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Il rinnovato aspetto del Wright ‘Flyer’, le cui consegne ai clienti sono cominciate nel 1911.

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Matilde Moisant con il fratello Alfred, che le ha insegnato a pilotare aeroplani quando aveva appena 16 anni.

Negli Stati Uniti, culla del volo a motore, i pionieri sono numerosi e intraprendenti. Per interessare il pubblico alle loro macchine, sia i fratelli Wright che altri costruttori formano squadre di piloti che viaggiano attraverso l’immenso Paese per dare spettacolo e fare propaganda all’aeroplano. Una compagnia di aviatori-girovaghi è guidata dai fratelli John e Alfred Moisant; la loro sorella Matilde è la seconda donna americana che ottiene il brevetto di pilota.

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Katherine Stinson, anch’essa cresciuta in una famiglia di aviatori, nel 1912 partecipa alla fondazione della prima scuola di volo in Texas.

La malattia del volo è contagiosa e, anche in America, sembra prediligere i nuclei familiari. Nel 1912 Edward e Jack Stinson insegnano a pilotare alla sorella sedicenne Katherine e – dopo che ha ottenuto il brevetto anche l’ultima femmina della nidiata, Marjorie – si stabiliscono nel Texas, dove fondano una delle prime scuole di volo private.

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Il velivolo di Adolphe Pégoud al culmine dell’impennata che precede la “gran volta” (detta anche “giro della morte”).

Com’era avvenuto col pallone, anche l’aeroplano viene utilizzato per le esibizioni di trapezisti e acrobati. Gli uni fanno esercizi su un trapezio appeso tra le ruote del carrello; i secondi camminano sulle ali e passano da un aereo all’altro calandosi da scalette di corda, mentre i velivoli girano in tondo sulle teste degli spettatori. I “circhi aerei” diventano un amalgama di personaggi pittoreschi e spavaldi, che per sbalordire la gente ne combinano di tutti i colori. Da principio i piloti ricorrono alle manovre più insolite e azzardate, ma col passare del tempo mettono insieme un intero repertorio di evoluzioni acrobatiche, la più sensazionale delle quali è la “gran volta” (o “giro della morte”). Il primo a osarne l’esecuzione è il pilota militare francese Adolphe Pégoud, che la effettua disinvoltamente durante un volo di addestramento nel settembre del 1913.

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Lillian Boyer, le cui frequenti esibizioni nel decennio 1920-1930 l’hanno fatta designare “prima acrobata professionista”.

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Una singolare partita a tennis, disputata sull’ala di un biplano da due intrepide giocatrici.

Un altro spettacolo che richiama le folle è la corsa tra un’automobile e un aeroplano. Gareggiare contro le autovetture non è pericoloso in sé, ma lo diventa per una somma di circostanze. Per consentire al pubblico d’osservare bene le alterne posizioni dei concorrenti, l’aeroplano vola a pochissimi metri da terra: di conseguenza, nelle virate, l’ala all’interno della curva sfiora pericolosamente il suolo. Quando poi il velivolo resta indietro, l’aviatore deve inseguire l’avversario in un polverone accecante. Se questa condizione danneggia l’automobilista, per l’aviatore può risultare catastrofica. Tra quanti concorrono a rendere più spettacolare – e quindi più popolare – l’attività aviatoria si distinguono ancora molte donne che non temono di esibirsi in strabilianti esercizi sulle ali (ma anche aggrappate ad altre sporgenze) di velivoli sempre più impegnati in manovre estremamente rischiose. In quest’ambito spicca la statunitense Lillian Boyer: che per l’eccellenza e la continuità delle sue bravate rimane sulla breccia – nel decennio 1920-1930 – al punto da essere considerata la prima autentica professionista in questa stravagante specialità.

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Un classico numero dei “circhi aerei” è la sfida di velocità raso-terra fra autovetture e aeroplani.

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Rara immagine di un DH-9 britannico, sul quale nel 1919 stanno per salire a bordo il pilota e due passeggere.

