Il Financial Times ha pubblicato un articolo interessante dell’autorevole e bravissimo editorialista John Lloyd. Titolo: “The mayor vs the Mafia” (Il sindaco contro la mafia). È un reportage-intervista con Elisabetta Tripodi, la coraggiosa prima cittadina di Rosarno in Calabria, che si è messa di traverso al potere politico-economico delle cosche criminali e che rischia la vita nella lotta alla ‘ndrangheta. L’intervista la trovate qui (link).
È certamente motivo di orgoglio per l’Italia, in un periodo di smarrimento etico e morale, che uomini e donne in prima linea sul fronte del riscatto civile abbiano voce anche sulle più autorevoli testate internazionali. Sintomo che questo Paese, scosso dalle derive di corruzione e di delinquenza, purtroppo per tanto tempo piegato dall’assuefazione al peggio, ha le risorse umane e morali per ritrovare trasparenza amministrativa, determinazione e slancio nell’emarginare i prepotenti, i ruffiani e gli “ominicchi” di cosiddetto onore, nonché i loro spalleggiatori nascosti.
Simbolo, ma non unico. Elisabetta Tripodi è il simbolo virtuoso di un cammino difficile. Ma non è l’unico. C’è una diffusa consapevolezza che la caduta verso l’abisso va fermata, che l’apatia impedisce lo sviluppo e offre ossigeno ai mafiosi. L’Italia sta cambiando. Ed è proprio ciò che i mass media stranieri più importanti (compreso il Financial Times) faticano a vedere. Prevale sempre uno stereotipo che è quello dei pochi eroi contro tutti, in una Italia dominata dalla illegalità e dai silenzi.
Non è così. Ci sono state lezioni del passato che ci hanno aperto gli occhi: gli eroi non sono pochi e non sono isolati, gli eroi sono i milioni di italiani che resistono, che si battono per la giustizia, per il lavoro, per l’impresa, per la scienza, per la cultura, per l’arte. Dipingere l’Italia dei pochi eroi è suggestivo. Però incompleto. L’Italia è piena di eroi silenziosi. E dimenticarsene non è giusto: sarebbe come dire che Londra è dominata dalle mele marce, dai banchieri mascalzoni e dei parlamentari disonesti (le note spese gonfiate), che a salvarsi è una esclusiva e ristretta cerchia di onesti. Una follia pensarlo. E non è vero. Sia nel Regno Unito. Sia in Italia.
Dalla collana Storie di Donne non comuni,
- Lo sguardo negato di Věra Caslavska, ginnasta di Praga in dissenso contro l’Urss
- Onore ad Anna Kuliscioff, signora del socialismo che migliorò l’Italia
- Franca Viola, la donna che tutte le donne italiane dovrebbero ringraziare
- Grazie a Tina Anselmi, madre del Servizio Sanitario che il mondo ci invidia
- Riscopriamo Laura Conti, partigiana e pioniera dell’ambientalismo scientifico
- Quella ribelle Alfonsina Strada, prima e unica Lei a correre il Giro d’Italia
- Invito alla visione: Felicia Impastato, una serata in Tv con la madre coraggio dell’eroico Peppino
- Renata Fonte, vita e morte di una eroina ambientalista che difendeva il Salento
- Ridiamo l’onore a Eleonora Fonseca Pimentel, eroina di Napoli contro i Borbone
- Angela Casella, madre coraggio che vive nei cuori di tutti gli italiani
- Riannodiamo il filo nel nome di Maria Lai, artista sarda, bambina antichissima
- Per la medicina del territorio ispiriamoci alla romagnola Isotta Gervasi, prima donna medico condotto, angelo in bici
- Cari sindaci lucani, intitolate una via a Teresa De Luca Petrone che ha portato il figlio Rocco dai sassi di Matera ai sassi della Luna
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