“In bocca al lupo, Samantha. Sei tutte noi!”. L’augurio televisivo di Luciana Littizzetto alla milanese Samantha Cristoforetti certamente è fatto a nome di tutte le donne. Ma ce ne sono alcune, in particolare, simboleggiate dalla prima astronauta italiana partita domenica 23 novembre dal cosmodromo di Baikonur per la stazione spaziale internazionale: sono le donne delle stelle, quelle che hanno preso il volo per prime nella storia dell’aviazione. A loro è dedicato questo dossier di Giannella Channel, basato su una lunga e minuziosa ricerca di un cronista brianzolo del Corriere della Sera oggi in pensione: Luigi Butti, che rivaluta il gentil sesso da stereotipi duri a morire (e che aspetta un editore curioso di posare gli occhi sulle sue pagine in versione integrale).

Sì, perché capita spesso di sentir dire, sui campi di volo, che i peggiori nemici dell’aviazione sono la forza di gravità e… le donne! Mentre l’accusa fatta alla forza di gravità è indubbiamente fondata, la colpa attribuita alle donne deve essere spiegata e ridimensionata. Con la loro scherzosa affermazione, infatti, gli aviatori esprimono disappunto solamente nei confronti di quelle madri, mogli, sorelle e fidanzate che (manifestando eccessivi timori e apprensioni) frenano lo slancio dei giovani attratti dal volo. Benché questo atteggiamento femminile sia piuttosto frequente, il ruolo sostenuto dall’ “altra metà del cielo” nella storia dell’aeronautica è stato tutt’altro che trascurabile. E merita di essere conosciuto.

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Annonay, 1783. La mongolfiera, invenzione dei fratelli Joseph ed Etiénne Montgolfier, fu il primo aeromobile a portare un essere umano in cielo. In seguito al successo dei loro esperimenti, furono nominati membri straordinari dell’Accademia delle scienze di Parigi e il padre Pierre ricevette, da re Luigi XVI, il titolo nobiliare de Montgolfier.

1. In principio fu una cantante

Non è un mistero che, il più delle volte, basta la presenza di una sola spettatrice perché gli uomini si sentano stimolati ad affrontare le imprese più rischiose. Ma, già al tempo dei pionieri, le donne non si limitano a guardare: risolutamente prendono parte attiva ai primi tentativi di conquista dell’ aria.

I fratelli Joseph ed Etiénne Montgolfier hanno appena fatto sollevare il loro pallone di carta dalla piazza di Annonay, il 5 giugno 1783, e subito, il 21 novembre, due uomini che avevano assistito all’esibizione di quel veicolo ad aria calda sfidano le incognite del volo. Con un mezzo ancora primitivo e bizzarro, Pilatre de Rozier e il marchese d’Arlandes sorvolano Parigi nella prima, documentata ascensione in “mongolfiera” nella storia del volo umano. Nel corso della loro impresa, durata 25 minuti, viaggiano per 12 chilometri – dal Castello de la Muette a Butte-aux-Cailles, all’epoca in periferia di Parigi – raggiungendo una altezza di 1000 metri.

La seconda ascesa in aerostato ha luogo in Italia il 25 febbraio dell’anno dopo, a opera dei milanesi Agostino Gerli e Paolo Andreani. Gli uomini non perdono tempo, ma le donne non sono da meno: la storia delle “donne volanti” inizia il 4 giugno 1784 a Lione, quando una signora sale per prima come passeggera sulla navicella del pallone aerostatico Gustave. Si tratta della cantante d’opera Elisabeth Thible, che evidentemente non soffre né di paura né di vertigini, poiché per tutta la durata del viaggio canta duetti insieme al pilota.

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Lione, 1784. La prima donna passeggera sulla navicella di un pallone aerostatico Gustave è la cantante d’opera Elisabeth Thible.

Quando l’italiano Vincenzo Lunardi va a Londra per effettuare le prime ascensioni dal suolo britannico rimane “sorpreso dal gran numero di fanciulle che si offrono di salire sull’aerostato”. Lo scaltro Lunardi – che gira il mondo per fare soldi e ha bisogno di circondarsi di simpatia – finge di resistere alle pressioni delle ammiratrici. Alla fine, però, annuncia di avere programmato un volo con un uomo e una donna. Beneficiando della salomonica decisione, il 29 giugno 1785, con il signor George Biggin si invola anche la cittadina britannica Letitia Sage.

Pochi mesi prima, l’aeronauta francese Jean-Pierre Blanchard aveva compiuto un’impresa strepitosa sorvolando la Manica in compagnia dell’americano John Jeffries. Blanchard va considerato il primo aeronauta “professionista”: competente e instancabile, negli anni successivi effettuerà ascensioni in Olanda, Belgio, Germania, Svizzera, Polonia e Stati Uniti. Come altri pionieri è premurosamente assistito dalla moglie, che lo aiuta e sale a bordo con lui a ogni occasione.