Il piglio rocambolesco di questi entusiasmanti piloti non sminuisce i loro innegabili meriti aviatori. Si pensi all’esecuzione di spericolate manovre acrobatiche, inventate in un’epoca in cui i velivoli – a causa dell’ancora intricata e fragile struttura – vengono ironicamente definiti ‘gabbie per polli’. Ciò malgrado, dal 1910 in avanti i piloti da circo danno un marcato contributo al progresso aeronautico, migliorando a più riprese i primati di velocità, altezza e distanza percorsa: in pratica, concorrendo al progressivo perfezionamento delle nuove macchine volanti. A dimostrare che le ’pazzie’ di questi aviatori hanno stimolato l’evoluzione dei mezzi aerei c’è, ad esempio, il rapido incremento – in termini di capienza e sicurezza – dei primi velivoli per il trasporto di passeggeri.

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Le evoluzioni a bassissima quota dei piloti più arditi provocano spesso lo sgomento di gran parte degli spettatori.

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Ruth Law Oliver, già famosa vedette dei circhi aerei, si prepara a decollare per impadronirsi del record di distanza.

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Un biplano di Glenn Curtiss, come quello usato da Ruth per realizzare il suo prestigioso primato nel 1916.

In un periodo di tale fervore innovativo si mette in evidenza proprio una ragazza: Ruth Law Oliver, che è diventata una “star” dei circhi aerei. Ruth vola da diversi anni, ormai, ma è insoddisfatta delle esibizioni che la obbligano a circuitare sempre in una zona, entro un raggio di pochi chilometri. L’idea d’alzarsi in volo per andare il più lontano possibile ha su di lei l’attrazione che esercitano tutte le prospettive sull’ignoto. Quando rompe gli indugi, affida il suo apparecchio ai meccanici perché vi apportino le modifiche necessarie a renderlo idoneo per un lungo volo: un certo allungamento delle ali (per aumentare la portanza) e l’aggiunta di serbatoi supplementari (per disporre di più carburante).

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Dopo avere compiuto il volo senza scalo di 820 chilometri, Ruth Law Oliver sfoggia una meritata decorazione.

La mattina del 19 novembre 1916, in un campo alla periferia di Chicago, Ruth si prepara a decollare ai comandi di un biplano “Pusher” Model E, progettato e costruito da Glenn Curtiss, il più valido concorrente dei fratelli Wright. Il suo proposito è di superare il record di distanza, che il suo connazionale Victor Carlstrom ha appena portato a 780 chilometri. Data la stagione, la ragazza ha provveduto a difendersi adeguatamente dal freddo infilando uno sopra l’altro parecchi capi di vestiario. Poi ha indossato pantaloni e giaccone di cuoio e ha completato l’abbigliamento con casco, stivali e guantoni foderati di pelo. Mentre sale a bordo così imbottita, uno dei presenti – che non conosce la sua identità – le si avvicina per formulare un augurio: “Buona fortuna, giovanotto!

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Impressionante immagine di un aeroplano in competizione, a bassissima quota, con un’autovettura.

L’equivoco dello sconosciuto mette di buonumore l’aviatrice, che affronta la prova con perizia. Per orientarsi dispone di una carta geografica, che ha dovuto tagliare a strisce e avvolgere su un bastone, in modo da poterla consultare facilmente svolgendo il rotolo. Punti di riferimento sono i fiumi, le strade principali, i binari delle linee ferroviarie. L’impresa procede bene: il tempo si mantiene sereno e un vento favorevole spinge celermente l’aeroplano verso Est. Dopo molte ore – esaurita la benzina – Ruth prende terra in un prato di Hornell, nello Stato di New York, a 820 chilometri dal punto di partenza: il primato è stato battuto! Il giorno seguente l’avventura di Ruth è raccontata sulle prime pagine di tutti i giornali.

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Un biplano affidato al pilota Lincoln Beachey passa, a scopo propagandistico, sotto il ponte vicino alle cascate del Niagara.

3. Continua. Link alle puntate precedenti.

Salvatore Giannella, giornalista che ha ideato e cura con passione questo blog, ha diretto il mensile scientifico del Gruppo L’Espresso Genius, il settimanale L’Europeo, il primo mensile di natura e civiltà Airone (1986-1994), BBC History Italia e ha curato le pagine di cultura e scienza del settimanale Oggi (2000-2007). Ha scritto libri (“Un’Italia da salvare”, “L’Arca dell’arte”, “I Nicola”, “Voglia di cambiare”, “Operazione Salvataggio: gli eroi sconosciuti che hanno salvato l’arte dalle guerre”), curato volumi di Tonino Guerra ed Enzo Biagi e sceneggiato docu-film per il programma Rai “La storia siamo noi” (clicca qui per approfondire).
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A cura di Salvatore Giannella e Luigi Butti per Giannella Channel