri candidati a “rimanere”
- G come Gattomerlino Edizioni: una bussola a colori tra poesia e scienza
- Editrice Rotas vivrai! A Barletta c’è una nuova Disfida
- E nel padiglione della Puglia da leggere si materializzarono giganti di ogni tempo