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1785: George Biggin e Letitia Sage in volo con Vincenzo Lunardi.

I voli sono economicamente impegnativi, date le notevoli somme necessarie per la costruzione del pallone, il trasporto, il gonfiaggio, il recupero. I primi aeronauti sfruttano l’aspetto sensazionale delle loro esibizioni per rifarsi delle spese mediante pubbliche sottoscrizioni. Le ascensioni diventano spettacoli a pagamento e la presenza di donne nella navicella conferisce un elemento di curiosità in più.

1798: sono passati solo 14 anni dal volo sull’aerostato Gustave della cantante Elisabeth Thible ed ecco esordire Ernestine Henry, già compagna di viaggio del coraggioso André-Jacques Garnerin: l’aeronauta francese che nel 1797 s’era lanciato sul Parc Monceau di Parigi da una mongolfiera da lui progettata per fungere anche da paracadute. [Si veda il videogioco interattivo realizzato da Google per ricordare l’avventura]. In seguito, madame Henry provvederà a invitare Jeanne Labrosse – a sua volta la prima donna a essersi tuffata con il paracadute – a formare un equipaggio aerostatico completamente femminile e a prendere il volo con lei.

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Da allora la storia delle donne volanti è un crescendo di imprese e di record straordinari. In prima linea sono le mogli degli aviatori professionisti, che condividono con i loro compagni di vita disagi e rischi. I piloti francesi fanno scuola, in quest’epoca, e le loro consorti sono le donne “aeronauticamente” più evolute. Verso la fine del 1700 e gli inizi del 1800 le più celebri e ammirate sono le vedove di Garnerin, dell’aeronauta reale Margat (immagine a destra) e di Jean-Pierre Blanchard. Quest’ultima, Sophie, diventa la prima aeronauta professionista, con 67 ascensioni realizzate. Tocca il culmine della fama il 24 gennaio 1810 – in occasione delle feste per il matrimonio di Napoleone Bonaparte con Maria Luisa d’Austria – quando va in volo alla presenza dei sovrani.

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2. Spettacoli aerei e… bambole dal cielo

Adesso, per rendere gli spettacoli più attraenti, le ascensioni sono accompagnate dalla musica di un’orchestrina. Dai palloni vistosamente decorati gli aeronauti sventolano delle bandiere e, qualche volta, lanciano fuochi d’artificio. Sarà proprio il desiderio di divertire gli spettatori a provocare la morte di Sophie Blanchard: un’eroina che merita un riepilogo biografico.

Nata nel 1778 a Trois-Canons – oggi nel comune di Yves vicino a La Rochelle – a 26 anni Sophie aveva sposato l’ingegnere aeronautico Blanchard, il primo uomo ad attraversare in volo la Manica. Dopo il matrimonio la coppia dovette affrontare gravi problemi economici, per cui Sophie decise di dedicarsi all’aerostatica per trovare dei finanziatori. Per fortuna, nello stesso anno delle nozze (1804) Napoleone Bonaparte la gratifica con un incarico ministeriale. Cinque anni dopo, però, è colpita dalla tragedia: il marito muore per infarto durante un’esibizione con il suo aerostato. Lei non si perde d’animo: continua a volare da sola, specializzandosi nei voli notturni. Fa anche esperimenti con il paracadute e sorprende gli spettatori lanciando bambole e volantini pubblicitari dalla sua mongolfiera.

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1810. Volo notturno, paracadute, lancio di bambole e volantini: Sophie Blanchard porta lo spettacolo nell’esperienza di volo aerostatico.

A Ferragosto del 1811 fa un’ascensione a Milano per la “Festa dell’imperatore”. Si risposa, e per celebrare la nascita del primo figlio effettua un volo su Parigi sollecitando partecipazioni. Inoltre vola da Roma a Napoli salendo a più di 3.600 metri d’altezza. Durante un’ascensione successiva sviene: e rimane in volo per più di 14 ore in stato di incoscienza. Nel 1817 attraversa le Alpi, sfiorando la morte dopo un atterraggio di fortuna in un terreno allagato. Dopo la scomparsa di Napoleone, entra nelle grazie anche di Luigi XVIII che la nomina “aeronauta ufficiale della Restaurazione”.

La sera del 6 luglio 1819, a Parigi, una folla immensa assiste alla sua esibizione notturna. Quando l’aerostato comincia a sollevarsi sopra i giardini di Tivoli dà il via ai fuochi d’artificio: la navicella appare illuminata da una grande stella argentea, mentre cascate d’oro luminescente zampillano dai bordi. Giunta a una certa altezza Sophie accende altri globi di fuoco, che scendono sulla città frenati da piccoli paracadute. L’effetto è suggestivo e gli spettatori applaudono in preda all’entusiasmo. Poi, d’improvviso, c’è una specie di esplosione.

Lingue di fuoco avvolgono il pallone, che comincia a ondeggiare, a precipitare. La Blanchard tenta animosamente di controllare la caduta, ma la tragedia è inevitabile. La navicella cozza contro il comignolo di un palazzo: la donna viene sbalzata fuori e rotola sul tetto riportando ferite mortali.

La sorte toccata alla Blanchard fa riflettere, ma non cambia la situazione. Le ascensioni pubbliche – organizzate in coincidenza con feste nazionali, sagre municipali, inaugurazione di fiere o esposizioni – continuano a offrire spunti per esibizioni sempre più sensazionali. Nel 1850 i coniugi Poitevin danno il via alle “ascensioni equestri”, nel corso delle quali stanno in groppa a cavalli sistemati nella navicella o sospesi al pallone con delle funi. Insieme a questa singolare coppia cominciano a volare consistenti gruppi di donne. Poitevin e sua moglie Marie hanno in programma due spettacoli settimanali all’ippodromo di Parigi: per rendere più vivaci le loro rappresentazioni riempiono la navicella di ballerine che, aggrappate a nuvole di cartone, danzano e cantano atteggiandosi a “figlie dell’aria”.

Ugualmente attese sono le ascensioni della famiglia Godard. Le prime volte, Eugène Godard volava con suo fratello Louis; poi ha cominciato a prendere a bordo anche la moglie e ha finito con imbarcare anche figli e nipoti. Ogni volta che la famiglia al completo si avvia in fila indiana per salire sul pallone, fa immancabilmente esplodere l’ilarità degli spettatori. Il gruppo diventa così popolare che, ancora oggi in Francia, la parola “godard” è sinonimo di “aeronauta”.

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L’enorme importanza della partecipazione femminile all’attività aviatoria sta appunto in questo: più ancora del sostegno dato ai propri mariti, è stato rilevante l’effetto propagandistico ottenuto dalle donne. Accostandosi alle macchine volanti senza pregiudizi o paure, hanno contribuito a incuriosire e a familiarizzare il pubblico con gli eventi aeronautici. Si è così dissolta, gradualmente, la superstiziosa avversione per le “scalate al cielo”, un tempo giudicate pazzesche e malefiche.

Un’evidente conferma del nuovo stato d’animo si ha nel 1878 a Parigi, dove la maggiore attrazione dell’Esposizione Universale è il gigantesco pallone frenato costruito da Giffard. L’immensa sfera di 25.000 metri cubi misura 35 metri di diametro e può ospitare nella sottostante navicella fino a 150 passeggeri. In un migliaio di ascensioni provano l’emozione del volo (sia pure vincolato) oltre 35.000 persone: uomini, donne, giovanotti e ragazze.
Dopo il 1880 gli spettacoli aerostatici si diffondono con rapidità anche negli Stati Uniti. Qui, tra innumerevoli acrobati e trapezisti, ritroviamo molte donne che competono coi colleghi maschi in coraggio e abilità. In Europa si impiega più frequentemente il pallone per competizioni sportive ed esperimenti scientifici.

Nei primi anni del Novecento nascono associazioni aerostatiche attivissime a Lilla, Bordeaux e Lione (dove più di un secolo prima aveva volato madame Thible). A Parigi le aviatrici sono così numerose che fondano un club femminile, romanticamente battezzato Etoile (Stella).

In quest’epoca d’oro per l’aerostatica, tre donne conquistano una discreta fama: la signora Goldschmidt e la signorina Marie Marvingt in Francia, la signora Harbord in Inghilterra. Sono le ultime rappresentanti di una nutrita schiera di validissime aeronaute, perché nel frattempo è nata e si è affermata una nuova macchina volante: l’aeroplano.

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Salvatore Giannella, giornalista che ha ideato e cura con passione questo blog, ha diretto il mensile scientifico del Gruppo L’Espresso Genius, il settimanale L’Europeo, il primo mensile di natura e civiltà Airone (1986-1994), BBC History Italia e ha curato le pagine di cultura e scienza del settimanale Oggi (2000-2007). Ha scritto libri (“Un’Italia da salvare”, “L’Arca dell’arte”, “I Nicola”, “Voglia di cambiare”, “Operazione Salvataggio: gli eroi sconosciuti che hanno salvato l’arte dalle guerre”), curato volumi di Tonino Guerra ed Enzo Biagi e sceneggiato docu-film per il programma Rai “La storia siamo noi” (clicca qui per approfondire).
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A cura di Salvatore Giannella e Luigi Butti per Giannella Channel